venerdì 19 giugno 2015

La respirazione come strumento di risveglio e liberazione


La respirazione è una funzione di cui sempre più si riconosce l'importanza fondamentale per il raggiungimento e mantenimento del benessere psicofisico. I benefici che offrono le antiche pratiche del Pranayama (gli esercizi di controllo del respiro della tradizione yoga) sono confermati da molti studi scientifici. Ritrovare una respirazione armonica e completa è un aspetto cruciale delle pratiche indirizzate alla salute fisica e alla serenità mentale. Tra le tecniche di respirazione ve ne sono alcune che oltre a migliorare durevolmente la respirazione spontanea e la salute, possono indurre profonde esperienze interiori dirette alla conoscenza di Sé. Tratto qui del metodo di respirazione intensa, che ho chiamato Rebirthing Transpersonale, che si rivela un efficace strumento per ritrovare se stessi, porre fine ai conflitti mentali e stabilizzare l'energia vitale.

Non solo il respiro è vita e se non si respira bene non si può vivere bene, ma oltre all'equilibrio psicofisico molti sento il bisogno di sviluppare una coscienza più profonda di sé oltre i limiti dell'io.

Il metodo che insegno è semplice ed efficace e non occorrono conoscenze particolari per ottenere benefici.

In queste pagine mi rivolgo a coloro che hanno seguito, e spesso sono stati delusi, sentieri di ricerca spirituale o di sviluppo del potenziale.


Poiché viviamo in un tempo di narcisismo e di falsi maestri credo sia necessario sottolineare che un  approccio autenticamente "transpersonale" utilizza il respiro come catalizzatore di una nuova coscienza, non egoica e non mentale, momenti di risveglio e silenzio che si rivelano efficaci sia per la soluzione dei problemi esistenziali, sia per favorire un radicale cambiamento della prospettiva da cui si guarda se stessi e la vita. Non si tratta di un'altra delle numerose "tecniche alternative" che, se usate a esclusivo sostegno dell'io  possono favorire la fuga dalla realtà.

Presupposto della pratica Transpersonale è la consapevolezza che l'io come entità indipendente, dotata di natura propria, è un'illusione creata dalla mente. La Consapevolezza è il substrato, sempre presente, di ogni fenomeno, il nostro vero Sé. Nel Sé ritroviamo la chiarezza percettiva dell'eterno presente. Risiedere nella consapevolezza comporta la spontanea resa a un "potere" che non appartiene al pensiero, ed è quel potere che ci conduce a diventare servitori della vita lungo il sentiero dell'autorealizzazione.

Il potere del respiro ci conduce oltre le parole al sentire immediato e al risveglio.

Chi non l’ha provato farà fatica a crederlo, ma se un individuo, comodamente sdraiato, s'impegna a respirare con atteggiamento mentale opportuno (attento e pronto ad accogliere passivamente qualunque sensazione o pensiero si manifesti) in modo circolare, ininterrotto, abbastanza intenso e profondo per un certo tempo, (ed è disposto a lasciarsi andare all'esperienza ed eventualmente attraversare momenti di iperventilazione sino a che i sintomi della stessa non scompaiono), si troverà di fronte a sensazioni inaspettate e intense.

Gli accadrà di attraversare diverse fasi e una vasta gamma di sensazioni fisiche, emotive, mentali sino a sconfinare a volte in dimensioni di autentico risveglio alla coscienza dei cosiddetti stati "Transpersonali". 

Durante un ciclo respiratorio possono emergere in modo spontaneo sensazioni profonde, eventualmente dolorose, come il ricordo di traumi dimenticati, emozioni represse o blocchi bioenergetici. Appena si prende coscienza di queste sensazioni e si permette loro di emergere, esse si dissolvono in un'autentica catarsi liberatoria lasciando spazio a sensazioni di profondo sollievo. Alla fine di un ciclo di respirazione intensa ci sono momenti di grande rilassamento ed emergono spontanei profondi stati meditativi. Questo accade a individui che non hanno precedenti esperienze con la meditazione. Solo in seguito essi si rendono conto che quello stato di profonda consapevolezza senza pensieri, quella serenità senza confini e senza oggetti sorta spontaneamente, è proprio lo stato di coscienza che numerosi meditanti cercano invano, nel loro sforzo di meditare. Questi stati di serenità hanno effetti benefici e duraturi sulla salute e nello stesso tempo sono la porta d'accesso al cammino di trasformazione della coscienza. Dopo il confronto interiore, a volte burrascoso, delle fasi di catarsi non è raro che il soggetto sensibile, nella fase di pacificazione del respiro sperimenti questi stati profondi che lo avvicinano all’essenza dell’Essere, quando l’attenzione va oltre gli oggetti percepiti per sprofondare nel Sé senza forma, per riunirsi alla sorgente del sentire, alla paradossale realtà della Coscienza, nella sua assoluta trascendenza e immanenza.

L'immedesimazione nel Sé cosciente è del tutto indescrivibile in quanto il Sé non è mai "oggetto", qualcosa che possa esser visto, bensì è sempre "soggetto", come testimone senza forma del vedere. Qualunque cosa appaia non è il mio vero Sé, il testimone, il vuoto senza confini in cui le immagini e le sensazioni appaiono, sempre libero da macchia come uno specchio limpido.

L'esperienza del Sé porta oltre la nevrosi dell’io separato in uno stato in cui cessano la lotta e il conflitto, il bisogno di illuminazione e di cambiamento.

Il risveglio della coscienza conduce all'esperienza immediata e non concettuale dell'Unità, che è l’essenza delle tradizioni sapienziali dell’Oriente, in particolare dell'Advaita Vedanta.

Troviamo insegnamenti simili nel Kundalini Yoga, nel Tantrismo, nel Buddhismo Mahayana e nello Zen, e sono riferimenti fondamentali Maestri come Ramana Maharsi, Nisargadatta Maharaj, Jiddu Krishnamurti, Aurobindo.  La Psicologia Transpersonale, il lavoro di Ken Wilber, di Stanislav Grof e molti altri studiosi di fama internazionale, presentano un approccio moderno a queste dimensioni interiori. In questi anni anche la Fisica Quantistica e i nuovi paradigmi scientifici confermano queste prospettive, e considerano fondamentale il mistero della Coscienza spingendo i ricercatori a osservare con rinnovata attenzione le tradizioni dell'Oriente.

A certe realizzazioni interiori si giunge dopo aver attraversato diverse fasi di risveglio della consapevolezza, e sono necessarie delle pratiche opportune, ed è necessario lo studio e spesso anche il supporto di insegnati preparati. Tuttavia le fasi e i livelli possono dissolversi istantaneamente con la presa di coscienza immediata della natura dell'io e il riconoscimento del Sé negli stati di assorbimento e silenzio mentale, in cui si trascendono le categorie del pensiero nel sentire profondo, uno stato non può essere confuso con le fantasie del pensiero, con le esperienze estatiche della mente emotiva che si autosuggestiona.

L'aspetto tecnico del metodo è semplicissimo, poiché consiste principalmente nel seguire intuitivamente il mutevole andamento del respiro secondo il suo naturale svolgersi durante un ciclo di respirazione circolare e profonda. La difficoltà consiste proprio nell'estrema semplicità, di ascoltare e seguire le sensazioni, osservare i movimenti del pensiero, senza farsi imprigionare dai giochi della mente. Per questo è necessario un setting rassicurante che offra un'appropriata direzione all'attenzione e faciliti nel soggetto un atteggiamento attivo per quanto riguarda la respirazione e passivo per quanto riguarda tutto ciò che emerge, senza che vi sia alcun tipo d'influenza o manipolazione, né direzione specifica a priori da parte dell'operatore.

La pratica del respiro favorisce questa condizione di silenzio interiore che conduce all'intuizione e alla sintonia con il presente. L'attenzione equanime ai processi attivati dal respiro intenso è la via più facile per l'accesso a questa modalità del sentire. Ci sono soggetti per cui tale abbandono è più difficile, e altri che lo realizzano immediatamente, c'è chi giunge a cogliere dimensioni profonde e sottili sin dalla prima seduta, e c'è chi per un certo tempo si confronta principalmente con sensazioni fisiche ed emotive. L'unica direzione della prospettiva Transpersonale è verso l’essenza, oltre le immagini, i concetti e i pensieri, che tuttavia sono accolti con un atteggiamento di resa consapevole.

Quando si entra in contatto con questo sentire profondo, le idee filosofiche che ci apparivano astratte diventano verità evidenti e lampi di intuizione dissolvono i nodi mentali. Da questa prospettiva le esperienze dei mistici e le dimensioni spirituali descritte nei testi classici ci appaiono in una nuova luce e sono spesso conferme e chiarificazioni del nostro vissuto. Gli antichi insegnamenti, attraverso la comprensione intuitiva del loro simbolismo e liberi dagli aspetti dogmatici in cui erano avvolti, ci appaiono coerenti e integrabili con il nostro sentire quotidiano e con il pensiero moderno.

La percezione non dualista ("One taste" come direbbe Ken Wilber) e l'intuizione del nostro vero Io, il Sé non diviso, coscienza unificante e trascendente, è un fenomeno che interessa l'intera umanità, e appartiene all'emergente Nuovo Piano di Coscienza, che interessa già il 2% della popolazione mondiale, e che secondo gli studiosi, è in continuo aumento.

Questa consapevolezza non divisa non è qualcosa che si possa cercare con l'ausilio del pensiero poiché si trova oltre le dinamiche del pensiero e per questo non ha nulla a che fare con il cosiddetto pensiero positivo. Se riusciamo a intuire con chiarezza il meccanismo auto-frustrante causato dall'identificazione con l'io vediamo che ci sono vie d’uscita dalla sofferenza e dal conflitto interiore.

Da secoli un filo d’oro unisce quelli che hanno trovato e cercato di trasmettere il sentiero della Liberazione e cercherò di comunicare alcuni aspetti essenziali di questa Filosofia Perenne, nell'ambito delle nuove terapie.

Una delle cause del conflitto interiore è la pretesa dell’uomo di cogliere gli aspetti piacevoli della vita senza confrontarsi con quelli dolorosi e dall'incapacità di riconoscere che gli opposti amore-odio, piacere-dolore, bene-male, passione-distacco, interno-esterno, inspirazione-espirazione, sistole-diastole, yin-yang, alto-basso, vita-morte, ecc., sono interdipendenti e indissolubili. Tutto è pulsazione e vibrazione, non c’è onda che non abbia una cresta e una valle, né esiste un "interno" in assenza di un "esterno, e che, ovviamente, la scala che scende e la scala che sale sono la stessa scala.

L’"io" cerca il piacere e fugge il dolore e in questo perenne sforzo verso una meta irraggiungibile crea ulteriore sofferenza e ansia. Ma pochi si domandano che cosa sia questo "io" da cui sorgono tutti i problemi, convinti che il mondo che percepiscono sia obiettivo e separato da loro e l'io un'entità indipendente.

Sia gli antichi filosofi del Perenne, sia gli studi più avanzati della Psicologia sono concordi nel riconoscere che il problema essenziale dell'uomo è questa falsa prospettiva della mente. Il problema nasce con l’identificazione nell'"io", un fantasma creato da ricordi e pensieri, che presume di essere un'entità obiettiva, in grado di dirigere le cose a piacimento, un "io" che continua a cercare stabilità mentre si trasforma come il gorgo in un torrente secondo le mutevoli correnti delle acque. Un "io" che vuol trovare se stesso, quando è chiaro che non si può trovare "ciò che siamo" come fosse un "oggetto", con questo atteggiamento siamo divisi in due: il "cercatore" e il "cercato". Chi trova chi? Ciò che siamo veramente è il "soggetto" che non può essere ridotto a oggetto della mente. Molti nella loro ricerca invero, perdono di vista che si cerca colui che sta cercando.

La prospettiva di un "io" autonomo e indipendente è in perenne conflitto con il fluire spontaneo della vita e ostacola la semplice consapevolezza momento per momento di una mente serena che per sua natura può essere trasparente come uno specchio.

La presenza mentale, non dominata dai condizionamenti del passato e da aspettative per il futuro, dai desideri e dalle paure, offre la chiarezza del sentire profondo oltre le maschere delle personalità, e ci permette di amare la vita e fluire con essa.

La presenza mentale cui mi riferisco si manifesta in quei momenti di "grazia" in cui l’"io" si dissolve e siamo davvero di fronte alla Realtà non filtrata dal pensiero e dal ricordo, quei momenti, appunto, in cui si riconosce la prigione dell’illusione spazio-temporale della mente ordinaria e si percepisce l'attimo eterno.

L’io separato non sa arrendersi, né all’anima, né a quell’intelligenza-saggezza frutto di millenni di evoluzione, che guida miliardi di miliardi di cellule, di neuroni, di geni e di cromosomi che ci determinano, un incommensurabile numero di atomi, antichi miliardi d’anni che formano molecole che formano cellule... in armonia con leggi sconosciute del cosmo. Non riconosce che percepiamo ciò che i sensi ci offrono attraverso una coscienza di cui non conosciamo l'origine.

Universi di cellule guidati dalla vita svolgono compiti su cui noi non abbiamo alcuna padronanza, come non sappiamo far battere il cuore, far crescere unghie e capelli, né mantenere il corpo a circa trentasette gradi. 

Tutto avviene spontaneamente tramite una forza intelligente che è la Vita nella sua forma visibile e invisibile e paradossalmente, è il vero "noi stessi", perché siamo la vita che si manifesta, appena smettiamo di identificarci con la maschera dell'io sociale e superiamo i dualismi che la mente crea.

L’io personale nella sua peculiarità di "fiore unico" quando si manifesta spontaneamente in sintonia con la coscienza è espressione di questa forza e non è l’"io" immaginario creato dalla mente condizionata. Si esprime nella vita quotidiana in un agire spontaneo e libero, in armonia con la natura.

I neuroscienziati scoprono che quando abbiamo l’impressione di fare una scelta "volontaria", in vero il nostro cervello ha già fatto la scelta da diversi millisecondi. Il cervello funziona e pensa correttamente secondo quanto il momento richiede senza che "noi si debba pensare di pensare", quindi dovremmo arrenderci alla vita, mentre generalmente cerchiamo di dirigere verso mete illusorie la corrente che ci trasporta, annaspando invece di valerci della sua forza.

L’ispirazione viene dal silenzio, se ascoltiamo e osserviamo senza pregiudizi, sentiamo la vita impersonale fluire in noi, e in questa consapevolezza si manifesta la resa delle dell'io. Troviamo chiarezza e guida nella semplicità di essere ciò che siamo, ma di solito siamo ipnotizzati dai pensieri e non riconosciamo che quell’io che consideriamo il "pensatore dei pensieri" con il suo bagaglio di condizionamenti è esso stesso un pensiero ed è proprio questo "io" immaginario la radice della divisione e del conflitto.

Attribuiamo invece al nostro presunto io, la capacità di dirigere la vita stessa e controllare il mondo, i sentimenti e le relazioni. E’ chiaro che con questa prospettiva ci troveremo spesso di fronte a delusioni, frustrazioni e a compiti impossibili e tutto è vissuto con un deciso sentore d’irrealtà che genera insicurezza.
"Poiché le nostre mire non sono alte ma illusorie, i nostri problemi non sono difficili bensì privi di senso" scriveva Wittgenstein.
Invece di riconoscere la natura del conflitto che nasce dall’ego, un fantasma del pensiero che vuol apparire reale, programmato da giochi infantili, complessi materni ed egoismo narcisista, si cerca di ottenere ciò che l’ego pretende, persino l’illuminazione.

Invece di riconoscere con chiarezza la confusione e mettere ordine in sé, discriminando tra realtà e illusione, tra il mondo delle parole e il mondo reale, si cerca la felicità al di fuori.
Krishnamurti ha osservato che, il fatto stesso di meditare, mette ordine nell’attività di pensiero senza l’intervento della volontà, della scelta o della decisione o di alcun’altra azione di colui che pensa. Nel momento in cui si stabilisce quell’ordine, il rumore e il caos, che sono la fonte abituale della nostra coscienza, si estinguono e la mente diventa generalmente silenziosa (il pensiero non nasce che quando è necessario, poi si ferma fino a che non è di nuovo necessario). In quel silenzio Krishnamurti dice che si produce qualcosa di nuovo e creativo, che non può essere tradotto a parole, ma che è di uno straordinario significato per l’insieme della nostra vita. Così non tenta di comunicarlo a parole, ma domanda a coloro che sono interessati a questo, di esplorare il problema della meditazione direttamente da se stessi prestando un’attenzione vera alla natura del pensiero. Senza provare ad approfondire il problema della meditazione, si può dire che la meditazione, nel senso che le dà Krishnamurti, può mettere ordine in ogni nostra attività mentale e questo può essere un fattore chiave, suscettibile di mettere fine all’afflizione, al malessere, al caos e alla confusione che sono da sempre lo scotto dell’umanità e che continuano a esserlo senza prospettiva di cambiamento in un prossimo avvenire.
D. Bhom, Nobel della Fisica

Non è patologico soffrire per la perdita di una persona cara, per una delusione d’amore, un tradimento, per una malattia fisica, per un tracollo economico o per gli acciacchi della vecchiaia, e nella vita sono cose che capitano.

Nessun metodo può liberarci dalla condizione umana, ma l’uomo ha a disposizione modi diversi di confrontarsi con la vita. Può lasciarsi trascinare dalla ricerca del piacere cercando di ottenerne ad ogni costo l’appagamento, ma l’attaccamento a ciò che è transitorio comporta sofferenza e le cose non vanno sempre come vorremmo. Può scegliere la via dello Yoga, dell’unione con la radice della coscienza e ritirandosi dal mondo trovare la pace interiore attraverso il distacco e il controllo mentale e la disciplina, ma se questo non è nella sua natura gli sarà impossibile staccarsi dai desideri per quanti sforzi faccia. Una via diversa è quella in cui, cosciente della natura illusoria dell’io separato, può vivere pienamente nel mondo, senza esserne schiavo e partecipare alla vita come ad una rappresentazione in spontanea armonia, guidato dalla sintonia con il qui e ora. Gli aspetti dolorosi dell’esistenza da questa prospettiva sono speculari ai piaceri e fanno parte del gioco cosmico di luce e ombra e possono essere vissuti come insegnamenti. C’è un modo responsabile e saggio di affrontare i momenti difficili e mantenere l’equilibrio anche quando il mare è tempestoso. Ma questo raggiungimento come abbiamo più volte ripetuto è una specie di risveglio della coscienza e non riguarda parole e concetti che si possono ripetere anche "dormendo". Anche nello Zen si usano le parole per comunicare l’inesprimibile, ma l’esempio del "dito che indica la luna" ci ricorda che non ci si deve soffermare sul dito (le parole) bensì andare a ciò che è indicato. Alan Watts aggiungeva che, soprattutto, non dobbiamo limitarci a succhiare il dito in cerca di consolazione.

Il Rebirthing Transpersonale dissolve le illusioni dell’io e offre una via per un liberatorio contatto con se stessi, e si dimostra adatto all’uomo moderno che non intende ritirarsi dall’arena del mondo e nello stesso tempo comprende che per vivere bene e attingere ai potenziali interiori deve perseguire un cammino di autoconoscenza e di autotrascendenza.

Filippo Falzoni Gallerani


Note e frammenti:

La Psicologia Transpersonale è quell'area della scienza psicologica che affronta lo sviluppo degli aspetti migliori dell'individuo. E' detta "Transpersonale" perché indirizzata a qualcosa che va oltre all'io e trascende l'atteggiamento egocentrico e l'identificazione esclusiva con la personalità e l'io sociale. Una psicologia che non focalizza la sua attenzione esclusivamente sulla patologia, ma che riconosce la parte sana e della mente e il suo potenziale attraverso i sentieri che conducono alla liberazione, alla felicità, alla realizzazione di sé, all'esperienza cioè della sacralità e bellezza di una vita pienamente vissuta.

Per la Filosofia Perenne è fondamentale l'idea che l'essere umano vive una realtà che si manifesta su diversi livelli o piani, e che ciascun livello può essere integrato e trasceso sino al ricongiungimento con l'Uno, la Coscienza Cosmica, l'esperienza del Divino nell'uomo e dell'Unità della Vita. Le tradizioni tramandano numerose mappe di questi livelli di sviluppo, per semplicità possono essere riassunti in corpo, mente, anima e Spirito. Con gli "occhi della carne" vediamo gli oggetti materiali, con gli "occhi della mente" vediamo i concetti, le idee e le teorie, con gli "occhi dell'anima" percepiamo i mondi "sottili", e con gli occhi della contemplazione c'immedesimiamo nell'essenza della coscienza: il substrato incontaminato in cui sorgono e svaniscono tutti i fenomeni.

Gli insegnamenti di saggezza non dualista si sono sviluppati sistematicamente in Oriente soprattutto nei secoli tra il 700 e il 1000 d.C. Il Vedanta (fine dei Veda) è la più profonda e limpida sintesi di tutti i Veda e ne contiene l'essenza. Questi testi non trattano di riti, dei miti o della saggezza popolare, l'Advaita Vedanta (Advaita = non duale) è una lucida analisi filosofica della natura essenziale del Sé e della Coscienza come substrato di ogni fenomeno: queste speculazioni possono indurre a sperimentare direttamente la natura non duale della Coscienza e del Cosmo, l’Unità dell’anima con Dio, dell’Atman con Brahman... l’Unità della Vita. I concetti fondamentali delle Upanishad sono d'estrema importanza per comprendere l'essenza e la profondità dell'Induismo, ci offrono, attualissime riflessioni che anche la mente più concreta non potrà fare a meno di apprezzare.

In questi anni di materialismo e frammentazione è di certo importante un metodo che ci riconduca all'esperienza all'anima e allo Spirito nato da una prospettiva moderna e laica, adatta all'epoca del computer, che nasce parallelamente agli sviluppi delle nuove scienze che sfidano le concezioni tradizionali della realtà.

Anche in Occidente ci sono stati grandi mistici che hanno descritto esperienze di unione con il divino e stati non duali; tra essi il più noto è Maestro Eckhart la cui opera presenta straordinarie simmetrie con l'Advaita, che scrisse:
"Dovrai conoscere Dio direttamente, senza ricorrere ad alcuna immagine e senza attribuirgli sembianza alcuna. Finché l'io ed Egli, vale a dire, Dio e l'anima, non costituiscono un solo qui e un solo ora, l'Io non può operare, né essere una cosa sola, con Lui."
"Dio non è da nessuna parte. Non è né qui né là; non è nel tempo e non è nel luogo."
"L’occhio con cui vedo Dio è lo stesso con cui Dio vede me."
Ken Wilber, definito "il tanto atteso Einstein delle ricerche sulla coscienza" dice della Psicologia Transpersonale:  
"Lo scopo della Psicologia Transpersonale è quello d’offrire una presentazione psicologica della Filosofia Perenne e della Grande Catena dell'Essere, completamente riadattata e inserita nelle moderne scoperte e ricerche scientifiche. Essa riconosce pienamente e incorpora le scoperte della moderna psichiatria, del comportamentismo e della psicologia evolutiva, ma aggiunge, quando necessario, le ulteriori intuizioni ed esperienze delle dimensioni esistenziali e spirituali dell'essere umano".
"In questi anni un crescente scambio tra le scuole più avanzate della psicologia dell’antropologia e persino della Fisica (che studiando la materia è giunta a dimensioni che implicano una riconcettualizzazione olistica, in cui coscienza, energia e materia sono aspetti della stessa indivisibile unità), ha portato a una riscoperta e a una meritata valutazione delle scuole di autoconoscenza e saggezza che l’Oriente, e l’India in particolare, hanno da offrirci."
Con le ricerche in campo transpersonale, si sono aperti orizzonti straordinari del potenziale dell'anima umana, e si è costatato che il contatto con il Sé libera gli individui dalla sofferenza mentale e facilita lo sviluppo dell'emergente Nuovo Piano di Coscienza.

Il Rebirthing Transpersonale, è un efficace catalizzatore di questo risveglio coscienziale.

Il Rebirthing è stato diffuso negli USA negli anni 70, anche se le sue origini sono molto antiche e collegate al Pranayama del Kundalini Yoga e ad antiche pratiche del Taoismo. In Italia questa tecnica è stata sviluppata come metodo specifico in linea con i principi della Psicologia Transpersonale dal Dott. Filippo Falzoni Gallerani.

Il dott. Filippo Falzoni Gallerani si è interessato della ricerca interiore sin da ragazzo ed ha esperienza diretta con Maestri realizzati. In numerosi viaggi, (una trentina di prolungati soggiorni nella sola India) e studi in prestigiose Università Americane, ha approfondito la sua ricerca che lo ha condotto ad una sintesi tra le conoscenze scientifiche e la saggezza orientale in linea con i principi delle più avanzate correnti della Psicologia Transpersonale.

E' autore di: "IL RESPIRO DELL'ANIMA" (Armenia 1991) riedito nel 2004 con il titolo "La FORZA di GUARIGIONE del RESPIRO", di "REBIRTHING TRANSPERSONALE" (Rusconi 1996). Ha pubblicato privatamente nel 2005 "L'IO TRASPARENTE" (due volumi, circa 1000 pagine), e nel 2008 "LA SAGGEZZA NON DUALISTA" con traduzioni inedite di brani tratti dalle Upanishad.

Il Rebirthing applicato dalla scuola Transpersonale, si è rivelato un metodo attraverso il quale si può ottenere un rapido processo d'autoguarigione e risveglio per la soluzione di molti disturbi come l'ansia, la depressione e, in particolare, degli attacchi di panico.

Nessuna mucca sacra sopravvive alla realizzazione del non concettuale, e la propria realizzazione diventa indipendente da qualunque insegnamento o credo. Si riconosce che ciò che realmente siamo è oltre a qualunque categoria, incluse tutte le categorie spirituali. Si realizza che la Realtà non è una descrizione, e che ogni descrizione, ogni insegnamento, per quanto utile ed accurato, manca in sé di Realtà. Si riconosce l'unicità della propria realizzazione senza bisogno di confrontarla con altri, e si apprezzano le differenze tra i diversi insegnamenti senza bisogno di aderirvi. La realizzazione è andata oltre le categorie concettuali e infine oltre i confronti e le valutazioni. Non si crede in nulla e non si aderisce ad alcun credo o religione come finale e definitiva. Si diventa eretici universali, abbracciando tutto e, nello stesso tempo, liberi da tutto. - Almaas
 I geni religiosi di tutti i tempi risentono di questa religiosità cosmica, che non conosce né dogmi né Dei concepiti secondo l’immagine dell’uomo. Non vi è perciò alcuna Chiesa che basi il suo insegnamento fondamentale sulla religione cosmica. Accade di conseguenza che è precisamente fra gli eretici di tutti i tempi che troviamo uomini penetrati di questa religiosità superiore… considerati più spesso come atei, ma sovente anche come santi.-Albert Einstein
Non può essere detto vuoto, né non-vuoto,
Né entrambe le cose, né nessuna delle due;
Tuttavia, per indicarlo, Lo si chiama "Vuoto". -Saggezza Buddhista
Il Sé ha la natura della pace e dell'assenza di pace. Nulla esiste oltre il Sé. Il sé individuale è il Sé supremo. È pieno di consapevolezza. È il Sé Uno. È il Sé di singola natura. È il sé molteplice. È senza un sé.Il Sé ha la natura del liberato e del non liberato. È privo di liberazione e di non liberazione. Nulla esiste oltre al Sé. Il Sé ha la natura del duale e del non-duale, e nello stesso tempo è separato dalla dualità e dalla non-dualità. Il Sé di ogni cosa è separato da tutto. Nulla esiste oltre al Sé. - Ribhu Gita (Upanishad)
Quando i seguaci dello Zen non riescono ad andare al di là del mondo dei loro sensi e pensieri, tutte le loro azioni e movimenti non hanno importanza alcuna. Ma quando i sensi e i pensieri sono annichiliti, tutte le vie d'accesso allo Spirito Universale sono bloccate e nessun ingresso è possibile. Lo Spirito originale si riconosce insieme all'operare dei sensi e dei pensieri, solo che non appartiene a loro e tuttavia non è indipendente da loro. Non costruite le vostre teorie in base ai vostri sensi e pensieri, non basate la vostra intelligenza sui vostri sensi e pensieri ma, al tempo stesso, non cercate lo Spirito lontano dai vostri sensi e pensieri, e non cercate di afferrare la realtà ripudiando i vostri sensi e pensieri. Quando non siete né attaccati a essi, né distaccati, allora voi godete la libertà perfetta senza ostacoli, allora avete la vostra sede nell'illuminazione. - Huang Po'
 Tutto non è altro che il Sé. Non esiste vicinanza né distanza, come posso dire una cosa senza negarne un'altra? Questa è l'unica sostanza degli insegnamenti vedici, l'essenza di tutto il conoscere del sentire. Per mia natura io sono il Sé senza forma che vive in ogni cosa. - Avadhoota Gita
Ricordati che solo tu risiedi sempre in tutte le cose. Quando dici di meditare mediti su qualcos'altro da te stesso dividendo l'indivisibile? Puoi tu farlo? Tu non sei mai nato, non sei mai morto, non sei mai stato il corpo. I Veda dichiarano in molti modi che lo spirito nella sua gloria è tutto. - Avadhoota Gita
 Io stesso sono gioia e null’altro. Io stesso sono Coscienza senza mutamenti. Io sono ovunque. Io sono Brahman solo. Io sono il Sé che è Brahman solo. Sono solo una massa di pura Coscienza. Sono la sola Essenza indivisa esistente. Io sono Brahman solo. Io sono esclusivamente della natura della Conoscenza. Sono della natura che esiste di per sé. Sono la sola essenza esistente completa. Io sono Brahman solo. - Ribhu Gita

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