lunedì 26 gennaio 2015

La jihad con il permesso di soggiorno europeo

La jihad con il permesso di soggiorno europeo

Quasi due settimane dopo i sanguinosi attacchi terroristici in Francia, le agenzie di stampa europee continuano a segnalare nuovi arresti di sospetti terroristi e dei loro complici. Essenzialmente si tratta di cittadini residenti nei Paesi dello spazio di Schengen che professano l'Islam radicale. Inoltre ancora una volta emergono elementi di prova, per nulla nuovi, in base ai quali quasi tutti i sospetti hanno ricevuto il loro battesimo di fuoco combattendo tra le file dei jihadisti in Siria, Iraq e in altre zone di crisi del mondo.
 
Come riportato dalla radio Deutsche Welle, a Bruxelles, la capitale del Belgio e cuore dell'Europa unita, nei giorni scorsi è stato dichiarato il terzo livello di allerta terroristica su una scala di quattro. Giovedi e venerdì scorso in Belgio è stata effettuata un'operazione speciale, durante la quale due sospetti sono stati uccisi ed altri quindici sono stati arrestati. Pianificavano attacchi contro le stazioni di polizia. A seguito delle perquesizioni condotte, sono stati sequestrati grandi quantitativi di armi, esplosivi e munizioni, nonché uniformi di polizia, strumenti di comunicazione, documenti falsi ed ingenti somme di denaro.

Secondo i media, nella stessa Francia, nel periodo trascorso dopo gli attacchi, sono state arrestate 12 persone sospettate di preparare nuovi attentati. In Germania, nella cittadina di Dinslaken-Lohberg, secondo il quotidiano tedesco Süddeutsche Zeitung, è stato arrestato un 24enne, membro della cellula islamica "Brigata Lohberg". Nella città di Wolfsburg è stato arrestato un jihadista 26enne. A Berlino è stato fermato un insegnante di 41 anni, proclamatosi "emiro", con il compito di persuadere gli studenti ad aderire tra le fila degli islamici radicali.

Sono degni di nota non gli stessi episodi di detenzione o uccisione di alcuni fanatici islamici. Quasi tutti, come noto dai rapporti dei servizi segreti, non erano solo i seguaci di idee radicali, ma anche combattenti in prima linea tra le fila dei fondamentalisti islamici, in particolare dello Stato Islamico (ISIS). La stessa operazione speciale condotta in Belgio, come riferito, era diretta contro i jihadisti di ritorno dalla Siria e dall'Iraq. Il canale tv RTBF ha contato fino a 100 di questi “rimpatri”. In totale, secondo i dati ufficiali delle autorità belghe, combattono in Siria e Iraq tra le fila di ISIS 184 connazionali. 

Secondo altre fonti, circa 350 giovani belgi hanno aderito all'Islam radicale e sono partiti in Iraq e Siria per combattere.

Nella "Brigata Lohberg", dalla cittadina tedesca di Dinslaken-Lohberg, 16 uomini si erano recati in Siria. Quattro sono rimasti uccisi sul campo di battaglia, mentre 5 hanno fatto ritorno in patria. Il discorso riguarda solo un piccolo borgo. E quanti nell'intero Paese? 

Secondo i media tedeschi, il dipartimento a difesa della Costituzione della Germania conta 100 cellule islamiche, ognuna delle quali composta da 10 ad 80 persone. Secondo Süddeutsche Zeitung, negli ultimi anni in Siria e in Iraq sono partiti almeno 600 giovani islamici con passaporto tedesco. Sessanta di loro sono rimasti uccisi, 10 dei quali in attentati suicidi, mentre circa 200 sono ritornati. Che cosa possiamo aspettarci da queste persone? Sono tante?

Intervenendo recentemente alla Camera dei Comuni britannica, il capo dell'Europol Rob Wainwright, citato dal portale internet europeo EUobserver, ha dichiarato che in Siria, Iraq ed in altre aree di crisi stanno combattendo dalla parte dei jihadisti dai 3.500 ai 5mila giovani europei. Negli ultimi anni non mancano i tentativi di spiegare il fenomeno del crescente numero di giovani che si uniscono tra le fila dei fondamentalisti islamici. 

Sostanzialmente si tratta di giovani musulmani. Ma tutti non sono neppure i figli, ma i nipoti degli immigrati che sono arrivati in Europa dai Paesi musulmani. Qual è il problema? Due anni fa i politici e gli analisti avevano dichiarato pubblicamente che il "melting pot" del multiculturalismo si era incrinato. I valori della democrazia europea non si sono radicati sul terreno islamico, poco fertile all'arricchimento sociale e spirituale.

Come sottolineato in un recente studio condotto dagli psicologi dell'Università di Bonn di Ricerche Sociologiche, "parte della gioventù tedesca si sente emarginata." Questo sentimento è proprio dei più poveri, spesso senza istruzione e lavoro. I fondamentalisti danno loro la possibilità, anche se illusoria, di sentirsi uguali tra gli uguali. In un'intervista a La Voce della Russia, il vicepresidente dell'Accademia di Geopolitica Vladimir Anokhin ha evidenziato:
L'impegno per la giustizia e verso qualche altro obbiettivo in gioventù è sempre più sentito rispetto alla generazione più matura. E quando l'Europa marcisce ideologicamente, degradata in un diverso tipo di ingiustizia, i giovani iniziano a cercare una via d'uscita. In questo caso l'Islam rappresenta un'ancora di salvezza. E naturalmente, con diverse motivazioni ideologiche, si spingono verso le zone più calde.
Un'altra sfumatura. Come rilevato dagli analisti, i recenti sforzi dell'élite politica europea e della maggior parte dei media si sono concentrati principalmente sulla creazione dell'immagine della Russia come aggressore e del suo presidente come dittatore. In questi vani tentativi di colpire un falso obbiettivo si può non notare la minaccia reale, per far fronte alla quale nessuno da solo in Europa è in grado di farlo.


Oleg Severghin 


fonte; http://italian.ruvr.ru/2015_01_23/La-jihad-con-il-permesso-di-soggiorno-europeo-6672/

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