lunedì 28 ottobre 2013

Rapiti! Le Conclusioni del Prof. Mack

Il noto psichiatra statunitense,  John Mack, professore alla prestigiosa Harvard University, cominciò la sua insolita attività di ricerca quasi per caso, avendo conosciuto uno dei primi ricercatori indipendenti sul fenomeno dei ‘rapimenti alieni’, il pittore, altrettanto noto,  Budd Hopkins. John Mack, al seguito di questo incontro, accettò di assistere alcune delle tante persone che ritenevano di aver avuto incontri ravvicinati ed intimi con esseri non terrestri. In principio la sua posizione era dubbiosa, ancorato com’era alle limitate posizioni della medicina ufficiale, ma poi, dopo centinaia di incontri e verifiche, giunse a conclusioni davvero sorprendenti.
 

Cominciò a notare che i soggetti non erano affetti da nessuna turba comportamentale a seguito di patologie psichiatriche. Tranne rarissime eccezioni, si trattava di persone assolutamente normali e di estrazione assai diversa. Quasi tutti avevano un lavoro, una famiglia ed una vita sociale nella norma. Le età erano le più disparate (dai 6 ai 60 anni) così come i livelli di scolarizzazione e di conoscenza del fenomeno ‘ufo’. La sua ricerca si conclude affermando l’incredibile identità dei racconti, non riconducibili agli schemi tipici dei sogni o delle visioni ma percepiti con un coerente impianto emozionale tipico dell’esperienza reale, fin nella descrizione di dettagli esattamente identici da parte di soggetti quanto più lontani dal punto di vista della loro vita sociale e della loro struttura psichica. L’incipit del suo bel libro ‘Rapiti!’ (edito in Italia dalla Mondadori) afferma che, in definitiva, non si tratta solo di un volume sui rapimenti alieni ma di una riflessione sull’identità. Al termine della sua breve carriera, bruscamente interrotta da un misterioso incidente nella città di Londra in cui perse la vita, lo stesso Mack si accorse di essere interessato al fenomeno personalmente: di essere stato un addotto anche lui! Davvero sembra la trama di una pellicola fanta-noir hollywoodiana. Non si capisce bene se è stata una scoperta fortuita oppure la conseguenza dei tanti transfert vissuti professionalmente in ambiti così peculiari.
 

Il libro di Mack ha uno stile pacato e lineare. Associa riflessioni mediche con annotazioni personali, in un clima di emotività controllata ma di grande partecipazione umana. Il Professore, subì un comitato di esperti, costituito dalla direzione universitaria per controllarne l’attendibilità e la sua idoneità all’insegnamento, ma ne uscì vincitore: gli esperti dichiararono l’assoluta buona fede del personaggio, la sua integrità mentale e morale e la correttezza della sua ricerca.
 

Nota è l’opera di un altro docente universitario statunitense, il Prof. David Jacobs, insegnante di storia presso la Temple University. Sia Jacobs che Mack hanno ‘sdoganato’ il tema dei rapimenti alieni e lo hanno inserito in un contesto medico-scientifico. Questa inclusione ha trovato poi nelle ricerche di Corrado Malanga (biochimico, docente di chimica organica all’Università di Pisa) una conclusione esauriente di grandissimo valore come facilmente riscontrabile dalla lettura del suo eccezionale libro 'Alieni e demoni, la Battaglia per la Vita Eterna'. Occorre ricordare come le conclusioni dei ricercatori siano spesso in netto contrasto per quanto riguarda la valutazione finale del problema 'abduction'. La presenza aliena sul pianeta e sugli esseri umani viene utilizzata, per ultimo, per comprendere proprio l’uomo stesso, essendo l’alieno in definitiva un essere molto evoluto tecnologicamente ma davvero poco interessante nei termini umani di profondità, creatività, spontaneità. Un utile specchio per comprendere noi stessi, ciò che non siamo e ciò che possediamo di superiore.
 

L’approccio con i soggetti addotti è dei più vari, si parte da un colloquio basato sulle tecniche della PNL (programmazione neuro linguistica) all’analisi grafologica, sino all’ipnosi ed allo studio della fonetica. Il ‘trattamento’ degli addotti è un processo di auto guarigione indotto dalla consapevolezza acquisita del problema e da uno slancio di volontà proprio di una peculiare componente energetica che il Prof. pisano definisce ‘anima’. Anima possiede una coscienza reale che le permette di agire sugli archetipi modificando il virtuale e liberandosi quindi dall’invasione aliena. In un gioco di termini vertiginoso, ciò che definiamo realtà consisterebbe in una virtualità, secondo le ricerche di frontiera dei fisici Bohm e Aspect. In questa visione dell’universo, la realtà è creata dagli archetipi (virtualità), proprio come nell’incipit biblico: in principio era il verbo.
 

La creazione vista come uno specchio divino nel quale Dio stesso cerca di conoscersi, acquisendo coscienza di se. L’asse della coscienza sembrerebbe quindi costituire l’unico elemento reale ed immutabile di questo scenario, mentre tutto ciò che costituisce la virtualità (il nostro ‘reale’) è soggetto all’azione degli archetipi, le ‘forme senza contenuto’, che avrebbero la funzione di propagare se stesse indirizzando così il cammino della virtualità.
 

L’anima possiede la forza creativa di agire direttamente sugli archetipi modificando così la virtualità (realtà). La liberazione dal giogo alieno si basa quindi sulla volontà dell’addotto, a seguito di una sua presa di coscienza del problema. Interessanti sono le ripercussioni sul piano umano. Alcune razze aliene modificherebbero i comportamenti umani in base ad una pratica di immagazzinamento delle memorie aliene (un contenuto vitale di un alieno deceduto) nei cervelli umani, costituiti ad hoc per conservare un grande spazio inutilizzato a loro disposizione.
 

Si comprenderebbero così facilmente i fenomeni di xenoglossia, altrimenti inspiegabili dalla scienza medica. Nella memoria aliena infatti è depositata la memoria di tutti i ‘carrier’ che nel passato hanno ospitato quel contenuto estraneo. Si spiegherebbero bene inoltre tutti i sorprendenti fenomeni legati alla memoria dettagliata di vite passate.
 

Un altro aspetto interessante riguarda la clonazione degli esseri umani al fine di ottenere una riserva di contenitori in caso di ‘guasto’ dell’originale. La possibilità di condurre una gestazione extrauterina sarà a breve una realtà anche con i mezzi a nostra disposizione, di chissà quale origine.
 

Per concludere, comunque la pensiate, un terreno di ricerca avvincente e fruttuoso. La ‘sindrome di abduction’ è comunque una caratteristica psichica e quindi di interesse comune. Conoscere se stessi è l’imperativo in questo momento storico nel quale subiamo gli attentati alla nostra integrità, forse proprio per tenerci dissociati ed indeboliti per sfruttarci al meglio. Il grande giogo planetario definito ‘nuovo ordine mondiale’ somiglia decisamente, per le sue intenzioni e modalità di diffusione, ai parametri psicologici alieni e coincide con i loro ‘desiderata’. Da considerare inoltre che, molti umani senz’anima ma pieni di livore e pretese autoritarie, collaborerebbero segretamente con gli alieni in contesti principalmente militari. Un’umanità prona, indaffarata alla sopravvivenza, distratta e vilipesa è il terreno di caccia ideale per i predatori d’anima. Un amico mi segnala la possibilità che tutta questa ricostruzione sia l’ennesima trappola psicologica montata ad arte per confonderci e dividerci ulteriormente. Potrebbe darsi, comunque sia un ambito di ricerca avvincente in grado di spiegare in gran parte le moltissime anomalie di questi nostri tempi ultimi.

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