venerdì 24 aprile 2015

La parabola del leone che si credeva pecora


In Oriente si racconta un’antica parabola di una leonessa che, saltando da un’altura all’altra, partorì un cucciolo. Il cucciolo cadde sulla strada sottostante dove stava passando un gregge di pecore.

Naturalmente finì per unirsi alle pecore, vivendo con loro e comportandosi come loro. Non aveva alcuna idea, neanche nei suoi sogni, d’essere un leone.

Come poteva saperlo? Era circondato solo da pecore e altre pecore. Non aveva mai ruggito come un leone – una pecora non ruggisce. Non era mai rimasto da solo come fa un leone – le pecore non stanno mai da sole. Le pecore rimangono sempre in gruppo: il gruppo è comodo, sicuro. Se osservi le pecore muoversi, si muovono sempre stando così vicine le une alle altre che finiscono quasi per inciampare.

Hanno una grande paura di stare da sole.
E poi il leone crebbe. Era un fenomeno strano: mentalmente, era identificato con l’essere pecora, ma la biologia non procede secondo le tue identificazioni – la natura non segue te.

Divenne un bel leone giovane, ma la sua crescita aveva richiesto del tempo, così anche le pecore si erano abituate al leone mentre lui si abituava alle pecore. Certo, pensavano che fosse un po’ matto: non si comportava bene – era un po’ tocco – e continuava a crescere. Non è così che le cose devono andare. E poi far finta di essere un leone… quando non è un leone. L’hanno visto fin dalla nascita, l’hanno allevato loro, gli hanno dato loro il latte. Per natura non era vegetariano – nessun leone è vegetariano – ma questo leone lo era, perché le pecore sono vegetariane. Mangiava erba con grande soddisfazione.

Le pecore accettavano quella piccola differenza: era un po’ più grande e aveva l’aspetto di un leone. Una pecora molta saggia affermò: “È solo un capriccio della natura. Succede, ogni tanto”. Anche lui accettava che la realtà fosse quella; aveva un colore diverso, un corpo diverso, quindi doveva essere un po’ strano, anormale. L’idea di essere un leone era inaccettabile! Era circondato da tutte quelle pecore, e le pecore psicoanaliste gli fornivano delle spiegazioni: “Sei un capriccio della natura. Non preoccuparti. Siamo qui noi per prenderci cura di te”.

Un giorno però passò da lì un vecchio leone e vide il giovane leone che sovrastava tutte le altre pecore. Il vecchio leone non poteva credere ai propri occhi! Non aveva mai visto una cosa del genere né aveva mai sentito dire che in passato un leone si fosse trovato in mezzo a un gregge di pecore e che quest’ultime non avessero paura. E il leone si muoveva proprio come una pecora, brucando erba.

Il vecchio leone non poteva credere ai propri occhi. Si dimenticò della sua intenzione di catturare una pecora per fare colazione. Si dimenticò completamente della colazione. Il fatto era così strano che cercò invece di catturare il giovane leone. Ma era vecchio e l’altro era giovane – e corse via. Sebbene il giovane fosse convinto di essere una pecora, di fronte al pericolo l’identificazione venne messa da parte.

Corse come un leone, e il vecchio leone fece molta fatica per catturarlo. Alla fine però riuscì a prenderlo; il giovane allora si mise a piangere e disse: “Perdonami, sono solo una povera pecora”. Il vecchio leone esclamò: “Idiota! Fermati e vieni allo stagno con me”.

Nelle vicinanze c’era uno stagno. Condusse lì il giovane leone. Questi andò controvoglia, con riluttanza – ma che puoi fare contro un leone se sei solo una pecora? Se non lo seguissi, potrebbe ucciderti; così andò con lui. Lo stagno era tranquillo, senza nemmeno un’increspatura, quasi come uno specchio. Il vecchio leone disse al giovane: “Guarda. Guarda il mio volto e guarda il tuo. Osserva il mio corpo e osserva il tuo nell’acqua”.

In un attimo si udì un grande ruggito, che echeggiò per tutte le colline. La pecora scomparve; ora era diventato un essere completamente diverso – aveva riconosciuto se stesso. L’identificazione con la pecora non era una realtà, ma solo un concetto mentale. Ora aveva visto la realtà. E poi il vecchio leone disse: “Ora non c’è nulla che io debba dire: hai compreso”.

Il giovane leone sentiva energie strane, mai sentite prima… come se fossero state quiescenti. Poteva sentire in sé una forza straordinaria – ed era sempre stato una pecora debole e umile. Tutta quell’umiltà, tutta quella debolezza, evaporarono in un attimo.

Questa è un’antica parabola per comprendere che ciò che si crede di essere non è vero.


fonte: http://www.testesso.com/2015/03/31/la-parabola-del-leone-che-si-credeva-pecora/

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