giovedì 25 febbraio 2016

Nella sostanza, il contenuto.


In molte "trame da/di film", non capisci l’evoluzione della storia (il... come si sviscera dopo un “colpo di scena molto cervellotico”), “i perché”… ma, non ti sforzi nemmeno di capire “se è vero”, perché il ritmo incalza, la pressione aumenta e, sopra a tutto, “nulla avviene per caso (compreso il "tuo" conseguire in... fiducia)”.
Infatti, ricorda sempre che c’è una regia, che non vedi.
Un controllo che ha previsto tutto.
E la regia è solo uno dei livelli in gioco, che prendono decisioni “per te” (per il tuo auto intrattenimento). Dei fattori causali che hanno interesse ad operare così, perché ogni livello risponde a quello “superiore”, al quale la dipendenza (gerarchia) ricollega sempre.
Ogni livello? Sì, fino ad un certo punto, “dove” accade che le “cose” iniziano a rendersi dubbiose, fumose, evanescenti, profonde e non alla luce solare (interramento).
Una “zona” off-limits, per te. Qualcosa che delimita “qualcosa”.

Te ne accorgi? Segui a ritroso la “catena” (qualsiasi… catena). Prima o poi non riesci più a “spiegartela”, perché “le acque si agitano”, oppure, “le acque sono talmente calme, da confondersi col cielo”.

Quando la ragione di una certa “cosa”, che stavi seguendo logicamente, prende a divenire indefinita, molto spesso (s’imbatte) ti presti ad “incagliarti” in definizioni, prassi, usi e costumi, convenzionileggi.
La “legge” è una paratia stagna
“Votata da tutti” ma in una maniera sempre ambigua, di parte ma velatamente, astuta, strategica, sottile, abile nel mascherarsi dietro al convincimento popolare, alla propaganda, alla “campagna elettorale”, al problema evidente da affrontare (qualcosa sorto non a caso, nella società. Un “veicolo” adatto al perseguimento dell’interesse di parte, camuffato da “democrazia” o da altro termine alla moda).
Dietro alla legge, c’è quello che ti separa da esso/essa. Che "ci tiene a te", tanto da tenerti tutto per sé.
C’è l’interesse, la parte che non vedi, quella che agisce affinché tu stia sempre sulla “tua” strada.
Chi/che cosa c’è? Esiste un’altra strutturazione del reale, fatta – ancora una volta – di livelli, livellamento e livellazione (la gerarchia prosegue).
Cioè, anche se vai oltre alla legge (bada bene: non fuori la legge. "Oltre" è... alla sua origine), ti ritrovi ancora alle prese con una classificazione, una stratificazione, un piano inclinato che avanza.
Perché, anche questa parte è… solo una parte che distacca (perché è distaccata). Da chi/cosa?
Dal Dominio. La ragione fondamentale del “qua, così”.
Ciò che non devi mai prendere in considerazione. Il motivo del backstage, ma non il backstage. Ok?
  

Il sipario divide pubblico dagli attori & co
Il “dietro le quinte” è, ancora/sempre, a sua volta suddiviso e ha in sé (replica) le stesse caratteristiche che provvede a distribuire/rappresentare sia “davanti che dietro” della propria funzione apparente e fisica.
Il sipario viene calato o viene ritirato. Non accade da sé
 
C’è, insomma, sempre un operato umano, anche quando tutto è regolato automaticamente (chi controlla il funzionamento? Umani), anche se il controllo è elettronico (chi ha programmato il dispositivo? Umani), anche se la programmazione deriva da una intelligenza artificiale (chi l’ha creata? Umani), etc.
“Qua, così”, senza prendere in considerazione quella che è l’origine (situata al di là del loop reale manifesto), tutto ti vortica dentro senza fine di continuità, alimentato dalla Massa racchiusa… all’interno… intenta a sopravvivere, come se tutto quello che vedesse fosse davvero e sostanzialmente, tutto quello che è possibile a livello di potenziale.
L’auto limitazione è una realtà, alla quale hai dato luogo, sulla spinta sottile – non manifesta – dominante (che non c’è, ma esiste).
   
Eclissi? No. Filtro ambientale...
In molte "trame da/di film", la velocità aumenta proprio per coprire la tua capacità di “comprendere” ciò che avviene e che serve, in leva, per deviare la storia raccontata, in maniera “da colpirti”.
Mentre assisti alla proiezione, ci vai/sei dentro e diventi una “sol cosa” con la vicenda alla quale, non solo assisti ma partecipi. E, così facendo/essendo, ti porti anche a casa tua, dopo la proiezione del film, qualche cosa del “film”.
Assistere è, anche: sostenere, aiutare, coadiuvare
I termini sono centrali, per capire quello che fai (e che, dunque, sei… diventato/a "qua, così").
Le terminazioni sono parte dell’infrastruttura, nella quale scorre il segnale portante. 
  
Con il wireless, ti sembra che non ci sia più nessuna necessità di strutture organizzate fisiche (piloni, fili, ponti, etc.), ma – in realtà – ti sbagli, perché è tutto apparente.
Il “senza fili”, per funzionare, necessita di un mezzo vettore adatto per il diramarsi, lo scorrere del segnale tramesso dalla fonte (non visibile).
Tutto diventa non manifesto, anche la struttura portante del segnale (portante).
Ma, una "struttura" ci vuole, serve, sempre.
Cioè: secondo te non è strutturato lo “spazio”? Che cosa è, allora, la struttura subatomica della materia?
L’aria, che cosa è? E come… è?
La scienza deviata ha solo spostato il focus:
  • usando infrastruttura invisibile, ma esistente
  • in luogo di quella visibile, ma troppo lenta e "costosa".
Dunque, si tratta di evoluzione? Sì. Ma di che cosa e/o di chi?
Che cosa ne sai, tu, di tutto ciò? Anche se sei un esperto, che cosa sai? Lo puoi capire osservando “criticamente (al di là della “tua” parte)” la storia, anche se deviata.
Gli esperti sanno e hanno sempre saputo, “verità relative al proprio tempo”.
  
Come si “opera” oggi, non è come si operava “ieri”.
E, SPS, non allude solo ad un progresso della tecnica, ma piuttosto, ad un cambiamento di tecnica. Dopo talune “pietre miliari”, la scienza deviata ha iniziato a “vedere” in altra maniera (pur restando nella traccia AntiSistemica).
Da quel momento in poi, “tutto è cambiato (anche se non la sostanza).
Dopo le teorie di Einstein, ad esempio. 
Dunque, “prima e dopo di lui”, la scienza ragionava in maniera diversa. Il paradigma è cambiato. E l’esperto si è dovuto aggiornare o “perire (come del resto, prima o poi, succede a tutti, “qua, così”)”.
Diciamo che le accademie sono le fucine per la creazione di “nuovi esperti”, dunque, esse sono la sede di un sapere che, anche se cambia, non le trova mai impreparate, perché il loro ruolo è “istituzionale”:
  • sono dei centri di replica (diffusori)
  • del segnale portante
  • non importa quale esso sia
importa solo che
  • esso sia “omologato” dalla scienza deviata.
In questo slittamento dogmatico, lo status quo si perpetua, perché – sostanzialmenteil progresso conferma lo “Stato di Dominio”, non cambia nulla nell’ambito dell’alternativa potenziale.
Non so se stia succedendo davvero o se sia solo la mia immaginazione. Il sistema si basa sulla probabilità contestuale: il cervello interpreta i dati ricevuti e crea per conto proprio una sequenza logica. O è solo effetto dei farmaci e questo mi spaventa.
Perché?
Perché non so se sia reale…”.
Vanishing Waves
  
 
La “buona notizia” per te, è che la memoria frattale espansa è infrastrutturale (sempre).
Può cambiare qualsiasi scenario (reale manifesto), ma essa rimane sempre costante, ossia, fedele alla propria funzione:
  • ricordarti la ragione fondamentale, per la quale “ora” sei nel “qua, così”.
Di fatto, ella “denuncia la compresenza, non manifesta, del Dominio”.
O, meglio, “ti ricorda la tua storia originale”.
Ok?
Ci dovrebbero essere delle tracce. Leggono i tuoi tracciati cerebrali…
Dopo un trauma psichico, il cervello tende a bloccare i ricordi dolorosi. Il dolore psichico è come quello fisico:
eliminando i ricordi, elimini anche le relative sensazioni fisiche”.
Vanishing Waves
E... la memoria di ciò che è già avvenuto.
Perché non è tutto chiaro? Perché ci sono “ombre”; e queste sono di quale natura o di quale tipo di risposta?
Se ti fermi alla naturalità, pensi di isolare anche la normalità, ma se ciò corrisponde alla parzialità, che “risulta dopo avere eliminato il ricordo originale”?
Ti ritrovi chiuso/a dentro in qualcosa, dalla vaga forma di loop o, se preferisci, di… realtà manifesta “qua, così”.
Come ne puoi riuscire se non sai/ti accorgi che ci sei dentro e che, dunque, esiste anche un “fuori”? Per la mente fa "la differenza" anche il "semplice" accorgersi. Come l'aprire millimetrico di una porta, sino a poco prima, chiusa...
La struttura a livelli confonde, perché non avendo più (tu) memoria, non sai “dove ti trovi”. In quale “anello”, né conseguenza, né “girone dantesco”…
Quanti livelli possono esserci? Infiniti, vero? Ma, a livello, causale? Isolando le cause? Dando spazio alle percezioni sottili. Ascoltando la frattalità espansa?
Riesci a cogliere la portata della semplificazione?

Metti "giù", allora, tutti i possibili scenari che ti vengono in mente, se la lasci aperta di ricevere “tutto ma, con te al tuo centro”.
Lascia entrare l’indizio frattale espanso e, quando ne sei certo/a, analizzalo secondo la prospettiva frattale espansa:
il buco con la mente intorno”.
Segreto. Riserbo. Privacy...

Quale è il fattore attrattivo? Cosa ti muove? Perché? Metti tutto ciò nella tua “calamita” e decodifica tutto solo ad una simile luce/prospettiva, fidandoti del risultato.
Lo devi “sentire dentro che è così”… Non avrai nessuna certezza fisica. Perché il Dominio non “ci casca”. E terrà duro sino a quando non lascerai perdere, “da te”…
Tiopentale… questo farmaco è usato per indurre in coma le persone, ma in dosi appropriate può far riaffiorare i ricordi repressi: è un “siero della verità”… mai usato su pazienti in coma…”.
Vanishing Waves
Metodo Indiretto. Ricordi?
Se vuoi un prestito, attento a come usi Facebook e Linkedin.
Le società finanziarie spulciano i social per valutare il profilo dei propri clienti:
il linguaggio, la qualità dei contatti e la forza dei legami può fare la differenza fra il "sì" e un "no" ad un prestito…
L'affidabilità di una persona non si valuta più solo da una stretta di mano.
Le società finanziarie infatti si affidano sempre di più all'analisi dei big data e dei social network:
parola di Gaia Rubera, professoressa di Marketing all’Università Bocconi.
Per chi non lo sapesse, i big data sono una raccolta di dati così estesa in termini di volume, velocità e varietà da richiedere tecnologie e metodi analitici specifici per l'estrazione di valore.
Inoltre, con questa espressione, si vuole intendere anche l'interrrelazione di dati provenienti da più fonti, come database, immagini, email, dati Gps e le preziose informazioni che noi stessi affidiamo ai social
Link
Tu sei “ricostruito”, a partire dalle tue “tracce”.
Perché regola fondamentale.
E usi un linguaggio comune, perché “serve così”.
L’interfaccia è utile a te, per capire il tuo simile, ma soprattutto è utile in quanto filtro, in leva, per il controllo. Sì, perché, non solo la mente è un dispositivo artificiale ma, anche, il pensiero (ciò che vi scorre dentro).
Ed il pensiero, asse portante delle idee, della immaginazione e dell’ispirazione (ricezione di segnale portante), si incide per mezzo delle parole che usi (“Abracadabra”, ti dice qualcosa?).
Viene considerata la parola universalmente più adottata fra quelle pronunciate senza traduzione nelle singole lingue.
Ci sono varie ipotesi circa l'origine del termine:
  • una proveniente dall'aramaico Avrah KaDabra che significa Io creerò come parlo
  • altre provenienti dall'ebraico ha-bĕrakāh dabĕrāh ossia pronunciare la benedizione... o da Abreq ad habra con significato di invia la tua folgore fino alla morte.
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Il mantra è "recitazione continua, coerente, profonda, etc.".
Con la necessità apparente del “parlare”, cadi nella conseguenza AntiSistemica del controllo dominante, in quanto facente parte del suo “possesso” (asset).
Tu puoi innovare il linguaggio? Come al solito, la risposta è – allo stesso tempo – “sì e no”.
Perché, il “sì” è per l’apparenza (democrazia, libertà, progresso), mentre il “no” è per la sostanza (status quo).
Quindi è, sopra a tutto, “no”, anche se non ci credi, non ne sei convinto/a, etc., etc., etc.
Un bimbo delle elementari conia l'aggettivo "Petaloso" e l'Accademia della Crusca approva.
Un aggettivo per definire un fiore? "Petaloso" potrebbe essere quello giusto. Un termine decisamente desueto, soprattutto se si pensa che, a coniarlo, è stato un bambino di terza elementare... Tutto è nato da una richiesta fatta dalla maestra Margherita Aurora alla 3°C delle elementari di Copparo (in provincia di Ferrara): "Come definireste un fiore?".
Ebbene, come racconta la maestra sulla sua pagina Facebook, "qualche settimana fa, durante un lavoro sugli aggettivi, un mio alunno ha scritto di un fiore che era 'petaloso'. La parola, benché inesistente, mi è piaciuta, così ho suggerito di inviarla all'Accademia della Crusca per una valutazione".

E l'Accademia non ha tardato a rispondere…

"Caro Matteo – scrive Maria Cristina Torchia, della redazione Consulenza linguistica dell'Accademia della Crusca – la parola che hai inventato è una parola ben formata e potrebbe essere usata in italiano come sono usate parole formate nello stesso modo. La tua parola è bella e chiara".
Ma per farla entrare di diritto in un vocabolario è necessario che "la parola nuova non sia conosciuta e usata solo da chi l’ha inventata, ma che la usino tante persone e tante persone la capiscano. Se riuscirai a diffondere la tua parola fra tante persone e tante persone in Italia cominceranno a scrivere e dire 'Com’è petaloso questo fiore!' o, come suggerisci tu, 'Le margherite sono fiori petalosi, mentre i papaveri non sono molto petalosi', ecco, allora petaloso sarà diventata una parola dell’italiano, perché gli italiani la conoscono e la usano"…
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Allora petaloso sarà diventata una parola dell’italiano, perché gli italiani la conoscono e la usano”.
Serve, così, l’effetto gregge. La relativa amplificazione pubblica, perché pubblicizzata, però.
Da “qua, capisci l’importanza dei Media. Il “che cosa” replicano pappagallescamente, sempre.
È te che trovano il modo di raggiungere. È te che hanno come “target”.
È te che vogliono, desiderano…
Ma… che “cosa” è questa Accademia della Crusca?
Indirizzamento "opinione pubblica".

Come al solito, SPS, riporta... ma rilegge tutto secondo la propria prospettiva frattale espansa o, se meglio intendi, secondo il proprio “bias di conferma”:
un atteggiamento che la scienza deviata può definire “paranoia” o “disturbo cognitivo…”, etc.
Una “solida realtà”, invece, per SPS.
L'Accademia della Crusca (spesso anche solo la Crusca) è un'istituzione italiana che raccoglie studiosi ed esperti di linguistica e filologia della lingua italiana.
Rappresenta una delle più prestigiose istituzioni linguistiche d'Italia e del mondo…
Sorta tra il 1570 e il 1580 a Firenze come informale gruppo di amici (la "brigata dei crusconi") dediti, in contrapposizione alla pedanteria dell'Accademia fiorentina, a discorsi giocosi (le "cruscate"), l'Accademia si costituì ufficialmente il 25 marzo 1585, con una cerimonia inaugurale che seguiva di due anni il periodo in cui i suoi membri iniziarono a pensare alla possibilità di organizzarsi intorno a uno statuto (adunanza del 25 gennaio 1583).
La Crusca è la più antica accademia linguistica del mondo (1583).
Nei suoi oltre quattro secoli di attività si è sempre distinta per lo strenuo impegno a mantenere "pura" la lingua italiana originale, pubblicando, già nel 1612, la prima edizione del Vocabolario degli Accademici della Crusca, che servì da esempio lessicografico anche per le lingue francese, tedesca e inglese...
Fa oggi parte della Federazione Europea delle Istituzioni Linguistiche Nazionali, il cui compito è di elaborare una linea comune di protezione di tutte le lingue nazionali europee.
Per l'Italia partecipano alla Federazione l'Accademia della Crusca e l'Opera del Vocabolario Italiano del Cnr (iniziativa avviata dal Consiglio Nazionale delle Ricerche, peraltro, proprio in collaborazione con l'Accademia della Crusca).
Negli anni 2010-11 fu ventilata l'ipotesi di chiusura dell'istituto per motivi economici in seguito alla crisi finanziaria che investì l'Italia…
Le origini e i fondatori.
L'origine di questa istituzione ha un prologo del tutto anti-accademico:
i suoi fondatori si erano chiamati inizialmente la brigata dei Crusconi e costituivano una sorta di circolo i cui soci – poeti, letterati, uomini di diritto – erano soliti radunarsi in allegre occasioni conviviali, durante le quali recitavano per gioco cruscate, ossia discorsi colti ma dallo stile giocoso e scherzoso.
L'intenzione dichiarata, che già si evince dalla scelta del nome, è di distaccarsi dalle pedanterie dell'Accademia fiorentina, protetta dal granduca Cosimo I de' Medici, e di contrapporsi al suo stile severo e classicista.
I crusconi combattevano contro la pedanteria classicista anche con l'umorismo, la satira, e l'ironia, senza che questo compromettesse l'intenzione primaria del gruppo, prettamente letteraria, ed esplicata spesso in dispute letterarie di alto livello...
A partire dal 1583, l'Accademia prende nuova forma, indirizzandosi coerentemente al fine che gli Accademici si proponevano:
mostrare e conservare la bellezza del volgare fiorentino, modellato sugli autori del Trecento.
L'Accademia, dunque, abbandona l'impronta ludica e giocosa, per sposare il ruolo normativo che da quel momento in poi avrebbe assunto, conservandolo per secoli.
Anche il significato del termine mutò:
gli Accademici della Crusca lavorarono per distinguere la parte buona e pura della lingua (la farina) dalla parte cattiva ed impura (appunto, la crusca). Da qui la simbologia e l'apparato...
Link
  • l'origine di questa istituzione ha un prologo del tutto anti-accademico
  • i crusconi combattevano contro la pedanteria classicista anche con l'umorismo, la satira, e l'ironia, senza che questo compromettesse l'intenzione primaria del gruppo, prettamente letteraria, ed esplicata spesso in dispute letterarie di alto livello.
  • l'Accademia, dunque, abbandona l'impronta ludica e giocosa, per sposare il ruolo normativo che da quel momento in poi avrebbe assunto, conservandolo per secoli
  • fa oggi parte della Federazione Europea delle Istituzioni Linguistiche Nazionali, il cui compito è di elaborare una linea comune di protezione di tutte le lingue nazionali europee
  • per l'Italia partecipano alla Federazione l'Accademia della Crusca e l'Opera del Vocabolario Italiano del Cnr (iniziativa avviata dal Consiglio Nazionale delle Ricerche, peraltro, proprio in collaborazione con l'Accademia della Crusca).
Perché, proprio, il Cnr (ossia, la scienza deviata)? 
Perché, nell’ambito della “ricerca scientifica”, quando si aprono le rotte verso un “nuovo modo di pensare”, ritmato dalle scoperte della scienza deviata, serve forgiare dei nuovi termini, per propagandare la portata del segnale, verso la Massa (perché è la Massa, il target).
Ed il controllo del linguaggio, termine per termine, risulta così basilare, al fine di utilizzare sempre per primi il “corretto orientamento, positivo, della terminologia”. Ossia:
  • la Massa segue meglio la positività apparente, del termine
  • preferendo “globalizzazione” piuttosto che “antiglobalizzazione”.
Cioè, accomodandosi prima alla tavola del linguaggio, la scienza deviata impiega la terminologia positiva, mettendo sotto scacco tutti coloro che “non sono d’accordo” e che per questo diventano “anti (negativamente scambiati dalla Massa)”.
L’AntiSistema, descritto da SPS, infatti, si deve accomodare dopo che lo status quo (sottodominio) ha preso il controllo del termine “Sistema”.
  
Costrutto. Termine...

Ergo:
“per te”, il Sistema è l’ordine naturale delle cose.
Non lo metti in dubbio, perché l’utilizzo abitudinario del termine, usato anche per descrivere questo stato d’ingiustizia palese ma apparentemente senza soluzione (qualcosa al quale “si lavora sempre” e che, tuttavia, non cambia mai)… rende, nel tempo, il Sistema “tutto questo”.
Così, si “sistemizza” tutto ciò che esiste, anche se ingiusto.
Perché non usi, invece, AntiSistema, per descrivere la realtà consuetudinaria, nella quale ti ritrovi?
Perché “non è di moda, una simile associazione di idee”.
O, meglio, perché non è previsto, ossia, non è permesso
La “censura” esiste sempre, essendo un filtro ambientale senza fili (così, non te ne accorgi).
Negli anni 2010-11 fu ventilata l'ipotesi di chiusura dell'istituto per motivi economici in seguito alla crisi finanziaria che investì l'Italia…
14 agosto 2011
Appello a Napolitano per la Crusca. Ha meno di 70 dipendenti, potrebbe chiudere.
Fondata nel 1583 a Firenze, l'ente che ha pubblicato il primo vocabolario della lingua italiana, dovrebbe esser cancellata dalla manovra finanziaria. Francesco Giro (Pdl): "Solo l'idea mi fa rabbrividire".
Lettera al Capo dello Stato per salvarla.
Dopo 428 anni potrebbe finire la storia secolare dell'Accademia della Crusca per colpa della tempesta finanziaria che si è abbattuta sull'Europa e per il decreto legge disegnato dal Governo che prevede l'eliminazione degli enti con meno di 70 dipendenti.
La notizia da una parte sorprende la presidente Nicoletta Maraschio, dall'altra le fa ricordare "la continua precarietà in cui siamo costretti a vivere da diversi anni". E allora "piuttosto che continuare a farci stare in queste condizioni si prendano la responsabilità di chiuderci. Ma se la prendano loro".

Già nel 2010 si parlò dell'abolizione della storica accademia fiorentina che sembrava dover rientrare tra gli enti inutili:
"ci salvò un parere del Consiglio di Stato, che ci riconobbe come Ente pubblico - ricorda Maraschio - e un decreto dei ministri Brunetta e Calderoli".
Ora le nuove ombre. "Nella legge per la quale ci stiamo battendo, oltre alla natura giuridica dovrebbe esserci anche una dotazione economica, ma soprattutto il riconoscimento della nostra funzione nazionale, ossia della tutela della lingua italiana. Funzione che ci è riconosciuta da secoli".

"Il solo pensiero che l'Accademia della Crusca possa chiudere i battenti mi fa rabbrividire", sottolinea il sottosegretario ai Beni culturali Francesco Giro (Pdl). "Come è stato detto nel corso di una conferenza nazionale sulla lingua italiana fortemente voluta dal presidente Napolitano al Quirinale, l'unità d'Italia è stata innanzitutto linguistica.
Chiudere l'istituzione che ha nella sua missione la sua difesa sarebbe illogico. Ma a questo punto non dobbiamo solo limitarci a scongiurare la chiusura dell'Accademia per l'ennesima volta, ma garantirle un profilo giuridico preciso e definitivo con i relativi finanziamenti".

"L'Accademia della Crusca non chiuderà"... quanto assicura all'Adnkronos il ministro dei Beni culturali, Giancarlo Galan. "Troveremo la soluzione per non far morire questa istituzione storica che è l'unico baluardo a salvaguardia delle radici della lingua italiana".

La presidente dell'Accademia ha annunciato una lettera-appello al Capo dello Stato, alla quale si potrebbe aggiungere a breve quella dell'Agenzia per il terzo settore, anche lei minacciata della scure del governo. In questo caso si tratta di un'isituzione che fa capo alla Presidenza del Consiglio, e che conta 15 dipendenti con un budget di 725 mila euro l'anno, che si occupa dell'uniformità legislativa delle Onlus, le organizzazioni non lucrative come fondazioni, cooperative, comitati.
Un settore che interessa fra i sei e i sette milioni di italiani che resterebbero senza alcun punto di riferimento: "Sarebbe un dramma, un disastro. La comunità italiana ci rimetterebbe di brutto", commenta il suo presidente, Stefano Zamagni.
Link
Ovvio, l’Accademia della Crusca è ancora viva e vegeta, perché “serve”.
Così come "serve", anche, l'Italia...
Nsa, l’allarme di Palazzo Chigi: “Ma senza Usa, ci isoliamo”
Il governo teme di essere escluso dalle partite più delicate, dalla Libia alla Siria.
Nella delicatissima partita che si è aperta tra Roma e Washington sulle attività di intelligence "non convenzionale" condotte dalla Nsa tra il 2010 e il 2011 sull'allora Presidente del consiglio Silvio Berlusconi, alcuni dei suoi consiglieri chiave e la nostra rappresentanza diplomatica presso la Nato, c'è una verità disarmante che aiuta a comprendere, in queste ore, le mosse in chiaro dei due Paesi.
Dunque, le parole del ministro Boschi in Parlamento, piuttosto che quelle del Dipartimento di Stato.
Nonché, la generica richiesta di "tempo" con cui l'ambasciatore John Phillips si è congedato martedì pomeriggio dalla Farnesina.
E la verità - come confermano a Repubblica tre diverse fonti qualificate di intelligence impegnate nella crisi, due di parte italiana, una americana - è questa.
La National Security Agency (e con lei il Dipartimento di Stato e la Casa Bianca) non è ancora in grado, a distanza di tre anni, di sapere con certezza quanti e quali dati sensibili siano stati sottratti da Edward Snowden.
Detta altrimenti, nessuno, in questo momento, sa cosa contenga ancora la parte del suo archivio ancora non svelata.
E questo, dunque, impedisce a Washington di impegnarsi una volta per tutte con l'alleato rispondendo a domande semplici che richiedono risposte altrettanto semplici:
di quante intercettazioni è stato bersaglio il Presidente del Consiglio italiano e il suo entourage tra il 2010 e il 2011?
Attraverso quali strumenti è avvenuta la "captazione"? Per quali motivi nelle stringhe di "ricerca" della Nsa figurano almeno nel caso di Valentino Valentini, dell'ex consigliere per la sicurezza nazionale Bruno Archi e dell'ambasciatore Marco Carnelos utenze telefoniche cellulari?

Una fonte della nostra Intelligence la dice dritta:
"La Nsa non può dirci qualcosa che potrebbe essere smentito un minuto dopo da nuove rivelazioni. Ma non può neanche spingersi a dire qualcosa che magari nell'archivio di Snowden non c'è e che, dal loro punto di vista, sarebbe inopportuno dire".
Non fosse altro perché, a rendere ancora più complicata la partita, è la difficoltà di ricostruire a posteriori una parte circoscritta di dati tra i milioni elaborati dagli infernali algoritmi che governano la "pesca a strascico" dei metadati (telefonate comprese) da parte dell'Agenzia.
Nell'estate del 2013, alla delegazione del nostro Dipartimento delle Informazioni e la Sicurezza venne infatti spiegato, proprio nella sede della Nsa, che i motori di ricerca lavorano per "tag". Non necessariamente persone fisiche, ma, il più delle volte, "parole chiave". Talvolta associate a utenze telefoniche. Talvolta no.

Dunque? Palazzo Chigi scommette che la faccenda sarà lunga. Dice una fonte di governo: "È ragionevole immaginare che le spiegazioni tecniche che arriveranno da Washington saranno parziali e ci verranno date un po' alla volta".
E anche per questo nelle parole di ieri del ministro Boschi, il nostro governo ha scelto di tracciare un orizzonte dove la nettezza del giudizio politico su quanto emerso dall'archivio di Snowden ("Sarebbe chiaramente per noi inaccettabile immaginare un'attività intercettiva nei confronti di un Governo alleato") si combina a una clausola di "salvaguardia" che lascia a Washington una via di uscita (gli "ulteriori approfondimenti attraverso i canali tecnici di collaborazione anche con gli Stati Uniti").
Non fosse altro perché il caso Nsa-Berlusconi deflagra nel contesto della crisi libica e della fragile tregua siriana in cui Palazzo Chigi non può correre il rischio non solo di rompere, ma anche soltanto incrinare il rapporto con la Casa Bianca.
Del resto, è ancora una nostra qualificata fonte di Intelligence a fotografare con franchezza lo stato dell'arte.
"Siamo nel pieno di una crisi internazionale che ha come epicentro il Mediterraneo e come nuovo virulento focolaio la Libia. E abbiamo con entrambi i key players della partita, Usa ed Egitto, due complicati contenziosi, Wikileaks e Regeni, che se non vengono gestiti in modo intelligente e responsabile rischiano di isolarci.
Ed è un lusso che non possiamo permetterci".
Tenere insieme le ragioni dell'orgoglio e della difesa della sovranità nazionale con i venti di guerra che arrivano dalla Cirenaica e dalla Tripolitania non è una faccenda semplice. E anche questo spiega il lavoro di diplomazia con cui, nelle ultime ventiquattro ore, il sottosegretario con delega alla sicurezza nazionale, Marco Minniti, ha raffreddato la furia di Forza Italia chiedendo uno sforzo bipartisan nella "gestione responsabile" del rapporto con Washington sulla vicenda Wikileaks.
Invito che Minniti tornerà a fare oggi nelle sue comunicazioni al Copasir e che Renato Brunetta ha accolto nella sua replica alle comunicazioni della Boschi ("Signor Ministro. La stupirò, sono soddisfatto. Avete fatto quel che si doveva fare").
Link
L'atteggiamento Usa è quello tipico da "scheletro nell'armadio". Hanno, cioè, la coscienza sporca. Ma, di fronte al rischio di "isolamento", le parti convergono oltre a tutti quegli interessi secondari.
Alias: lo status quo, vince sempre.
"La Nsa non può dirci qualcosa che potrebbe essere smentito un minuto dopo da nuove rivelazioni. Ma non può neanche spingersi a dire qualcosa che magari nell'archivio di Snowden non c'è e che, dal loro punto di vista, sarebbe inopportuno dire" (the loop).
La “cosa” descrive bene il “loop sempre attuale, perché riattualizzato di continuo”.
Allo stesso tempo, sei certo/a che Snowden “esiste realmente (in questa veste)”?
Un simile paravento, permette agli Usa di “recitare come se…”.
Come al solito, non sai nulla di tuo. O dipendi dalla parte di Snowden o dal Governo di parte.
Mentre, nella sostanza… la sostanza.
Con te al di dentro, convinto/a di…
L’esperto “ricerca sempre e non ritrova mai”, essendo la scienza deviata sempre sul “cammino della ricerca”. Il disinnesco è inglobato nella ragione fondamentale, di parte.
Per cui, tu, che non sei nemmeno un esperto, dove credi di andare? In base a cosa, ti “muovi”?
Su quali motivi fondi la “tua” vita?
Nella sostanza, il contenuto.
Nella sostanza, sei contenuto/a.
Dove, per "sostanza", devi intendere:
lo status quo che, sostanzialmente, è “il loop dominante”.
Come si sta "evolvendo" la trama della "tua" vita?

 
Accorgiti…
    
Davide Nebuloni 
SacroProfanoSacro 2016/Prospettivavita@gmail.com 

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