martedì 20 gennaio 2015

La mobilitazione in Ucraina è in contrasto con il processo di pace

La mobilitazione in Ucraina è in contrasto con il processo di pace

In Ucraina è iniziata la quarta ondata di mobilitazione. Il provvedimento è in contrasto con gli accordi di Minsk sul graduale regolamento del conflitto tra Kiev e Donbass e conduce all’ultetriore scalata della tensione. In sostanza Kiev ha annunciato la sua intenzione di continuare la guerra.
 
I riservisti ucraini vengono chiamati alle armi. La mobilitazione riguarda i maschi di varie professioni all’età compresa tra i 25 e i 50 anni, ma anche parecchie donne. L’evasione del servizio militare sarà punità con pene fino a 5 anni di carcere. Nonostante che il paese non sia ufficialmente in stato di guerra, i suoi cittadini in età attiva vengono mandati in caserma. Secondo il politologo Pavel Danilin, direttore del Centro di analisi politica, Kiev sta cercando di raggiungere alcuni obiettivi.

La mobilitazione è un modo per tenere insieme i giovani attivi che altrimenti potrebbero finire nelle file di “Settore destro” o di altre strutture estremistiche, costituendo così una minaccia al presidente Poroshenko. Credo che ciò sia uno dei principali scopi. Il secondo obiettivo della mobilitazione è la presa di Donetsk e Lugansk.
Il Ministero della Difesa ucraino cerca di tranquillizzare l’opinione pubblica: nessuno dei riservisti sarà inviato in trincea, seguiranno invece un corso di addestramento di due mesi. Soltanto dopo potrebbero partecipare ai combattimenti. Tuttavia migliaia di famiglie ucraine già sanno bene il prezzo di queste promesse. Dall’inizio dell’anno è già la quarta ondata di mobilitazione, dopo le prime tre non tutti i riservisti sono tornati a casa, sebbene gli fosse stato promesso di fare soltanto un corso di addestramento. In realtà dopo un paio di settimane venivano spediti al fronte come carne da cannone. La popolazione dell’Ucraina ne è molto preoccupata. Ora, con la crisi, molti sono rimastri senza lavoro, ma la cosa più importante per chi viene mobilitato è poter tornare vivo.

Gli esperti hanno una visione più ampia. In questo momento tutti gli sforzi della comunità internazionale sono diretti verso l’allentamento della tensione nell’Est dell’Ucraina per trovare delle vie che possano portare al regolamento del conflitto tra Kiev e Donbass. Sullo sfondo della tregua annunciata ufficialmente, anche se in realtà non rispettata, la nuova mobilitazione sembra piuttosto un atto di aggressione da parte delle autorità dell’Ucraina. Con questo comportamento rinnegano gli accordi che sono stati raggiunti tra Kiev e Donbass con la mediazione dei paesi europei e approvati dal Segretario generale dell’ONU, sottolinea Pavel Danilin.
La mobilitazione non s’inquadra in nessun modo negli accordi di Minsk, ma da un po’ di tempo i politici ucraini non pensano agli accordi. Il bilancio dell’Ucraina, per esempio, non prevede stanziamenti per il pagamento del debito nei confronti della Russia, eppure nel 2015 il paese deve versare alla Russia 3 miliardi di dollari.
La settimana scorsa, parlando nella piazza centrale di Kiev, il presidente Poroshenko ha promesso di vendicarsi con le milizie del Donbass. Nel contempo sta esortando i paesi europei e le organizzazioni internazionali a organizzare quanto prima degli incontri per risolvere la situazione nell’Est dell’Ucraina. Il decreto sulla mobilitazione, firmato da Poroshenko, dimostra bene a quale tipo di regolamento Kiev sta aspirando.

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