lunedì 30 novembre 2015

Guerra ibrida per spezzare i Balcani?

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Nello spirito della nuova guerra fredda e dopo il suo successo nel smantellare South Stream, gli Stati Uniti danno priorità agli sforzi per ostacolare il gasdotto russo Balkan Stream, in gran parte riuscito, purtroppo, per il momento. La prima sfida è il tentativo di rivoluzione colorata in Macedonia nel maggio 2015, che per fortuna fu respinto dalla cittadinanza patriottica del Paese.

Poi nell’agenda della destabilizzazione vi fu il fermento politico che minacciava di occupare la Grecia nella fase di preparazione e dopo il referendum sull’austerità, con l’idea che se Tsipras veniva deposto, Balkan Stream veniva sostituito da un progetto gradito agli Stati Uniti. Ancora una volta, i Balcani resistettero e il complotto statunitense fu sventato, ma la terza e più direttamente antagonista manovra ha cassato sul nascere e messo da parte indefinitamente il progetto.

Il ‘fortunato’ numero tre:
L’azione scatenante s’è avuta il 24 novembre, quando la Turchia ha abbattuto un cacciabombardiere dell’operazione antiterrorismo russa sui cieli siriani, e il progetto in corso fu vittima della reazione del deterioramento politico tra le due parti. Dato che ovviamente la cooperazione energetica sarebbe stata vittima delle crescenti tensioni russo-turche, gli Stati Uniti istigarono appositamente la Turchia a provocare tale reazione a catena, rottamando Balkan Stream. Sia come sia (e sembra abbastanza convincente sia così), non significa che il progetto strategico sia stato annullato, ma sia più precisamente accantonato temporaneamente.
La Russia comprensibilmente non vuole rafforzare la posizione di uno Stato che le si dimostra così sfacciatamente aggressivo, ma tale sentimento vale solo per l’attuale governo, nel contesto attuale. E’ certamente possibile che un cambio fondamentale nella posizione della Turchia (per quanto improbabile appaia nel breve termine) potrebbe portare ad una distensione che rigeneri Balkan Stream, ma uno scenario più probabile sarebbero masse ostili e/o militari turbati che rovesciano il governo.

Inversione turca?:
Entrambe le possibilità non sono così improbabili quando si riconosce il crescente risentimento verso il governo di Erdogan e la situazione precaria in cui ha posto le forze armate. E’ ben noto come abbia insoddisfatto una massa significativamente crescente di turchi (soprattutto nel pieno della crescente insurrezione curda), ma ciò che è poco discusso è la situazione strategicamente svantaggiosa dei militari in questo momento. Come l’autore ha scritto ad ottobre, le forze turche sono mal distribuite tra le operazioni contro i curdi nel vasto est, proteggere il centro da attentati terroristici di SIIL ed estrema sinistra, interventi nel nord dell’Iraq, e allerta al confine con la Siria. 

Gestire tale situazione è già troppo per qualsiasi militare, e l’ultima cose di cui i loro leader hanno bisogno oggi è affrontare un’immaginaria e completamente inutile ‘minaccia’ russa ideata da Erdogan. La pressione potrebbe rivelarsi troppo alta e nell’interesse della sicurezza nazionale, e rispondendo in modo adeguato al ruolo costituzionale nel salvaguardare l’integrità territoriale dello Stato, potrebbero rovesciarlo nonostante i cambiamenti sistemici varati nel decennio passato per difendersi da un tale evento.

La strada avanti:
C’è la possibilità molto reale che Balkan Stream sia scongelato e il progetto vada avanti un giorno, perché è troppo importante strategicamente per la Russia, e anche la Turchia, per tenerlo da parte a tempo indeterminato. E’ del tutto possibile che un cambio politico si abbia n Turchia, sia nella mentalità dell’attuale leadership o più probabilmente con un nuovo governo rivoluzionario/colpo di Stato, il che significa che è troppo presto per Russia e Stati Uniti cedere sulle rispettive politiche sul Balkan Stream. Pertanto, le grandi potenze avanzano una sorta di strategia di garanzia geopolitica in ogni caso incentrata sulla Via della Seta balcanica della Cina. 

Dal punto di vista statunitense, gli USA devono continuare a destabilizzare i Balcani, dato che anche se il progetto russo viene fermato con successo, dovranno fare la stessa cosa con la Cina. Finché continua a costruire la Via della Seta nei Balcani, la Russia sarà un magnete multipolare col suo partner strategico principale, potendovi concentrare l’influenza che coltivava finora. Nel caso in cui Balkan Stream sia ripreso, la Russia può immediatamente rientrare, come se non avesse mai lasciato, congiungendo le forze strategiche con l’alleato cinese, come originariamente previsto, ed è contro questo scenario da incubo che gli Stati Uniti ricorrono alla Guerra Ibrida, nel disperato tentativo di distruggere la Via della Seta balcanica. 

Come è già stato detto, l’approccio russo si concentra maggiormente sulla situazione economica e militare e la diversificazione politica che dovrebbe accompagnare l’infrastruttura fisica energetica che voleva costruire. Invece del gasdotto formare la nuova spina dorsale dei Balcani, sembra sarà la ferroviaria ad alta velocità della Via della Seta balcanica ad aver questo ruolo, ma in entrambi i casi si tratta di un megaprogetto multipolare che fungerà da calamita dell’influenza russa. Nell’attuale configurazione, la Russia ha relativamente meno influenza nel decidere direttamente la costruzione dell’infrastruttura, ma allo stesso tempo è indispensabile per la Cina. 

Pechino non ha quasi alcun legame con i Balcani oltre a rapporti puramente economici (e anche quelli sono relativamente nuovi), così il coinvolgimento privilegiato della Russia nel sostenere il progetto e investire sulla rotta della Via della Seta dei Balcani (che doveva essere parallela a Balkan Stream, comunque comportando investimenti) ne rafforza il sostegno regionale e locale presentandolo con il volto amichevole e familiare con cui i decisori erano già abituati a lavorare. Ciò non vuol dire che la Cina non può attuare il progetto da sé o che non ci sia un sostegno legittimo nei Balcani a tale iniziativa, ma la partecipazione diretta della Russia rassicura l’élite locale che una civiltà vicina e un partner ultra-influente sia con esse, anche visibilmente, puntando alto nel programma e dimostrando fiducia nel suo successo sperato.

Pechino è l’ultima spiaggia dei Balcani
Finora era chiaro che il partenariato strategico russo-cinese sia destinato a rivoluzionare il continente europeo con l’avanzata dell’influenza multipolare lungo il corridoio balcanico, che supporterebbe Balkan Stream e Via della Seta dei Balcani. Purtroppo, però, gli Stati Uniti sono temporaneamente riuscito a mettervi un freno al primo, il che significa quindi che la Via della Seta dei Balcani è il solo megaprogetto multipolare previsto attraverso la regione. Perciò, è la Cina, non la Russia, che regge la fiaccola della multipolarità nei Balcani, anche se Pechino dipende naturalmente dall’influenza della Russia per proteggere l’obiettivo geostrategico comune e realizzarlo. In ogni caso, la Via della Seta dei Balcani probabilmente è più importante di Balkan Strena al momento, e come tale è degno di attenzione per i dettagli strategici, compendendo meglio perché rappresenti l’ultima speranza multipolare dei Balcani.

Fondamenta istituzionali:
Il concetto di Via della Seta dei Balcani è di un paio di anni fa, e deve la genesi a Via e Fascia della Cina, la politica di costruzione delle infrastrutture connettive nel mondo (“Nuova via della seta”). Questo sforzo è stato pensato al fine di risolvere il duplice problema di creare opportunità d’investimento cinesi e aiutare le regioni geostrategiche a liberarsi aderendo al multipolarismo. Nell’area oggetto di studio, la Via della Seta dei Balcani è la manifestazione regionale di questo ideale, in realtà parte di un ampio impegno della Cina con i Paesi dell’Europa centrale e orientale. 

Il formato della loro interazione multilaterale fu formalizzato nel 2012 con il primo Vertice di Varsavia tra Cina e Paesi centro-orientali europei (Cina-PECO), e l’evento di due anni dopo, a Belgrado, producendo l’idea per un progetto ferroviario ad alta velocità Budapest-Belgrado-Skopje-Atene (la cui descrizione colloquiale dell’autore è Via della Seta dei Balcani) volto ad approfondire l’interconnessione economica delle parti. Il vertice del 2015 a Suzhou produsse un programma a medio termine per il 2015-2020 che, tra l’altro, propone la creazione di una società di finanziamento congiunta per fornire credito ed investimenti a questo e altri progetti. 

 La Via della Seta dei Balcani viene anche ufficialmente descritta come “China-Eurasia Land-Sea Express Line” suggerendo l’integrazione nel nuovo Corridoio Economico Eurasiatico in futuro, il che implica che Pechino vorrebbe Paesi più pragmaticamente cooperativi con la Russia (in primo luogo la Polonia). È importante sottolineare che, come Xinhua ha riferito, i partecipanti decisero di completare la fase Budapest-Belgrado del progetto entro il 2017.

Contesto strategico:
Ciò che tutto questo significa è che la Cina ha accelerato le relazioni diplomatiche, istituzionali e economiche con l’Europa centrale e orientale in un paio di anni, divenendo incredibilmente un attore di primo ministro nella regione, quasi mezzo mondo lontano e in parte nel blocco unipolare. Ciò si può spiegare unicamente dall’attrazione economica della Cina sui PECO che trascende ogni confine politico, nonché dall’ambizione complementare che il supergigante orientale ha nell’approfondire la presenza nel mondo. Questi due fattori si combinano in una componente formidabile della grande strategia della Cina, che si sforza di utilizzare esche economiche inevitabili nel condurre i partner (in particolare coloro che rappresentano il mondo unipolare) sul percorso di un tangibile cambio geopolitico in una generazione. 

Facendo nuovamente riferimento alla Via della Seta dei Balcani, rappresenta il principale veicolo di Pechino nel realizzare la strategia a lungo termine e la logica geo-economica sottesa che sarà spiegata più avanti. Prima di procedere, tuttavia, è importante ricordare ciò che è stato indicato in precedenza sugli imperativi egemonici degli Stati Uniti, dato che spiegano perché gli Stati Uniti hanno così paura dell’impegno economico della Cina in Europa da arrivare ad inventarsi guerre ibride distruttive per impedirlo.

Ragioni geo-economiche:
La ragione geoeconomica della Via della Seta dei Balcani è evidente, e può essere facilmente spiegata esaminando lo spazio europeo centrale e orientale che s’intende collegare. La penisola del sud-est europeo sfocia direttamente su queste due regioni, e Budapest si trova geograficamente al centro di questo ampio spazio. Attualmente non c’è un corridoio nord-sud affidabile che colleghi Ungheria e mercati vicini (cioè Germania e Polonia) ai porti greci sul Mediterraneo, il che significa quindi che il commercio marittimo cinese con queste economie leader deve circumnavigare fisicamente tutta l’Europa. 

La Via della Seta dei Balcani cambia tutto questo e riduce di inutili giorni il tempo di trasporto della merci dall’Europa centrale e orientale al porto greco del Pireo, a portata di Suez, attraversato da navi cinesi. Ciò consente di risparmiare tempo e denaro, rendendo la rotta più redditizia ed efficiente per tutti gli interessati. In futuro, le economie dell’Europa centrale ed orientale potrebbero inviare i loro prodotti dalla Russia alla Cina attraverso il Ponte Eurasiatico, ma potrebbe essere vantaggioso dal punto di vista di produttori e consumatori, ma non per i rivenditori che si basano sulla riesportazione dei prodotti in altre parti del mondo. 

Per usufruire degli sviluppi economici dinamici attualmente in corso in Africa orientale e Asia meridionale (sia vendendo in quei mercati che costruiendovi fisicamente una presenza), è meglio per gli attori o parti imprenditoriali collegarsi tra di essi con un nodo marittimo che consenta efficienza e rapidità nell’imbarcare o sbarcare determinate merci da trasbordare. Geo-economicamente parlando, non c’è posto migliore che il Pireo, in quanto è il porto europeo più vicino al Canale di Suez, attraversato per accedere alle suddette destinazioni, con o senza trasbordo (ad esempio se gli imprenditori dell’UE decidessero di esportarvi i prodotti direttamente senza l’intermediazione cinese).

Per il collegamento al Pireo, il corridoio ferroviario ad alta velocità, noto come Via della Seta balcanica, è un presupposto infrastrutturale e il suo completamento comporterebbe che una quota significativa del commercio europeo sia proficuamente reindirizzato verso la Cina e altri Paesi non occidentali in forte espansione, come India ed Etiopia. Gli Stati Uniti temono di perdere la posizione di principale partner commerciale dell’UE, sapendo che la tendenza strategica che potrebbe presto seguire comporterebbe il rapido disfacimento della loro egemonia. 

Visto dal punto di vista opposto, la Via della Seta dei Balcani è l’ultima speranza dell’UE per un futuro multipolare indipendente dal controllo totale statunitense, ecco perché è così geopoliticamente necessario per Russia e Cina completate il progetto. L’inevitabile scontro da Nuova Guerra Fredda che si presenta e la straordinariamente alta posta in gioco, indicano che i Balcani saranno uno dei principali focolai di tale pericoloso scontro indiretto, nonostante lo scambio di gerarchia dei protagonisti multipolari.

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Andrew Korybko è commentatore di politica statunitense dell’agenzia Sputnik. L’intervento è un capitolo tratti dal suo secondo libro sull’applicazione geopolitica delle Guerre Ibride. Il capitolo è stato aggiornato in modo da riprendere l’apparente sospensione del Turkish Stream.

Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
https://aurorasito.wordpress.com/2015/11/29/guerra-ibrida-per-spezzare-i-balcani/ 

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