venerdì 30 ottobre 2015

Idlib, blackout su Jisr al-Shughur mentre la battaglia s’intensifica

Duh. Il tipico sorriso saudita genera sospetti sulla stabilità mentale di chi ne fa sfoggio. Muhamad bin Salman, 29 anni, ora dirige le "forze armate" del suo regno del pianeta delle scimmie. Non ha mai studiato nulla di militare ed è visto dal resto delle scimmie saudite come una sorta di dufus, un adolescente pecoraio, nella migliore delle ipotesi.
Duh. Il tipico sorriso saudita genera sospetti sulla stabilità mentale di chi ne fa sfoggio. Muhamad bin Salman, 29 anni, ora dirige le “forze armate” del suo regno del pianeta delle scimmie. Non ha mai studiato nulla di militare ed è visto dal resto delle scimmie saudite come una sorta di dufus, un adolescente pecoraio, nella migliore delle ipotesi.
Due settimane fa, i servizi segreti congiunti siriani, russi e di Hezbollah assieme alla decisiva intelligence satellitare, rilevavano un concentramento insolitamente elevato di ratti del Jaysh al-Islam a Dhahiyat al-Assad e Jubar. L’intelligence fu rapidamente analizzata e confrontata con altri dati acquisiti dalla sorveglianza del comando del MOK nella Giordania hashemita, dove gli ufficiali sauditi-giordano-sionisti pianificavano l’attacco frontale su Damasco, in risposta all’intervento della Russia nel conflitto a fianco del governo siriano. 

Il piano era colpire la capitale da Darah e Qunaytra con la copertura di aeromobili sauditi e giordani. Il governo siriano fece rapidamente sapere ai russi che i nuovi mezzi forniti da Mosca alla Siria sarebbero stati utilizzati per abbattere qualsiasi intrusione aerea. Questo avrebbe significato, per la prima volta, lo schieramento del sistema antiaereo S-300 che Mosca vuole mantenere segreto finché non sarà assolutamente necessario.

La divulgazione della loro tecnologia è d’immensa importanza nel favorire l’elemento sorpresa in qualsiasi teatro di conflitto. L’alto comando russo dissuase i siriani dal farlo, cioè di attivare il sistema in modo che venisse analizzato dai sionisti, ed assicurò il governo siriano che i bombardieri Sukhoi da Nord sarebbero passati alla prioritaria sconfitta del piano saudita nel Sud. Ed è esattamente ciò che successe.

Il principe Muhammad bin Salman, la vice-scimmia erede al trono del regno dell’Arabia Saudita ebbe un attacco di amarezza, dopo essere stato respinto dal Presidente Vladimir Putin per due volte consecutive, la prima a Mosca e la seconda a Sochi. In entrambi i casi, Muhamad, che agisce da ministro della Difesa saudita ed ha zero competenze nelle scienze militari, offrì a Vlad 300 milioni di dollari e un vasto piano di espansione nel suo Paese se avesse fatto 2 cose: primo aiutare l’Arabia Saudita a convincere l’Iran a non aiutare gli huthi nello Yemen; e il secondo approvare il piano per spodestare il presidente siriano. Promise a Vlad il mondo.

Nella mente di Muhamad (che non ha proprio) il problema era la continua sconfitta del suo miserabile esercito di coscritti inetti, mercenari sudanesi e assortita marmaglia da Africa e Asia. Aggiungete la forza aerea, in gran parte affollata da piloti egiziani, giordani e pakistani in pensione, il cui unico interesse in qualsiasi conflitto innescato dai sauditi è cogliere il grasso che li attende ogni settimana. Come precauzione, abbiamo saputo, il regime saudita insiste nel smantellare i seggiolini eiettabili degli aerei pilotati da tali piloti-a-nolo.

Quando Muhamad tornò a casa, singhiozzò sulla gonna della madre, dicendole quanto “cattivone fosse il malvagio Vlad”. Lo rassicurò spingendolo a punire il presidente russo facendo qualcosa di cattivo ad Assad. Il piano riferito ai nostri lettori qui, nasce da un’idea di Muhamad. E come tutte le sue idee, ora si trova convenientemente nella grande cloaca della storia. I russi iniziarono a bombardare le zone di concentramento a Dair al-Asafir e Duma dove venivano raccolti i ratti per trasferirli nelle zone ritenute opportune per l’avvio dell’operazione. Ma, ahimè, gli aiutanti di al-Lush si resero conto che l’elemento sorpresa non c’era più e le loro forze ormai ridotte stavano per esserlo ancor più con l’Aeronautica russa che ferocemente mollava su di loro qualsiasi tipo di bomba nell’arsenale.

L’EAS fu anche molto attivo con i nuovi razzi termobarici sulle zone prive di popolazione civile, eliminando tra le urla decine di iene terroriste. Fu un disastro. Nel frattempo, l’Arabia Saudita, non nota per le sue finezze ma per la loro mancanza, si riferiva all’intervento russo in termini calcolati per far rizzare ogni pelo. Si noti come Mileikowski (alias Netanyahu) fosse imbarazzante collegando il capo palestinese Amin Haj al-Husayni al genocidio nazista degli ebrei (come se i nazisti avessero ucciso solo ebrei), e come i sauditi ora chiamino i Russi ‘Crociati’. (he, he).

E’ imbarazzante perché i russi sono ortodossi, una chiesa che non ama i crociati in gran parte cattolici ed entrati nella gloriosa città di Bisanzio quando era sotto il dominio dell’imperatore Alessio Comneno, contaminando e distruggendo ciò che potevano. A nessuno importa. Francamente, i siriani che conosco sono lieti che la Russia sia parte della squadra. Nessuno si preoccupa dei deliri e vaneggiamenti dei sauditi. E’ solo il suono delle scimmie allo zoo.

Ziad al-Fadil Syrian Perspective, 28 ottobre 2015 







Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
https://aurorasito.wordpress.com/2015/10/29/iblib-blackout-su-jisr-al-shughur-mentre-la-battaglia-sintensifica/ 

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