venerdì 20 giugno 2014

Bruxelles a malincuore dà ragione a Mosca

Bruxelles a malincuore dà ragione a Mosca

L’Europa dichiara di non volere entrare in un clinch energetico con la Russia. Nonostante la tendenza a ridurre la dipendenza da Mosca nel campo del gas, a Bruxelles si inizia a comprendere che del confronto con Mosca risentiranno innanzitutto loro stressi.
 
L’indivisibilità della sicurezza energetica continentale di fatto è stata riconosciuta dal Commissario europeo per l’energia Günther H. Oettinger. Secondo le sue parole il settore energetico è messo in fondo alla lista di eventuali sanzioni dell’Ue alla Russia. Inoltre, su questa questione egli ha preso le distanze dagli americani, sottolineando che Bruxelles è pronta ad ascoltare l’opinione di Washington ma non intende prendere decisioni al riguardo in modo autonomo. Come si è espresso Oettinger, a comprare il gas russo siamo noi, Unione Europea, e non gli USA.

Tale dichiarazione è stata fatta meno di una settimana prima del prossimo summit dell’Ue, al quale s’intende discutere, fra l’altro, la possibilità di introdurre la sedicente “terza fase” di sanzioni alla Russia nel contesto della crisi ucraina. In tal modo gli europei lanciano un segnale ai loro alleati d’oltreoceano che non intendono agire senza badare ai propri interessi, andando al traino dei fautori della linea rigorosa nei confronti della Russia. A quanto pare, un motivo per una simile trasformazione degli umori sono stati i risultati delle recenti elezioni al Parlamento Europeo, i quali hanno dimostrato, in particolare, che una notevole parte degli europei, che ragionano in modo razionale, non vuole sostenere le dottrine superate della “guerra fredda”. Semplicemente perché una guerra energetica sarebbe fredda per loro nel senso diretto della parola.

Intanto, la Gazprom russa per l’ennesima volta ha dimostrato la sua capacità di scendere a compromessi, dichiarando di essere disponibile ad aumentare a proprio carico il volume del gas da pompare nei depositi sotterranei europei nell’ambito dell’adempimento dei suoi impegni sulla fornitura di gas verso i consumatori europei nel periodo invernale. Questa è la dichiarazione che è stata fatta dal titolare della Holding energetica Alexey Miller. A sua detta, se la situazione relativa all’accumulazione del gas nei depositi sotterranei dell’Ucraina per la stagione invernale fino al volume di 18 miliardi di metri cubi non sarà risolta, la capacità di trasporto del Nord Stream e del gasdotto Jamal-Europa (come alternativa al corridoio di transito ucraino), non sarà sufficiente per l’approvvigionamento normale dei consumatori europei. Il Presidente della Società russa è convinto che la costruzione del gasdotto South Stream potrà risolvere il problema dei rischi di transito attraverso il territorio dell’Ucraina. È indicativo che il Commissario europeo per l’energia Günther H. Oettinger a sorpresa abbia dichiarato altresì che è necessario portare a buon fine la realizzazione del progetto South Stream. A quanto pare, l’approssimarsi dell’inverno con basse temperature ha iniziato a raffreddare le teste calde, - ritiene Boris Shmelev, capo del Centro di Politica Estera dell’Istituto di Economia presso l’Accademia Russa delle Scienze.
Negli ultimi tempi l’Europa puntava sempre di più sulla componente geopolitica nelle forniture di gas dalla Russia. Perciò limitava tutti i lavori per la realizzazione del South Stream, progetto molto importante sia per la Russia che per l’Europa stessa, partendo dalle sue considerazioni geopolitiche. Si voleva fare la pressione sulla Russia, provvedere a ridurre la dipendenza energetica dalla Russia. Ma questi giochi di geopolitica sul territorio dell’Ucraina, a grandi linee, ha quasi posto tutta l’Europa sull’orlo di un disastro.
Bruxelles già da tempo utilizza la questione energetica come leva di pressione politica. Il gioco del poliziotto buono e il poliziotto cattivo continua ad esserci tutt’oggi, - ritiene Mikhail Neizhmakov, capo del Centro di Analisi della Politica Internazionale presso l’Istituto di studi sulla globalizzazione e sui movimenti sociali.
Dopo i noti avvenimenti in Ucraina i funzionari europei hanno modificato più volte la loro posizione. Da una parte, l’Europarlamento ha raccomandato di congelare codesto progetto, dall’altra - Günther H. Oettinger, Commissario europeo per l’energia, ancora alla metà di maggio ha detto di non avere nulla in contrario alla realizzazione del South Stream. A quanto pare, stiamo assistendo semplicemente ad un mercanteggiamento dei funzionari europei con la Russia. Ai tentativi di ottenere condizioni più vantaggiose, un beneficio dalla realizzazione del progetto da parte della Russia. In tale contesto la crisi ucraina è solo un pretesto. Relativamente, i rappresentanti di Bruxelles fanno dichiarazioni, ora più dure, ora più moderate, circa il progetto, lasciandosi uno spazio di manovra, e non tagliandosi la possibilità di cambiare posizione. Per esempio, ancora un paio di settimane fa la Commissione Ue, compreso il suo presidente, ha espresso un parere assai negativo sul South Stream, riferendosi al fatto che durante la costruzione del tratto del gasdotto in Bulgaria non sono state osservate determinate norme dell’Ue. Quindi, è necessario sospendere il progetto. Ma nessuno ha detto che è necessario chiudere il progetto definitivamente.
Purtroppo, una simile politica colpisce innanzitutto il consumatore europeo che, di conseguenza, viene privato di un’alternativa stabile al transito ucraino estremamente inaffidabile. A quanto pare, l’ambiguità della situazione è stata sentita anche da Bruxelles se il Commissario europeo per l’energia Günther H. Oettinger a malincuore ha dato ragione a Mosca. Anzi, ciò è avvenuto proprio nel momento in cui Washington si sta adoperando per indurre i partner europei ad approfondire ancora di più le frizioni con Mosca. Un simile coraggio infonde qualche speranza nel futuro.
 

Serghei Duz

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