lunedì 24 febbraio 2014

Strategia del Golpe “made in USA”


La strategia americana di destabilizzazione ha investito in pieno l’Ucraina ed il Venezuela e viene sviluppata secondo piani precisi.

Quale potrebbe essere il sottile filo che collega gli avvenimenti di questi giorni in Ucraina con quanto accade dall’altra parte del mondo, in Venezuela?

Non a caso si possono cogliere notevoli analogie dietro avvenimenti in contesti totalmente diversi: ambedue i paesi si trovano sull’orlo di un baratro, crisi economica e pericolo di una guerra civile.

In questo contesto si assiste ad una azione sobillatrice per provocare rivolte di massa, disordini di piazza e situazione di caos, infiltrazione di elementi armati con il compito evidente di creare delle provocazioni, attacchi contro le forze di polizia per ottenere poi l’azione repressiva, campagne mediatiche svolte attraverso agenzie quali Reuters, CNN, Fox News ed altre per screditare il governo legittimo, distorcere gli avvenimenti, mettere in evidenza il carattere “pacifico” e “spontaneo” delle rivolte in contrasto con l’azione brutale della polizia.


Previsto inoltre il sabotaggio economico e manipolazioni monetarie per indebolire i governi che sono oggetto di “attenzione”. Alla prima fase dei disordini e degli attacchi contro le forze di polizia subentra quella delle condanne e delle eventuali sanzioni, con discorsi di severo “monito” pronunciati da esponenti del Dipartimento di Stato USA e dagli alleati (la UE nel caso dell’Ucraina, l’OEA in America Latina).

Tutto questo è avvenuto a Kiev in Ucraina, nell’arco di alcune settimane, con lo sbocco sanguinoso degli scontri e con un centinaio di vittime provocate, si sta ripetendo con un copione analogo a Caracas ed in altre città del Venezuela, anche qui con manifestazioni convocate dalle forze di opposizione al governo del presidente Maduro (il successore di Chavez) durante le quali si sono visti in azione cecchini mascherati che sparano contro la folla o contro le forze di polizia, si sono verificati incendi contro edifici pubblici, barricate nelle strade, scontri con le forze di polizia.

Anche nel caso del Venezuela è partita una campagna dei media per accusare il governo di Caracas di attuare una brutale repressione e da Washington è arrivata la condanna per bocca del segretario di stato USA John Kerry con relativa minaccia di sanzioni. Nel caso del Venezuela si ricorre, oltre che ad agenti infiltrati, ai paramilitari provenienti dalla vicina Colombia, come denunciato dalle autorità venezuelane che ne hanno individuato ed arrestato alcuni mentre transitavano nello stato Tachira ai confini con la Colombia. http://www.30minutostachira.com/sucesos/vielma-mora-denuncia-ingreso-de-120-paramilitares-a-tachira/

Sembra che sia questa una strategia ormai consolidata che i servizi di intelligence USA stiano attuando in quei paesi dove si vuole provocare un rovesciamento di un governo considerato contrario agli interessi degli USA e degli organismi finanziari occidentali utilizzando in un primo tempo le forze di opposizione e successivamente si è procede all’infiltrazione di elementi fidati ed addestrati nei campus degli USA.

Un ruolo importante viene svolto da varie agenzie internazionali, ONG, che operano sotto la copertura della difesa dei diritti umani o di altre nobili cause e che in realtà svolgono opera di propaganda, di sobillazione e di proselitismo all’interno del paese. Si tratta di agenzie come la Open Society, Human Right Watch, la Albert Einstein Insitute o la famigerata Otpor che aveva operato a suo tempo anche in Serbia, finanziate dagli USA tramite la Stratfor (agenzia ombra della CIA) o da finanzieri come Soros.

Il paradosso è che l’intromissione degli USA non esita ad utilizzare anche i gruppi più screditati e fanatici per raggiungere i propri obiettivi, rivelando in questo una strategia cinica e spregiudicata da parte degli strateghi di Washington. In Ucraina vengono infatti utilizzati i gruppi neo nazisti di Svoboda, uno dei principale gruppi di opposizione, in funzione anti russa, un gruppo che si è distinto per essere fortemente nazionalista, identitario, contrario alla russificazione dell’Ucraina, con una pronunciata connotazione antisemita, che nel passato ha vantato la stretta collaborazione con la Germania hitleriana contro l’URSS.

Ancora più stupefacente risulta l’appoggio dell’Unione Europea all’azione questi gruppi oltranzisti, proprio quella stessa Unione Europea, animata da grandi principi, che condanna ogni forma di nazionalismo e predica la rinuncia delle sovranità nazionali agli stati che entrano a far parte dell’aggregazione. Evidentemente quando il nemico dichiarato viene indicato nella Russia di Putin, gli americani e la UE sono disposti a passare sopra i principi proclamati di “democrazia” e “diritti umani” e non andare tanto per il sottile.

La strategia degli USA è quella di investire molti milioni di dollari per i piani di destabilizzazione di ogni paese e questo sembra sia stato persino un vanto del vicesegretario di Stato americano, Victoria Nuland, la quale, in una telefonata intercettata e resa pubblica, ha riconosciuto che gli USA hanno investito 5 miliardi di dollari nella destabilizzazione dell’Ucraina.

Non sappiamo quanto sia stato investito invece per il rovesciamento del regime bolivariano in Venezuela ma certamente non deve essere poco visto l’intensificarsi degli sforzi di Washington per ottenere un rovesciamento del regime facendo leva sui punti deboli del paese:  alta criminalità ed insicurezza, malcontento per la carenza di generi di prima necessità causata dalle fallimentari politiche economiche fatte dal governo bolivariano, corruzione diffusa, svalutazione galoppante della moneta locale (il bolivar) ed alta inflazione. Potrebbe essere un gioco da ragazzi mestare nel torbido ed utilizzare a questo scopo dei politici locali dell’opposizione come Leopoldo Lopez, appartenenti all’alta borghesia, educati ed indottrinati presso le migliori Università nord americane (Harvad e la Kennedy School of Government) ed arruolati dalla CIA tra i più promettenti politici venezuelani per prendere il posto di Hugo Chavez, visto come il fumo negli occhi dagli americani.

Il Lopez si era messo alla testa di un corteo di dimostranti per marciare contro il governo ma, colpito da ordine di arresto per incitazione alla violenza, si è costituito lui stesso alle autorità.

L’incitazione alla violenza risulta evidente anche dalle foto taroccate messe su internet di presunti casi di violenza poliziesca poi smascherati dalla contro vigilanza degli internauti di fede chavista. Ben più pericolosi i consigli dati per la guerriglia urbana da alcuni esponenti ex militari i quali hanno suggerito, oltre a come fabbricare molotov e produrre sabotaggi di linee elettriche, anche di ricorrere ai fili di nylon o alle corde metalliche per bloccare l’accesso dei motorizzati chavisti. Fatto questo che ha provocato lo “sgozzamento” di qualche ignaro motociclista che si è trovato a passare da quelle strade.

Una strategia del golpe che gli stessi esponenti del potere USA hanno in passato applicato nella guerra contro la Serbia per provocare la frammentazione in più stati della ex Yugoslavia, coinvolgendo la NATO e gli alleati europei per mettere alle strette il governo nazionalista di Milosevic e provocarne il rovesciamento. Una strategia molto simile, salvo le differenze dovute al contesto diverso, è stata applicata nell’azione svolta dagli USA contro il governo legittimo della Siria, quello di al-Assad, scatenando un conflitto che dura ancora oggi e che ha segnato però, fatto notevole, il fallimento di questa strategia, quella delle “finte rivolte” spalleggiate dall’Occidente, nonostante il massiccio impiego di mercenari takfiri di fede islamista, infiltrati nel paese e forniti di enormi quantità di armi dagli USA, dai sui alleati (Francia e Gran Bretagna) e con il supporto dell’Arabia Saudita e Turchia.  Uno smacco per la Casa Bianca che è stato determinato anche dall’appoggio determinate della Russia al regime di Assad e dalla ferma volontà della popolazione siriana e del suo esercito nazionale di non farsi schiacciare dall’aggressione  esterna.

Non sempre quindi questa strategia centra i suoi obiettivi, nonostante le ingenti risorse impiegate e questo si verifica quando si manifesta una forte reazione dei popoli che hanno la capacità di smascherare il complotto ed opporsi alla destabilizzazione. Qualche cosa di simile sta accadendo anche in Venezuela dove la mobilitazione di massa del popolo di fede chavista ha per il momento bloccato il tentativo insurrezionale fatto dall’opposizione ma questo non significa che nei prossimi giorni non si ricorra ad attacchi più violenti, sabotaggi ed attentati per seminare il panico e l’insicurezza tra la popolazione. Tutto secondo quanto previsto dai manuali delle tecniche golpiste scritti dagli strateghi della CIA.


Luciano Lago

Fonti:
Contrainijerencia
Noticias 24
http://www.controinformazione.info/strategia-del-golpe-made-in-usa/#more-3427

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