giovedì 24 settembre 2015

Washington ha perso il Medio Oriente

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Non sorprende affatto, fatta eccezione per la velocità con cui accade. Nel giro di poco più di un decennio, dalla decisione sfortunata di Bush d’invadere e occupare l’Afghanistan e poi l’Iraq nel marzo 2003, gli Stati Uniti d’America sono riusciti a perdere influenza strategica e alleati nel Medio Oriente. Non solo gli sciiti iraniani, che il presidente Obama crede ora siano in debito con Washington, ma anche per la prima volta Arabia Saudita, Stati arabi del Golfo ed Egitto sono in procinto di trovare nuovi alleati o partner, ad est e non più ad ovest.

L’11 settembre 1990 nell’indirizzo a una sessione congiunta del Congresso, l’allora trionfante presidente George Herbert Walker Bush parlò degli Stati Uniti come unica superpotenza che creava ciò che definì Nuovo Ordine Mondiale. L’Unione Sovietica si stava sciogliendo nel caos. Sotto i Bush e le successive presidenze Clinton, fino ad oggi, la politica di Washington è stata svalutare, distruggere, destrutturare e smembrare la Federazione russa, così come ha fatto con la Libia di Gheddafi dopo la guerra di Hillary Clinton del 2011. 

Negli anni ’90 il presidente Bill Clinton sostenne l’introduzione della “terapia d’urto” economica finanziata dagli Stati Uniti, con il grande supporto dell’amico faccendiere finanziario miliardario George Soros e dell’Open Society Foundations. Soros portò personalmente i tizi di Harvard come Jeffrey Sachs in Russia dopo aver devastato Polonia, Ucraina ed altri Stati ex-comunisti dell’Europa orientale. Al regime corrotto di Eltsin, occupato a scolarsi vodka e a riempirsi le tasche di dollari, non importava dei connazionali russi. I tempi sono davvero cambiati per Washington da quei giorni del 1990. 

Oggi la superpotenza, l’incontestabile egemone, è sfidata come non mai, impantanata nella peggiore depressione economica dal 1930. Il governo ha un debito federale di oltre il 103% del PIL. La disoccupazione reale, non quella falsificata dal dipartimento del Lavoro, è oltre il 22%. La Federal Reserve è da otto anni nella peggiore crisi finanziaria della storia, e non può alzare i tassi d’interesse al di sopra dello zero per cento. Oggi, il fulcro strategico del potere globale degli Stati Uniti dalla proiezione dal 1945, il controllo dei flussi energetici del Medio Oriente, scompare come zucchero filato al vento.

Il panico di Washington
La prova più eloquente della perdita d’influenza in Medio Oriente è la reazione dell’amministrazione Obama alle recenti attività russe per porre fine all’orribile guerra di Washington alla Siria, la vera fonte della crisi dei rifugiati che attualmente crea tensioni sociali in Europa. Il 12 settembre Barack Obama parlava contro le attività russe in Siria, respingendo le richieste della Russia per una maggiore cooperazione militare contro il SIIL, dichiarando che la strategia della Russia di sostenere il governo siriano è “destinata a fallire”. Riferendosi al fatto che l’aiuto russo andava direttamente al governo siriano di Bashar al-Assad, che Washington vuole che si dimetta, Obama attaccava gli aiuti militari della Russia: “La strategia che persegue in questo momento, puntando su Assad, è un errore”. 

Puntare è un termine da Blackjack che qui significa chiaramente rischiare quando si è già in una situazione di pericolo. La logica della posizione di Washington di cacciare Assad è assurda. Come il Ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov sottolineava più volte, la Russia, alleata della Siria da decenni, continuerà a fornire assistenza militare al governo legittimo di Assad nella lotta per sconfiggere i terroristi islamici: “Posso solo dire ancora una volta che i nostri militari e consiglieri sono lì per l’assistenza sul materiale militare russo, aiutando l’esercito siriano nell’uso di questo materiale. E continueremo a rifornire il governo siriano per garantirne la corretta prontezza al combattimento nella lotta al terrorismo”.

Perché il panico
Ciò che ha mandato fuori di testa Washington non è la possibilità che la Russia peggiori la situazione in Siria. Dopo più di un anno di bombardamenti distruttivi degli aerei USA e NATO, creando l’attuale crisi dei rifugiati siriani nell’UE, la situazione non potrebbe peggiorare granché se le azioni della Russia riescono a isolare il SIIL. Ciò che spaventa i falchi di Washington è la possibilità che la strategia della Russia possa porre fine al terrore del SIIL. L’invito russo a formare una coalizione internazionale, invitando gli Stati Uniti ad unirsi agli Stati regionali e all’Organizzazione del trattato di sicurezza collettiva (CSTO). Nella riunione del 15 settembre 2015 a Dushanbe, Tagikistan, i capi degli Stati aderenti alla CSTO denunciavano il terrorismo in Iraq e Siria, in particolare dello Stato Islamico, dichiarandosi pronti a schierare forze in Siria sotto l’egida dell’ONU tanto quanto la NATO. Era un nuovo sviluppo non apprezzato a Washington, che fa il doppio gioco. 

Gli Stati della CSTO discuteranno la loro strategia per creare la coalizione globale contro il SIIL al termine riunione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite di settembre. La CSTO comprende Russia, Bielorussia, Armenia, Kazakistan, Kirghizistan, e Tagikistan. La Russia avrà anche la presidenza del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite questo mese. Secondo Thierry Meyssan, editore di Voltaire.net a Damasco, l’ultimo sostegno russo alla guerra del regime di Assad ai terroristi include la creazione di una Commissione militare siriano-russa, trasmissione d’intelligence satellitare russa, l’arrivo di numerosi esperti ed armi sofisticate russi, compreso anche l’ammodernamento e l’ampliamento del porto siriano di Lataqia.

Le recenti attività della Russia per espandere il porto di Lataqia sorprendono la NATO
 
55978_449x349-cb1341352662Un recente articolo di Der Spiegel sostiene inoltre che le ultime consegne russe comprendono avanzati corazzati da trasporto russi BTR-82A. Il BTR-82A è attualmente usato dagli eserciti di Russia e Kazakistan. Le sue caratteristiche sono impressionanti. E’ possibile eseguire operazioni di combattimento 24 ore al giorno. Il suo armamento principale è un cannone automatico da 30mm a doppia alimentazione che può sparare proiettili perforanti-traccianti, ad alto esplosivo, a frammentazione-incendiari e ad alto esplosivo-tracciante. Inoltre è dotato di un mitragliatrice coassiale da 7,62mm, tre lanciafumogeni da 81mm su ogni lato. La stazione dell’artigliere ha un sistema di controllo del tiro ognitempo. Il comandante ha avanzate comunicazioni e mappe. 

Una telecamera di sorveglianza con telemetro laser permette al comandante di rilevare obiettivi nemici a 3 km. Oh, e il veicolo ha i più robusti motori turbodiesel della Russia, i KAMAZ 740.14-300 da 300hp ed una velocità massima di 100 km/h anche su terreni sconnessi e, inoltre, è completamente anfibio con propulsione a getto d’acqua. Il rispettato blogger Saker, citando fonti russe, è convinto che la Russia invii ai siriani anche sistemi di combattimento per l’esercito che potrebbero notevolmente aiutarli, tra cui radar contro-batteria (radar che indicano da dove l’artiglieria del nemico spara) e sistemi di guerra elettronica. Saker fa notare che secondo la strategia militare, la vera possibile svolta della Russia negli ultimi giorni è stata la scelta del porto di Lataqia, osservando, 
i russi a quanto pare hanno scelto Lataqia come transito per i rifornimenti. A differenza di Damasco, Lataqia è in una posizione ideale: è sicura, ma non troppo lontano dalle linee del fronte, ed è relativamente vicina alla base russa di Tartus. L’aeroporto e il porto sarebbero anche facili da proteggere e isolare. Ci sono già notizie sui russi che allungano le piste e migliorano le infrastrutture all’aeroporto di Lataqia e su aerei trasporto pesante An-124S visti atterrarvi. La marina russa ha inviato navi nel porto di Lataqia“. Concludeva, “In altre parole, invece di limitarsi a Tartus o a recarsi a Damasco, molto esposta, i russi sembrano aver creato una nuova testa di ponte nel nord del Paese, che potrebbero usare per fornire attrezzature e anche forze nella zona dei combattimenti a nord… Questo, tra l’altro, spiegherebbe anche il panico sui russi che inviano loro unità di fanteria della Marina dalla Crimea alla Siria: le forze della fanteria di Marina sono ideali per proteggere tale base, considerando che le linee del fronte non sono così lontane, e avrebbe senso perfetto per i russi proteggere la loro testa di ponte con queste unità“.
Inoltre, succede ciò che ho suggerito in un precedente articolo, la diplomazia russa presenta ad Arabia Saudita e membri arabi dell’OPEC un’alternativa alla fallimentare strategia del finanziamento di ogni terrorista jihadista nella guerra anti-Assad. Il nuovo monarca saudita e i suoi consiglieri sembrano aver capito che i falchi neoconservatori che sostengono SIIL, al-Nusra di al-Qaida e i Fratelli musulmani in Medio Oriente, poi punteranno a rovesciare i sauditi e le altre monarchie del Golfo. Mediando la fine informale della recente guerra tra sunniti e sciiti che Washington ha favorito, la Russia ha rimosso un importante sostegno locale che permetteva il prosieguo di tale guerra. Rimane solo Erdogan in Turchia patrono principale del SIIL. É una situazione qualitativamente nuova dall’inizio della guerra, circa 4 anni fa, e momento ideale per il grande sostegno russo all’Esercito nazionale siriano e al governo legittimo di Assad e la nuova grande offensiva diplomatica internazionale per porre fine ai combattimenti. 

Questo è ciò che forse più sconvolge i pianificatori di guerra a Washington, rendendosi conto che sono sul punto di perdere o molto probabilmente già hanno perso ogni residuo brandello di potere o influenza sui Paesi del Medio Oriente, tra cui l’Iran, fulcro della politica di Obama in Medio Oriente. Il 21 settembre il viceministro degli Esteri iraniano per gli affari arabi e africani Hossein Amir Abdollahian era a Mosca per discutere di Medio Oriente e Siria. L’Iran ha lavorato a stretto contatto con la Russia nelle ultime settimane per costruire una strategia per porre fine alla minaccia del SIIL.

E Israele?
Naturalmente un importante fattore che alimenta la destabilizzazione dei governi islamici nel Medio Oriente era il governo Netanyahu d’Israele. Qui Putin ha dimostrato ancora una presenza abile, mentre Israele di Netanyahu si allontana da Washington sull’Iran e altre questioni. Secondo il sito DEBKA.file, che sarebbe un canale dei militari israeliani e del Mossad, a fine agosto la Russia di Putin propose ad Israele che Mosca s’incaricasse della responsabilità di custodire giacimenti di gas del Mediterraneo d’Israele, con l’offerta di investimenti russi per 7-10 miliardi di dollari per sviluppare Leviathan, il più grande giacimento, e costruire un oleodotto in Turchia per l’esportazione del gas verso l’Europa. 
Un investimento miliardario russo sul giacimento ne farebbe un progetto che né Siria né Hezbollah oserebbero attaccare, anche se appartiene ad Israele“, 
osservava. La relazione sostiene che l’offerta sia stata 
fatta al primo ministro Benjamin Netanyahu in conversazioni telefoniche confidenziali e attraverso inviati discreti“. 
DEBKA.file continua a fare rivelazioni sull’intensificazione degli aiuti militari alla Siria e la cooperazione russa con le forze iraniane in Siria, cambiando completamente i calcoli strategici israeliani: 
Le Forze di Difesa Israeliane devono quindi rinnovare la posizione sul fronte siriano, e rivalutare la sponsorizzazione di gruppi ribelli che frenano nel fronte sud della Siria le ostilità iraniane o di Hezbollah sul nord d’Israele. Il mutato atteggiamento è stato suggerito da ciò che si sente negli ultimi due giorni da alti ufficiali della sicurezza israeliani, che ora dicono che lasciare Assad in carica potrebbe essere l’opzione migliore, dopo tutto“, aggiungendo, “Aeronautica e Marina russe sono le più forti forze militari straniere nel Mediterraneo orientale. Gli Stati Uniti non hanno nulla di paragonabile. La forza militare d’Israele è sostanziale, ma nessuno vuole lo scontro militare con i russi…” 
Se il rapporto di DEBKA.file è preciso, l’ultima strategia di pace russa in Medio Oriente con la forza della diplomazia, ha appena inflitto una sconfitta devastante alla strategia guerrafondaia mondiale di Washington. Se la Russia può ora forgiare una vera onesta coalizione delle nazioni per isolare e distruggere il mostro di Frankenstein creato da Washington e chiamato SIIL o SI, consentendo ai siriani di risolvere i loro problemi con il presidente debitamente eletto Bashar al-Assad, in libere elezioni senza le ONG degli Stati Uniti finanziate da George Soros o National Endowment for Democracy, il mondo farà un enorme passo lontano dalla guerra.

F.William Engdahl New Eastern Outlook 22/09/2015

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F. William Engdahl è consulente di rischio strategico e docente, laureato in Scienze Politiche all’Università di Princeton, è autore di best-seller su petrolio e geopolitica, in esclusiva per la rivista online “New Eastern Outlook“.


Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
https://aurorasito.wordpress.com/2015/09/22/washington-ha-perso-il-medio-oriente/ 

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