lunedì 23 marzo 2015

Sanzioni UE contro la Russia, la parola a chi è contrario


Le sanzioni sono una lama a doppio taglio e i Paesi europei lo hanno già sperimentato. Non tutti possono permettersi di sopportare le perdite economiche dovute ai capricci di Washington. Tra le fila serrate dell'Unione Europea c'è stata una scissione.

"Sputnik" ha raccolto i commenti degli analisti dei Paesi che più forte dichiarano il loro disaccordo con la politica europea di sanzioni contro la Russia.  

Orietta Moscatelli, responsabile della redazione di informazione diplomatica dell' agenzia stampa AskaNews, Italia
"In questo momento l'Italia si oppone all'espansione delle sanzioni esistenti per diversi motivi. In primo luogo per i problemi economici e commerciali derivanti dalle sanzioni stesse. Nel 2014, solo nel periodo da agosto e dicembre, le nostre perdite dirette ammontano ad 1,3 miliardi di euro. Il governo ascolta le imprese con molta più attenzione, in quanto il Paese vive una crisi economica prolungata e dolorosa e il rilancio della produzione industriale nazionale rappresenta la principale speranza per una via d'uscita.
Nella regione del Mediterraneo cresce sempre più l'instabilità, ogni giorno che passa la minaccia terroristica diventa più incombente e reale per l'Europa. Nel governo italiano è sempre più forte la convinzione che la Russia possa fornire l'assistenza necessaria per risolvere le difficoltà in Libia, Siria e in altre regioni problematiche.
L'Italia conta sul fatto che a luglio sarà possibile rimuovere le sanzioni ed infine "resettare" i rapporti con Mosca." 
Gabor Stier, editorialista del quotidiano ungherese conservatore "Magyar Nemzet"

"L'Ungheria pensa che non serva avere fretta per allargare le sanzioni, in quanto l'esecuzione degli accordi di Minsk può essere valutata solo alla fine dell'anno. Budapest è tra quelli che si relazionano alle sanzioni con cautela. A seguito delle sanzioni, secondo i calcoli degli analisti, l'Ungheria ha subito un danno di circa 80 milioni di euro in un anno. Penso che il futuro delle sanzioni dipenda dalla situazione nella parte orientale dell'Ucraina, ma di fatto si potrà parlare di cambiamenti solo alla fine dell'anno. Tuttavia è già chiaro che le sanzioni non sono nell'interesse dell'Ungheria né tantomeno nell'interesse dell'Europa." 
Theodoros Tsakiris, direttore del Dipartimento energetico ELIAMEP a Nicosia
"Non credo che la Grecia e Cipro insistano sull'abolizione delle sanzioni europee esistenti. Inoltre iniziare ad intavolare discorsi sull'eliminazione delle sanzioni in vigore va oltre le capacità diplomatiche di entrambi i Paesi. Ma serve che Mosca capisca che la Grecia e Cipro possono e resisteranno insieme ad altri Paesi, come l'Ungheria e la Slovacchia, all'espansione delle sanzioni, come al contrario spingono la Polonia e i Paesi baltici. In questo senso la Grecia e Cipro possono neutralizzare le tendenze antirusse più estreme in seno al Consiglio europeo. Credo che entro la fine di luglio mantenere le sanzioni sarà molto difficile."
Javier Morales, professore presso l'Università Europea di Madrid ed analista del "Fondo Alternativo"
"Le sanzioni sono controproducenti per tutti. Dopo tutto l'obiettivo dell'Unione Europea era quello di cambiare la posizione della Russia sull'Ucraina, ma non è accaduto. Le sanzioni sono state un errore. L'unica cosa che sono riuscite fare è stato complicare i negoziati per risolvere il conflitto armato in Ucraina. Le economie della UE e della Russia sono troppo interdipendenti per utilizzare queste misure."
Nikolaos Stelya, politologo greco
"Sulla questione delle sanzioni, la Grecia rimane tra due fuochi. Nel corso della storia la Grecia e Cipro hanno sviluppato rapporti speciali e di amicizia con la Russia. Ma la Grecia è parte dell'Europa, un membro dell'Unione Europea, e il nuovo governo sta vivendo grandi difficoltà a seguito della sua duplice posizione. Sostiene la necessità di rinunciare alle sanzioni non solo Tsipras, ma con lui solidarizza la maggioranza della popolazione della Grecia, convinta che contro la Russia sia iniziata una nuova guerra fredda, e la Grecia non può sostenere un tale sviluppo degli eventi. Ma dal punto di vista diplomatico ed economico Atene è stata messa in un angolo." 
Karl Hartleb, capo del dipartimento del commercio estero della Camera di commercio austriaca (Wirtschaftskammer Österreich)
"Non posso parlare a nome del governo austriaco. Ma per la Camera di Commercio austriaca era chiara fin dall'inizio l'opposizione all'introduzione delle sanzioni contro la Russia. Le sanzioni non possono contribuire alle decisioni politiche, che invece necessitano della ricerca del dialogo. Naturalmente siamo contrari all'estensione o al rinnovo delle sanzioni. I nostri Paesi hanno forti legami economici, molti progetti di investimento. Ora registriamo un calo significativo per l'incertezza riguardo l'ulteriore sviluppo della situazione."
Vladimir Bachishin, professore presso l'Università paneuropea a Bratislava
"La Slovacchia, anche se membro dell'Unione Europea, tende a conservare una politica estera relativamente indipendente. Il primo ministro non ha esitato a schierarsi contro la burocrazia europea, affermando che le sanzioni reciproche che si scagliano l'una contro l'altra la UE e la Russia non hanno senso."
 

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