mercoledì 30 settembre 2015

Biofotoni: il corpo emette, comunica ed è fatto di luce

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La scienza si trova sempre più in accordo con la poesia dell’esperienza umana diretta: siamo molto più che un semplice ammasso di atomi e di molecole che formano il nostro corpo fisico, siamo anche degli esseri fatti di luce. I biofotoni vengono emessi dal corpo umano, possono essere rilasciati attraverso l’intenzione mentale e possono modulare dei processi fondamentali nella comunicazione tra cellule e con il DNA.

Se consideriamo che  che la nostra esistenza terrena è in parte resa possibile dalla luce del sole e richiede la continua assunzione di luce condensata (sotto forma di cibo), potrebbe non suonare così assurdo che i nostri corpi producono luce!

Il corpo umano infatti emette biofotoni, conosciuti anche come emissioni di fotoni ultra-deboli (UPE), con un grado di visibilità 1000 volte inferiore alla sensibilità del nostro occhio. Anche se non sono visibili a noi, queste particelle di luce (o onde, dipende da come vengono misurate) sono parte dello spettro elettromagnetico visibile (380-780 nm) e sono percettibili grazie a moderni e sofisticati strumenti.

COSA SONO I BIOFOTONI?
Parlando in maniera tecnica il biofotone è una particella elementare o un quanto di luce di origine non termica nello spettro visibile e in quello ultravioletto emesso da un sistema biologico. Si pensa che vengano prodotti come il risultato del metabolismo energetico all’interno delle nostre cellule o, più formalmente, “un sottoprodotto delle reazioni biochimiche nelle quali vengono prodotte delle molecole eccitate da processi bioenergetici”. [2]

LE NOSTRE CELLULE E IL DNA USANO I BIOFOTONI PER IMMAGAZZINARE E COMUNICARE INFORMAZIONI
Apparentemente i biofotoni vengono usati dalle cellule di molti organismi viventi per comunicare, il che facilita il trasferimento di energia o informazioni che è di molti ordini di magnitudine più veloce rispetto alla diffusione chimica. Secondo uno studio del 2010
Le comunicazioni tra le cellule grazie ai biofotoni sono state dimostrate avvenire nelle piante, nei batteri, nei granulociti neutrofili animali e nelle cellule dei reni” [3]. I ricercatori sono stati in grado di dimostrare che “… stimolazioni con diversi spettri luminosi (infrarossi, rosso, giallo, blu, verde e bianco) a un capo di un nervo motore si trasformavano in un significativo aumento nell’attività biofotonica all’altro capo“. I ricercatori interpretano questo risultato per suggerire che “la stimolazione luminosa può generare biofotoni che vengono  condotti dalle fibre neurali come segnali di comunicazione neurale”.
Anche scendendo a livello molecolare nel nostro genoma, il DNA può essere identificato come una fonte di emissione di biofotoni. Un autore propone la tesi che il DNA sia così strettamente legato ai biofotoni che possiede delle proprietà simile al laser, il che gli permette di avere una stabilità anche se si trova lontano dalla soglia di equilibrio termico.[4]

LA MEDITAZIONE E LE ERBE CAMBIANO L’EMISSIONI DI BIOFOTONI
La ricerca ha scoperto che c’è una differenza di emissioni di biofotoni mediata dallo stress ossidativo tra meditatori e non meditatori.

Chi medita regolarmente tende ad avere emissioni più basse di fotoni ultra-deboli (UPE), il che potrebbe essere il risultato di un minore livello di radicali liberi nei loro organismi. In uno studio clinico che coinvolgeva praticanti di meditazione trascendentale i ricercatori hanno scoperto che i livelli più bassi di emissione di biofotoni si potevano osservare in due soggetti che meditavano regolarmente. L’analisi dello spettro nell’ emissione UPE suggerisce che l’emissione di biofotoni è probabilmente un riflesso delle reazioni ai radicali liberi in un sistema vivente. È stato documentato che vari cambiamenti fiosiologici e biochimici seguono le pratiche di meditazione a lungo termine e si desume che questa possa avere un certo impatto sull’attività dei radicali liberi. [5].

La Rodiola, un’erba molto conosciuta per il suo uso nella riduzione dello stress  (con notevoli diminuzioni del livello di cortisolo), ha rivelato ridurre durante un test clinico i livelli di biofotoni emessi da un soggetto umano. Uno studio pubblicato nel 2009 nel giornale di ricerca fitoterapeutica ha scoperto che coloro che assumevano questa erba per una settimana avevano delle diminuzioni significative nell’emissione di biofotoni paragonati al gruppo placebo. [6]

L’INTENZIONE È UNA FORZA VIVENTE E SI ESPRIME COME LUCE
Anche la stessa intenzione umana potrebbe avere una base empirica nella tesi dei biofotoni. Un recente commento pubblicato nella rivista Investigacion Clinica intitolato “Evidenze sul potere dell’intenzione” sottolinea questa connessione:
“L’intenzione è definita come un pensiero diretto per compiere una determinata azione. I penseri con un certo scopo possono influenzare oggetti inanimati e praticamente ogni essere vivente, dagli organismi unicellulari agli esseri umani. L’emissione di particelle di luce (biofotoni) sembra essere il meccanismo attraverso il quale l’intenzione produce il suo effetto. Ogni essere vivente emette una corrente costante di biofotoni per inviare sengnali istantanei da una parte del corpo all’altra o all’esterno. I biofotoni sono immagazzinati nel DNA. Quando il corpo è malato si producono dei cambiamenti nell’emissione di biofotoni. Le intenzioni dirette si manifestano come un’energia elettrica e magnetica che produce un flusso ordinato di fotoni. Le nostre intenzioni sembrano operare come frequenze altamente coerenti capaci di cambiare la struttura molecolare della materia. Casi di guarigioni spontanee o a distanza di pazienti gravemente malati rappresentano casi di intenzioni eccezionalmente forti. L’intenzione di guarire della persona malata, così come la fiducia nell’efficacia della cura influenza la guarigione.”
Anche la scienza è sempre più d’accordo con l’esperienza umana diretta: siamo più di un semplice ammasso di cellule. Noi siamo esseri che emettono e comunicano attraverso la luce.



[1] Herbert Schwabl, Herbert Klima. Spontaneous ultraweak photon emission from biological systems and the endogenous light field. Forsch Komplementarmed Klass Naturheilkd. 2005 Apr;12(2):84-9. PMID: 15947466
[2] Masaki Kobayashi, Daisuke Kikuchi, Hitoshi Okamura. Imaging of ultraweak spontaneous photon emission from human body displaying diurnal rhythm. PLoS One. 2009;4(7):e6256. Epub 2009 Jul 16. PMID: 19606225
[3] Yan Sun, Chao Wang, Jiapei Dai. Biophotons as neural communication signals demonstrated by in situ biophoton autography. Photochem Photobiol Sci. 2010 Mar ;9(3):315-22. Epub 2010 Jan 21. PMID: 20221457
[4] F A Popp, W Nagl, K H Li, W Scholz, O Weingärtner, R Wolf. Biophoton emission. New evidence for coherence and DNA as source. Cell Biophys. 1984 Mar;6(1):33-52. PMID: 6204761
[5] Eduard P A Van Wijk, Heike Koch, Saskia Bosman, Roeland Van Wijk. Anatomic characterization of human ultra-weak photon emission in practitioners of transcendental meditation(TM) and control subjects. J Altern Complement Med. 2006 Jan-Feb;12(1):31-8. PMID: 16494566
[6] F W G Schutgens, P Neogi, E P A van Wijk, R van Wijk, G Wikman, F A C Wiegant. The influence of adaptogens on ultraweak biophoton emission: a pilot-experiment. Phytother Res. 2009 Aug;23(8):1103-8. PMID: 19170145


Lucia Berdini

fonte:  http://www.dionidream.com/biofotoni-il-corpo-emette-comunica-ed-e-fatto-di-luce/

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