venerdì 23 gennaio 2015

L’India è fondamentale per il perno a Oriente della Russia

 
Il legame russo-indiano è quasi importante quanto l’emergente rapporto Russsia-Cina


 Il recente “pivot ad Oriente” della Russia è diventato un cliché geopolitico. E’ ormai ampiamente compreso che una delle conseguenze più significative delle sanzioni imposte dagli Stati Uniti e (con meno entusiasmo) dall’UE è il significativo rafforzarsi delle relazioni tra Mosca e Pechino. Nemici per gran parte della Guerra Fredda, Russia e Cina hanno costruito seri legami commerciali e diplomatici lungo il confine di 4000 km in oltre un decennio. Dal 2002, il commercio bilaterale è cresciuto di sette volte, fino a quasi 100 miliardi di dollari all’anno, mentre entrambe le parti riconoscono le sinergie economiche tra il primo esportatore mondiale di energia e il primo produttore più popoloso del pianeta. 

Tale cooperazione sino-russa, però, ultimamente s’è accelerata con Mosca che cerca di ridurre l’impatto commerciale delle sanzioni occidentali approfondendo le relazioni commerciali con l’Oriente. Lungi dal rifuggire i russi, la Repubblica popolare cinese s’è avvicinata al grande vicino dopo il divieto a viaggi, attività e altre restrizioni commerciali imposte da UE/USA alla Russia, la scorsa primavera. Già a giugno, dopo l’annessione della Crimea, politicanti occidentali e boss aziendali hanno boicottato il grande summit di San Pietroburgo, in Russia. I cinesi, però, manifestamente hanno siglato un accordo sul gas da 400 miliardi di dollari per 30 anni con il Presidente Vladimir Putin. 


Ciò è stato seguito da un altro accordo energetico Russia-Cina siglato al summit APEC di novembre a Beijing, nonostante la presenza del presidente Barack Obama. Mosca e Pechino, infatti, hanno siglato non meno di 17 accordi bilaterali nell’APEC, non solo sull’energia, ma anche su produzione elettrica, assicurazioni e crediti per import-export, mentre estendono l’uso di valute estranee al dollaro nel crescente commercio reciproco. Così, tra affermazioni sull'”isolamento russo”, i due giganti orientali hanno dedicato il 2014 alle imprese, rendendo cristallina l’interesse comune nel respingere qualsiasi idea di un mondo “unipolare” dominato dagli Stati Uniti. Tutto ciò è ormai riconosciuto in occidente, se non ampiamente commentato. Molto meno è compreso il rinsaldarsi delle relazioni post-sanzioni tra la Russia e l’altro gigante orientale, l’India.

Il passaggio di Putin in India
A fine novembre, il primo ministro indiano Narendra Modi ha accolto Putin a Nuova Delhi. Mentre la delegazione russa cercava di diversificare ulteriormente gli interessi orientali, gli ospiti indiani erano desiderosi di parlare, prima di tutto, del crescente fabbisogno energetico nazionale. E’ stata una visita dalla bonomia diplomatica, con Modi che si beffava del disgusto occidentale nel fare accordi con Mosca. “I tempi sono cambiati, ma la nostra amicizia no” ha proclamato l’account Twitter di Modi in russo, mentre intratteneva Putin. 
L’importanza di questa relazione e il suo posto unico nella politica estera dell’India non cambierà… la manteniamo tra alti e bassi“. 
Tra queste sottigliezze, sono stati firmati accordi commerciali da oltre 100 miliardi di dollari, incluso un accordo da 50 miliardi di dollari su petrolio e gas, e accordi da 40 miliardi di dollari sull’energia nucleare, e altri settori dalla difesa ai fertilizzanti e ai viaggi spaziali. Il monolite energetico statale russo Rosneft ha accettato un contratto di 10 anni e a prezzo fisso, per la fornitura all’India di petrolio. Zarubezhneft e Oil India hanno anche firmato un accordo di joint venture su esplorazione, produzione e trasporto. Rosatom, nel frattempo, costruirà 12 reattori nucleari nel subcontinente indiano nei prossimi vent’anni, mentre Russia e India collaboreranno alla produzione di 400 avanzati elicotteri militari bimotori Ka-226T. Più di 20 accordi sono stati annunciati, anche con il gruppo diamantifero della Russia Alrosa, che cerca accesso diretto all’enorme industria del taglio dell’India che oggi lavora i nove decimi di tutti i diamanti tagliati venduti nel mondo. 

Putin e Modi hanno chiuso il vertice prevedendo che il commercio bilaterale russo-indiano raggiungerà i 30 miliardi di dollari entro il 2025, poco per gli standard sino-russi, ma triplicato in 10 anni. Mentre c’era poco interesse sulla crescente distensione tra Russia e India nei media occidentali, potrebbe rivelarsi d’importanza simile a quella tra Russia e Cina. I due Paesi nella Guerra Fredda erano quasi-alleati, naturalmente, con l’India membro di spicco del “Movimento dei Non Allineati” delle nazioni in via di sviluppo filo-URSS. Tra gli anni ’60 e ’70, l’India vide l’URSS come suo principale sostenitore al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e con cui ebbe un’ampia collaborazione in tutti i settori scientifici e della Difesa, con ottime relazioni tra le élites sovietiche e indiane. 

Il crollo dell’URSS poi, fu traumatico per l’India, portando all’aumento della cooperazione economica e commerciale con gli Stati Uniti, mentre tra India e Russia appassiva. Tale tendenza viene ora invertita. Il commercio bilaterale è in piena espansione, nonostante, o anche in parte a causa, le sanzioni occidentali contro la Russia. Modi è arrivato a dichiarare la propria “opposizione alle sanzioni a Mosca senza l’avallo dell’ONU” durante il suo vertice con Putin, rimproverando apertamente UE e USA. Aveva anche espresso interesse ad aderire all’Unione eurasiatica della Russia, e all’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai, un’organizzazione commerciale e della sicurezza sempre più importante che lega Cina, Russia e le repubbliche ex-sovietiche dell’Asia centrale.

Le tante braccia di Vishnu
La Difesa sicuramente segnerà grandemente la crescita del commercio russo-indiano, nella storia comune. L’India, che acquistò il suo primo jet da combattimento MiG dall’URSS nel 1963, è oggi il maggiore importatore mondiale di armi. Già nei quattro anni precedenti il 2013, i due quinti delle esportazioni russe di armi furono venduti nel subcontinente indiano. Il molto consistente commercio nella difesa sviluppa accordi di co-produzione e condivisione della tecnologia. Russia e India hanno già unito le forze per sviluppare un jet da combattimento di quinta generazione. E l’ultima serie di accordi vedrà strutture speciali di produzione russe trasferirsi in India per costruirvi elicotteri avanzati, con l’accordo da 3 miliardi che rientra nel piano di Modi “Make-it-in-India”. 

Putin vede chiaramente gli armamenti, uno dei pochi settori d’esportazione internazionale competitivi per la Russia, un modo per sostituire parzialmente i proventi delle esportazioni di energia dopo il calo dei prezzi del petrolio. Legami più stretti della Difesa russa sono utili anche a Modi, dato il bisogno dell’India non solo di sicurezza ma anche della tecnologia militare spesso negatagli dall’occidente. E’ interessante notare che tutte le forze armate indiane hanno condotto esercitazioni congiunte con la Russia da quando le sanzioni sono entrate in vigore. 
Anche se le opzioni per l’India sono aumentate”, ha detto Modi durante la visita di Putin, “la Russia resterà il nostro più importante partner nella Difesa“. 
La ritrovata audacia dell’India, come dimostra l’abbraccio di Modi della Russia e il rimprovero all’occidente, deriva dal crescente peso economico. Con 1,2 miliardi di persone, e già decima economia più grande del mondo, l’India è sulla buona strada per divenire seconda alla Cina entro il 2040, con gli Stati Uniti che passano terzi. A parità di potere d’acquisto e con l’adeguamento del costo della vita, l’India è già la terza maggiore economia del mondo.

Fino al 2013 l’India sembrava vulnerabile, con spirale inflazionistica, stagnazione della crescita e disavanzo con l’estero vicino al 7% del PIL. Da allora, le prestazioni del Paese sono cambiate. Terzo maggiore importatore di greggio del mondo dopo Stati Uniti e Cina, l’India si avvantaggia dei prezzi del petrolio caduti al minimo di cinque anni. Ciò ha ridotto l’inflazione e il disavanzo estero ed alzato il saldo del bilancio. Un nuovo rapporto delle Nazioni Unite prevede una crescita dell’India del 5,9% nel 2015, rispetto al 5,4% dello scorso anno, salendo al 6,3% nel 2016, i tassi d’espansione economica sono più del doppio di quelli previsti negli Stati Uniti e di quattro volte quelli nell’UE. Nelle elezioni dello scorso maggio, il BJP di Modi ha spezzato il dominio del partito del Congresso indiano, che ha detenuto il potere per la maggior parte del periodo dall’indipendenza nel 1947. 

Dopo una campagna quale candidato pro-business che prometteva di combattere la corruzione dilagante e il mortificante servizio civile in India, Modi ora guida il primo governo con una maggioranza in trent’anni. Di conseguenza, sostenuta dai bassi prezzi del petrolio, l’India vive un forte benessere, un’ondata di speranza interna nella forte crescita e nell’incremento del proprio sviluppo. Gli accordi recenti con la Russia, anche in materia di sicurezza energetica, aiuteranno questo processo. Già nel 1770, mentre la rivoluzione industriale del mondo occidentale iniziava, l’India rappresentava non meno del 15% della produzione mondiale. 

Nei prossimi uno o due decenni, il subcontinente, con la sua fiorente popolazione, l’élite tecnocratica e gli onnipresenti centri commerciali diverrà una superpotenza economica, ancora una volta. Unione europea e Stati Uniti hanno cercato di punire Mosca con sanzioni che deprezzano il rublo verso dollaro ed euro. Eppure Modi, come il presidente cinese Xi Jinping, ha deciso d’ignorare l’occidente e di utilizzare le sanzioni quale opportunità per rafforzare le relazioni commerciali e diplomatiche con la Russia. Il crescente legame tra Cina e Russia, dati gli interessi comuni, rientra nelle mega-tendenze del nostro tempo. L’approfondimento delle relazioni tra la Russia e l’India non è molto distante.


 Liam Halligan (Business New Europe)  – Russia Insider

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Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
https://aurorasito.wordpress.com/2015/01/22/lindia-e-fondamentale-per-il-perno-a-oriente-della-russia/ 

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