lunedì 24 novembre 2014

"Dietro le quinte librarie": ciò che non svela uno "schiavo letterario"

"Dietro le quinte librarie": ciò che non svela uno "schiavo letterario"

Non è un segreto che molti libri di famosi autori siano stati scritti da un'intera squadra di scrittori a pagamento, i quali sotto la benedizione di Dumas-padre furono battezzati "nègre littéraire". La loro professione gli obbliga a celare il proprio nome, ma un fantasma del pennino che si nasconde dietro le iniziali K.V. ha raccontato a La Voce della Russia la propria vita.
 
- Qual è stato l'inizio della Sua carriera come "fantasma" letterario?
- All'epoca mio figlio era piccolo, si ammalava spesso e io non ero compatibile con il lavoro in ufficio. Ero in cerca di un'opportunità di lavoro da casa. Tramite un annuncio trovato sulla Rete ho conosciuto una committente che pensava di scrivere un romanzo. Aveva definito perfino una breve trama, erano stati fatti piccoli abbozzi, ma non aveva sufficiente maestria per dare il tocco finale a tutto quanto. Ci siamo incontrate, ci siamo piaciute e io mi sono messa all'opera. Quando il romanzo era finito, la committente l'ha spedito a una casa editrice e qualche tempo dopo ha firmato un contratto per una serie di romanzi, uniti da movente e atmosfera comuni. E la cosa è andata avanti. Tutti i libri seguenti bisognava inventare di sana pianta.
- E' difficile scrivere e vivere sotto un altro nome, quando tutti gli "allori" sono destinati ad altri?
- Per natura non sono vanitosa e per me non è tanto importante che il mio nome sia esposto sulle copertine dei libri. Di conseguenza sono sinceramente felice quando i libri da me scritti hanno successo, quando leggo recensioni positive in Internet. Per me non è tanto importante che chiunque debba sapere realmente che sia stata io a scrivere questo o quel libro.
- Quanto è diffusa tra gli scrittori l'uso di ricorrere ai servizi dei letterati?
- E' una prassi assai diffusa. Ho molti conoscenti che si guadagnano da vivere come me, allo stesso modo. Dietro gli autori "conosciuti", il cui nome è già diventato un barnd, lavora un intero staff di letterati. Di solito si parla degli autori che pubblicano diversi libri al mese. Cioè quando si tratta di volumi tali che una persona semplicemente non è in grado di produrli. Il mio caso è leggermente diverso, per questo autore scrivo solo io.
- Quali sono i vantaggi della professione di "nègre littéraire"?
- E' interessante. E' una specie di esercizio letterario. Ci sono alcune precondizioni, nell'ambito delle quali bisogna creare un'opera letteraria. Il committente, ad esempio, dice: «Voglio una storia di una principessa che si è innamorata di un allevatori di maiale, poi è scoppiata una guerra e infine tutti sono stati lanciati nello spazio». Inoltre ci sono determinati parametri della serie, fissati dalla casa editrice che pubblicherà il romanzo. Nell'ambito di questi parametri bisognerà sviluppare la trama, inventare protagonisti interessanti e convincenti, confezionare un prodotto buono e di qualità.
Poi, in sostanza, io lavoro da casa. Cioè ho l'orario libero, sono vincolata soltanto dalla consegna del libro e posso lavorare quando ho l'ispirazione e così posso trascorrere molto tempo con la famiglia e con i figli.
- Come è strutturata la Sua attività lavorativa?
- Dipende dal punto in cui si trova un libro. Allo stadio iniziale incontro la committente, discutendo l'idea generale del libro. Lei mi espone qualche sua idea, io propongo delle varianti per lo sviluppo della trama, partendo da precondizioni fissate, oppure in generale le propongo il mio intreccio. Poi di solito compilo un piano dettagliato del futuro libro e glielo mando per l'approvazione. Se serve inseriamo dei correttivi. Si capisce che nel processo possono esserci delle modifiche, possono venire in mente diverse svolte della trama, ma nel suo insieme la base del romanzo di solito è ideata sin dall'inizio. Successivamente la mia giornata dopo aver accompagnato i figli a scuola e all'asilo, mi siedo davanti al computer e comincio a scrivere. Mediamente lavoro 5-6 ore al giorno. Ogni volta che finisco un capitolo lo mando alla committente per l'approvazione, per l'inserimento delle modifiche ecc. Di solito incontro la commitente un altro paio di volte per discutere qualche particolare. A volte capita però che tutto fila così liscio e bene che non sorge tale necessità. Ma può anche accadere che una settimana prima della consegna del romanzo l'autore decide che bisogna completamente modificare una linea dell'intreccio allora bisogna lavorare fino a notte fonda.
- Quanti libri scrive in un anno? Quanti libri pubblica il Suo autore?
- Di solito sono quattro-cinque, ciascuno composto da 250 pagine, in un anno escono circa 1000-1250 pagine. Le case editrici di solito fanno coincidere l'uscita di nuovi libri con una determinata stagione: l'estate, ad esempio, è considerata una stagione morta, mentre in autunno possono essere pubblicati tre libri insieme, uno dopo l'altro. Spesso capita anche la ristampa dei libri già pubblicati. La prima tiratura, ad esempio, è pubblicata con la copertina rigida e dopo qualche tempo si lancia una ristampa con  copertina morbida.
- A Suo parere, questo gioco al nascondino, celandosi dietro il nome altrui, ha impatto sulla qualità del lavoro?
- Non posso parlare per tutti. Io personalmente cerco di fare prodotti di qualità semplicemente perché per me stessa è spiacevole scrivere robaccia. Certamente capitano dei momenti quando la committente chiede di inserire nel testo un elemento sfortunato, una svolta della trama che contraddice la logica del carattere dei protagonisti oppure un epiteto che esce fuori dallo stile generale. Di solito fino all'ultimo cerco di spiegare perché in questo modo sarà peggio, ma, se la committente continua a insistere, bisogna inserire delle modifiche nel testo.
- Ci sono i difetti nel lavoro dello "schiavo letterario"?
- Non è il tuo testo personale, per il quale sei responsabile per ogni parola, per ogni linea della trama. Andando incontro ai voleri della committente, a volta succede di essere costretti a inserire dei particolari i quali, a tuo avviso, rovinano tutto. Ciò provoca un'irritazione assai forte. E inoltre ci sono soliti svantaggi di un orario libero. A volte alla committente viene in mente un'idea che vuole discutere con urgenza in un orario che è scomodo per me.
- Lei intende uscire dall'ombra in futuro?
- Certamente ho tanta voglia di scrivere qualcosa di esclusivamente mio. Per non subire il peso delle idee o precondizioni altrui e sarò soltanto io a decidere le svolte della trama, le idee da esprimere, quale parola cancellare e quale invece inserire. Per fare ciò però bisogna avere qualche spazio libero nella testa. Quando per una giornata intera scrivi per conto di un altro nel tempo libero ti passa la voglia di inventare o comporre qualcosa. Uno si stanca troppo. Io però non perdo la speranza.
- Per uno "scrittore ombra" è vantaggioso nascondere la sua vera identità?
- Certamente se dichiaro apertamente: «Sono stata io a scrivere tutti i libri pubblicati con il nome di una tale tizia», chi  in futuro vorrà lavorare con me? Una persona che intrattiene i rapporti di lavoro con un nègre littéraire conta sulla confidenzialità, altrimenti che senso ha? Poi io comunque non abbandono la speranza che in futuro possa scrivere qualcosa di mio e pubblicare l'opera con il mio nome. E non vorrei, in questo caso, che venissero a galla i libri scritti per conto di un altro autore.

Anna Fedorova



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