lunedì 30 dicembre 2013

Niente scuola, i miei figli me li educo da sola a casa

E’ Piu’ Facile Insegnare Che Educare, Perche’ Per Insegnare Basta Sapere, Mentre Per Educare E’ Necessario Essere
San Alberto Hurtado

“Quanto più la vita umana si separa da una vita vicina alla natura,
la scolarizzazione diventa necessaria.
In natura la pubblica istruzione non ha senso.”
da “La rivoluzione del filo di paglia” di M. Fukuoka

 Una madre durante una lezione di botanica con i due figli

La Scuola Familiare è la possibilità da parte dei genitori, di impartire direttamente l’istruzione ai propri figli o di avvalersi di figure professionali da loro scelte.

Non è molto diffusa in Italia, dove non vi è praticamente alcuna informazione al riguardo, mentre si tratta di una realtà molto praticata e conosciuta nei paesi anglosassoni (Gran Bretagna, Stati Uniti, Australia…). Basta digitare la parola “homeschooling su un qualsiasi motore di ricerca per avere accesso a moltissimo materiale al riguardo: libri, blog, esperienze, materiale didattico, ecc….


Contrariamente a quello che si crede, in Italia ad essere obbligatorio è il grado d’istruzione minimo da raggiungere e non la frequenza scolastica.

 Si chiama “homeschooling”, in italiano viene definita educazione parentale: in parole povere, quando la mamma diventa anche la maestra dei propri figli. Una scelta che sempre più famiglie mettono in pratica, e che contrariamente a quanto si pensa è perfettamente in regola con la legge. Abbiamo incontrato Erika di Martino, astigiana, quattro figli e una delle più convinte sostenitrici in Italia di questo tipo di istruzione.

Erika Di Martino è cresciuta e ha frequentato le scuole ad Asti, qui ha perfino un passato da speaker radiofonica per l’emittente “Primaradio”dal ‘94 al ‘98, ora vive tra Milano e Pavia ed è una convinta sostenitrice dell’homeschooling – educazione parentale, in Italia. Erika ha 32 anni e dopo avere conseguito un laurea in lingue straniere ed aver fatto l’insegnante per alcuni anni, ha deciso di educare autonomamente i suoi quattro figli, in casa. Per educazione parentale si intende infatti quando una famiglia decide di assumersi la responsabilità di istruire i propri figli non mandandoli a scuola, ed Erika ha deciso che per i suoi bambini lei sarebbe stata non solo “la mamma”, ma anche “la maestra”.

Inevitabile il richiamo alla memoria dell’antica figura dell’istitutrice, protagonista di un passato ottocentesco, ma non sarebbe corretto considerare Erika una moderna Jane Eyre perché lei è un’insegnante che attraverso l’homeschooling non istruisce i figli degli altri, ma i suoi.

In Italia ci sono circa 500 famiglie che hanno preferito l’homeschooling all’istituzione scolastica e il fenomeno pare essere in crescita, tanto che queste famiglie hanno avvertito la necessità di fare rete per scambiarsi idee e consigli e creato a questo scopo il sito web www.educazioneparentale.org.

Perché educare da sé i propri figli anziché usufruire della scuola?

Diverse sono le ragioni che spingono una famiglia a fare questo tipo di scelta e comunque i motivi non possono ridursi qui a una banale generalizzazione, ma risulta necessario ricercare il perché caso per caso. Proprio per questo siamo andati a cercare Erika, per saperne di più e per approfondire l’argomento con una persona che non solo ha scelto l’educazione parentale, ma che aiuta con consulenze ad hoc le famiglie che ne manifestano l’intenzione, a realizzare l’homeschooling.

Erika per questo è ormai conosciuta anche dai media, è recente infatti la sua partecipazione al programma di La7 “Cristina Parodi live”. L’abbiamo trovata tramite il suo sito www.controscuola.it, in cui apre tante piccole finestre sul suo mondo e sul suo modo di educare i figli.

Erika, innanzi tutto che cos’è l’homeschooling e quali sono i principi su cui si basa?
L’homeschooling si realizza quando una famiglia decide di educare i propri figli, gli educatori possono essere i genitori oppure la famiglia può decidere di avvalersi di tutor. Per quanto mi riguarda, mi avvalgo per musica di un tutor, mentre mi occupo personalmente di tutte le altre materie. La parola homeschooling può trarre in inganno e far pensare che i bambini stiano sempre in casa, mentre non è così.

Dal punto di vista legale non ha avuto problemi?
No, educare da sé i propri figli è perfettamente legale, ma è necessario presentare al dirigente scolastico del proprio circolo di riferimento una dichiarazione scritta in cui appunto ci si prende la responsabilità dell’educazione dei figli.

Perchè questa scelta, da quali motivi deriva?
Io sono stata prima allieva e poi insegnante nella scuola tradizionale e ho sempre avvertito l’ambiente scolastico come un po’ troppo statico e faticavo a fare passare metodi ed idee nuovi.

Quando mio figlio è andato alla scuola materna per esempio è stato impossibile per noi genitori perfino offrirci di dipingere i muri della scuola perché c’erano sempre difficoltà qualsiasi altra proposta facessimo non andava mai bene. Insomma ho trovato tanti muri e i muri non fanno per noi, così la scelta di occuparmi personalmente dell’educazione dei miei figli.

Per l’educazione dei suoi figli si avvale dei programmi didattici del Ministero? Avendo figli di età diverse segue programmi differenziati?
Non mi avvalgo dei programmi didattici del Ministero, ma voglio fare una precisazione. C’è differenza tra homeschooling e unschooling, io mi rifaccio a quest’ultima teoria che si basa sull’apprendimento naturale fondato sull’osservazione dei bambini.

Cioé?
Vale a dire che la nostra giornata tipo non è a schemi ed orari e nemmeno organizzata aprioristicamente per materie, osservo i miei figli, le loro curiosità e seguo il loro apprendimento naturale basato sulle esperienze che possiamo fare insieme quotidianamente, così facendo tocchiamo tutti gli argomenti. Il mio non è un insegnamento frontale come quello tradizionale, bensì un accompagnare i bambini verso la conquista dell’apprendimento che avviene naturalmente.

Apprendere con il cuore significa non dimenticare, mentre nella scuola tradizionale le nozioni che si imparano spesso vengono dimenticate.
Per i miei figli non uso programmi diversi in base alla loro età, ognuno di loro apprende dalla stessa esperienza in base alle proprie capacità, ma tutti imparano qualcosa sempre. Abbiamo molti strumenti, ogni bambino ha un pc, abbiamo un tablet e regolarmente andiamo a teatro e in biblioteca.

Come verifica l’istruzione dei suoi figli?
E’ diritto del genitore che educa i propri figli autonomamente richiedere l’esame di idoneità, ma questo non è assolutamente obbligatorio, i miei figli faranno poi l’esame di quinta elementare, nulla prima. Capisco che i miei figli imparano perché li osservo e noto l’avanzamento psicologico, non c’è bisogno di test, mentre di questi ultimi ha giustamente bisogno il genitore che manda i figli a scuola per verificare ciò che apprendono quando sono lontani da lui.

Per quanto riguarda il “socializzare con gli altri”, come fanno i suoi figli senza una classe, con chi si rapportano?
Hanno occasione di incontrare molte persone ogni giorno, perché come dicevo non abbiamo orari rigidi e usciamo spesso. Con le altre famiglie che praticano homeschooling ci vediamo spesso e organizziamo gite tutti insieme, posso assicurarle che non mancano le opportunità per socializzare e i miei figli hanno molti amici.

Ritiene forse che la scuola Italiana non sia in grado di preparare adeguatamente i suoi figli?
No, assolutamente. Non ho nulla contro la scuola italiana, il nome del mio sito web www.controscuola.it si riferisce ad un metodo “controcorrente” e non “contro” la scuola. Piuttosto non condivido in linea generale l’impostazione della scuola tradizionale, ma a livello mondiale e non italiano. Non condivido l’essere limitati in spazi piccoli, le classi sovraffollate in cui apprendere è difficile e il non provare mai niente di nuovo.

Suo marito e la sua famiglia sono stati subito d’accordo con la decisione di educare i bambini a casa?
Mio marito sì e mi aiuta nell’educazione dei nostri figli compatibilmente con il suo lavoro. I miei genitori ed i miei suoceri in prima battuta erano perplessi, ma poi visti i risultati del metodo sui bambini si sono convinti che l’homeschooling sia una buona soluzione. Mia madre mi ha detto che se avesse saputo che fare homeschooling è legale l’avrebbe scelto anche lei ai suoi tempi.

I suoi bambini sono felici di apprendere in modo alternativo?
Sì, e sono consapevoli del “lusso” in cui possono imparare, vale a dire fare esperienze dirette di ogni cosa.  Hanno tanti amici e sono sereni, ma se in futuro manifesteranno la volontà di andare a scuola io li asseconderò certamente.
http://www.lanuovaprovincia.net/stories/scuola/11355_niente_scuola_i_miei_figli_me_li_educo_da_sola_a_casa/

 

Scuola famigliare, la legge la consente

mamma bambini scuola familiare leggeQuando si parla di homeschooling la prima domanda che sorge spontanea è “Ma si può? Ma la scuola non è obbligatoria?”.
In realtà, no: non è la scuola ad essere obbligatoria, ma l’istruzione (cit. art. 34 della Costituzione italiana: “L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni –adesso elevati a 10-, è obbligatoria e gratuita”), è obbligatorio il grado d’istruzione minimo da raggiungere, e non la frequenza scolastica.
Inoltre l’istruzione, sempre citando la

Costituzione (art.30) rientra tra i doveri attribuiti ai genitori, non allo Stato. E’ dunque legalmente possibile occuparsi in prima persona dell’istruzione dei propri figli, senza demandarla all’istituzione scolastica.

A conferma di ciò, Decreto Legislativo 297/94 stabilisce che:
(…)
Art. 111 Modalità di adempimento dell’obbligo scolastico

1. All’obbligo scolastico si adempie frequentando le scuole elementari e medie statali o le scuole non statali abilitate al rilascio di titoli di studio riconosciuti dallo Stato o anche privatamente, secondo le norme del presente testo unico.

2. I genitori dell’obbligato o chi ne fa le veci che intendano provvedere privatamente o direttamente all’istruzione dell’obbligato devono dimostrare di averne la capacità tecnica od economica e darne comunicazione anno per anno alla competente autorità.
La necessità di confermare annualmente la decisione di avvalersi della facoltà di fare ricorso all’istruzione “paterna” (così è giuridicamente detta l’educazione parentale/familiare in Italia… ) ha lo scopo di facilitare la vigilanza sull’effettiva adempienza dell’obbligo di istruzione, e deve quindi essere interpretata come strumento di tutela del bambino, non come indebita ingerenza nelle proprie personali scelte educative che sono, val la pena di ribadirlo, considerate legittime in partenza.

Cosa fare, dunque, all’atto pratico? E’ sufficiente che i genitori che desiderano optare per la scelta dell’homeschooling ne diano comunicazione al sindaco del comune in cui risiede il minore e alla direzione didattica di competenza entro il mese di gennaio precedente all’anno scolastico successivo. Tale termine è consigliabile ma non tassativo, si può esercitare il proprio diritto di scelta di educazione parentale in qualunque momento, anche a frequenza scolastica iniziata, in quel caso alla comunicazione suddetta si accompagnerà il modulo di ritiro del minore dalla frequenza scolastica.

Tale comunicazione annuale dovrà avvenire con raccomandata consegnata a mano o con ricevuta di ritorno. Sarà necessario allegare un’autocertificazione attestante “le capacità tecniche e le possibilità economiche dei genitori” (che non sono comunque prefissate con un titolo di studio né un reddito minimo necessario).

Sarebbe meglio però che prima della burocrazia venisse il dialogo, e cioè che ci fosse, ancor prima della comunicazione ufficiale, un incontro con il dirigente in cui si esporranno serenamente le proprie intenzioni riguardo l’educazione parentale. Instaurare un clima di dialogo e fiducia reciproci va a tutto vantaggio di tutte le parti in causa, aiuta ad avere collaborazione da parte dell’istituzione e a far venir meno un’eventuale diffidenza (è innegabile che l’homeschooling sia, in Italia, ancora una scelta pionieristica che deve “farsi conoscere”).

Inoltre, fermo restando che l’educazione parentale è un proprio diritto legislativamente salvaguardato, la scuola avrebbe facoltà di richiedere controlli qualora sorgessero dei dubbi sull’assolvimento dell’obbligo e la famiglia fosse sfuggente ad ogni tipo di contatto.
E a fine anno? A fine anno… niente. Buone vacanze!!

Seriamente: la possibilità di richiedere esami intermedi al termine dell’anno scolastico è una facoltà e non un obbligoqualora si intenda proseguire con l’istruzione familiare. In questo caso il genitore interessato dovrà fare richiesta al dirigente scolastico entro il 30 aprile. L’esame dovrà essere “a porte aperte”, dunque i genitori potranno assistervi.
Sarà necessario prendere accordi con la scuola di riferimento, in linea di massima però il conseguimento dell’idoneità deve essere legato al raggiungimento di “obiettivi di apprendimento”, non vincolato a uno specifico programma. Questo consente di fare salva la libertà di contenuti e metodi anche in previsione di un esame di “fine anno”.

In caso il genitore abbia richiesto l’esame ma poi ci ripensi dovrà darne comunicazione senza però incorrere in alcun tipo di sanzione né ciò potrà essere considerato inadempimento dell’obbligo di istruzione. 
L’unica eventualità in cui l’esame intermedio di idoneità è obbligatorio è quella in cui si desidera abbandonare l’istruzione familiare ed entrare nella scuola statale o paritaria nella classe corrispondente alla propria età.

L’unico esame obbligatorio anche per chi fa scuola familiare è, invece, per legge , quello di terza media.

Nei fatti però questo comporta dover sostenere anche l’esame di idoneità a fine quinta elementare (perché per accedere all’esame di terza media è necessario avere idoneità che riconosca il primo ciclo scolastico, ovvero le scuole primarie) e una prova di ammissione all’esame stesso, da sostenere intorno a maggio.

Anche in caso si decida di non avvalersi della possibilità di richiedere gli esami intermedi è possibile aggiornare i dirigenti scolastici e informarli sui progressi raggiunti a casa, rassicurandoli al contempo sull’effettivo adempimento dell’obbligo “scolastico”, mantenendo aperto il dialogo con loro e raccogliendo una sorta di “portfolio” del bambino che ne ripercorra le attività e le acquisizioni.

Ecco, questo è quello che è necessario sapere, dal punto di vista giuridico.
Se siete genitori intenzionati a scegliere l’educazione familiare e questi aspetti “legali” vi disorientano, sappiate che non siete soli. Oltre a poter ovviamente chiedere chiarimenti a me, che nel mio piccolo (piccolissimo!) sarò dispostissima e ben felice di dare, oltre ai gruppi tematici sui social network, oltre ai raduni di famiglie homeschoolers e alle reti di scuole familiari, esistono siti web pensati appositamente per aiutare le famiglie homeschoolers ad orientarsi (ad esempio su www.educazioneparentale.it troverete anche assistenza legale).

Non scoraggiatevi, non impauritevi, non sentitevi “intimiditi” dal percorrere una strada “atipica”. Dal punto di vista legale, nel nostro Paese, avete (abbiamo!) tutte le possibilità di poterlo fare in piena serenità. E non è poco.
http://www.bambinonaturale.it/2012/11/scuola-familiare-legge/

Art. 30.
È dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati fuori del matrimonio.
Nei casi di incapacità dei genitori, la legge provvede a che siano assolti i loro compiti.
La legge assicura ai figli nati fuori del matrimonio ogni tutela giuridica e sociale, compatibile con i diritti dei membri della famiglia legittima.
La legge detta le norme e i limiti per la ricerca della paternità.

Art. 31.
La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l’adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose.
Protegge la maternità, l’infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti necessari a tale scopo.

Art. 33.
L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento.
La Repubblica detta le norme generali sull’istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi.
Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato.
La legge, nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non statali che chiedono la parità, deve assicurare ad esse piena libertà e ai loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni di scuole statali.
È prescritto un esame di Stato per l’ammissione ai vari ordini e gradi di scuole o per la conclusione di essi e per l’abilitazione all’esercizio professionale.
Le istituzioni di alta cultura, università ed accademie, hanno il diritto di darsi ordinamenti autonomi nei limiti stabiliti dalle leggi dello Stato.

Art. 34.
La scuola è aperta a tutti.
L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita.
I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi.
La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso.


http://www.governo.it/Governo/Costituzione/1_titolo2.html


Fonte http://risvegliodiunadea.altervista.org/?p=6314

http://www.dionidream.com/niente-scuola-i-miei-figli-me-li-educo-da-sola-a-casa/ 

Nessun commento:

Posta un commento