giovedì 19 novembre 2015

Natura della Guerra Contemporanea

 
La Guerra non è ineluttabile. Non è neppure una conseguenza dello sviluppo della civiltà o effetto di una sua involuzione. Alcuni antropologi hanno rilevato l’estraneità della Guerra intesa come distruzione totale all’interno delle comunità umane primitive, ove tutto era ritualizzato e la valenza simbolica assumeva il ruolo dell’obiettivo dell’agire.
 
 
La Guerra nel mondo primitivo era una rappresentazione di potenza a cui molto raramente seguivano feriti ed ancora più raramente morti. Si trattava di una serie di operazioni ritualizzate allo scontro che aveva il controverso sapore della preparazione erotica. Si invocavano gli dei, si consacravano i corpi e le armi, si attendeva il momento astronomicamente propizio e ci si avviava ad un confronto viepiù visivo. Canti e grida accompagnavano la tenzone che terminava spesso con un nulla di fatto ‘strategico’ ma con un carico di emozioni contrastanti.

La Guerra moderna assume caratteristiche disumane. Si tratta infatti perlopiù di operazioni di pulizia etnica, di annichilimento totale di un popolo. La Guerra moderna prende avvio da pretesti ridicoli e, ove non ci fossero, da eventi ‘falsa bandiera’, progettati apposta per consentire in modo artefatto l’avvio delle distruzioni.
 

Sappiamo ormai bene come l’entrata nel conflitto degli USA nella seconda guerra mondiale, sia stata provocata da un evento (il bombardamento aereo giapponese a Pearl Harbour) evitabile. L’ambasciatore statunitense in Giappone aveva infatti comunicato chiaramente l’intento dell’aviazione nipponica ben prima che accadesse. L’entrata in guerra nel Vietnam, pochi decenni dopo, fu causata da un’inesistente affondamento di un mercantile statunitense nel golfo del Tonchino.

Ancor più vicino nel tempo, una serie di attentati terroristici ‘false flag’ hanno consentito alle potenze militari occidentali di intraprendere massicce azioni di sterminio ingiustificate sui suoli nordafricani, mediorientali ed orientali. Si tratta dei popoli una volta riuniti all’interno delle grandi mura dell’impero ottomano. Si tratta di popolazioni potenzialmente ricche, sagge e spiritualmente attive, dove le esigenze materiali sono poste in secondo piano a quelle spirituali.
 

La dedizione alla componente intellettuale e spirituale del cosiddetto mondo arabo è elevatissima. La serietà con cui si compiono vite intere dedicate alla ricerca ed allo studio è una realtà a noi quasi sconosciuta, soprattutto nel presente, il tempo della decadenza occidentale, spacciato come età dell’oro di una miserevole scorpacciata di effimeri beni materiali.
 

L’occidente sedicente libero è in realtà posseduto dall’ingordigia materiale che tutto lorda. E’ difficile ormai distinguere nel mare del consumo un elemento controcorrente. Ogni forma di vita in contrasto al modus vivendi ‘moderno ed accettato’ viene annichilita da una scure trasversale di scherno, insipienza ed odio.

I popoli liberi di condurre esistenze dedicate alla ricerca, allo studio ed alla osservazione del ‘mondo di sopra’ vengono deliberatamente annichiliti in favore di un pensiero unico a frequenze basse, un materialismo ottuso tipico di questa era, il ‘mondo di mezzo’ fatto solo di miserevoli ruberie tra fratelli.
 
 

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