mercoledì 16 dicembre 2015

Piano Nazionale Vaccini: è una lista da supermercato


Nelle circa 80 pagine della bozza del Piano Nazionale Vaccini 2016-2018 – fermo al palo – gli autori prevedono l’inserimento di una serie di nuove vaccinazioni che dovrebbero, secondo questi pseudo-esperti, aiutare a risalire la china di un calo infinitesimale che preoccupa le Autorità sanitarie del nostro Paese, o meglio, qualche azionista di qualche industria.

Ma anche mantenere lo stato polio-free, raggiungere lo stato morbillo-free e rosolia-free, garantire l’offerta attiva e gratuita delle vaccinazioni nelle fasce d’età e popolazioni a rischio. Aumentare l’adesione consapevole, contrastare le disuguaglianze, completare l’informatizzazione delle anagrafi vaccinali, migliorare la sorveglianza delle malattie prevenibili, promuovere nella popolazione generale e nei professionisti sanitari, una cultura delle vaccinazioni, prevedere interventi sanzionatori qualora sia identificato un comportamento di inadempienza, attivare un percorso di revisione e standardizzazione dei criteri per l’individuazione del nesso di causalità ai fini del riconoscimento dell’indennizzo e favorire la ricerca e l’informazione scientifica indipendente sui vaccini.

Il nuovo Piano Nazionale Vaccini, è ricco di incongruenze.

A leggerlo bene, nel nuovo Piano Nazionale Vaccini sono inseriti tutti – proprio tutti – i vaccini possibili e disponibili sul mercato. Così facendo, trovare delle similitudini col “supermarket” è fin troppo semplice: reparto che vai, scaffale che trovi … Peccato che il “supermarket della Salute” non dovrebbe essere ammesso in un Paese normale.

Inoltre, dal punto di vista prettamente tecnico, manca una strategia nazionale delle malattie infettive in generale, e in questo caso delle cosiddette malattie infettive prevenibili con i vaccini. Quello che manca è un lavoro costante e accurato di quello che è l’andamento delle malattie infettive nel nostro Paese, a partire da quelle dell’infanzia.

Ecco quindi che il problema diventa manifesto quando non si riesce a giustificare e documentare che esiste una reale necessità sanitaria; e non si può offrire [se non addirittura imporre] alla popolazione un farmaco senza avere idea di ciò che si ha di fronte.

Tutti i farmaci-vaccini sono sponsorizzati, venduti e consigliati, come sicuri ed efficaci, ma questo non corrisponde alla realtà, soprattutto nel lungo periodo, e non si può più giustificarne l’utilizzo indiscriminato a fronte delle elevatissime probabilità di riceverne un danno, nella peggiore delle ipotesi, permanente.

Perché è lecito dubitare?

Ognuno è libero di pensare ciò che crede di tutta questa storia. Però, a pensarci bene, un Paese come l’Italia viene nominato quale capofila europeo/mondiale nella promozione delle vaccinazioni, gli esperti di salute pubblica mettono subito in dubbio la necessità di molti dei vaccini proposti, i medici si preoccupano delle punizioni che potrebbero riguardarli se non collaborano pienamente, ed infine nasce una “guerriglia fra clan” all’interno dell’AIFA: è davvero difficile non sospettare la mano di qualche “settore dietro il verificarsi di certi fatti che – è bene ricordarlo – non accadono mai per caso.

PRIMO PUNTO

Come già affermato da più parti, il calendario riportato all’interno del Piano Nazionale Vaccinazioni è la copia fedele del “calendario per la vita” sponsorizzato dalle industrie del farmaco e recepito dalle nostrane pseudo società/holding scientifiche. Effettivamente, confrontando i due documenti sono molto simili [addirittura con la stessa grafica di base].

calendario vaccinale per la vita 2014
calendario vaccinale per la vita (2014)

PNV 2016 2018
Piano Nazionale Vaccinazioni 2016-2018

Inoltre, dalla semplice verifica dei dati pubblici relativi agli autori del “calendario per la vita” e del Piano Nazionale Vaccinazioni, emerge che almeno la metà di essi ha dichiarato legami finanziari personali all’industria dei vaccini negli articoli scientifici pubblicati. E francamente è risibile come costoro, punti sul vivo, minacciano di dispensare querele anziché spiegare ai cittadini i loro manifesti conflitti d’interesse.

SECONDO PUNTO

Risponde al vero che nel 2014 le Regioni chiesero all’Istituto Superiore di Sanità alcuni pareri sull’efficacia dei nuovi vaccini contro le patologie batteriche invasive, meningite meningococcica B e infezioni da pneumococco nell’anziano.

In entrambi i casi l’Istituto Superiore di Sanità aveva fornito valutazioni contenenti numerose criticità e cautele. Potete scaricare entrambi i documenti qui allegati:
  1. Vaccinazione anti-meningococco B: dati ed evidenze disponibili per l’introduzione in nuovi nati ed adolescenti;
  2. Dati e evidenze disponibili per l’utilizzo dei vaccini anti-pneumococcici nei soggetti a rischio di qualsiasi età e per l’eventuale ampliamento dell’offerta ai soggetti anziani.
In sintesi, nel primo documento riguardante la vaccinazione anti-meningococco B si evidenzia che:
Il vaccino 4CMenB mostra, ad oggi, un buon profilo di immunogenicità nei confronti delle malattie invasive da meningococco B. Restano tuttavia aperti alcuni quesiti relativi all’efficacia clinica, la possibile comparsa di reazioni avverse rare, la durata della risposta immunitaria nel tempo e l’effetto della vaccinazione sui portatori sani. Sembra esserci consenso sull’uso del vaccino 4CMenB nel corso di focolai epidemici e sull’offerta a gruppi ad alto rischio di contrarre la malattia (ad esempio i soggetti immunodepressi), sulla base di considerazioni sul rischio/beneficio individuale. Per l’implementazione di una strategia di vaccinazione estesa devono, invece, essere considerati anche gli aspetti relativi sia al vaccino sia alle possibili ricadute della sua introduzione sull’organizzazione dei servizi vaccinali e sull’accettazione da parte delle famiglie. Nell’ipotesi di una vaccinazione universale, essendo l’incidenza dell’infezione maggiore nel primo anno di vita, l’avvio precoce del ciclo vaccinale è indispensabile per prevenire il maggior numero di casi. La possibilità di somministrazione del 4CMenB insieme ad altri vaccini deve essere attentamente valutata, sia per non comprometterne l’accettabilità a causa dell’incrementato rischio di eventi avversi sia per non compromettere l’adesione o il completamento dei cicli vaccinali di routine. I dati sulla frequenza di febbre e sull’utilità della profilassi con paracetamolo in caso di somministrazione del solo vaccino Men B non sono a oggi conclusivi. La reazione avversa più rilevante e frequente è stata la febbre (≥ 38°C) riportata dal 69-79% dei bambini vaccinati con 4CMenB insieme ai vaccini di routine rispetto al 44%-59% nei gruppi che avevano ricevuto solo vaccini di routine. Episodi di febbre ≥ 39°C sono stati riportati nel 15-17% dei casi. Al momento non sono disponibili dati sufficienti sulla frequenza di reazioni avverse, in particolare la febbre, successive alla vaccinazione con solo 4CMenB. Sono stati segnalati, inoltre, ricoveri in ospedale a causa della febbre successiva alla vaccinazione, casi di crisi convulsive e sindrome di Kawasaki.
Invece, sempre in sintesi, in merito all’uso dei vaccini anti-pneumococcici nei soggetti anziani è meritevole d’attenzione questo passaggio

studio CAPITA

Orbene, proprio quest’anno, i dubbi espressi nel secondo documento dell’Istituto Superiore di Sanità, hanno trovato conferma con lo studio CAPITA [sponsorizzato dalla Pfizer] pubblicato dal New England Journal of Medicine: il vaccino PCV13  ha dimostrato un’efficacia irrisoria del 46% nell’anziano contro le polmoniti acquisite in comunità e le malattie invasive da pneumococco [solo per i sierogruppi coperti da vaccino].

Nonostante questi fatti, i due vaccini rientrano tra i trattamenti proposti nel nuovo piano vaccinale.

TERZO PUNTO

Il nuovo piano prevede il vaccino contro la Varicella in contemporanea combinazione con il vaccino contro il Morbillo, la Parotite e la Rosolia. Da diversi anni la percentuale di copertura del vaccino contro il Morbillo non supera il fatidico [quanto empirico] 95% di copertura. In sostanza significa che, lo stesso risultato si verifica per il vaccino contro la Rosolia e la Parotite e, con molta probabilità, potrebbe verificarsi per l’inoculazione del vaccino contro la Varicella. A tutto ciò va ricordato che, nonostante gli sforzi del sistema sanitario, rimane il pericolo di contrarre le malattie in età adulta, anche se vaccinati. Questo fallimento è già avvenuto per il Morbillo, per la Parotite e per la Rosolia, e proseguire a ripetere l’errore anche per la Varicella propone ulteriori riflessioni sul piano etico.

Siete pertanto invitati a leggere ciò che non viene detto, ma è formalmente scritto in letteratura scientifica, in merito alle fallanze dei vaccini contro: Morbillo , Parotite , Rosolia , VaricellaE’ bene sottolineare che simili cautele furono espresse nel precedente piano vaccinale 2012-2014.

QUARTO PUNTO

Le analisi critiche coinvolgono il grande dibattito aperto rispetto al vaccino del Papilloma virus da proporre ai maschi, siano essi infanti o adulti. La stessa cosa si può dire per il Rotavirus che sarebbe sufficiente utilizzare nei neonati ad alto rischio [pretermine e a basso peso], ma che il nuovo piano prevede per tutti. Così come permane controversa e nebulosa la decisione sulla vaccinazione degli anziani contro l’Herpes Zoster.

HPV_2015 

E’ altresì meritevole di segnalazione la nuova polemica in merito al vaccino anti-HPV. Dopo Giappone, Francia, Regno Unito, Italia, Irlanda, Svizzera e Stati Uniti, il nuovo allarme arriva dalla Danimarca che, in un certo senso, sconfessa le rassicurazioni dell’EMEA [pervasa da conflitti d’interesse e dati già pubblicati]

Jesper Mehlsen, direttore della ricerca alla Sincope Unit del Frederiksberg Hospital in Danimarca, che ha in cura circa 250 giovani donne in precedenza sane con sintomi iniziati meno di due mesi dopo la vaccinazione, afferma: «Abbiamo il sospetto di un ruolo causale del vaccino per la stretta associazione temporale e la mancanza di spiegazioni alternative»

Svetlana Blitshteyn, professore associato di neurologia all’University of Buffalo School of Medicine di New York, che nel 2014 ha documentato sei casi di “Pots” [sindrome di tachicardia posturale ortostatica] dopo la vaccinazione anti-Hpv, poi diventati oltre una dozzina, è dello stesso avviso del collega che la precede.

QUINTO PUNTO: Disturbo dello Spettro Autistico Vaccinale

Qui entriamo nel campo in cui potrei annientare chiunque sia disposto a un confronto serio con dati alla mano. Purtroppo, fino ad oggi, ho assistito a una serie di proclami televisivi diffusi da una massa di ignoranti in camice bianco e ho toccato con mano le porcate messe in atto dai nominati che dipendono direttamente dalle lobby farmaceutiche. È stato sempre più evidente e fastidioso.

Il Disturbo dello Spettro Vaccinale è volutamente mal diagnosticato e rinominato come Disturbo dello Spettro Autistico in modo che l’industria dei vaccini può continuare a proporre il suo regime tossico che creaclienti per la vita”.

L’implementazione dei programmi vaccinali, nei vari decenni, dagli anni ’90 ad oggi, ha portato ad una vasta gamma di disturbi espettroè solo una visione soprannaturale creata dai mercanti della salute per distrarre il pubblico dal problema reale, che consiste nell’iniettare più volte, durante i primi sei anni di vita, un concentrato neurotossico nel tessuto muscolare di un bambino.

Il fatto che oggi abbiamo 1 bambino ogni 45 sofferente di Disturbo dello Spettro Autistico Vaccinale, ovvero di una grave condizione neurologica permanente, è l’evidenza della dimensione della catastrofe. 

Qui non stiamo parlando di un banale caso di morbillo o di pertosse. Qui si tratta di una vera e propria crisi mondiale della quale gli editori e i giornalisti di tutto il Paese, guidati dai loro Padroni che dettano i contenuti editoriali, proseguono ad ignorare.



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fonte: http://autismovaccini.org/2015/12/12/piano-nazionale-vaccini-e-una-lista-da-supermercato/

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