martedì 24 febbraio 2015

Tutte le portaerei mediatiche sparano ad alzo zero contro la Russia

Tutte le portaerei mediatiche sparano ad alzo zero contro la Russia

Riassumiamo le ultime vicende della crisi est-ovest. All’improvviso Merkel e Hollande partono per Kiev-Mosca e riallacciano il negoziato con Putin, fino a poche ore prima respinto come nemico assoluto. Lo fanno senza avvertire Obama. Perché? La situazione sul campo, politicamente, economicamente, militarmente,è divenuta insostenibile per l’Europa. L’esercito di Kiev è annientato. Soldati occidentali, in parte NATO, in parte mercenari, sono chiusi nella sacca di Debaltsevo. S’intercede presso Putin, affinché convinca a fermarsi la resistenza del Donbass e eviti il massacro.
 
Il negoziato riprende a Minsk e si arriva a un cessate il fuoco.

La Merkel vola a Washington, dove l’aspettano per metterla sotto accusa. Gli USA vogliono riarmare Kiev e lanciarla di nuovo all’offensiva. Ma Kiev non ha uomini cui affidare nuove armi. E Merkel non vuole mettersi da sola sulla graticola. La divisione tra Germania-Francia (con dietro molti altri europei occidentali) e gli Stati Uniti è evidente. Ma l’Europa è divisa anche al suo interno: Polonia, e tre repubbliche baltiche spingono per il riarmo. La Nato vuole entrare in campo. Ma come? L’Ucraina non è Nato (non ancora). E la bellicosa Albione è anch’essa divisa, tra prudenza e avventura.


Queste le premesse. Gli effetti sono in corso. E’ una specie di tempesta mediatica che investe, da giorni, tutto il mainstream occidentale. Seguendo i consigli dell’ex comandante Nato in Europa, Wesley Clark, si ri-preparano, anzi si rinfrescano, le pulsioni belliche – purtroppo appisolate – delle opinioni pubbliche occidentali.

Si alzano in volo i jet della Royal Air Force per intercettare i bombardieri russi al largo di Cornovaglia (The Independent). Hanno violato lo spazio aereo britannico? Non sembra, ma sono “entrati nell’area di interesse” di Londra. Allarme!

La BBC, la più inquieta, ripete all’infinito che “la guerra d’ombre della Russia sta mettendo a prova la pazienza e la prontezza della NATO”. Lo scrive il Toronto Star. Da Washington annunciano l’arrivo di 12 A-10 Thunderbolt, insieme a 300 aviatori, nella base USA di Spangdhalem . Sono specializzati nella “caccia ai carri armati russi”. Resteranno in zona per almeno sei mesi.

Il Wall Street Journal scopre che “altre truppe russe”, insieme a nuove armi, stanno entrando in Ucraina, mentre la tregua “collassa” e “centinaia di soldati di Kiev stanno morendo”. Il New York Times racconta che la ritirata da Debaltsevo delle truppe di Kiev “porta l’eco del caos della guerra nella città”. Appena un attimo di silenzio ed ecco ripartire la BBC: “la Russia vuole distruggere gli accordi di Minsk”.

Che fare? Non c’è tregua. Il Parlamento britannico denuncia i “catastrofici errori” dell’Europa, di fronte all’”evidente tentativo di ridisegnare i confini europei da parte della Russia” (Reuters).

L’Associated Press, per non restare indietro, informa che l’Unione Europea si appresta a mandare carri blindati per “monitorare la tregua”, insieme a satelliti specializzati nell’osservazione del territorio.
Lo chiede Poroshenko e tutti i media occidentali appoggiano. Il Times va oltre: “bisogna riportare in azione i Panzer per incoraggiare la NATO”, altrimenti si demoralizza.

Poi si alza il coro dei baltici, fino ad ora poco citati. Comincia l’ex premier lettone Dambrowsky: la minaccia russa incombe sul Baltico. E la BBC non ha dubbio sul fatto che “esiste un pericolo reale e presente di destabilizzazione degli stati baltici di Lettonia, Lituania e Estonia”. Lo dice il segretario alla Difesa Britannico Michael Fallon. L’Independent è sicuro che gli abitanti dei paesi sul Baltico sono convinti che tra poco toccherà a loro. Come farà Putin? Sobillando alla rivolta, come ha fatto in Ucraina, le minoranze russe che abitano quei paesi.

L’editoriale del Wall Street Journal, descrive un Putin onnipotente che marcia calpestando la Merkel, Hollande e anche Obama. Del quale tutti parlano male comunque, tra l’altro per “non avere capito” il ritorno di fiamma di Putin. Al Jazeera descrive sconsolatamente “il fine di partita della Nato in Ucraina”. Spegnere la luce, per favore. Mentre Wesley Clark e l’ex segretario della Nato, Anders Fog Rassmussen accendono tutte le micce a loro disposizione. Il secondo dice di vedere all’orizzonte “una nuova guerra ibrida” costruita dalla Russia contro l’Europa. Wesley Clark individua “una manovra russa non diversa da quella che Hitler usò per avviare l’attacco contro la Polonia nella seconda guerra mondiale”.

Unica notizia in controtendenza un violento attacco dello Spiegel contro Victoria Nuland, quella del “fuck EU”, la vice ministra degli esteri di Obama, che distribuiva caramelle ai nazisti in Euromaidan. 

Forse è la Merkel che, per un anno abbondante, era andata anche lei a Kiev per applaudire i futuri golpisti, consigliata da Victoria e da Obama. Adesso ha capito- tardi - e, forse, si vendica. Tutti gli altri battono la grancassa dei riarmo di Kiev e della demonizzazione della Russia e di Putin. A occhio e croce possiamo dire di avere già assistito a questo circo. La qualità è scadente: non ci sono argomenti, non ci sono prove. Non c’è niente. Ma la quantità è imponente. Centinaia di articoli, di reportages, ripetono tutti la stessa cosa: Putin è l’aggressore; bisogna fargli mangiare la terra. Angela Merkel e Hollande sembra che non siano d’accordo. 

Ma la questione è: quanto a lungo potranno sfidare l’isteria bellicista dei cori della Nato? E quanto dovranno aspettare prima di vedersi scatenare un attentato sotto il naso, magari proprio nel Baltico? Hollande ha già dato. 

A chi tocca adesso?
 

Giulietto Chiesa 


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