venerdì 30 maggio 2014

Un altro modo di affrontare il cancro

“Un altro giro di giostra”, l’ultimo libro di Tiziano Terzani, - lo scrittore giornalista toscano che è diventato famoso in Italia e nel mondo prima per il suo libro “Un indovino mi disse”, poi per le sue appassionate “Lettere contro la guerra”, dopo la tragedia delle Torri Gemelle e l’invasione dell’Afghanistan - è una testimonianza della sua ricerca di un rimedio per il cancro, diagnosticatogli quattro anni prima.

Viaggiare è sempre stato per Tiziano Terzani un modo di vivere e così, quando gli viene annunciato che la sua vita è ora in pericolo, mettersi in viaggio alla ricerca di una soluzione è la sua risposta istintiva. Solo che questo è un viaggio diverso da tutti gli altri, e anche il più difficile perché ogni passo, ogni scelta - a volte fra ragione e follia, fra scienza e magia - ha a che fare con la sua sopravvivenza.

Un percorso che si svolge fra l’India e l’America, con puntate a Ceylon, Hong Kong e nelle Filippine, spaziando dai rimedi della più avanzata medicina occidentale (chemioterapia, radioterapia e company) a quelli della tradizione ayurvedica indiana, ai guaritori-maghi di Manila, all'antica farmacopea cinese e molto altro.

Strada facendo prende appunti. Da una lunga permanenza a New York e poi in un centro «alternativo» della California nasce un ritratto inquietante dell'America. Terzani incontra studiosi e ciarlatani, sperimentatori e imbonitori, e, soprattutto, il suo corpo malato diventa una metafora dell’esistenza in qualche modo “squilibrata” che conduciamo
 
La società e la cultura circostanti, in particolare quella statunitense, tendono a ingigantire gli effetti collaterali della malattia: uomini e donne sposati, a cui è stato diagnosticato il cancro, si vedono immediatamente presentare dal partner i documenti per il divorzio e portare via i figli; le assicurazioni pagate a peso d’oro che cercano tutte le scuse per non ottemperare ai propri doveri. 
 
Terzani sostiene che esiste una pazzia macrocosmica, che si manifesta nella sfrenata corsa al materialismo, per lo più in Occidente, ma che si sta allargando e che sta contagiando anche le antiche e finora inviolate casseforti di spiritualità dell’Oriente, come l’India.

La solitudine l’isolamento sono i compagni quasi ineludibili di chi, nella ricca e grassa America si “guasta”, esce dal giro e viene presto accantonato, come un ingranaggio ormai non più utile. Che fare, allora ? Si può, - almeno, questa è la risposta di Terzani, - cercare di curare la malattia o almeno vivere al meglio il tempo che resta, tornando a un modo di vita più semplice, di nuovo a contatto con l’eterno fluire della Natura a riscoprire il senso sacro dell’esistenza. 

Da un lungo girovagare per l'India, compresi tre mesi passati da semplice novizio in un ashram. sempre in cerca di qualcosa o qualcuno che possa aiutarlo, Terzani arriva ad una visione di quel che di più profondo questo paese ha da offrire all'uomo: la sua spiritualità.

Un altro viaggio, dunque, questa volta dentro se stessi, che Tiziano Terzani affronterà partendo dalla quiete di una baita sull’Himalaya, con l’aiuto di un Vecchio che gli offrirà le prime dritte della ricerca spirituale e con il sostegno insostituibile della moglie Angela e dei figli, che comprendono e accettano il suo atteggiamento.

Ogni cultura ha il suo modo di affrontare i problemi umani, specie quelli della malattia e del dolore. Così, dopo essersi interessato all'omeopatia, Terzani si rivolge alle culture d’Oriente sperimentando sulla propria pelle le loro soluzioni, siano esse strane diete, pozioni di erbe o canti sacri. Medicina tibetana, cinese, ayurveda, qi gong, reiki, yoga e pranoterapia sono fra le sue tappe.

Per via del suo caratteristico aspetto, che deriva dalla sua ormai trentennale permanenza in India: pijama bianco, bianchi capelli, barba bianca e per via del suo parlare di pace e amore in un epoca in cui vengono invece esaltati dai potenti di ogni paese come valori positivi l’appiattimento del pensiero e l’esibizione muscolare fine a se stessa,  Terzani è stato spesso scambiato per un guru da alcuni, per un pazzo da altri. Invece, e quest’ultimo libro ne è la conferma, egli è soprattutto un uomo che non rinuncia a porsi le domande fondamentali dell’esistenza, che non rinuncia a credere che vivere non è solo mangiare e bere, andare di corpo e fornicare, che cerca innanzitutto di capire prima di giudicare e per questo fa paura a chi fa del buio dell’ignoranza la sua migliore assicurazione per perpetuare la sua misera esistenza di sopraffazione ed egoismo. 

Alla fine il viaggio esterno alla ricerca di una cura si trasforma in un viaggio interiore, il viaggio di ritorno alle radici divine dell’uomo. L’incontro casuale con un vecchio saggio nell'Himalaya - casuale certo no, perché niente, mai, succede per caso nelle nostre vite - segna la fine del cammino.

Nel silenzio di una grandiosa natura, Terzani arriva alla conclusione che si tratta soprattutto di essere in armonia con l’universo e con se stessi; che si tratta di saper guardare il cielo ed essere una nuvola, che si tratta di «sentire la melodia».

La cura di tutte le cure è quella di cambiare punto di vista, di cambiare se stessi e con questa rivoluzione interiore dare il proprio contributo alla speranza in un mondo migliore. Tutto il resto inutile? Niente affatto. Tutto serve, la mente gioca un enorme ruolo nelle nostre vite, i miracoli esistono, ma ognuno deve essere l’artefice del proprio.

Un libro sull'America, un libro sull'India, un libro sulla medicina classica e quella alternativa, un libro sulla ricerca della propria identità. Tanti libri in uno: un libro leggero e sorridente, un libro su quel che non va nelle nostre vite di donne e uomini moderni e su quel che è ancora splendido nell'universo fuori e dentro tutti noi.

Una curiosità: per quanto successo Terzani abbia avuto in Europa e in molti paesi del resto del mondo, gli editori inglesi e americani, hanno pensato bene di non pubblicare il suo libro precedente, forse giudicato troppo “scomodo”. L’unica edizione in lingua inglese è stata stampata a Nuova Delhi da un editore indiano. Per aggirare questa forma di “censura”, Terzani ha reso disponibile la versione inglese del suo libro su Internet, gratuitamente scaricabile dal sito del suo fan-club.

"… ero solo vecchio, senza più obblighi, e volevo essere quel che ho sempre voluto essere: esploratore. Non più del mondo esterno – più o meno quello l’ho conosciuto – ma del mondo che da sempre i saggi di tutte le culture dicono essere dentro ognuno di noi. L’uomo moderno pensa sempre meno a quel mondo. Non ne ha il tempo. Spesso non ne ha l’occasione. La vita che facciamo, specie nelle città, non ci fa più pensare in grande, presi come siamo a correre in continuazione dietro a un qualche dettaglio, a una qualche piccolezza che ci fa perdere il senso del tutto. Me ne ero accorto, alla fine, nel mio stesso mestiere.
Dovevo raccontare le guerre, ma non chiedermi perché, con tutto il progresso di cui l’uomo si vanta, le guerre sono ancora così parte della sua esistenza e perché, quanto più civili e progrediti sono i paesi, tanto più investono enormi capitali per studiare nuove armi capaci di uccidere sempre meglio e di più. E poi, fino ad alcuni anni fa, raccontare una guerra poteva servire, la gente si ribellava; un massacro commuoveva ancora. Oggi anche raccontare non serve più. Ogni giorno ci sono nuove storie di massacri, ingiustizie, torture, ma ci si fa appena caso. Siamo sopraffatti. Pensiamo di non poterci fare nulla e così tutti diventiamo sempre più complici del più semplice dei crimini: l’indifferenza. Nessuno ha più risposte che contano, perché nessuno pone più le domande giuste. Tanto meno la scienza, che in Occidente è stata asservita ai grandi interessi economici e messa sull’altare al posto della religione.
Così è lei stessa diventata «l’oppio dei popoli », con quella sua falsa pretesa di saper prima o poi risolvere tutti i problemi. La scienza è arrivata a donare la vita, ma non a dirci che cos’è la vita. La medicina è riuscita a rimandare la morte, ma non a dirci che cosa succede dopo la morte. O sappiamo forse davvero che cosa permette ai nostri occhi di vedere e alla nostra mente di pensare? Eppure, grazie alla grande fiducia che abbiamo nella scienza, diamo ormai tutto per scontato. Si crede di sapere e non si sa. Ci si accontenta dunque di non sapere, convinti che presto si saprà. Qualcuno se ne sta certo occupando! La popolazione aumenta, esaurendo le risorse della Terra, l’acqua innanzitutto?
Sicuramente la scienza risolverà anche questo problema. Milioni di esseri umani patiscono la fame in gran parte nel mondo? Rimettiamoci alla modificazione genetica di certi semi che presto produrranno raccolti miracolosi e magari anche… nuovi tipi di cancro. Viviamo come se questo fosse il solo dei mondi possibili, un mondo che promette sempre una qualche felicità. Una felicità a cui ci avvicineremo con un progresso fatto sostanzialmente di più istruzione (che istruzione!), più benessere, e ovviamente più scienza. Alla fine dei conti tutto sembra ridursi a un problema di organizzazione, di efficienza. Che illusione! Ma è così che ci siamo tarpati le ali della fantasia, che abbiamo messo il bavaglio al cuore, che abbiamo ridotto tutto il mondo al solo mondo dei sensi, con questo negandoci l’altra metà." 
 
(Tratto da: “un altro giro di Giostra” di Tiziano Terzani)
 
Laura C.


fonte: http://frontelibero.blogspot.it/2014/05/un-altro-modo-di-affrontare-il-cancro.html

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