lunedì 25 agosto 2014

Iraq: il nuovo intervento “umanitario” degli USA nasconde la guerra per le risorse energetiche


Ancora una volta un Presidente degli Stati Uniti si trova alle prese con il “problema” iracheno: Obama risulta il quarto presidente degli Stati Uniti che intraprende una guerra contro l’Iraq, adesso  attuata in una forma più selettiva attraverso quelli che vengono chiamati “bombardamenti chirurgici” che stanno martellando l’avanzata irresistibile dell’esercito del Daesh (ISIS, Esercito di Siria e del Levante): si tratta degli jihadisti del nuovo “califfato islamico”.

Contemporaneamente va in scena sugli schermi Tv di tutto il mondo la strage degli innocenti che avviene a Gaza con oltre 500 bambini uccisi dai bombardamenti israeliani , altri 5.000 bambini feriti e le oltre 2.000 vittime delle quali l’80% civili inermi chiusi nella trappola di Gaza dove il 30% case è andato distrutto e non esistono più nè scuole, nè infrastrutture, un luogo per i “dannati della terra” dove nessuno può entrare e da dove nessuno può fuggire.


Una strage questa che, per la sua ferocia, ha suscitato l’indignazione e la condanna di tutta l’opinione pubblica internazionale, cosa che ha significato una catastrofe morale per l’immagine di Israele e di riflesso per il suo grande alleato e protettore: gli Stati Uniti e l’amministrazione Obama.


In questo contesto non c’è stato neppure alcun aiuto umanitario per la popolazione di Gaza, bollata dai media filo israeliani come “ostaggio” dei terroristi di Hamas, nonostante gli appelli di organizzazioni internazionali e delle stesse Nazioni Unite che hanno messo sotto accusa il governo Netanyhau per “crimini di guera”. presso la Corte internazionale dell’Aja.

In questo scenario va in onda il nuovo “intervento umanitario” degli Stati Uniti nel nord dell’ Iraq, organizzato con la finalità di impedire il genocidio delle popolazioni degli yazidi curdi e dei cristiani, massacrati dagli jihadisti islamici dell’ISIS.

Si capisce che gli USA, anche questa volta,  applicano il sistema dei due pesi e delle due misure: il silenzio complice degli aguzzini israeliani a Gaza ed il generoso “aiuto umanitario” nei confronti della popolazione dei yazidi curdi nel nord dell’Iraq.

Per l’Amministrazione Obama quindi vale di più la vita di questi yazidi curdi che non quella dei bambini palestinesi a Gaza in quello che lo stesso Vaticano definì il “maggiore campo di concentramento” esistente al mondo. Vedi:  «Gaza assomiglia a un grande campo di concentramento»

Esiste una stridente contraddizione nella politica applicata da Washington di fronte alle barbarie ed alle atrocità effettuate dagli jihadisti islamici, gli stessi che in Siria hanno avuto campo libero (oltre che appoggio e forniture di armi) dagli USA per rovesciare il regime di Assad, mentre si vuole impedire loro di impadronirsi del nord dell’Iraq e si agisce per proteggere i curdi dalla loro ferocia. Un evidente doppio standard di giudizio anche perchè per la prima volta è stato coinvolto un cittadino americano al quale è stata tagliata la testa in “diretta streaming”, suscitando l’orrore dell’opinione pubblica interna agli USA e di cui Obama deve tener conto.

Naturalmente è un bene che si intervenga per difendere queste popolazioni ma siamo troppo smaliziati per non capire che questa è la “copertura umanitaria” dell’intervento americano dietro il quale si nascondono ben diverse motivazioni.

Facile comprendere che il vero motivo del nuovo intervento americano in Iraq è sempre quello del controllo delle enormi risorse energetiche presenti in quel paese, per sua disgrazia: i giacimenti petroliferi della regione del Kurdistan (il 60% circa  delle risorse petrolifere dell’Iraq) con  riserve calcolate in 4.000 milioni di barili di petrolio ed i circa 6 milioni di metri cubi di gas stimati nella zona dove,il cartello delle grandi multinazionali anglosassoni, (dalla Exxon Mobil, alla BP, alla Chevron) risulta che abbia investito già oltre 50 milioni di dollari nella stessa regione contesa dagli jihadisti dell’ISIS.  Si stima che attualmente l’estrazione di petrolio effettuata autonomamente dai kurdi corrisponde ad oltre 200.000 barili diari e presto potrà raddoppiare per l’anno prossimo con l’aiuto delle tecnologie occidentali. Vedi:  El arma secreta del Kurdistan?

Non per nulla la stessa Amministrazione USA spinge per una autonomia del Kurdistan dal resto del paese ed Israele, che da tempo sostiene i curdi ed ha fatto investimenti nella zona, è stato il primo Stato a riconoscere la nuova entità Kurda recentemente autoproclamata. Nel nuovo assetto dell’Iraq, previsto nei piani di Washington, la funzione dei curdi sarà quella di “guardiani” degli interessi petroliferi occidentali, in cambio di autonomia.

Gli jihaddisti del Daesh (o ISIS) hanno avuto quindi la disavventura di toccare un “nervo scoperto” per gli USA, quello dei grossi interessi petroliferi e si sa che di fronte a questo non c’è presidente che possa resistere alle pressioni ed agli interessi delle grandi multinazionali del petrolio. Una “copertura umanitaria” si trova sempre per queste operazioni e risulta anche molto più accettabile che non quella delle fantomatiche “armi di distruzioni di massa” che l’amministrazione di George Bush, assieme al suo sodale britannico,Tony Blair, dovette inventarsi per avere un pretesto per l’intervento in Iraq che costò circa un milione di vittime in quel paese e distruzioni immani.

In definitiva Obama e John Kerry dovranno manifestare profonda gratitudine all’antico ed orgoglioso popolo degli Yazidi, custodi gelosi di una delle più antiche religioni del mondo. Se non fosse stato reale il loro calvario, forse sarebbe stato il caso di inventarli, per crearsi la giusta “copertura umanitaria” di cui gli USA hanno sempre bisogno per giustificare i propri interventi militari.

Nella foto in alto: militari curdi presidiano il campo petrolifero di Kirkuk

Luciano Lago

fonte: http://www.controinformazione.info/iraq-il-nuovo-intervento-umanitario-degli-usa-nasconde-la-guerra-per-le-risorse-energetiche/

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