mercoledì 30 luglio 2014

SORSEGGIANDO LACRIME


Diverso tempo fa ho visto un poster americano che ha suscitato il mio interesse. Era raffigurato un aereo che lanciava le bombe e sotto c’era scritto: “se non volete accettare la democrazia, ve la buttiamo addosso”. Allora non avevo capito se era un poster di denuncia politica oppure un’immagine usata per motivare i militari americani a fare il loro sporco lavoro. Ho vissuto e combattuto diverse guerre, ma quell’immagine mi si era impressa nella mente, rimanendo a vagare nella mia coscienza come un enorme iceberg nell’oceano in cerca del suo Titanic da affondare.


Da soldato operativo non ho potuto mai capire come può un uomo d’armi – una persona che impara a maneggiare materiale bellico letale per uccidere il nemico – giustificare, o addirittura incitare, all’omicidio di cittadini innocenti.
 
Nei miei ricordi di guerra il dolore e le ingiustizie sofferti dai cittadini civili, involontariamente coinvolti nei conflitti, mi tormentano molto di più di terribili e brutali memorie degli scontri armati. Non capisco come alcuni militari riescano a ridicolizzare o ironizzare sulla disperazione e la morte dei civili.

Credo che un simile comportamento sia una chiara indicazione di mancanza di etica, di totale assenza di morale. Persone che si comportano in questo modo non sono degne di chiamarsi soldati. A mio parere sono assassini e basta. È proprio con questa mentalità che oggi opera l’espansionismo militare statunitense. Bombardano e massacrano per i loro sporchi interessi geopolitici, deridendo il dolore altrui nei loro film, nei video giochi, nelle loro canzoni. Purtroppo ci sono diversi esaltati nel mondo che prendono ad esempio il comportamento americano.

Ricordo con rammarico il video del soldato georgiano che sparava dalla torretta del suo blindato con una mitragliatrice pesante su un condominio civile, nella città di Tshinval, capitale dell’ Ossezia del Sud. Ripreso con il telefonino da un suo compagno, quel bravo guerriero georgiano, dopo aver scaricato una lunga raffica di colpi contro le finestre dietro cui c’erano delle persone innocenti, aveva gridato per l’esaltazione, a cavalcioni sulla sua mitragliatrice come fosse un cavallo, imitando i cowboy al rodeo. Era disgustoso vedere quello scempio e sapere che quella feccia era il prodotto dell’esercito statunitense.

In questi giorni, seguendo le dinamiche del conflitto civile in Ucraina, vergognosamente taciuto da nostri media, mi accorgo che la macchina propagandistica dei golpisti di Kiev, spalleggiata dagli USA e dalla UE, ha acceso un focolaio di odio e xenofobia in una parte del popolo ucraino che è andato oltre qualsiasi limite di comprensione umana. Riesco a capire perché il governo di Kiev e gli oligarchi a lui vicini danno sostegno agli estremisti nazionalisti militanti: sono in gran parte provenienti dalle falange neonaziste ucraine, confuse nella loro visione politica, in quanto unici esponenti di estrema destra in Europa, insieme ad alcuni dei movimenti di estrema destra italiana, troppo insignificanti da poter essere nominati.

Apertamente e senza alcun rimorso, questi militanti diventano burattini dei capitalisti americani, contraddicendo la loro dottrina stessa di nazionalsocialismo, il loro faro ideologico. È chiaro che i nuovi padroni di Kiev hanno bisogno di qualcuno organizzato militarmente, che non abbia rimorsi, che non costa caro e che un giorno, volendo, può essere messo a tacere con una semplice azione legale, rigirando la frittata politica. Per questo usano come squadre di morte falangi di ultras di calcio, nazisti ed esponenti di basso livello delle organizzazioni criminali ucraine sparse per tutto il mondo.

Quando di fronte al mondo intero i golpisti di Kiev sono stati costretti a dimostrare almeno apparentemente di agire nei limiti della legalità, queste falangi estremiste sono state legalizzate e trasformate in vari battaglioni speciali dell’esercito. Proprio da queste figure è composta la base dell’attuale esercito ucraino: esaltati e confusi pseudo-neonazisti, decerebrati ultras di calcio e delinquenti giunti in Ucraina dai paesi dove erano impegnati in racket, furti di automobili, traffici illeciti, omicidi a pagamento e sfruttamento della prostituzione.

Attorno a loro ci sono anche vari lobotomizzati dalla propaganda che credono di combattere per la Patria, anche se nessuno di loro capisce che in questo momento, la loro Patria, non solo rasenta un profondo vuoto economico-sociale-politico, ma non possiede nemmeno quella legittimità statale di un governo nato dopo un golpe armato. Tutto quello che avviene oggi in Ucraina viola la sua stessa Costituzione, oltre che le leggi internazionali.

In ogni caso, quello che mi spaventa, non sono gli esaltati violenti al soldo degli oligarchi pro-occidentali. Della loro esistenza si era a conoscenza da tempo. Molte persone che sostengono la legalità, che ci tengono a difendere la Costituzione e i valori dello Stato e del popolo ucraino, si erano preparate in anticipo per difendersi adeguatamente. Quello che mi lascia senza parole sono altri cittadini, gente che una volta poteva essere chiamata normale, ma che è ormai lobotomizzata da media corrotti e falsi, che generano odio e xenofobia. Gente che si esalta per la morte di civili, cittadini come loro.

Gente che li chiama “terroristi” solo perché non condividono i loro punti di vista politici. Auspicano la morte per quelli che sono, secondo logica storica, fratelli connazionali.


Ho condiviso sul mio spazio Facebook la foto di una giovane donna uccisa insieme a sua figlia di appena due anni durante un bombardamento nella cittadina di Gorlovka. L’immagine straziante, un abbraccio mortale tra la madre e la figlia, è stata una scena che ha avuto un forte effetto anche su di me, nonostante abbia già visto il terribile volto della guerra più volte.

Credevo di essere immune a certi sentimenti. Invece immaginando che al posto di questa povera giovane madre poteva esserci mia moglie, al posto di sua figlia ci poteva essere la mia bambina, ho sentito rompersi qualcosa dentro di me.

Qualcosa che mi ha sconvolto, ha smosso la vecchia melma dai fondali della mia anima, facendomi provare una misera parte di quel sentimento di perdita assoluta, quello che si prova quando se ne va qualcuno che noi amiamo più di noi stessi. Ho sentito il gelo stringermi la gola, come se le anime dei morti che avevo visto nella mia vita fossero tornate tutte insieme per soffocarmi, per farmi sentire il dolore che avevano provato nel momento in cui la vita gli veniva strappata.

Ho provato paura per i miei cari. Ho sentito quella paura che ti fa sentire un tremore nelle ginocchia.

E, subito dopo, una profonda rabbia. Rabbia per l’ingiustizia, per chi mette in atto genocidi, per chi organizza e fa le guerre per i propri interessi.


Ma la mia indignazione è cresciuta a dismisura quando ho letto i commenti dei sostenitori della Kiev golpista. Persone che non meriterebbero di essere chiamate tali, che non meritano nemmeno di essere paragonate alle bestie, perché neanche le bestie sono capaci di tanta cattiveria e vigliaccheria. Nei loro commenti, gli irriducibili di Maidan, alcuni ucraini e alcuni italiani, hanno dimostrato la loro vera anima, ormai ridotta ad un cumulo di cenere avvolto nelle banconote verdi americane. Gli insulti nei confronti delle due persone innocenti brutalmente massacrate, superavano qualsiasi immaginabile limite di decenza.

Le persone che hanno fatto questo hanno dimostrato di non avere niente di sacro, perché hanno calpestato due figure che rappresentano la sacralità più alta per qualsiasi essere umano, indipendentemente dalle sue origini, opinioni politiche o convenzioni religiose. La madre e sua figlia, che incarnano il senso del passaggio della vita, della bellezza del creato. La povera innocente bambina di due anni e sua mamma sono state chiamate “terroriste” e “separatiste”, la loro morte ironizzata con delle frasi terribili come “ecco, ora non potrete sbandierare il tricolore russo”, “due filo russe di meno”, “se la sono cercata”.

Sono intervenuto subito per cancellare i commenti, fotografando la schermata che intendo usare per la denuncia che presto sporgerò nei confronti dei titolari dei profili che si sono espressi in quel modo orribile. Però una cosa non posso cancellare: l’esaltazione degli estremisti ucraini e dei loro sostenitori. L’odio che porta dentro di sé questa gente e che ogni giorno riversa non solo nella rete, ma anche nella vita, anche qui in Italia, nella nostra società, e che non farà alcun bene al nostro Paese.




In questi giorni ho saputo che in Ucraina un gruppo di attivisti esaltati dall’estremismo razzista e xenofobo ha lanciato una campagna per il sostegno del loro “glorioso” esercito di assassini che bombarda le città del Donbas. Gli attivisti vendono per strada acqua in bottiglia che si chiama “Le lacrime dei separatisti”. Sull’etichetta sono disegnate lacrime a forma di bombe.

In questo modo, per un prezzo modesto, ogni passante può dissetarsi durante una calda giornata estiva, consapevole che i soldi pagati per questo piccolo piacere quotidiano contribuiranno a provocare altri morti tra la popolazione civile del Donbas, che ogni giorno subisce pesanti perdite per colpa dei bombardamenti dei militari ucraini. Pare che, per ora, la “democrazia” e la “libertà” che il colpo di stato armato, sostenuto e pagato dagli USA e UE, ha garantito all’Ucraina non vada oltre il piacere di sorseggiare lacrime di civili massacrati, mentre insultano in rete le foto dei loro cadaveri.

Nicolai Lilin


Fonte: ttp://lilin.blogautore.espresso.repubblica.i

Link: http://lilin.blogautore.espresso.repubblica.it/2014/07/29/sorseggiando-lacrime/#more-161

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=13715

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