venerdì 20 febbraio 2015

La lezione di Tsipras all’Italia, riscoprire l’orgoglio di non morire di tasse

La lezione di Tsipras all’Italia, riscoprire l’orgoglio di non morire di tasse

Sarà veramente interessante vedere come andrà a finire la scottante vicenda della Grecia. Di certo il braccio di ferro intrapreso dal giovane e indomito premier Alexis Tsipras contro il grigio e ingessato Eurogruppo ha alcuni risvolti romantici, che si evidenziano ancor di più dopo l’ultimo quinquennio di prona soggezione alla Troika

Come tutte le crociate idealiste, nelle quali al centro sta la battaglia cavalleresca fine a sé stessa, anche questa è ispirata non alla ragione, ma ai sentimenti, alla follia, alle idee visionarie. Lo stesso programma di Tsipras era permeato da un’anelito alla rinascita della Grecia “senza passare dal via”, cioè cancellando di fatto quella marea di debiti dovuti a decenni di corruzione, politiche scellerate e prestiti più o meno spontanei.

Sicuramente, quella di Tsipras è la battaglia che vorrebbero veder combattere ai propri rappresentanti milioni di italiani, spagnoli portoghesi, irlandesi. Popoli imbrigliati nella morsa di un’Europa poco solidale e democratica quando si tratta di imporre le ricette di una sola parte, il sistema bancario tedesco. Nazioni trattate come figlie di un dio minore dall’euroburocrazia. Ospiti paganti di una Ue ben lontana da quella unione di Stati che viene invocata dalla Germania solo quando conviene per allargare la sfera di influenza e sui tessuti produttivi di Stati sovrani.

In un contesto di terza guerra mondiale combatutta non coi missili, ma con direttive e regolamenti, si capisce come la spregiudicatezza di Tsipras infiammi l’immaginario collettivo. Nel suo rifiutare l’estensione di 6 mesi del programma di aiuti comunitari e l’ultimatum dell’Eurogruppo a lasciarsi nuovamente soggiogare dai diktat, c’è una forte spinta innovativa: quella di uno Stato che riprende il proprio destino e afferma di non essere disponibile a morire “gratuitamente” di tasse.

Una lezione che dovrebbe imparare anche l’Italia, che parte però da una posizione ben diversa da quella del Davide ellenico che combatte col Golia di Bruxelles. L’Italia è esposta verso la Grecia per circa 40 miliardi di euro, e Bloomberg ha calcolato che davanti al nostro Paese ci sono solo Germania (60 miliardi) e Francia (46 miliardi): insomma, se Tsipras dovesse accettare una rinegoziazione degli accordi con l’Europa solo alle sue condizioni, che cosa ci aspetteremmo da un premier Renzi che vanta solo crediti a Bruxelles e che ha una pattuglia di onorevoli da record all’interno del partito di maggioranza nell’UE?

Eppure, i segnali provenienti dall’Italia vanno nella direzione esattamente opposta. Basti pensare ad alcuni decreti che sono pronti per essere varati dal governo nei prossimi mesi, per esempio quello sulla Concorrenza, che abolisce la tutela del mercato per gas ed energia: 16 associazioni dei consumatori hanno denunciato come le bollette degli italiani subirebbero un aumento del 20%. E non è finita: il Sole24Ore ha raccolto proprio in queste ore l’indiscrezione dell’eventuale introduzione di una nuova imposta di bollo, la quale colpirebbe i versamenti oltre i 200 euro contanti in banca: insomma una tassa sui pagamenti in contanti. 

C’è poi la riforma del catasto: per attuarla sono già previsti a bilancio 500milioni di euro; ma oltre a questo onere a preoccupare sarà il salasso che ne potrebbe conseguire dopo l’aumento delle rendite. È stato calcolato dall’Uppi e da Confedilizia che Imu e Tasi potrebbero subire un incremento di oltre il 200%. Vi è poi la previsione di tassare maggiormente l’Rc auto per chi ha una macchina a gas con un salasso pari al +21%.

A tutti questi provvedimenti illuminati va aggiunta la reintroduzione del Ministero del Mezzogiorno, con probabile conseguente restaurazione della Cassa ad esso connessa. In questi giorni la Cgia di Mestre ha pubblicato un’interessante elaborazione dove emerge come le Regioni del Nord a statuto ordinario diano oltre 100 miliardi di euro all’anno di solidarietà al resto del Paese. La Lombardia, ad esempio, registra un residuo fiscale annuo positivo pari a 53,9 miliardi di euro, che in valore procapite è pari a 5.511 euro. 

Questo significa che ogni cittadino lombardo (neonati e ultracentenari compresi) concede al resto del Paese oltre 5.500 euro all’anno. Il Veneto ne offre 3.733 euro. L’Emilia Romagna 4.076 euro per ciascun abitante. Il Piemonte circa 2.418 euro. Infine la Liguria, nonostante l’ingiusta fama di taccagneria, regala 701 euro per abitante. Insomma, contando che ai tempi della Banca del Sud i fondi stanziati erano maggiori di quelli attualmente in campo, si può immaginare chi pagherà il salatissimo conto della riscoperta attenzione di Renzi verso il Mezzogiorno. Mentre l’ex sindaco di Firenze tassa e spreme coloro che non lo hanno eletto, c’è uno Tsipras che ricorda agli italiani come si possa spendere senza taglieggiare i propri cittadini: basta usare i soldi degli altri senza restituirli. Un vero Robin Hood dei nostri tempi.
 
 
Marco Fontana 


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