venerdì 26 settembre 2014

Asimmetria

 
Molti si domandano per quali ragioni, nonostante l’informazione sulla geoingegneria clandestina, il signoraggio bancario e crimini correlati sia sempre più capillare, benché siano molteplici i movimenti che si battono per la verità, non si ottengano risultati concreti. In primo luogo, se escludiamo le associazioni che sono in realtà espressioni del sistema (Thrive, Zeitgeist, WWF, Greenpeace, Lega Ambiente, Italia nostra, FAI etc.), il numero degli attivisti sinceri si riduce in modo drastico sicché il vero dissenso occupa una parte molto esigua.

E’ evidente l’asimmetria con l’establishment da una parte, sistema che detiene il potere ed ingenti risorse finanziarie, ed i cittadini dall’altra. Essi, pur organizzati, non dispongono né di strumenti finanziari né di altro tipo. Sbilanciato è anche il quadro globale in merito all’informazione: gli apparati monopolizzano i media sia tradizionali sia digitali, laddove il fronte della libertà, tra mille impedimenti pratici e legali, a mala pena riesce a manifestare il suo pensiero ed a divulgare. L’ostacolo principale, però, in cui ci si imbatte è la divisione che connota la galassia dei gruppi anti-sistema. Siamo spesso al cospetto di una polverizzazione ora alimentata da individualismo ora da egomania ora da oggettive, logistiche difficoltà a creare un coordinamento.

Questa divisione, però, non è del tutto deplorevole, anzi. Infatti, mentre gli apparati sono compatti nel segno di obiettivi biechi (denaro, egemonia, carriere universitarie, censura, controllo, persecuzione dei dissidenti), gli attivisti sono talora in disaccordo tra loro per motivi legati alle idee. La frattura più importante è quella che separa i laici dai credenti. I credenti di solito sono cattolici, ma non mancano gli aderenti ad altre confessioni cristiane anche minoritarie. Gli stessi cattolici, però, sono distinti in cattolici canonici (papisti), sedevacantisti, lefebrviani e via discorrendo. 
 
Anche i laici (laico non significa che sia indifferente a risvolti metastorici, metafisici e persino spirituali, ma che non ritiene necessario, per attuare certe strategie, sconfinare dall’ambito empirico) si parcellizzano in diversi orientamenti più o meno contigui a compagini istituzionali. Si pensi solo alle logoranti ed inutili diatribe tra economisti indipendenti (contrari al signoraggio bancario) circa la funzione e gli scopi della moneta. [1] 


 
Non mancano divergenze a proposito delle strategie da adottare: qualcuno intende privilegiare le manifestazioni, altri l’informazione, altri gesti simbolici, altri iniziative legali, altri propendono per una metodologia “mista”. Alcuni preferiscono concentrare le proprie energie su obiettivi minimi (la sovranità monetaria), altri vorrebbero azioni di più ampio respiro. Purtroppo la scarsa unità di intenti fra gli attivisti rischia di indebolire una condotta già profondamente condizionata dallo strapotere del sistema. Bisognerebbe porre tra parentesi certe differenze di idee per incanalare le forze verso un fine condiviso da tutti.

In linea di massima, in questi anni si è riusciti ad aprire qualche breccia nel muro poderoso del negazionismo, ma gli esiti sono stati insoddisfacenti e non tanto per l’intrinseca vigoria dell’establishment, quanto per l’inerzia e l’indifferenza di gran parte dell’opinione pubblica preoccupata solo di difendere il suo hortus conclusus. La gente è restia a prendere coscienza e ad intraprendere un itinerario difficile ma alla fine proficuo, un percorso verso la libertà e la dignità. Dunque le fenditure spesso si sono richiuse. In questi anni poi non pochi attivisti, per una ragione o per un’altra, hanno defezionato.

Stando così le cose, è arduo sperare in una svolta positiva e per giunta in tempi brevi. Non si può mai sapere: nella storia e nella natura agiscono fattori imponderabili, ma pare restino poche opportunità almeno sul piano pratico di individuare risoluzioni definitive. Né si può dimenticare che probabilmente il tracciato principale è, almeno in una certa misura, predeterminato: l’umanità non poté in passato scampare al cataclisma planetario noto come diluvio universale.

L’asimmetria non si limita solo al confronto tra l’uomo e la struttura governativa, ma pure alla dialettica tra “progetto e destino” per usare un’efficace antitesi di Giulio Carlo Argan. Da tale dialettica non si può prescindere. L’asimmetria fondamentale è, però, un’altra ed è a nostro vantaggio: è quella tra coscienza e “macchina”, tra onestà intellettuale ed ingiustizia, tra verità e menzogna, tra sapere ed ignoranza. Ci deprederanno, ci vesseranno, ci aggrediranno in ogni modo, devasteranno il pianeta purtroppo, ma la coscienza non si può svellere. Essa è quercia di cui la bufera squassa la chioma, ma che non può essere sradicata.

Se, sotto il profilo storico, la sconfitta è probabile, sul piano metastorico, la vittoria ci appartiene. Non vinceremo, perché abbiamo già vinto. Da sempre.

[1] Purtroppo i cattolici non vogliono riconoscere che la Chiesa di Roma, in quanto istituzione, fatti salvi quindi singoli esponenti che sono anche degnissimi, è convinta promotrice della dittatura planetaria nota come Nuovo ordine mondiale.
 
 

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