martedì 30 settembre 2014

Recinto Costituito


Art. 1
L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.
Art. 2
La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.
 
Composto e tradotto il messaggio in un’unica frase, suonerebbe più o meno così:

L’essere umano nato nel territorio da noi massoni definito Italia sin dal risorgimento, ha la facoltà di vendere il proprio tempo e le proprie risorse per denaro, il che gli consente di esercitare i pochi diritti a lui concessi ma soprattutto di adempiere ai tanti obblighi sociali a lui imposti. La sua personalità, lungi dall’essere una caratteristica spirituale, intima ed insondabile, si esplicita solo attraverso la sua adesione a qualche ‘formazione’ sociale imposta ed a noi ben riconoscibile.
Dalla lettura in sintesi possiamo chiaramente renderci conto di come ‘ la costituzione più bella del mondo ’ sia in realtà un abile gioco di parole per dichiarare da subito come la Repubblica italiana non sarà altro che un contenitore di varia umanità (delimitato da un recinto militare) alla quale viene richiesta adesione obbligatoria, non solo tramite il giogo biblico del lavoro ma anche attraverso l’accettazione forzata delle sue strutture sociali imposte.
Non vi è spazio per la salvaguardia della dignità dell’individuo che evidentemente viene misurata solo in base alla sua partecipazione coatta al lavoro ed alle ‘formazioni sociali’ imposte. Non c’è spazio per l’originalità e l’individuazione ma semmai per una preoccupante omologazione.
Sul rapporto tra lavoro e dignità occorrerebbe spendersi molto ma a me sembra chiaro come la dignità sia da ritenersi una caratteristica che si incarna nell’individuo dalla nascita e non un attributo da concedersi in base al livello di condivisione a dogmi imposti, come quello del lavoro.
Stiamo perciò parlando dell’ennesima gabbia sociale ben dissimulata, utile strumento in mano ai soliti pochi per dirigere le masse umane, incantandole con vaghe promesse e facili espedienti emozionali (l’amor di patria) oppure costringendole all’obbedienza tramite l’uso della forza bruta espressa in modo palese (forza pubblica, intelligence) oppure differito (tassazione, soprusi, condizionamenti e corruzione guidata).
Le armi in mano ai pochi potenti sono arricchite da millenni di sperimentazioni e sono giunte a notevoli livelli di sofisticazione. Sopra tutto, oggigiorno, l’uso della televisione che ‘impasta’ l’azione di governo, donando a tutto l’aspetto dell’inevitabile, del naturale e del consueto mentre è vero il contrario: viviamo in un costrutto sociale deleterio, gestito in modo dittatoriale e verticistico, ingiusto e surreale. Con quali risultati si esplica infatti da 70 anni l’azione di governo date queste premesse?
La massa umana conduce le proprie esistenze in modo innaturale con i ritmi imposti dall’autorità; una scansione sinistra di lavoro e riposo, festa ed attività che come un pendolo incanta e stordisce.
Della stragrande maggioranza del lavoro svolto infatti, solo una piccolissima percentuale è veramente utile, mentre la parte migliore di noi si disperde in tributi osceni alla burocrazia ed alla idiozia collettiva. Appresso a timbri e carte bollate, perdiamo decenni della nostra breve vita, con il miraggio di ‘aver compiuto il proprio dovere’ nei confronti del prossimo … ma è davvero così?
L’Unione Europea poi trasporta l’inganno a livelli ancora più distanti e raffinati. Alla richiesta di universalismo ed apertura, gli oligarchi hanno risposto con un costrutto ancor più distante e subdolo. All’infatuazione iniziale di un insieme felice di popoli, ormai tutti hanno compreso il reale scopo dell’unione europea: costituire una forma di oppressione edulcorata e distante e per questo ancora più efficace degli stati da cui è composta.
L’Unione europea va avanti per trattati e codici di cui il cittadino non sa nulla e nulla deve sapere. Procede come un bisonte impazzito a divorare territori, economie, libertà e individualità. Ci sta portando tutti verso una zona grigia (di fatto, grazie anche alle scie chimiche) in cui in cui i nostri gradi di libertà saranno ridotti a ben poca cosa. Un tetro futuro entropico è insito nella costituzione della UE, dal quale sarà davvero difficile allontanarsi. Fuggire in Cina non servirà, tantomeno in Russia. Passare da un recinto all’altro infatti non serve. Occorrerà invece ripensare se stessi, dialogando a fondo con la nostra componente spirituale, l’elemento essenziale che la nostra costituzione, guarda caso, non cita mai, confondendolo con le religioni: il grande recinto sul piano ‘astrale’, ben evidenziate dagli oscuri articoli 7 e 8. Che le religioni possibili siano solo quelle istituzionali dotate di una struttura verticistica la dice lunga sul dominio spirituale che lo stato impone. La vera libertà e la spiritualità viaggiano per fortuna su lidi diversi ed insondabili a chi non li comprese (i cosiddetti ‘padri costituenti’) e non li comprenderà mai.

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