martedì 20 gennaio 2015

L’enigma irrisolto dei sarcofagi giganti del Serapeum egizio di Saqqara

Giganteschi sarcofagi di granito dal peso di 70 tonnellate posizionati in anguste nicchie scavate nelle profondità della terra. È l'enigma di Saqqara, uno dei siti archeologici più antichi e vasti dell'antico Egitto. Come è stato possibile posizionare questi mastodontici manufatti in spazi così ristretti? E, soprattutto, perché?

Situato sulla riva ovest del Nilo, a circa 30 km a sud de Il Cairo, si trova il sito di Saqqara, una delle aree funerarie più antiche e vaste di tutto l’antico Egitto.

Sull’immensa necropoli torreggia la piramide di Teti, il primo sovrano della VI dinastia d’Egitto. Il faraone costruì la piramide e il vicino tempio mortuario durante il suo regno, più di 4 mila anni fa.

 La piramide di Teti è molto importante, in quanto contiene le iscrizioni più antiche del mondo, parte dei cosiddetti “Testi delle Piramidi”, una collezione di antichi scritti religiosi risalenti al 2400 a.C., contenenti passaggi su Osiride, il dio egizio dell’aldilà, e istruzioni su come preparare le spoglie del faraone in vista della sua ascesa al cielo dopo la morte.

“Nei testi delle piramidi tutto ruota intorno alle stelle, al re che diventa una stella, e che ascende al cielo per raggiungere Osiride-Orione nel firmamento”, spiega Robert Bauval, coautore de Il Mistero della Genesi [Disponibile su IBS].

Quello che è importante sottolineare è che gli antichi egizi credevano che in un’epoca chiamata “ZP TPJ” (solitamente trascritto come Zep Tepi, letteralmente “il primo tempo”), gli dèi fossero vissuti tra di loro, per poi scomparire di nuovo.


“Quello che vogliono dire i testi delle piramidi è che l’uomo può ricongiungersi di nuovo agli dei. Per farlo, bisogna attraversare la morte: stiamo parlando di un viaggio extra-dimensionale dell’anima”, commenta Philip Coppens, autore di L’enigma di Rosslyn. La verità dietro ai misteri templari e massonici.

“Gli egittologi chiamano questi monumenti tombe, ma per gli egizi non erano affatto tombe, ma porte per l’aldilà”, continua Bauval. “Era attraverso queste strutture che il re cominciava il suo viaggio verso il mondo ultraterreno, andando incontro a ostacoli, pericoli e minacce. Se avesse superato questo minacce, avrebbe avuto accesso al regno di Osiride”.

I miti di creazione degli Antichi Egizi

La maggior parte delle informazioni riguardanti i miti egiziani sulla creazione provengono dalle decorazioni murali e gli scritti che fanno parte dei Testi delle Piramidi, risalenti all’Antico Regno (2780 – 2250 a.C.) e che si attestano tra le iscrizioni religiose più antiche al mondo.
In tutti i miti, viene indicato un tempo noto come ZP TPJ (Zep Tepi), nel quale si racconta delle attività di otto divinità primordiali (Ogdoade), dalle quali emergono le figure del dio auto-generato Atum e la sua progenie, la divinità contemplativa Ptah e il misterioso dio Amun.
La menzione dello Zep Tepi sui testi molti autori antichi greci e romani non lascia alcun dubbio sulla sua storicità o sulla autenticità delle sue testimonianze. Gli storici antichi e i testi egizi sono tutti concordi nell’affermare l’estrema antichità dello Zep Tepi.
Il Papiro di Torino riporta la lista dei re divini e semidivini che hanno governato nel Periodo Predinastico dell’Egitto, epoca poco conosciuta che comincia nel neolitico antico e arriva fino a circa il 3060 a.C.
Manetone fa cominciare la storia predinastica dell’Egitto con la dinastia degli dèi nel 30544 a.C. (epoca che curiosamente corrisponde ai tempi della scomparsa dell’Uomo di Neanderthal e la comparsa dell’Uomo Cro-Magnon avvenute entrambe intorno ai 30 mila anni fa), che dura complessivamente 13.900 anni, e di cui Osiride è il quinto sovrano.
Segue una dinastia di semidei, che dura 1255 anni, seguita a sua volta da una prima stirpe di re umani, che regna per 1817 anni. Altri trenta re, regnano complessivamente 1790 anni. Poi altri dieci re regnano sulla sola Tebe per 350 anni.
Infine, per 5813 anni, abbiamo l’ultimo periodo predinastico, quello degli “Spiriti dei defunti” (o “Spiriti della morte”) che il Papiro di Torino chiama “Spiriti che furono seguaci di Horo” o “I seguaci di Horo”.
Rimaste indisturbate sotto le sabbie del deserto per secoli, le rovine di Saqqara custodiscono il vero mistero di tutto il sito, un enigma situato ad appena 800 metri dalla piramide di Teti.

 
Nel 1850, l’archeologo francese Auguste Mariette fece una scoperta straordinaria: un enorme bunker sotterraneo, il Serapeo di Saqqara, un dedalo di gallerie scavato nella roccia.

assuanAl suo interno, sono posizionati enormi sarcofagi di granito che si pensa siano stati trasportati dalla città di Assuan a circa 960 chilometri di distanza. Se ne contano a dozzine e pesano circa 70 tonnellate ognuno, ciascuno ricavato da un unico blocco di granito, tanto levigato da potercisi specchiare.

Ma il vero mistero è come siano riusciti gli antichi egizi a trasportare questi massi enormi per chilometri, per poi posizionarli nell’angusto labirinto sotterraneo del Serapeo. A quale scopo?

“È un autentico rompicapo”, commenta Erich Von Dänikem, uno dei padri fondatori della Teoria degli Antichi Astronauti. “Bisogna immaginare gli antichi egizi che scavato chilometri e chilometri di gallerie sotterranee nella roccia, ricavandone delle nicchie sui lati. Poi, viaggiano per giorni fino a raggiungere la città di Assuan per estrarre dalla roccia il granito più duro che esista e lo trasportano, in qualche modo a noi sconosciuto, giù per questi tunnel sotterranei”.


La maggior parte degli studiosi ipotizza che il Serapeo e i suoi enormi sarcofagi siano stati realizzati per ospitare i resti mummificati dei sacri Tori Api, ritenuti dagli antichi egizi come venuti dal cielo e onorati con cerimonie molto elaborate.

Tuttavia, quando Mariette aprì i sarcofagi scoprì che essi erano vuoti, ad eccezione di poche ossa. Sul sito, infatti, venne rinvenuta la mummia di un solo Toro Api.

Questo dato ha fatto ritenere ad alcuni studiosi che in realtà gli egizi temessero i Tori Api, piuttosto che venerarli, perché creati dagli dèi: essendo animali sacri, si attendeva che morissero di morte naturale e una volta morti venivano distrutti, frantumandone le ossa che poi venivano sigillate nei sarcofagi.


Si tratta di una pratica unica nel suo genere, dato che in antico Egitto anche gli animali venivano mummificati, perciò, quando si trovano sarcofagi con dentro solo un mucchio di ossa, bisogna chiedersi perché quando moriva un Toro Api, gli egizi ne frantumavano le ossa e ci mettevano sopra un coperchio di 35 tonnellate? Volevano assicurarsi che non sarebbero più tornati in futuro?

Ad ogni modo, gli studiosi sono perplessi, dato che non si riesce a comprendere fino in fondo lo scopo originario di tali casse. Perchè molte di esse sono vuote?


Alcuni ipotizzano che in realtà il Serapeo di Saqqara sia molto più antico di quanto si pensi e che sia solo stato riutilizzato per scopi sacri dagli egizi vissuti all’epoca della VI dinastia. Secondo i Teorici degli Antichi Astronauti, i sarcofagi potrebbero provenire direttamente dall’epoca predinastica, quando gli “dèi” erano qui sulla Terra.

Se così fosse, i sarcofagi potrebbero aver avuto una funzione a noi del tutto sconosciuta e che difficilmente potremmo comprendere con le conoscenze attuali. Il Serapeo di Saqqara consegna alle generazioni attuali un messaggio ancora da decifrare e che potrebbero rivelare la vera provenienza e il destino del genere umano.


fonte: http://www.ilnavigatorecurioso.it/2015/01/19/lenigma-irrisolto-dei-sarcofagi-giganti-del-serapeum-egizio-di-saqqara/


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