lunedì 26 gennaio 2015

Risveglio: Una questione di vita o di morte

 
Qual è la via più breve che porta alla realizzazione?
Nessuna via è lunga o breve. La questione è che c’è chi è più serio e chi lo è meno. Posso raccontarti di me. Ero una persona qualunque, ma ho dato fiducia al mio guru. Ciò che mi ha detto di fare, l’ho fatto. Mi ha detto di concentrarmi sull’ “io sono” e l’ho fatto. Mi ha detto che sono al di là di ogni cosa percepibile e concepibile, e gli ho creduto. Ci ho messo il cuore e l’anima, dedicandoci tutta la mia attenzione e ogni momento libero, anche se dovevo mantenere la famiglia col mio lavoro. Il risultato della fede e della seria applicazione è stato che ho realizzato il Sé nel giro di tre annni. Tu puoi scegliere la via che più ti si confà, ma sarà la serietà a determinare i tuoi progressi. - Nisargadatta Maharaji, Io sono Quello -
Un mese fa ho scritto la Prefazione all’ultimo libro di E.J. Gold tradotto in italiano dai tipi di Spazio Interiore: La grande avventura. Mi ispiro a uno dei capitoli iniziali del suo libro per trattare dell’argomento Risveglio: Una questione di vita o di morte.
 
In uno di questi capitoli E.J. Gold parla con un malato terminale, Charlie, a cui resta circa un anno di vita. Un malato terminale è una persona che possiede un’opportunità unica, quella di sentire l’urgenza del Risveglio e pertanto l’urgenza di lavorare su di sé. 
 
Le persone di norma pensano e agiscono come se la morte non fosse mai un loro problema. Domani mattina si alzeranno e andranno a lavorare come sempre... per sempre. Per l’uomo addormentato la morte è un problema degli altri. Questo riguarda anche coloro che svolgono un lavoro su di sé. L’energia con cui si dedicano alla propria crescita interiore è quella di qualcuno che ha a disposizione un tempo indeterminato, quando invece, nella realtà, alcuni di loro potrebbero morire molto prima della scadere di un anno, anche se al momento non lo sanno.
 
Proprio qui sta la differenza: ognuno di noi potrebbe morire già domani, forse questa stessa notte, ma non lo sa, mentre il malato terminale lo sa, ne ha la certezza. Una mucca congelata potrebbe cadere dalla stiva di un aereo che trasporta carne per i MacDonald e colpirci in testa. Ma non possiamo sapere né se né quando accadrà. Mentre chi ha una malattia incurabile potrebbe morire anche fra tre o quattro anni, ma è sicuro che morirà. E questa sicurezza cambia ogni cosa. Non conosce la data, ma tuttavia può già iniziare una sorta di conto alla rovescia: “Non posso sapere se morirò a Settembre o a Ottobre, ma certamente – stando alle statistiche che riguardano coloro che soffrono della mia patologia – non potrò giungere fino all’anno nuovo.”
 
Le persone danno il meglio di sé solo quando hanno una deadline da rispettare, una scadenza improrogabile. Questo vale sia per il lavoro che per il Lavoro. Chi sa di avere a disposizione un tempo indeterminato non riesce a produrre lo stesso livello di energia di chi ha una scadenza da rispettare.
 
Fatevi un paio di domande con quel vostro fottuto cervello da terricoli medi: “Cosa farei nel corso dei prossimi dodici mesi a partire da oggi se sapessi di poter vivere per altri trenta o quarant’anni? Cosa farei nel corso dei prossimi dodici mesi a partire da oggi se sapessi di poter vivere solo questi dodici mesi?”. Sapendo di avere a disposizione unicamente i prossimi dodici mesi, riuscireste a raggiungere in un solo anno obiettivi che i comuni mortali (che però si credono immortali) impiegheranno vent’anni a realizzare.
 
Non sono d’accordo con Gold quando dice che è impossibile per Charlie realizzare qualcosa di serio nell’arco di un solo anno e che quindi necessita l’aiuto di un gruppo. A mio parere – per quanto sia determinante l’aiuto di un gruppo o la presenza di una persona già risvegliata (il che sarebbe l’ideale) – un individuo da solo può ottenere davvero moltissimo. Può giungere a svegliarsi.
 
Già. Può giungere a svegliarsi, ma le parole del grande Nisargadatta Maharaji che ho riportato all’inizio di questo post sono piuttosto chiare:
Ci ho messo il cuore e l’anima, dedicandoci tutta la mia attenzione e ogni momento libero, anche se dovevo mantenere la famiglia col mio lavoro.
E voi quanto tempo pensate di avere a disposizione? Quanta energia state impiegando nel tentativo di evadere dalla prigione? È divenuta anche per voi una questione di vita o di morte? Gurdjieff diceva che chi non si identifica con l’anima già in vita è destinato a “morire come un cane”. Forse non avete capito che il Risveglio non solo vi permette di raggiungere la pace di fronte a qualunque problema, ma vi consente di “restare in vita” anche dopo il trapasso; altrimenti siete destinati a una comune “vita nell’aldilà” da trascorrere in semicoscienza (come nei sogni) vagando tra le forme illusorie del mondo astrale.
 Maharaji, hai suggerimenti da darmi?
Stabilizzati fermamente nella consapevolezza dell’ “io sono”. Questo è l’inizio e anche la fine di ogni tuo tentativo. - Nisargadatta Maharaji, Io sono Quello -
Sabato 24 Gennaio a Roma, al Teatro Mongiovino, ore 21:00, presenterò il libro La grande avventura di E.J. Gold. Per info e iscrizioni: SpazioInteriore .

 
Salvatore Brizzi
NON DUCOR DUCO
(non vengo condotto, conduco)
 

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