martedì 23 settembre 2014

Gli Stati Uniti sono avviati verso una scontro


Il presidente Barack Obama ha dichiarato agli Stati Uniti, ed in particolare al suo Congresso, che si deve fare “qualche cosa di molto importante” in Medio Oriente per fermare il disastro.

L’analisi  fatta del presunto problema in M.O. risulta estremamente confusa, tuttavia i tamburi patriottici iniziano a salire di tono in quasi tutto il mondo, per il momento, continua il gioco. Una testa più tranquilla direbbe che gli americani  si stanno agitando in modo disperato per una situazione ove gli stessi Stati Uniti sono il maggior responsabile per averla determinata.

Non sanno esattamente cosa  fare ed è  così che operano nel panico.
La spiegazione è piuttosto semplice: Gli Stati Uniti si trovano in un serio processo di decadenza. Tutto gli sta andando male. Si trovano quindi nel panico come succede al guidatore di una potente automobile che ha perso il controllo e non sa come diminuire la velocità. Così che accelera e si dirige verso un grave scontro. L’auto gira in tutte le direzioni e slitta sull’asfalto. E’ un sistema autodistruttivo per il guidatore ma lo scontro potrebbe provocare un disastro nel resto del mondo.

Si dedica molta attenzione a quello che Obama fa o a quello che non ha fatto. Perfino i suoi difensori più stretti sembrano dubitare di lui. Un analista australiano del Financial Times ha riassunto in una frase: “Nel 2014 il mondo di colpo di è stancato di Barack Obama”. Mi domando se Obama non si è lui stesso stancato di Obama.

Tuttavia sarebbe un errore dare la colpa soltanto a lui. Virtualmente nessuno dei leaders statunitensi ha proposto alternative che siano più sensate. Anzi molto al contrario. Vi sono gli istigatori della guerra, quelli che vorrebbero bombardare tutto nell’immediato. Vi sono i politici americani i quali in realtà pensano che farà una grande differenza colui che vincerà le successive elezioni negli Stati Uniti.

Una rara voce di salute mentale proviene da una intervista (apparsa sul New York Times) con Daniel Benjamin, il quale è stato il principale consulente antiterrorismo del Dipartimento di Stato USA durante il primo periodo presidenziale di Obama. In questa intervista Benjamin ha definito una farsa la denominata “minaccia dell’ISIS”, quando membri del gabinetto ed altri ufficiali militari di alto rango descrivono la minaccia in termini raccapriccianti che non si giustificano. Benjamin afferma che quello che stanno dicendo non ha alcuna evidenza comprovata e dimostra piuttosto quanto sia facile per i funzionari e per i media portare l’opinione pubblica verso il panico. Tuttavia chi gli fa caso al signor Benjamin?

Per il momento, con l’aiuto di foto orripilanti che mostrano la decapitazione di due giornalisti statunitensi in mano al Califfato, le inchieste dimostrano che esiste attualmente un enorme appoggio negli Stati Uniti per una azione militare. Tuttavia quanto durerà questo? L’appoggio sarà presente fino a quando sembrerà che si possono ottenere risultati concreti.

Persino il capo di stato Maggiore Riunito, Martin Dempsey, nel proporre una azione militare, dice che questa impiegherà almeno tre anni. Moltiplicate questo per cinque e di potrebbe avvicinare a tempo reale di durata. Facile prevedere che l’opinione  pubblica interna degli Stati Uniti si stancherà presto.

Al momento, quello che propone Obama è la soluzione di bombardare qualche cosa in Siria, non l’invio di truppe sul terreno, ma l’incremento delle truppe speciali (fino ad ora circa 2.000 uomini) come istruttori in Iraq (ed è probabile da altre parti). Quando Obama contendeva la Presidenza nel 2008, fece molte promesse- come è normale che facciano i politici-, ma la sua promessa sottoscritta fu quella di uscire le truppe USA dall’ Iraq, dall’Afghanistan. Questa promessa non la va a mantenere.

Di fatto Obama sta coinvolgendo gli Stati Uniti in più paesi. La coalizione di Obama va ad offrire addestramento a coloro che definisce con “i moderati”.

Sembra che questo addestramento avverrà in Arabia Saudita. Bene per l’Arabia Saudita. Possono esaminare tutti quelli che si andranno ad addestrare e decidere in quali elementi confidare e in quali non si può confidare. Questo rende possibile che il regime saudita (per lo meno tanto confuso come quello degli USA) sembra star facendo qualche cosa che gli permette di sopravvivere ancora un pò.

Ci sono modi di spianare questo scenario catastrofico. Nonostante implichino la decisione di far effettuare il voltafaccia della guerra tra i gruppi di miliziani settari che non hanno fiducia gli uni con gli altri. Questi aggiustamenti politici non sono sconosciuti, ma sono difficili da portare a termine, e quando si termina di prendere accordi questi si rivelano fragili fino a quando non si consolidano. Un elemento principale nelle azioni che si stanno effettuando in Medio Oriente è il minor coinvolgimento degli Stati Uniti, non di più. Nessuno nutre fiducia negli Stati Uniti, nonostante quelli che ne invocano al momento l’assistenza per questo o quel motivo. Il New York Times ha sottolineato che, nella riunione in cui Obama ha preso impegno di spingere per una nuova coalizione, il supporto dei paesi del Medio Oriente presenti è stato “tiepido e riluttante” dovuto al fatto che” esiste una crescente sfiducia verso gli USA da tutte le parti”.

Così avviene che, si seguita il gioco, in qualche modo limitato, ma nessuno va a mostrare gratitudine ad alcun tipo di assistenza statunitense. Alla fine della questione si deve prendere atto che i popoli del Medio Oriente vogliono gestire in proprio il loro “spettacolo”, non vogliono adeguarsi alla visione statunitense che sostiene quello che dovrebbe essere ” buono” per loro.


Immanuel Wallerstein


Tratto da Rebelion

Traduzione di Luciano Lago
http://www.controinformazione.info/gli-stati-uniti-sono-avviati-verso-una-scontro/

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