martedì 25 novembre 2014

La Russia volge a Oriente con il megaccordo energetico con la Cina

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Mentre i media mainstream occidentali si concentravano sull’accordo sulle emissioni dal presidente statunitense Barack Obama e dal presidente cinese Xi, firmato al vertice APEC di Pechino, Putin e Xi firmavano nuovi importanti accordi energetici dall’enorme significato geopolitico, determinando l’incubo che strateghi statunitensi come Zbigniew Brzezinski previdero nel lontano 1997, quando gli USA sembravano l’indomabile unica superpotenza. L’impulso, ironicamente, alla serie di accordi strategici tra Russia e Cina sono le sanzioni economiche e finanziarie che gli strateghi, piuttosto stupidi, del Tesoro degli Stati Uniti e del Consiglio di Sicurezza Nazionale hanno ideato a maggio per “punire” Putin, accusato d'”invadere” la Crimea.

La Cina primo cliente del gas russo
Il 9 novembre nelle riunioni ai margini del vertice APEC di Pechino, Putin e Xi hanno firmato 10 accordi. Il più importante è sul cosiddetto gasdotto ‘West Route‘ che collegherà i giacimenti di gas in Siberia occidentale con il nord-ovest della Cina, la regione autonoma dello Xinjiang, attraverso l’Altaj. Hanno inoltre concordato gli accantonamenti per le possibili seconda e terza sezione da aggiungere in seguito, aumentando la capacità a sbalorditivi 100 miliardi di metri cubi l’anno. ‘West Route‘ è una priorità che sarà completata in sei anni. Inizialmente darà alla Cina altri 30 miliardi di metri cubi di gas all’anno, per 30 anni. Il ‘West Route’ si aggiunge al cosiddetto gasdotto russo ‘East Route‘, il cui accordo è stato firmato da Putin e Xi a maggio. 

L’accordo è un contratto da 400 miliardi di dollari in 30 anni per fornire dal 2018, dalla Russia alla Cina, ulteriori 38 miliardi di metri cubi di gas all’anno. Quando entrambe le rotte orientale e occidentale dei gasdotti saranno operativi, la Russia fornirà il 40% degli attuali consumi annui di gas naturale cinese, sostituendo l’UE quale primo mercato d’esportazione del gas russo. Oggi la Cina consuma 169 miliardi di metri cubi l’anno. La costruzione in Russia del gasdotto ‘East Route’ è iniziata già a settembre. Quando è stato firmato a maggio, molte fonti occidentali rimasero scioccate essendo i negoziati in corso da quasi un decennio. E’ stato chiamato il “Santo Graal” e “l’accordo sul gas del secolo“. Con la firma dopo soli sei mesi del secondo e quasi altrettanto grande accordo sul gas ‘West Route’, Russia e Cina concludevano il “Santo Graal II“.

Nella stessa riunione di Pechino i due presidenti e le loro società petrolifere di Stato Rosneft e CNPC, hanno firmato un accordo secondo cui CNPC acquista una quota del 10% della controllata di Rosneft Vankorneft, che gestisce l’enorme giacimento di petrolio russo Vankor. La Cina riceverà 7 miliardi di dollari in petrolio russo dalla Vankor, con l’accordo. In particolare, passato inosservato dai media occidentali, l’agenzia cinese Xinhua ha riferito che il giorno prima dell’apertura del forum APEC di Pechino, anche le leadership militari cinese e russa hanno raggiunto ampi accordi sulla cooperazione. Valerij Gerasimov, Capo di Stato Maggiore Generale russo e Wang Guanzhong, Vicecapo di Stato Maggiore Generale dell’Esercito di Liberazione del Popolo Cinese (PLA), hanno stipulato accordi su importanti progetti di cooperazione militare, durante la 17.ma conferenza strategica. Xinhua citava Gerasimov, “Molti progetti di cooperazione in settori cruciali sono stati decisi nell’attuale ciclo di consultazioni“. Avrebbero discusso “le attuali situazioni di sicurezza internazionali e regionali, questioni regionali nonché i rapporti militari”, ha detto Xinhua. 

Ci si può chiedere quali siano queste “situazioni”, forse lo sfacciato intervento di Stati Uniti e Unione europea in Ucraina come pretesto della guerra finanziaria e di una guerra per procura contro la Russia, e forse la “rivoluzione degli ombrelli” del National Endowment for Democracy ad Hong Kong era volta a spaventare Pechino così come il fulcro militare dell'”Asia Pivot” di Obama verso la Cina? L’azione dei falchi neo-conservatori di Washington e dei loro sostenitori nella CIA, dipartimento di Stato e NSC accelera l’alleanza eurasiatica che cercano di distruggere.

Gli Stati Uniti, durante la mia infanzia in Texas negli anni ’50, erano i leader industriali incontrastati dell’economia mondiale. Gli statunitensi erano giustamente orgogliosi della loro eccellenza industriale. Tragicamente, oggi gli Stati Uniti sono divenuti la maggiore economia virtuale del mondo. L’elemento principale prodotto oggi è il denaro virtuale della Federal Reserve, gonfiando la carta delle megabanche di Wall Street, in modo da perpetuare i loro crimini con banconote di dollari sempre più inutili. L’eccellenza industriale statunitense è soprattutto un ricordo del passato. Il lavoro delle fabbriche è affidato alla… Repubblica Popolare di Cina. Sul piano nazionale, la democrazia o almeno le sue tracce, ha lasciato il posto al cinico dominio di oligarchi drogati dal potere. 

Ora questi cinici oligarchi vedono il loro mondo, il loro potere, minacciato dalla crescente cooperazione tra le grandi nazioni d’Eurasia, guidate da Cina e Russia con l’Iran che svolge un ruolo significativo. Ironicamente, i loro stupidissimi tentativi di avviare il disordine globale e una nuova guerra mondiale, per mantenere il loro potere sempre più effimero, hanno l’effetto opposto spingendo Cina, Russia, Paesi BRICS e altre nazioni a stringere legami a tutti i livelli per costruire la difesa contro tali tentativi. Gli oligarchi e la loro macchina da guerra sono stupidi, proprio perché sembrano incapaci di pensare in termini globali, su quanto sia interconnesso il nostro universo. Sembrano accecati dalla loro droga.

William Engdahl New Eastern Outlook

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F. William Engdahl è consulente di rischio strategico e docente, laureato in politica alla Princeton University è autore di best-seller su petrolio e geopolitica, in esclusiva per la rivista online “New Eastern Outlook“.

Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
https://aurorasito.wordpress.com/2014/11/24/la-russia-volge-a-oriente-con-il-megaccordo-energetico-con-la-cina/ 

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