martedì 17 febbraio 2015

La teoria dell’evoluzione spirituale nella tradizione orientale

evoluzione

Per comprendere pienamente il senso delle opere che andremo a presentare, è bene fare un’introduzione che potrà essere utile per chi è a digiuno riguardo la dottrina dell’evoluzione spirituale, così com’è intesa nella maggior parte delle tradizioni indiane.

Come la scienza ha dimostrato (Teoria dell’evoluzione presentata da C. Darwin), l’essere umano (così come tutte le creature del mondo) è soggetto ad un ciclo evolutivo, che l’ha visto partire da uno stadio di ameba fino a giungere al livello di homo sapiens. In parallelo a questa evoluzione fisica ed intellettiva, si ha avuto anche una evoluzione spirituale, per cui si è partiti da forme grezze ed elementari di adorazione di elementi della natura o di idoli, fino a giungere alla comprensione dell’esistenza di un unico Dio. Un’evoluzione lenta che ha previsto diverse fasi.

Seguendo questo ragionamento, tutti gli esseri umani sono coinvolti in questo ciclo evolutivo che è cominciato dall’alba del mondo fino ad oggi ed hanno attraversato le varie fasi che li hanno portati ad essere quello che sono ora.

La domanda nasce spontanea:

Come è possibile essere partecipi di un ciclo evolutivo che dura millenni e più, se la nostra vita dura solo qualche anno?
Secondo la tradizione indiana questo è possibile se consideriamo che la nostra vera essenza non è il corpo, ma lo Spirito: il corpo è effimero, lo Spirito (detto anche Sé o Atma in sanscrito) è eterno. In realtà è esso ad essere partecipe del ciclo evolutivo: celato nel nostro cuore, esso cerca di riconnettersi con il Sé Assoluto (Paramatma o Brahman) che lo ha generato.

Secondo questa logica, la nostra esistenza non si basa su un’unica vita, ma quando muoriamo la nostra anima ritorna a vivere in un nuovo corpo per portare avanti la nostra evoluzione; questo ciclo di “nascita, vita, morte e rinascita” è detto samsara. Quando noi muoriamo, quello che abbiamo fatto nella nostra vita, come siamo stati, quanto siamo maturati o regrediti a livello spirituale viene memorizzato nei nostri chakra e nella nostra Kundalini e questo bagaglio informativo, detto karma, ce lo portiamo nella vita terrena successiva. Per cui ogni nostra vita viene in qualche modo condizionata dal karma della vita precedente e il nostro compito è di migliorare al fine di ottenere la liberazione (moksha) da ogni possibile karma, in altre parole di diventare puri e quindi essenzialmente diventare lo Spirito.

Sembra che abbia usato indifferentemente  i termini Spirito e Anima, ma esiste una differenza: diciamo che lo Spirito (Atma) è la nostra pura essenza, mentre l’anima (jiva) racchiude in sé non solo lo Spirito, ma anche anche l’impronta della nostra vita terrena (detto corpo causale), ovvero il nostro carattere, cosa che in definitiva ci distingue l’uno dall’altro.

 
 Samsara – il ciclo dell’esistenza

Ora, ottenere la liberazione potrebbe essere facile se non fosse che noi siamo continuamente distratti dalla illusione del mondo (maya) che ci fa credere che tutto ciò che percepiamo con i nostri sensi sia reale. Credendo che il mondo tangibile sia reale, le persone credono che sia importante realizzarsi ed avere successo nella vita mondana e la loro attenzione si allontana dal Sé, dalla loro vera essenza.

Nel momento in cui l’attenzione di allontana dal Sé che è una fonte inesauribile di gioia e armonia, la felicità delle persone andrà sempre più a dipendere da fattori esterni. In questo modo si crea un legame con il mondo tangibile che ostacola l’ottenimento della moksha.

L’allontanamento dell’attenzione dal Sé porta all’identificazione con il corpo e la mente: la mente con tutte le sue miriadi di sfaccettature ci dà una visione distorta della realtà e ci fa credere che esista una separazione tra noi e il tutto.

Un’idea  che ci permette di avere un’intuizione di come si manifesta l’illusione del mondo è suggerita da un noto film: Matrix. Al di là della trama fantasiosa, quello che colpisce è la possibilità di creare un mondo, una vita con tutti i suoi sentimenti e ambizioni, a partire dal programma di un computer che va semplicemente a stimolate le sinapsi del cervello umano: la vita di una persona relegata ad una proiezione mentale!

Ad un certo punto, avviene il risveglio, la realizzazione di sé stessi e poi, nel caso del protagonista, di andare persino oltre l’illusione, oltre Matrix.

Questa storia ricorda un po’ la storia del Buddha Siddharta Gautama ed è davvero un’incredibile coincidenza che l’attore abbia recitato entrambe le parti (Piccolo Buddha). Come noto, anche Siddharta ad un certo punto della sua vita si è trovato di fronte al dilemma di voler comprendere e superare le illusioni del mondo e nel momento in cui ci è riuscito, ha trovato un solo modo per definire il suo nuovo stato interiore: Buddha , il risvegliato.


Siddhi
 
 

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