venerdì 29 marzo 2013

Sempre “facendo finta che”: l’origine delle religioni secondo Mauro Biglino

 

Molti mi fanno domande sulla possibile origine delle religioni, rispondo con un esempio “facendo finta che”… io giunga – volontariamente o forzatamente – su un pianeta o su un territorio sconosciuto e selvaggio del mio stesso pianeta.

So che probabilmente ci dovrò rimanere per tutto il resto della mia vita.

Vi arrivo dotato di una parte, sia pure ridotta, delle tecnologie di cui dispone la civiltà da cui provengo e, con queste dotazioni limitate, devo risolvere i problemi materiali posti dalla necessità primaria della sopravvivenza.

Il pianeta/territorio in cui arrivo è abitato da culture e civiltà decisamente meno evolute, pertanto io risulterò essere una entità di gran lunga superiore sia per mezzi che per conoscenza: apparirò saggio, potente, terrificante, dotato di una conoscenza capace talvolta di agire quasi magicamente sugli individui e sull’ambiente.

In alcune circostanze dimostrerò addirittura di essere in grado di predire eventi e magari farò pure credere di essere stato io a provocarli.

Tutto questo mi porrà in una posizione di indubbia e inarrivabile superiorità: quella superiorità che la conoscenza ha sull’ignoranza.

Io colonizzatore sono un materialista impenitente, non credo in nulla ed ho come scopo fondamentale, anzi unico, vivere il resto della mia vita nel modo più agiato possibile.

Per vivere al meglio gli anni che la biologia mi concede avverto la necessità di accumulare beni e dotazioni materiali: dovrò poterne disporre a mio piacimento sia dal punto di vista quantitativo che temporale.

Il mio scopo sarà possedere molto e sapere di poterne disporre per sempre (leolàm, direi biblicamente), cioè per tutta la durata della mia vita che, casualmente, è di gran lunga superiore a quella degli autoctoni che ho trovato sul pianeta e/o territorio.

Grazie a questa particolarità lascerò inoltre che gli autoctoni credano che io sono eterno: se ne convincono da soli perché le loro generazioni si susseguono mentre io permango.

Le disponibilità ed i beni materiali del pianeta/territorio sono necessariamente limitati, pertanto, per conseguire il mio obiettivo esclusivamente concreto e materiale, devo procedere in due direzioni: nell’immediatezza devo trovare dei collaboratori, perchè non posso fare tutto da solo, e in prospettiva futura devo pensare di ridurre al minimo il numero dei possibili rivali nell’accaparramento di quelle che vengono genericamente definite ricchezze, cioè l’insieme di quei beni materiali che contemplano anche le fonti di energia di cui ho necessità per produrre ciò che mi serve e anche per incrementare il mio potere con i benefici che ne derivano.

Per il primo obiettivo (collaboratori) stabilirò dei rapporti privilegiati con un numero ridottissimo di individui accuratamente selezionati.

A loro trasmetterò almeno parte delle mie conoscenze; lo farò con una progressività dettata dalla necessità di stabilire un rapporto sempre più stretto dotandoli anche di una certa inevitabile autonomia decisionale.
Con alcuni – pochissimi – il rapporto sarà anche aperto, chiaro e esplicito: conosceranno cioè la ‘verità’ e condivideranno con me gli obiettivi, godendone i privilegi sia pure in misura ridotta rispetto alla mia (li chiamerò ‘iniziati’).

Per il secondo obiettivo (prevenire e ridurre eventuali rivali che nascono inevitabilmente col passare del tempo), io e i miei strettissimi collaboratori inizieremo ad agire con la forza per passare successivamente all’utilizzo di sistemi più sottili ed efficaci: opereremo influenzando gli aspetti culturali e quindi le menti dei sottoposti.

Saranno miei complici consapevoli e ben ripagati con il potere e la ricchezza che concederò in misura variabile e commisurata all’impegno e ai risultati. Saranno poi loro stessi ad elaborare ulteriormente i contenuti costruendo un impianto articolato che si svilupperà soprattutto quando io non ci sarò più: verrà utilizzato per perpetuare il sistema di potere.

Si creerà ed instillerà in loro una serie di convinzioni che dovranno passare di generazione in generazione.
I miei collaboratori e i loro successori, anche in mia assenza, elaboreranno e diffonderanno un ‘credo’: una serie di verità che troveranno avallo nel loro avere origine da una entità superiore con la quale io sono/ero in contatto e dalla quale derivano in via esclusiva i poteri.

Questo corpus dottrinale conterrà indicazioni e conoscenze finalizzate a indirizzare le menti e le coscienze dei sudditi/fedeli verso obiettivi che non contrastino con quelli condivisi dai pochi prescelti.

I sudditi/fedeli dovranno pensare che la vita ha finalità e significati diversi e soprattutto superiori rispetto alla sopravvivenza e al benessere materiale.

Si insegnerà che il possesso dei beni terreni non deve essere considerato un fine ma solo uno strumento; si affermerà che quei beni legano e condizionano l’uomo impedendogli il conseguimento del suo vero fine: l’acquisizione di una non meglio identificata realizzazione ‘spirituale, trascendente, non-materiale’.

Obiettivo che verrà lasciato nel vago innanzitutto per la ovvia impossibilità di definirlo con precisione (nessuno sa nulla) ma anche per il fascino e l’attrazione che il mistero esercita sulla mente degli autoctoni.

Si prometteranno premi e minacceranno punizioni; ci sarà violenza ma anche compassione e comprensione, in una alternanza di comportamenti che sconcerteranno e intimoriranno, facendo acuire nei sudditi/fedeli il senso di totale dipendenza nei confronti della imprevedibilità delle decisioni.

Si insegnerà che bisogna operare e lavorare su se stessi per acquisire la capacità di distaccarsi dalla schiavitù diabolica del possesso materiale a favore di un risultato decisamente più alto e meritevole: quello voluto dalla entità/legge superiore da cui tutto deriva e dipende.

La sofferenza, il patimento, la rinuncia voluta e praticata, il distacco, lo spirito di sacrificio sono le vie attraverso le quali si persegue e si consegue il vero obiettivo, cioè lo status di creatura realizzata spiritualmente: un obiettivo che non si raggiunge necessariamente in questa vita e che per questo motivo non è qui verificabile ed esperibile da parte dei più.

Si inventerebbe un ‘luogo’ o una ‘situazione’ in cui il processo trova la sua conclusione e il giusto comportamento trova il suo premio: un paradiso, un nirvana, un non-mondo, un luogo non spazialmente identificabile e variamente definito, dotato di ogni sorta di caratteristiche positive.

Il giusto, finale, eterno, infinito premio per le rinunce e le scelte ‘buone’ praticate qui.

Mentre la maggioranza del popolo di adatterà – chi più chi meno e in vario grado – a tentare di seguire la via indicata, i pochi che condividono la conoscenza ‘vera’ e che collaborano consapevolmente alla diffusione dell’illusione, godranno, qui ed ora, di tutti i vantaggi degli unici beni ritenuti reali e concreti, quelli materiali, che verranno consegnati dai docili e convinti sudditi/fedeli.

L’accaparramento potrà avvenire per donazione su base volontaria ma anche con l’ausilio di ulteriori inganni che, a catena, io e i miei ‘sacerdoti’ (li chiamerò così) elaboreremo nel tempo.

La convinzione autonomamente generata impedirà addirittura di vedere le innumerevoli incongruenze presenti nel teorema elaborato; le contraddizioni passeranno inosservate o si provvederà ad inserirle nel concetto della insondabilità del mistero che avvolge il non conoscibile.

Saranno ovviamente eliminati o zittiti tutti gli irriducibili ostinati che potrebbero costituire un serio problema per le presunte ‘verità’.

Una delle conseguenze positive – e quanto mai utile – sarà costituita da un fatto quasi naturale: molti dei sudditi/fedeli, in modo assolutamente spontaneo, diverranno a loro volta inconsapevoli collaboratori perché si convinceranno della ‘verità’ contenuta nel sistema dottrinale e se ne faranno autonomamente portatori e diffusori; lavoreranno in sostanza per la causa senza neppure chiedere compensi qui ed ora, convinti essi stessi di operare in vista di quel fine che percepiscono come il vero e unico obiettivo della vita.

Si presenteranno sulla scena anche individui che saranno certi di avere ‘visto’ le realtà ultime: verranno venerati e considerati testimoni della verità.

Questi collaboratori agiranno in assoluta e totale buona fede, per loro esclusiva scelta personale.

In conclusione, così farei se mi trovassi in quella situazione e avessi quegli obiettivi.

Come al solito, io che sono un freddo, arido, scostante razionalista materialista, HO FATTO FINTA ma, guardandomi attorno nella storia e nel presente, ho l’impressione che gli elaboratori delle religioni in genere – e di quella giudaico-cristiana in particolare – mi abbiano preceduto.
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La ricchezza e il potere si sono accumulati, e continuano ad accumularsi, nelle mani delle istituzioni laico/religiose (tempio e finanza) governate dai successori degli elaboratori/sostenitori delle grandi costruzioni teologico-ideologiche mistico-spirituali.

Mi pare di vedere che ‘loro’ non hanno fatto finta, anzi stanno continuando a fare molto sul serio.

In God THEY trust… da millenni… così come sembra avere iniziato a fare il presunto GOD.

Mauro Biglino


http://www.maurobiglino.it/?p=3612 

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