martedì 23 giugno 2015

Tantra Kunje Gyalpo

 
Estratti dal Tantra Kunje Gyalpo
Buddhismo Dzogchen – “Advaita” tibetano

Il modo di vedere della grande completezza su cui non occorre meditare è la qualità della coscienza creatrice di tutto. A causa di questa grande qualità della coscienza illuminata non è necessaria l'ascesi tramite lo sforzo della realizzazione. Poiché essa non ha cause e condizioni non occorre ricercarla.
 
Lo stato della meta non deve essere ottenuto da qualcun altro. La vera natura della realtà è sè stessi, perciò non è necessario praticare la meditazione. Siccome i fenomeni sono non nati, non c'è antidoto per farli cessare. Non si presti attenzione a qualcos'altro. Non si ricerchi il luogo della meditazione. Chi medita su di me non mi incontrerà proprio a causa della meditazione. 

Poiché la realtà che si manifesta sono io, non sorge sofferenza e non è necessario rifiutare nulla. Essendo spontaneo, non nasco né muoioi, perciò non è necessario far cessare le funzioni sensoriali e mentali, affinchè si interrompa la catena di cause che incomincia con l'ignoranza. (XLV)

Non ci sono vie graduali per accedere a me: siccome il sentire spontaneo è completo in un attimo, lo si raggiunge rimanendo nel proprio stato naturale, senza percorrere una via. (LXIV)

Ora spiego la dottrina definitiva sulla Realtà Assoluta. Essa non è qualcosa che il sovrano del sapere possa conoscere e spiegare. Non è qualcosa su cui ci si possa fissare; non è un oggetto dell'immaginazione. Non è concettualizzabile; è per natura al di là dei giudizi. Non la si può meditare con la concentrazione; è svincolata dalla mente. Il desiderio è assente, perciò non è un frutto da cogliere. 

Chi dimora nella realtà così com'è, senza giudicare, arriva all'illuminazione senza aver percorso una via. Egli scopre il sentire spontaneo senza aver esercitato la consapevolezza. Le sue azioni di potere sono compiute naturalmente senza ricercarle. Egli è per natura puro senza dover osservare regole. 

Nella realtà così com'è gli oggetti e i sensi sono chiari, i Buddha e gli esseri ordinari non sono percepiti come differenti; si sente che tutto è uno nella realtà così com'è. Non c'è unità né pluralità nella realtà così com'è. Riguardo alla matrice che non è mai nata, come si può esprimere un'opinione ? (XXXIII)


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