lunedì 20 aprile 2015

In Europa cresce l'antisemitismo, in Russia diminuisce


"L'antisemitismo violento" imperversa maggiormente in Europa occidentale e Nord America, dove coesistono numerose comunità di ebrei e musulmani.

Lo scorso anno nel mondo il numero di casi di "violenza antisemita" è aumentato di quasi il 40%, valore record negli ultimi 6 anni, si afferma in una relazione redatta congiuntamente dal Congresso Ebraico Europeo (EJC) e dall'Istituto sulle Ricerche dell'antisemitismo moderno e del razzismo dell'Università di Tel Aviv.

Uno dei gruppi più autorevoli di ricercatori dell'ebraismo moderno ha contato 766 attacchi, che includono l'uso di armi, incendi dolosi, atti di vandalismo e minacce dirette contro gli ebrei, le associazioni e la proprietà privata. Si tratta del 38% in più rispetto al 2013 e il valore più alto dal 2009, quando venne fissato il record assoluto degli ultimi 2 decenni di osservazioni.

"Molte vie delle città europee sono diventate terreno di caccia per gli ebrei, motivo per cui molti sono costretti a rinunciare a visitare le associazioni e le sinagoghe. Alcuni decidono di lasciare il continente, molti hanno paura di uscire in strada," — ha descritto così la situazione il presidente del Congresso Ebraico Europeo Vyacheslav Moshe Kantor.

"L'antisemitismo violento" imperversa maggiormente in Europa occidentale e Nord America, dove coesistono numerose comunità di ebrei e musulmani. In Francia i ricercatori hanno registrato 164 aggressioni, nel Regno Unito 141, negli Stati Uniti 80. Il numero di tali crimini è triplicato nel corso dell'anno in Australia e in Belgio, è raddoppiato in Germania, Austria e Italia, in Svezia è aumentato di 5,6 volte, in Sud Africa di 14 volte, è scritto nella relazione.

In Europa orientale, in particolare nell'ex Unione Sovietica, la situazione è di gran lunga migliore. Secondo i ricercatori, nel 2014 in Russia si è ridotto il numero di casi di "antisemitismo violento" da 15 a 12. Tra essi c'è solo un attacco contro un ebreo che, come riconosciuto dagli autori della relazione, potrebbe non avere connotazioni nazionalistiche.

Un peggioramento significativo della situazione non è stato rilevato dai ricercatori in Ucraina, dove il periodo di riferimento è stato caratterizzato da una crisi politica profonda, con il cambio di governo violento e un conflitto civile. Nel Paese sono state commesse 28 azioni classificate come "antisemitismo violento", rispetto alle 23 dell'anno precedente. Per questo indicatore l'Ucraina è prima tra le ex repubbliche sovietiche.

"Come negli anni precedenti, i principali obiettivi degli attacchi antisemiti sono state le istituzioni ebraiche e i memoriali dell'Olocausto. In alcuni casi lo stesso obbiettivo è stato più volte oggetto di atti vandalici. Così è stato con le istituzioni ebraiche a Nikolaev e al memoriale "Babi Yar" nei pressi di Kiev", — si legge nella relazione.

Gli autori sostengono che in Ucraina è apparso un nuovo fenomeno di "antisemitismo provocatorio", quando le azioni antisemite sono perpetrate per screditare l'altra parte del conflitto interno, attribuendole tendenze xenofobe o l'incapacità di proteggere la popolazione ebraica nel proprio territorio.

 

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