lunedì 25 agosto 2014

Agricoltori della Terra Chimica

il cielo sul Monte Amiata dopo un'irrorazione chimica
L’Agricoltore toscano si è finalmente reso conto che qualcosa, nel consueto ciclo di semina e raccolta, è definitivamente cambiato. Quelle che un tempo erano valli incontaminate, dedite alla sola produzione dei celebri generi alimentari di antichissima origine, sono oggi alle prese con una sequela di elementi anomali, che turbano il millenario equilibrio esistente, tipico di queste zone, tra uomo ed ambiente.

Le alberature sono in una condizione di grave sofferenza. Questa condizione è in gran parte ormai ben visibile, come ho già avuto modo di segnalare, ed in buona parte invisibile. Anche il piccolo vivaista toscano è alle prese con le tante malattie a ripetizione della sua produzione e con i rimedi chimici proposti, forse un po’ incautamente, dai consorzi agrari. E’ notizia di oggi (‘La Repubblica’ a pag. 23 del 22/08/2014) della decimazione degli ulivi salentini ad opera, si crede, di un presunto ‘batterio killer’ misterioso … cambiano latitudini e specie arboree ma la sostanza rimane la stessa.  
La produzione da orto è in grave crisi. Frutta e verdura hanno un aspetto misero ed un sapore ancor più deprimente. Probabilmente contribuisce a tale scempio anche la metodologia di conservazione e l’innaturale filiera adottata. Si risponde con un'inondazione di prodotti chimici deleteri e pericolosi, tentando di arginare uno stato di debolezza e malattia diffuso e di fatto incontenibile.
Il tessuto sociale è devastato. Alle famiglie allargate di un tempo che si occupavano scrupolosamente e fieramente del territorio, si sono sostituite una congerie di entità incoerenti e spesso lontanissime dalle motivazioni profonde ed antiche con le quali questo territorio unico al mondo è stato per millenni abitato. Basti osservare poi le nuove costruzioni e le nuove opere urbanistiche e paragonarle con quelle antiche per rendersi conto della miseria umana e del caos esistenziale in cui si è precipitati.
Purtroppo la popolazione locale è stata sopraffatta dai frutti avvelenati della ‘civiltà moderna’ (OGM e 'diserbi' chimci compresi ovviamente) e, invece di riappropriarsi del territorio, ha preferito allontanarsene, relegando la sua gestione ad elementi estranei che hanno modificato indelebilmente il suo delicatissimo tessuto storico.
Sopra questa devastazione apparentemente trascurabile ed invece ponderosissima, grava da decenni la piaga delle scie chimiche che raggiunge livelli parossistici. Il cielo toscano è trasfigurato e l'insieme terra/cielo ben si inserisce alla rappresentazione del celebre adagio alchimistico ‘così in basso come in alto’. L’attività di dispersione di elementi biochimici nell’atmosfera è incessante ed a volte imbarazzante. La popolazione comincia ad intravvedere un nesso tra questo cielo infestato e la desolazione a terra, eppure tale relazione è stata introdotta in modo sottile, pian piano, in modo da rendere difficoltoso svelare il rapporto di causa ed effetto esistente.
L’alba ed il tramonto sono di colore bianco freddo, le formazioni nuvolose sono irriconoscibile e frammentate con decine di configurazioni (e colori) presenti nello stesso momento. Gli ‘archi chimici’ prodotti dai metalli degli aerosol sono praticamente presenti ad ogni ora del giorno. Nebbie di ricaduta lordano l’aria e la rendono caustica e maleodorante.
Forse l’agricoltore toscano ha cominciato a riflettere ed a osservare il cielo come i suoi antenati etruschi facevano ogni giorno. Dall'osservazione del cielo traevano preziose informazioni sui moti a venire. Quale tipo di nefasta previsione potremmo azzardare oggi?

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