giovedì 21 agosto 2014

IN ITALIA: GETTITO FISCALE SCHIANTATO.

L'ANALISI DI LUCA CAMPOLONGO / IN ITALIA TUTTO VA SECONDO LE PREVISIONI (DI ARTHUR LAFFER): GETTITO FISCALE SCHIANTATO.

Se Arthur Laffer avesse avuto modo di leggere i dati sulle entrate fiscali in Italia nel primo semestre 2014 avrebbe sicuramente fatto fatica a trattenere un sorriso di soddisfazione: il crollo degli incassi rispetto all’anno prima nonostante la vagonata di tasse aggiunte dai governi Letta e Renzi sono l’ennesima conferma della validità dei suoi studi e della “curva” che prende il nome da lui.

In cosa consiste la “curva di Laffer”? Essa mette in correlazione la pressione fiscale con le relative entrate. Esistono due punti in cui le entrate fiscali saranno a 0: quando le tasse non ci sono e quando esse prelevano il 100% del reddito dei cittadini. Nel primo caso,ovviamente, nessuno pagherà tasse perché non ci sono; nel secondo nessuno le pagherà perché non avrà convenienza a generare reddito poiché gli sarà espropriato integralmente.

All’interno di questi due punti, il gettito si muove in maniera differente a seconda della pressione fiscale esercitata sui contribuenti. Prima dei suoi studi, la maggior parte degli economisti era convinta che il punto di non ritorno, ovvero la percentuale di tasse oltre la quale un cittadino preferisce smettere di lavorare o prova ad evadere il fisco, fosse del 70%. Laffer, invece, ha spostato drasticamente indietro l’asticella, assestandola mediamente al 30%. A differenza di molti suoi colleghi universitari, Laffer ha basato le sue risultanze su dati empirici e non su teorie affascinanti, ma funzionanti esclusivamente sui grandi computer delle università.

Qual è attualmente la situazione in Italia? Secondo il sito www.scenarieconomici.it, la PRESSIONE FISCALE E CONTRIBUTIVA REALE per un artigiano è del 66%, che sale al 69% per un commerciante ed addirittura al 72% per un professionista! Ci rendiamo conto che siamo a livelli da esproprio sovietico? Per quale motivo una persona sana di mente dovrebbe lavorare, lottare contro una burocrazia idiota, migliaia di leggi fatte apposta per metterla in difficoltà, per poi tenersi solamente 28 euro su 100 a fine mese? E’ di tutta evidenza che chi ne ha la possibilità, appende il martello al chiodo, oppure riduce gli investimenti e cerca di fare il minimo indispensabile per poter vivere, qualora non sfoci in comportamenti illegali a tutela del proprio reddito.

Da Monti, passando per Letta e Renzi, (i tre premier non eletti voluti dall’inquilino del Quirinale), è stata una mitragliata di tasse incessante che ha depresso oltre ogni ragionevole buon senso la voglia di fare impresa in Italia.

A chi dice che se si abbassano le tasse sarebbe peggio, a chi dice che è tutta colpa dell’evasione se oggi la pressione fiscale è così elevata, noi rigiriamo il discoro: è colpa della pressione fiscale se l’evasione è così alta.

Non ci credete? Bene, vediamo un esempio di riforma fiscale radicale che ha tenuto ben conto della curva di Laffer: in Russia, il presidente Vladimir Putin ha introdotto una Flat Tax al 13% (sì, avete letto bene, 13% non 76%!) e, come testimoniato da uno studio del FMI condotto da Anna Ivanova, Michael Keen e Alexander Klemm, il gettito fiscale è cresciuto del 46%. Risultato sorprendente? No, se vogliamo si tratta del buon senso tipico della massaia nostrana (che ne ha sicuramente più di qualche professorone bocconiano): se devo pagare poche tasse, che senso ha rischiare multe o, peggio, la galera per evadere? Del pari, se ho un’aliquota fissa, sarò incentivato a lavorare di più perché avrò più soldi da spendere per il mio appagamento. Ragionamento esattamente opposto che viene fatto in presenza di un sistema fiscale progressivo come quello italiano, dove all’aumentare del reddito, aumenta la percentuale di tasse che lo stato pretende, per cui in certi casi conviene guadagnare di meno!

Qual è il difetto della curva di Laffer? Quella della semplicità: difatti la maggior parte degli accademici ritiene sia talmente semplice da spiegare che la capirebbe anche un bambino. Capite il paradosso? La semplicità del buon senso viene svillaneggiata da accademici che adorano perdersi in equazioni sempre più complicate per appagare il proprio ego personale e che, quando la realtà si prende la briga di sbugiardarli, non trovano niente di meglio che accusare la realtà medesima di non essersi adeguata alla loro teoria.

Piccola postilla finale: con il PIL in recessione, a differenza delle stime previste dall’inquilino non eletto di Palazzo Chigi e dal suo degno sodale Padoan, tutte le previsioni sul rispetto dei parametri ue sono andate beatamente a farsi benedire e mancano all’appello diversi miliardi di euro (per non parlare del prossimo anno, quando entrerà in vigore il fiscal compact): come pensa di recuperarli la premiata ditta Renzi-Padoan? Bussando casa per casa per farsi consegnare il portafoglio dai cittadini, o provando a seguire il buon senso e quindi tagliando drasticamente le tasse, magari con un’aliquota unica compresa tra il 12 ed il 20%? Noi, purtroppo, temiamo di conoscere già la risposta, e non è quella che serve all’Italia.

 
Luca Campolongo

 
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