martedì 29 ottobre 2013

SOLUZIONE FINALE


Le parole che seguono saranno, dalla prima all’ultima, pesanti di drammaticità e marzialità. Drammaticità sconfortantemente confortata, purtroppo, da segni dei tempi sempre più inequivocabili ed incalzanti. La forma che userò sarà più del discorso parlato che della trattazione, dopo tutto il nocciolo della questione è il metodo della ricerca scientifica, prima dei risultati.

Coraggio.

Inconsapevoli esecutori stanno definendo l’eliminazione dell’uomo. Questa affermazione è tanto grave e decisiva in quanto imperniata sulla nuova antropologia scientifico-spirituale offerta al mondo un secolo fa da Rudolf Steiner. Solo sulle basi di un concetto globale e globalmente scientifico di “uomo” è lecito fare simili affermazioni, e sopportarne il peso. Il concetto “uomo” della cultura tradizionale manca di scientificità ed è, invero, ammalorato da una povertà di pensiero del quale ci vergogneremo di fronte ai prossimi millenni, siamo in pieno medio evo, ora. Massimo Scaligero, eroico epigono italiano dello scienziato tedesco, ha detto una volta: “Se riunissimo in questa stanza i più grandi scienziati della terra, non sarebbero in grado di spiegarci un filo d’erba”. È vero al cento per cento. A molti, moltissimi, troppi sfugge che l’esaltata scienza moderna non è altro che morta tecnologia, onanismo scientifico da laboratorio di “micromani megalomani”. Tutta la sua potenza cade in ginocchio appena esce dal laboratorio, già di fronte alla vita. Dov’è la capacità di osservare la realtà viva e palpitante nella sua pienezza e complessità? Questa “scienza” (da adesso in poi le virgolette faranno la differenza) ha sequestrato e violentato in laboratorio uno spicchio minutissimo di mondo, estorcendo leggine particolari per poi spacciarle per leggi universali. 

Sono così nate teorie che sono niente altro che obbrobri di pensiero, come la gravitazione universale con la sua degna, indesiderata figlia, la “materia oscura”. Micromani megalomani, in una parola riduzionisti. Trattare scientificamente l’”oggetto” uomo significa dare una risposta scientifica a tutte le parti costitutive umane. La “scienza” tradizionale dà a malapena una risposta abborracciata e dilettantesca per la sola parte minerale del nostro essere: nulla ci dice della forza che la vitalizza, nulla di ciò che la anima, meno di nulla di ciò che le dà la capacità di creare. È legittimata questa “scienza” a curare la vita e l’anima? A educare? Prego quanti leggeranno queste righe di porsi seriamente queste domande, ed agire di conseguenza.

Qual è la base indispensabile per fare scienza? La percezione dell’oggetto indagato. La ”scienza” tradizionale è in grado di percepire le pure forze che vitalizzano il minerale presente nelle piante, animali e uomo? No. E le forze che animano animali e uomo? No. E la forza creatrice presente solo nell’uomo? Neppure. Come si sarebbe potuti arrivare ad insegnare in tutte le scuole che l’uomo è un animale intelligente? Siamo in pieno medio evo, mai stati così in basso.

Qual è la “forza” di questa “scienza”? La fede! È sempre più evidente che nel mondo religioso questa forza viene meno: si sta trasferendo nel mondo scientifico. I nuovi credenti hanno investito il loro infantilismo su vescovi e cardinali in camice bianco. “Scienziati” confusi e irresponsabili sostenuti solo dal potere accademico e dalla fede di scientisti e pericolosissimi sagrestani televisivi (Piero Angela e co.) Ai nuovi credenti piace sognare con oppiacee indagini intergalattiche, e non chiedono come è fatto un filo d’erba. Gli piace sognare in universi subatomici tra le braccia di “studiosi” che non ci hanno ancora spiegato, scientificamente, cos’è un elettrone. C’è troppa cattiveria in questo scritto? Purtroppo no, perché è tutto vero, abbiamo a che fare con apprendisti stregoni irresponsabili (bisognosi, infatti, di comitati etici) che tengono in ostaggio la nostra salute, fisica e mentale, nonché l’educazione delle nuove generazioni. No, questo non si può tollerare più!

Il “lavoro” di cancellazione dell’uomo è visibile in tutti gli ambiti: in economia abbiamo a che fare con indici di borsa e altre diavolerie astratte che addirittura decidono dei destini di governi, dov’è l’uomo? La nostra salute è ormai affidata a macchine, sia per le diagnosi che per le cure, abbiamo perfino magazzini con pezzi di ricambio. Tutto questo senza sapere cos’è un uomo! Quanto saremmo più longevi e sani senza questa medicina. In agricoltura i produttori di cibo per la razza umana stanno ultimando l’opera di distruzione della biodiversità. Inutile continuare con gli esempi, con un minimo di buona volontà, coraggio e imparzialità chiunque può farsene una nutritissima collezione. Ma perché tutto questo? Appunto perché la nostra “scienza” non è in grado di dare scientificamente quelle risposte in merito alle tre questioni: della vita, dell’anima e dello spirito creatore operante nell’uomo. Se non abbiamo queste risposte non sappiamo chi siamo; se non sappiamo chi siamo, come possiamo difendere noi stessi?

A queste accuse lo “scienziato” tradizionale risponde: “Lasciateci lavorare. La realtà è così vasta, ne abbiamo esaminato, con successi strabilianti, solo un pezzetto, abbiate pazienza!” Eccoci di nuovo di fronte alla pochezza di pensiero e alla incapacità di osservare la realtà. Secondo questo pensiero, tra i vari regni (minerale/vegetale/animale/umano) ci dovrebbe essere continuità. Tale continuità giustificherebbe pienamente anche una continuità di metodo della ricerca, e l’affermazione “lasciateci lavorare” sarebbe blindata. Eppure non è proprio così. È in grado lo “scienziato” di mostrarci la continuità? No. Certo che una continuità ci deve essere, altrimenti il mondo non si reggerebbe; ma la continuità è sempre sovraordinata alla manifestazione sensibile. Una bella immagine esplicativa ce la regala la musica, se riflettiamo a ciò che lega tra loro le note. Ci viene raccontato che Mozart diede la seguente indicazione sulla sua tecnica compositiva: “Io cerco due note che si amano”.

Tornando a noi, nel passaggio dal mondo minerale a quello vegetale dobbiamo oggettivamente ammettere che le leggi che nella sfera minerale erano primarie, in quella vegetale diventano secondarie, sub servienti. Qui il minerale segue le forze di crescita e metamorfosi della vita. In questo punto si arena la ricerca tradizionale, perché non è in grado né di indagare le nuove leggi conduttrici, né ciò che le lega alle leggi del minerale. La dimostrazione di questo è che la “scienza “ tradizionale cura la vita con la morte: chimica per le piante e chimica per animali e uomo. Lo stessissimo discorso va fatto per gli altri regni. Una vera scienza deve essere globale, capace di seguire la realtà elevandosi ogni volta alle nuove dimensioni percependole, anche con mezzi di laboratorio, e adeguando il metodo al fenomeno non riducendo il fenomeno al metodo. Questa scienza è stata inaugurata un secolo fa da Rudolf Steiner e i suoi frutti sono visibili e valutabili, così come lo sono quelli della “scienza” tradizionale. Ad ognuno la responsabilità, di fronte al futuro della nostra civiltà, di prendere posizione attivamente, perché non è più tempo di fideistiche posizioni di comodo tra le braccia di autorità che non esistono più. È giunto il tempo della signoria dell’individuo libero e consapevole.

Visto che la drammaticità è stata dichiarata dall’inizio, affrontiamo ora il padre di tutti i drammi dell’uomo moderno, il suo pensiero. Ho parlato più volte di “irresponsabilità” e di “inconsapevolezza”, non era una caratterizzazione secondaria, è il fatto primario: l’uomo ha una consapevolezza postuma del suo pensiero, perciò pericolosa. Qualsiasi uomo, compreso lo scienziato, non ha coscienza di come si formano in lui i pensieri, ma solo di ciò che si è formato. Il nostro cervello non è la sorgente dei pensieri ma uno specchio, grazie al quale prendiamo coscienza del risultato finale, morto (perché riflesso dall’unica zona morta del nostro corpo), di un processo del tutto inconscio, e vivente. In questo processo, in massima parte subconscio, si mescolano inevitabilmente elementi “irregolari” che condizionano il risultato finale. Ecco la fonte dell’irresponsabilità e della inconsapevolezza: nessuno può dire “Io penso”. Per decretare tutto ciò, una grande mano, decisiva, ce la dà proprio la “scienza” tradizionale: ha cercato con tutti i mezzi il pensare nel cervello senza trovarvelo, i più avanzati neurofisiologi hanno già abbandonato questa convinzione. 

Pensare significa relazionare, cosa? Prima di tutto i dati percettivi che giungono al cervello tramite i sensi e le condutture nervose, che non sono ancora sensazioni. Ora cosa succede? Chi fa la sintesi di questi dati? Qui è l’origine prima del pensiero umano, e la “scienza” non ha mai risposto. Solo la scienza dello spirito ad orientamento antroposofico può tenere il controllo globale del processo del pensiero, perché la sintesi è un atto sovra fisico che viene proiettato sulla neocorteccia affinchè il nostro Io ne prenda finalmente coscienza, utilizzando il corpo fisico, quando ormai è tutto fatto. Ma l’elemento di cui abbiamo coscienza è solo il riflesso morto e adulterato di un’esperienza dell’Io viva e reale (ma subconscia) con le essenze delle cose. Così il pensiero di cui abbiamo coscienza e con cui ci balocchiamo non è altro che un giustapporre arbitrario elementi astratti e privi, ormai, di realtà, è solo dialettica. Ecco l’origine di tutti gli errori umani, del materialismo, della sofferenza e di tutti i danni alla nostra civiltà. Quando lo “scienziato” parla di “oggettività dei dati”, di eliminazione della soggettività del pensiero, viene da ridere: non è consapevole che i dati percettivi non si sintetizzano da soli in concetti e rappresentazioni ma necessitano, per giungere a coscienza, della sua attività di pensiero. Doppiamente grave perché c’è una doppia inconsapevolezza: di pensare necessariamente e di farlo originariamente nel subconscio. Uno dei più onesti è stato Einstein: “La cosa più incomprensibile del mondo è la sua comprensibilità”. Consapevole della sua inconsapevolezza, almeno questo.


Un’obiezione che, giustamente, può portare lo “scienziato” tradizionale alla scienza dello spirito riguarda il sospetto di occultismo. Anche qui si può senz’altro stabilire un dialogo su base scientifica. L’unica cosa “occulta” che interessa allo scienziato dello spirito è il funzionamento del conoscere umano che, come abbiamo visto, è in massima parte sommerso nel subconscio. Tali processi possono essere portati a coscienza da ognuno in questo tempo, con una corretta disciplina di depurazione e potenziamento del pensiero ordinario. Ciò che l’uomo conosce dopo tale potenziamento è sicuramente un contenuto inedito delle cose, ma la base scientifica rimane granitica e inattaccabile da qualsiasi punto di vista. Quali contenuti si squadernano ora davanti al ricercatore? Appunto quelli delle forze vitalizzatrici, di quelle animatrici e di quelle creatrici.

Il paradigma di eliminazione dell’uomo in tutte le sue tre parti costitutive, conseguente all’ignoranza della nostra “scienza” e della nostra cultura, si può dunque configurare nella modalità seguente. 

Storicamente la prima parte che fu eliminata dall’autocoscienza fu la componente creatrice, la parte spirituale. Chi operò questo primo colpo di spugna? La Chiesa cattolica! Il dottor Steiner guida la nostra attenzione su un evento storico che ha agito da quel momento, nel corso dei secoli, come una spugna che ha progressivamente sottratto alla coscienza la componente spirituale della nostra entità. Si tratta del Concilio di Costantinopoli, 869 d. c., in cui per decreto fu deciso che l’uomo era composto solo di anima e corpo: meno uno! Serve a qualcosa citare la lettera ai tessalonicesi di S. Paolo? Vi si dice: “Il Dio della pace vi santifichi sino alla perfezione, e tutto quello che è vostro, spirito, anima e corpo, si conservi irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo.” Così lo spirito immanente è stato ricacciato nella trascendenza, alla faccia del Dio che si fece uomo!

Meno uno! Via lo spirito, ed eccoci animali intelligenti.

Andando avanti, fino a noi, ecco l’ultimo atto di eliminazione dell’uomo, compiuto simultaneamente dalla nuova religione, la “scienza”. Nessuno “scienziato” sa quando e perché è nata la scienza, nessuno sa bene (l’abbiamo visto) come funziona, e in questa sagra di inconsapevolezza, sotto i nostri occhi, si sta cancellando ciò che rimane dell’uomo: l’anima e il corpo.

In cosa consistono i due atti finali dell’eliminazione dell’uomo? Nel considerare il corpo una macchina e la psiche un software. Osservate, vi prego, le applicazioni e i metodi della nostra medicina e psicologie varie e provate a contraddirmi. Ve ne sarei davvero grato!

Francesco Visciotti

fonte :  http://www.stampalibera.com/?p=67864#more-67864

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