venerdì 28 agosto 2015

Creazione e Gestione dell'Ambiente Antropico

'città fantasma' cinese

Quegli agglomerati abitativi ad alta densità denominati città, connotano da millenni un paesaggio un tempo naturale. L’aggregazione in nuclei di condensazione massivi e stabili è una prerogativa dell’essere umano e degli insetti. Il tessuto urbano è ciò che più si avvicina al concetto di artificialità, di distanza dallo stato naturale.

Le città rappresentano perfettamente la struttura sociale che le ha prodotte ed abitate. Ad ogni mattone posato, corrispondono infatti equilibri sociali, che rispecchiano la composizione ed i rapporti di interazione tra i diversi strati della popolazione e le elite che tutto controllano e gestiscono.
 
UR
 
L’urbanistica però, da sempre, è appannaggio delle elite di potere che dispongono gli assi viari, la posizione degli edifici più importanti e le caratteristiche di massima che dovranno avere gli edifici popolari (norme tecniche di attuazione). La distribuzione urbanistica risponde a precise esigenze di controllo e gestione della plebe. Dall’impostazione progettuale della città di Ur (da cui deriva probabilmente la parola urbs e quindi urbanistica) alle moderne megalopoli, anche la toponomastica è un appannaggio delle elite.

Un aspetto del contemporaneo davvero sorprendente è la costruzione delle cosiddette ‘città fantasma’, grandi agglomerati urbani definiti fin nei dettagli, ma disabitate oppure percorse da sparute pattuglie di sicurezza e pochi addetti alla manutenzione.
 
la città nuova di Kilamba (Angola)
 
Ne sono sorte decine in Cina ed anche in Africa, in zone disabitate e semidesertiche. Tali zone, prive spesso di un corso d’acqua naturale, erano rigettate dagli antichi urbanisti perché prive dei requisiti igienico sanitari ritenuti necessari. La pianificazione urbanistica dell’antichità era inoltre assoggettata alle conoscenze astronomiche ed alle esigenze ritualistiche basate su di un codice magico esoterico. Leggendo però alcuni testi, scopriamo come anche le pianificazioni più recenti rispondono a tali requisiti, probabilmente gli stessi delle ere più remote.
 
 
Ciò verrebbe a sostegno delle tesi espresse da Diego Marin nei suoi libri, in cui traccia le storie millenarie di alcuni gruppi di sangue (la confraternita dell’occhio che tutto vede, il serpente rosso, il Sangreal) che nascondendosi dietro una religione, dei gruppi di potere od uno stato intero, impongono i loro voleri alle genti del pianeta.

I lavori di Marin sono un susseguirsi quasi concitato di dati (attendibili), persone, fatti ed opinioni che inseguono queste genie funeste dai tempi biblici (ed anche prima in verità) sino ad oggi. Le ipotesi di Marin sono condivisibili? Senz’altro. La confraternita del ‘Monocolo’ impera nell’era presente e, immaginiamo, sia prossimo il suo disvelamento definitivo. La sua simbologia infatti campeggia in molti settori dell’informazione, dell’intrattenimento (che poi sono la stessa cosa) e delle corporazioni.

Viviamo quindi in costrutti artificiali frutto di attenta pianificazione. Nulla accade per caso in questi contesti inquinati. La struttura del nostro pensiero e della nostra memoria è profondamente influenzata dal contesto ambientale in cui viviamo e questo i confratelli lo sanno molto bene. L’influsso della confraternita prosegue il suo corso indifferente a tutto e tutti. Come fermarli? Cosa accadrebbe se li fermassimo?
 
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