E’ alto meno di un metro e settanta, pesa 77 chili. Nel 1991 era uno sconosciuto colonnello del KGB con un buono stato di servizio nella Germania Est. Il suo Paese, la Russia, è solo nono nella graduatoria mondiale per numero di abitanti, e decimo per valore nominale della ricchezza prodotta. Negli ultimi due anni il complesso militare – politico ed industriale imperniato sulla NATO non ha lasciato nulla di intentato per cancellare la Russia il suo Presidente. 

Eppure oggi Vladimir Vladimirovich Putin raccoglie consenso, attenzione, simpatia da una platea enormemente più ampia di quella del suo Paese. Il suo patriottismo pragmatico e non nazionalista, il suo messaggio culturale identitario, tollerante ed ecumenico sono diventati la bandiera di tutti coloro che intendono opporsi all’unilateralismo a stelle e strisce con una approccio che non si esaurisca al rifiuto del modello americano, ma che intenda proporre un sistema alternativo di gestione dei problemi globali.

Oggi questo piccolo uomo d’acciaio parla alle Nazioni Unite, in un momento in cui le sue accorte manovre hanno portato alla luce le contraddizioni e i limiti della “linea” dettata dagli Stati Uniti in Europa e soprattutto in Medio Oriente. La Russia denuncia l’illegittimità dell’intervento occidentale in Siria, e propone la costituzione di un’ampia coalizione che si opponga al Califfato sulla base del diritto internazionale, quindi con il consenso dei governi legittimi dei Paesi in cui le operazioni militari dovranno svolgersi: Siria ed Iraq. Di fronte a questa proposta, sostenuta da una presenza militare significativa, l’occidente balbetta, incerto se adottare un approccio negoziale e se continuare nella propria, folle, corsa solitaria. La giornata di oggi ed il discorso che il piccolo uomo di San Pietroburgo sta per tenere al mondo si preannunciano come cruciali. Saker Italia ve ne darà un aggiornamento in diretta.

15.32 Parla il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Ban Ki Moon:  
“cinque Paesi hanno la chiave della soluzione del problema siriano: Russia, USA, Arabia Saudita, Iran e Turchia. Fino a che queste parti non raggiungeranno un compromesso, è inutile aspettare cambiamenti sul terreno.”.
15.44 Ban Ki Moon condanna i leader che rimangono al potere oltre i limiti costituzionali accampando a pretesto stati di eccezione.

15.52 Sta parlando Mogens Lykketoft, il Presidente Danese dell’Assemblea. Afferma che viviamo in tempi paradossali, in cui 
“una larga parte dell’umanità conduce una vita dignitosa, mentre le follie della guerra e dell’autodistruzione affliggono in Medio Oriente e parte dell’Africa”.
15.56 Mogens Lykketoft annuncia che ciascun leader avrà 15 minuti. La parola va a Dilma Rousseff, Presidente del Brasile.

16.04 Dilma Roussef sostiene che è necessario un allargamento del Consiglio di Sicurezza, sia nel numero dei membri permanenti che in quello dei membri temporanei. La proposta sotto intende la richiesta di un seggio per il Brasile. Il Brasile, sostiene la Presidente, è una “terra di rifugiati” che ha offerto asilo a rifugiati europei, arabi ed orientali: è “assurdo” ostacolare il libero movimento delle persone. L’emergenza in medio oriente richiede maggiore solidarietà a popoli e nazioni.

16.12 Dilma Roussef vanta i successi del Brasile nel combattere la deforestazione. Il processo dovrebbe arrestarsi ed invertirsi entro la data (non vicinissima) del 2030.

16.19 Parla Barack Obama: le Nazioni Unite sono riuscite ad evitare la Terza Guerra mondiale, nonostante gli ultimi 70 anni abbiano comunque visto tremendi conflitti.

16.22  
“Non importa quanto siamo forti militarmente, quanto sia forte la nostra economia; capiamo che gli Stati Uniti non possono risolvere da soli i problemi del mondo. In Iraq gli Stati Uniti hanno imparato la dura lezione che anche centinaia di migliaia di coraggiosi soldati, miliardi di dollari, non possono produrre stabilità in una terra straniera.”

16.32 Obama sostiene che l’accordo sul nucleare iraniano, che ha coinvolto molte potenze, “inclusa la Russia” per due anni, è un esempio di come dovrebbe funzionare la comunità internazionale.

16.34 Gli Stati Uniti, dice Obama, non vogliono ritornare alla Guerra fredda, anche se la Russia, annettendo la Crimea, persegue un processo di restaurazione della grandezza nazionale. Le azioni della Russia in Ucraina hanno solo spinto gli Ucraini verso l’occidente. 
Non vogliamo isolare la Russia. Vogliamo una Russia forte impegnata a cooperare con noi.”
16.47 “Da nessuna parte il nostro impegno per l’ordine internazionale è messo a dura prova come in Siria. Quando un dittatore massacra decine di migliaia di persone del suo popolo non è più un affare interno.” Dice che la situazione “preoccupa tutti noi”. A nessuno conviene essere accomodanti verso un “culto apocalittico come l’IS”. I bombardamenti sono necessari ma non costituiscono una soluzione. Gli Stati Uniti sono pronti a collaborare con chiunque “inclusi Russia ed Iran” per risolvere il conflitto. In ogni caso il ritorno ad una situazione prebellica è escluso. E’ necessario organizzare la transizione da Assad ad un nuovo leader e, nello stesso tempo, contrastare l’ideologia dell’IS, che equipara l’islam al terrore.

15.56 I regimi temuti dai loro popoli sono destinati a cadere. Obama critica i leader che emendano la costituzione per conservare la propria posizione di potere ed osserva: “Nessuno dura per sempre”. Il riferimento è un attacco personale a Vladimir Putin.

16.01 Fine del discorso di Obama con una petizione ideologica: ci sono valori universali. La gente comune è fondamentalmente buona, apprezza la fede, la famiglia e il duro lavoro. Questi valori sono alla base del progetto delle Nazioni Unite da 70 anni. 

Discorso di Obama: un momento di distrazione per John Kerry.
 Discorso di Obama: un momento di distrazione per John Kerry.

 17.05 Prende la parola il Presidente Polacco Andrzej Duda.

17.25 L’intervento del Presidente Polacco è in pratica una narrazione monocorde antirussa. La Polonia utilizza questa tribuna di cui dispone per parlare al mondo per replicare alla ricostruzione storica proposta in una recente intervista dall’ambasciatore russo a Varsavia (l’ambasciatore aveva detto che negli anni 20 e 30 la Polonia aveva ripetutamente rifiutato di creare un patto difensivo con l’URSS contro la Germania Nazista). Duda critica anche le nazioni che “utilizzano troppo” il diritto di veto nel consiglio di Sicurezza.

La star del giorno è sulla scala mobile del Palazzo dell'ONU
 La star del giorno è sulla scala mobile del Palazzo dell’ONU

17.25 Concluso l’intervento del Presidente Polacco Duda, che ha addirittura ringraziato i giornalisti ed i blogger che collaborano a prevenire le “distorsioni della storia”. Sta parlando il premier Cinese Xi Jinping.

17.35 Xi dice che la configurazione politica del mondo sta “accelerando” verso un modello multipolare: si tratta di una “tendenza irresistibile”. E’ necessario un approccio di reciproco vantaggio alle questioni internazionali, con un approccio egalitario fra Paesi, grandi o piccoli che siano: “la legge della giungla non è un modo appropriato per trattare le relazioni internazionali.”

17.50 La Cina è impegnata nello sviluppo pacifico, e non cerca “egemonia, espansione o sfere di influenza: ” La Cina vuole assistere lo sviluppo di altri Paesi e mira a preservare “l’ordine internazionale ed il sistema sotteso agli scopi e principi delle Nazioni Unite”.  “La stabilità” aggiunge Xi “non può essere costruita sull’instabilità altrui”.

17.53 Si chiude l’intervento cinese: un intervento che ben racchiude i tratti salienti della politica estera cinese: alte ambizioni, basso profilo.

17.57 La parola a Re Abdullah di Giordania.

18.02 La Komsomolskaja Pravda parla della giornata di oggi come  
“una Pasqua ed un Natale assieme”: Putin guarderà negli occhi quelli che per più di un anno hanno orchestrato una intensa campagna di guerra mediatica contro la Russia e potrà dirgli tutto quello che pensa. Ed è garantito che dovranno ascoltarlo. Solo questo sarebbe molto. Ma dopo il suo discorso alle Nazioni Unite Putin avrà un altro incontro con Obama. In altre parole il capo del mondo occidentale dopo due anni di gelo artico dovrà di nuovo parlare direttamente con il suo principale, forse unico, antagonista ideologico. Obama non è il favorito nel duello.”
18.05 Putin inizia a parlare.

18.07 Settanta anni fa i Paesi  che sconfissero i Nazisti si trovarono per stabilire i principi chiave dell’ordine internazionale. Si sono incontrati a Yalta. [località della Crimea.]

18.14 Ci sono sempre state differenze nelle Nazioni Unite nei loro 70 anni di storia, dice Putin. La sua missione non è mai stata l’unanimità, ma sempre il raggiungimento dei compromessi. Ma dopo la guerra fredda un “solo centro dominio è emerso nel mondo” (ovvio riferimento agli Stati Uniti) “hanno deciso che non riconoscono l’autorità delle Nazioni Unite.”

La Russia è pronta a lavorare con i suoi interlocutori sulla base del consenso, ma considera i tentativi di minare l’autorità delle Nazioni Unite “estremamente pericolosi”. Se riuscissero si andrebbe verso un mondo dominato da autorità autoreferenziali piuttosto che da un lavoro collettivo. Stati veramente sovrani sarebbero sostituiti da protettorati e territori controllati dall’esterno.


Il Presidente Russo appare Grave, Deciso, Concentrato.

18.16 Le “cosiddette rivoluzioni democratiche” hanno portato violenza, povertà, e disastri sociali. A nessuno interessano i diritti umani. Si tratta solo di politiche basate su “eccezionalismo e impunità”. Lo Stato Islamico è nato dopo l’invasione statunitense dell’Iraq nel 2003. Ed ora che si è espanso ad altre regioni “la situazione è più che pericolosa”.

18.19 E’ stato un “grave errore” non cooperare con il Governo Siriano contro l’IS.

18.20 Dobbiamo riconoscere che nessuno, a parte Assad e il suo esercito sta davvero combattendo l’IS in Siria.” Lo stato corrente degli affari nel mondo non può essere tollerato più oltre. Ci deve essere un grande coalizione contro il terrorismo simile a quella formata contro Hitler durante la seconda guerra mondiale.

18.25 Ci deve essere coordinazione fra le forte che combattono lo Stato Islamico sulla base dei principi delle Nazioni Unite. Se questo si realizzerà non serviranno altri campi profughi. Assistiamo ad una “grande e tragica migrazione di popoli”. E’ una dura lezione per tutti, inclusa l’Europa. La soluzione è ripristinare l’autorità dello Stato in Siria. Non ci sono alternative.

18.29 L’espansionismo ad est della NATO ha provocato la crisi in Ucraina: si è trattato di un “colpo di Stato militare” orchestrato dall’esterno, che ha prodotto una guerra civile.

18.31 Le sanzioni sono una mera dimostrazione di “crescente autoreferenzialità economica”.

18.32 Fine del discorso di Putin.

Abbiamo ascoltato un Obama che non scioglie il nodo in cui si è avviluppato nell’ultimo mese, ribadendo che si vuole collaborare con la Russia, ma chiamando Assad “tiranno” e sottolineando che non ci si può collaborare. Dall’altra parte Putin ha presentato veramente a Obama il conto di tutti gli errori degli ultimi anni, senza un centesimo di sconto. Le posizioni sembrano molto lontane, e Putin non pare disponibile a fare quel mezzo passo che salverebbe la faccia al suo interlocutore.


fonte: http://sakeritalia.it/sfera-di-civilta-russa/vladimir-putin/lintervento-di-vladimir-putin-alle-nazioni-unite-aggiornamenti-in-diretta/


Discorso di Vladimir Putin alla 70°Assemblea delle Nazioni Unite


Sua eccellenza Signor Presidente,
Sua eccellenza Vice Segretario,
Distinti Capi di Stato e di Governo,
Signore e Signori,

Il settantesimo anniversario delle Nazioni Unite è una buona occasione per fare il punto della situazione sul passato e parlare del nostro comune futuro.

Nel 1945 i paesi che sconfissero il nazismo collaborarono insieme per ricostruire le solide fondamenta dell’ordine mondiale successivo alla seconda guerra mondiale. Lasciatemi ricordavi che le decisioni chiave sui principi che rivestono questa cooperazione e la creazione delle Nazioni Unite furono prese nel nostro paese, a Yalta, all’ incontro dei capi della coalizione contro Hitler.

Il sistema di Yalta è nato in travaglio. E’ nato al costo di milioni di vittime e due guerre mondiali che hanno spazzato il pianeta nel ventesimo secolo. Siamo onesti: le Nazioni Unite hanno aiutato l’umanità durante tempi difficili, eventi drammatici, negli ultimi 70 anni. Hanno salvato il mondo da sconvolgimenti di larga scala.

Le Nazioni Unite sono uniche nella rappresentazione di legittimità e universalità. E’ vero che ultimamente le Nazioni Unite sono state ampiamente criticate per non essere state sufficientemente efficienti e per avere mancato al dovere di assumere decisioni su certe problematiche fondamentali a causa di insormontabili differenze, tra alcuni membri del Consiglio di Sicurezza in primis.

Vorrei comunque sottolineare che ci sono sempre state differenze alle Nazioni Unite durante i 70 anni della sua esistenza, il diritto di veto è sempre stato esercitato dagli Stati Uniti, dall’ Inghilterra, dalla Francia, dalla Cina, dall’ Unione Sovietica, dalla Russia.

E’ assolutamente naturale per rappresentanti di una tale organizzazione. Quando le Nazioni Unite furono create, i suoi fondatori non pensarono che ci sarebbe stata sempre unanimità, la missione dell’organizzazione è cercare e trovare compromessi, la sua forza deriva dal prendere in considerazione differenti punti di vista e opinioni.

Decisioni discusse all’ interno delle Nazioni Unite possono essere intese come risoluzione o meno. Come dicono i diplomatici, “può passare come può non farlo”. Qualunque azione uno stato intraprenda per scavalcare questa procedura è illegittima e va contro lo statuto delle Nazioni Unite e il diritto internazionale.

Sappiamo tutti che dopo la fine della Guerra Fredda, ne siamo tutti coscienti, è apparso un singolo centro di dominazione mondiale.Coloro che si trovarono ai vertici della piramide furono tentati di pensare che, se erano così forti e eccezionali, ne sapevano di più, e non dovevano più confrontarsi con le Nazioni Unite che, invece di autorizzare e legittimare automaticamente le decisioni necessarie, spesso creavano ostacoli, o, per così dire, erano d’intralcio.

E’ ormai facile notare che le Nazioni Unite, nella loro forma originale, siano diventate obsolete, avendo raggiunto la loro missione storica. Ovviamente il mondo sta cambiando e le Nazioni Unite devono adattarsi a questa trasformazione naturale. La Russia è sempre pronta a lavorare assieme ai suoi interlocutori sulla base di un largo consenso; tuttavia consideriamo i tentativi di minare la legittimità di altre nazioni come estremamente pericolosi. Simili tentativi potrebbero portare al collasso dell’intera architettura delle relazioni internazionali: non ci sarebbero più regole se non quella della forza.

Un mondo dominato dall’ egoismo invece del lavoro collettivo, un mondo sempre più caratterizzato da direttive invece che uguaglianza. Ci sarebbe meno democrazia genuina e libertà, sarebbe un mondo dove veri stati indipendenti sarebbero rimpiazzati da protettorati e territori controllati dall’esterno.

Che cos’è dunque la “sovranità nazionale”? Come menzionato dai miei colleghi prima di me, è la libertà, la libertà per ogni persona, nazione o stato di scegliere il proprio destino. Lo stesso vale per la questione della legittimità dell’autorità di stato. Non si dovrebbe giocare con le parole o manipolarle, ogni termine dovrebbe essere chiaro e trasparente per la legge internazionale, dovrebbe avere un criterio uniformemente comprensibile.

Siamo tutti diversi e dovremmo rispettarlo. Nessuno ha l’obbligo di adeguarsi ad un singolo modello di sviluppo che qualcun’altro ha riconosciuto una volta per tutte come l’unico adeguato. Dovremmo ricordarci tutti cosa ci ha insegnato il passato, ricordarci anche episodi passati della storia dell’Unione Sovietica, esperimenti sociali esportati per ottenere cambiamenti politici in altri paesi basati su preferenze ideologiche hanno spesso condotto a tragiche conseguenze e degradazione invece che progresso.

Sembra, nonostante questo, che invece che imparare dagli sbagli degli altri, tutti stiano ripetendoli. Ecco così che l’esportazione di rivoluzioni, questa volta cosiddette democratiche, continua. Sarebbe sufficiente osservare la situazione in Medio Oriente e in Nord Africa. Certamente i problemi politici e sociali nella regione si sono accumulati da tanto tempo e la popolazione desiderava cambiamenti.

Ma cosa è successo alla fine? Invece di portare riforme, un’aggressiva interferenza straniera ha prodotto una distruzione flagrante di istituzioni nazionali e la distruzione della vita stessa. Invece del trionfo della democrazia e del progresso abbiamo ottenuto la violenza, la povertà e un disastro sociale. E a nessuno importa nulla dei diritti umani, incluso il diritto alla vita.

Non posso che chiedere a coloro che hanno causato questa situazione: vi rendete conto adesso di ciò che avete fatto? Ho tuttavia il timore che nessuno mi risponderà. Infatti, politiche basate sulla presunzione, sul credersi eccezionali e godere di impunità, non sono mai state abbandonate. E’ ovvio, ormai, che il vuoto politico creato in alcuni paesi del Medio Oriente e in Nord Africa ha prodotto l’emergere di aree in cui vige l’anarchia: quest’ultime hanno cominciato immediatamente a popolarsi di estremisti e terroristi.

Decine di migliaia di soldati combattono sotto la bandiera del cosiddetto “Stato Islamico”. Tra le sue fila ci sono anche ex soldati iracheni che sono stati lasciati per strada dopo l’invasione dell’Iraq nel 2003. Molte reclute arrivano anche dalla Libia, un paese il cui stato è stato distrutto in palese violazione della risoluzione delle Consiglio delle Nazioni Unite del 1973.

Ora i ranghi degli estremisti sono coadiuvati da membri della cosiddetta opposizione siriana “moderata” sostenuta dai paesi occidentali. Prima vengono addestrati e armati poi defezionano allo Stato Islamico.A parte questo, lo Stato Islamico non è arrivato dal nulla. E’ stato creato come strumento per far leva contro regimi secolari indesiderati. Avendo stabilito una testa di ponte in Iraq e Siria, lo Stato Islamico comincia ad espandersi attivamente in altre regioni. Cerca la dominazione nel mondo Islamico e pianifica di andare ben più distante.

La situazione è più che pericolosa. In queste circostanze è ipocrita e irresponsabile fare dichiarazioni rumorose sul terrorismo internazionale mentre si chiudono gli occhi di fronte ai canali di finanziamento e di sostegno ai terroristi, incluse le pratiche di traffico di droga, petrolio e armi. Sarebbe ugualmente irresponsabile provare a manipolare gruppi di estremisti, provare ad assoldarli per raggiungere i propri obiettivi politici sperando di riuscire a “gestirli” o, in altre parole, liquidarli, più tardi.

A coloro che credono sia possibile vorrei dire: cari signori, senza dubbio state dialogando con persone crudeli e violente, ma non sono in alcun modo primitive. Sono intelligenti quanto voi e non saprete mai chi sta manipolando chi. I recenti dati sui trasferimenti di armi a questa opposizione “moderata” ne sono la prova migliore.

Crediamo che qualsiasi tentativo di giocare con i terroristi, senza parlare di armarli, sia non solo cieco ma anche potenzialmente incendiario. Tutto ciò potrebbe risultare in un incremento drammatico della minaccia terrorista e abbracciare nuove regioni. Specialmente visto che lo Stato Islamico addestra i propri soldati in vari paesi, inclusi paesi europei.

Sfortunatamente la Russia non è una eccezione. Non possiamo permettere a questi criminali che conoscono l’odore del sangue di tornare a casa e continuare le loro malefatte. Nessuno lo desidera, non è vero?

La Russia è sempre stata decisa e consistente nell’ opporsi al terrorismo in tutte le sue forme. Oggi diamo assistenza militare e tecnica sia in Iraq che in Siria, dove stanno combattendo gruppi terroristi. Pensiamo sia un enorme sbaglio rifiutarsi di collaborare con il governo siriano e le sue forze armate che stanno combattendo il terrorismo con valore, faccia a faccia. Dovremmo poi riconoscere che nessuno tranne le forze armate del Presidente Assad e le milizie curde stanno combattendo veramente lo Stato Islamico e le altre organizzazioni terroristiche in Siria.

Cari colleghi,
Devo notare che l’approccio diretto che la Russia ha avuto è stata oggetto di pretesto per accusarla di crescenti ambizioni (come se coloro che sostengono tutto ciò non ne avessero affatto). Comunque, non riguarda le ambizioni della Russia ma il riconoscere il fatto che non possiamo più tollerare l’attuale situazione nel mondo.

In sostanza suggeriamo che dovremmo essere guidati da valori comuni e comuni interessi invece che ambizioni. Dobbiamo unire i nostri sforzi per affrontare i problemi che ciascuno di noi fronteggia sulle basi della legge internazionale, e genuinamente creare una larga coalizione internazionale contro il terrorismo.

Simile alla coalizione contro Hitler, questa potrebbe unire una larga porzione delle forze che sono desiderose di resistere con risolutezza a coloro che, come i Nazisti, seminano malvagità e odio per l’umanità.

Naturalmente i paesi musulmani sono invitati a giocare un ruolo chiave nella coalizione, specialmente perché lo Stato Islamico non solo li minaccia direttamente, ma dissacra per giunta una delle più grandi religioni del mondo con crimini sanguinosi. L’ideologia dei fondamentalisti fa una caricatura dell’Islam e perverte i suoi autentici valori umanistici. Vorrei rivolgermi ai capi religiosi dei Musulmani: la vostra autorità e la vostra guida è oggi molto importante. E’ essenziale evitare che la gente reclutata dai fanatici possa prendere decisioni sconsiderate. E quelli che sono già caduti nell’inganno e che, a causa di varie circostanze, si trovano fra i terroristi, devono essere aiutati a trovare la propria strada per una vita normale, deponendo le armi e mettendo fine alla lotta fratricida.

Come Presidente in carica del Consiglio di Sicurezza la Russia convocherà quanto prima un incontro fra ministri per analizzare in maniera globale le minacce in Medio Oriente. Prima di tutto, proponiamo che sia discusso se sia possibile convergere su di una risoluzione che consenta di coordinare le azioni di tutte le forze che contrastano lo Stato Islamico e le altre organizzazioni terroristiche.

Ancora una volta, questo coordinamento dovrebbe essere informato ai principi della Carta delle Nazioni Unite. Speriamo che la comunità internazionale sarà in grado di sviluppare una strategia complessiva di stabilizzazione politica e di ripresa sociale ed economica del Medio Oriente. Se questo avvenisse, non ci sarebbe bisogno di nuovi campi profughi.

Oggi il flusso di persone costrette a lasciare la loro madrepatria ha letteralmente congestionato l’Europa. Ora sono centinaia di migliaia, ma presto potrebbero essere milioni. Di fatto, è una nuova, grande e tragica migrazione di popoli. Ed è una severa lezione per gli Europei.

Vorrei sottolineare: i rifugiati, indubbiamente, hanno bisogno della nostra compassione e del nostro sostegno. In ogni caso, l’unico modo per risolvere questo problema alla radice è ripristinare l’autorità statale dove è stata distrutta, rinforzare le istituzioni governative, provvedere una assistenza globale (militare, economica e materiale) a paesi in una situazione difficile e, certamente, a quei popoli che non abbandonano le loro case nonostante tutte le prove.

Naturalmente ogni assistenza a stati sovrani può e deve essere offerta, non imposta, ed esclusivamente e solamente in ossequio alla Carta delle Nazioni Unite. In altre parole, tutto quanto viene fatto e sarà fatto in questo campo, nella misura in cui osserverà le norme del diritto internazionale, meriterà sostegno. Tutto quanto, al contrario, contravverrà la Carta delle Nazioni Unite sarà respinto. Soprattutto credo che sia della massima importanza ripristinare le istituzioni governative in Libia, sostenere in governo dell’Iraq e fornire completa assistenza al legittimo governo della Siria.

Colleghi,
Assicurare la pace e la stabilità regionale globale rimane l’obiettivo chiave della comunità internazionale, con le Nazioni Unite al timone. Crediamo che questo significhi creare uno spazio di sicurezza equa ed indivisibile che non sia tale per pochi, ma per tutti. Si, è un impegno faticoso, difficile e che richiede tempo, ma semplicemente non ci sono alternative.

In ogni caso il costume mentale che richiede di ragionare per blocchi contrapposti del tempo della guerra fredda e il desiderio di esplorare nuove aree geopolitiche è ancora presente fra alcuni dei nostri colleghi. E’ riprovevole che alcuni dei nostri colleghi abbiano fin ora scelto una strada diversa: quella di esplorare nuovi spazi geopolitici.

Prima di tutto hanno continuato la loro politica di espansione della NATO e delle sue infrastrutture militari. In secondo luogo hanno offerto ai paesi dello spazio post sovietico una scelta ingannevole: essere Occidente, o essere Oriente. Prima o poi questa logica di confronto era destinata a produrre una grande crisi geopolitica. Questo è esattamente quanto accaduto in Ucraina, dove il malcontento popolare nei confronti delle autorità al potere è stato strumentalizzato e dove è stato orchestrato dall’esterno un colpo di stato militare che ha prodotto, come risultato, una guerra civile.

Crediamo che solo una piena e leale attuazione degli accordi di Minsk del 12 febbraio 2015 possa porre fine al bagno di sangue e consentire di uscire dal vicolo cieco. L’unità territoriale dell’Ucraina non può essere assicurata con le minacce e la forza delle armi. Quello che serve è una sincera attenzione per gli interessi ed i diritti della gente della regione del Donbass, e rispetto per la loro scelta. Bisogna concordare con loro, come previsto dagli accordi di Minsk, gli elementi chiave del profilo politico del paese. Questi passi garantiranno la crescita dell’Ucraina come paese civile, come un collegamento essenziale nella costruzione di un comune spazio di sicurezza e di cooperazione economica in Europa ed in Eurasia.

Signore e Signori,
ho menzionato volontariamente il comune spazio di cooperazione economica. Non molto tempo fa sembrava che nella sfera economica, con le sue oggettive leggi del mercato, ci saremmo abituati a vivere senza linee divisorie. Che avremmo edificato sulla base di regole trasparenti e concordate, inclusi i principi dell’Organizzazione Mondiale del Commercio, che affermano la libertà di commercio e di investimento in un contesto di libera competizione.

A dispetto di ciò al giorno d’oggi sanzioni unilaterali che aggirano la Carta delle Nazioni Unite sono diventate un elemento quasi fisso del panorama. Oltre a perseguire obiettivi politici, queste sanzioni servono come mezzo per eliminare la concorrenza.

Mi piacerebbe sottolineare un altro segno di crescente “autoreferenzialità economica”. Alcuni paesi hanno scelto di creare associazioni economiche chiuse ed “esclusive”, governate da regole contrattate nei retroscena, al segreto dagli stessi cittadini di quei paesi, dal grande pubblico e della comunità degli affari. Altri stati, i cui interessi potrebbero essere danneggiati, non sono informati di nulla. Sembra che dobbiamo essere per forza messi davanti al fatto compiuto, al cambiamento delle regole in favore di un ristretto gruppo di privilegiati, senza che l’Organizzazione Mondiale del Commercio abbia nulla da obiettare. Questo processo potrebbe sbilanciare completamente il sistema commerciale e disintegrare lo spazio economico globale.

Sono argomenti che toccano gli interessi di tutti gli stati ed influenzano il futuro dell’economia mondiale nel suo complesso. Ecco perché proponiamo di discuterli all’interno delle Nazioni Unite, dell’Organizzazione Mondiale del Commercio e del G20.

Contro la politica di “limitazione”, al Russia propone di armonizzare i progetti economici regionali. Mi riferisco alla cosiddetta “integrazione delle integrazioni” basata su regole di commercio internazionale universali e trasparenti.

Per esempio vorrei menzionare i nostri piani di interconnettere l’Unione Economica Euroasiatica e l’iniziativa cinese della Cintura Economica della Via della Seta. Crediamo ancora che l’armonizzazione dei processi di integrazione fra l’Unione Economica Eurasiatica e l’Unione Europea sia una prospettiva molto promettente.

Signore e Signori.
questi argomenti che pesano sul futuro di tutti i popoli includono la sfida dei cambiamenti climatici globali. E’ nel nostro interesse che la conferenza che si terrà a Parigi a dicembre possa concludersi con un successo. Come parte del nostro contributo nazionale, abbiamo in programma di ridurre entro il 2030 le emissioni di gas serra del 70-75% rispetto ai livelli del 1990.

Suggerisco, comunque, che si assuma una visione più ampia della materia. Si, possiamo differire il problema per qualche tempo stabilendo quote sulle emissioni dannose o adottando altro misure che hanno un valore solo temporaneo. Ma non risolveremo il problema in questo modo. Ci serve un approccio totalmente diverso. Dobbiamo concentrarci sull’introduzione di tecnologie fondamentalmente nuove ispirate dalla natura che non danneggino l’ambiente ma che siano in armonia con esso. Queste tecnologie potrebbero ristabilire l’equilibrio fra biosfera e tecnosfera, alterato dalle attività umane. E’ davvero una sfida di portata planetaria, ma ho fiducia che il genere umano possa avere il potenziale intellettuale per affrontarla.

Dobbiamo unire i nostri sforzi. Mi appello, prima di tutto, ai paesi che hanno una solida base di ricerca scientifica e che hanno compiuto progressi significativi nelle scienze fondamentali. Proponiamo di organizzare uno speciale centro di confronto sotto gli auspici delle Nazioni Unite, per una valutazione complessiva delle materie correlate con il depauperamento delle risorse naturali, la distruzione dell’ambiente e i cambiamenti climatici. La Russia sarebbe pronta a co-sponsorizzare un simile centro.

Signore e Signori,
A Londra, il 10 gennaio 1946, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite tenne la sua prima sessione. Zuleta Angel, un diplomatico colombiano Presidente della Commissione Preparatoria, aprì la sessione offrendo, credo, una concisa definizione dei principi basilari che le Nazioni Unite dovrebbero seguire nella loro azione: sfidare le doppiezze e gli inganni in spirito di cooperazione.

Oggi, le sue parole sono una guida per noi tutti.

La Russia crede nel grande potenziale delle Nazioni Unite, che dovrebbero aiutarci ad evitare un nuovo confronto globale e impegnarci in una cooperazione strategica. Assieme agli altri paesi, lavoreremo con costanza per rafforzare il ruolo di coordinamento centrale delle Nazioni Unite. Ho fiducia che lavorando assieme faremo del mondo un luogo pacifico e sicuro, e forniremo le condizioni per lo sviluppo di tutti gli stati e le Nazioni.

Grazie.

***
Tradotto da Sascha Picciotto e Marco Bordoni per Saker Italia