giovedì 24 marzo 2016

Finanza, mercato e islam, fra strategia della tensione e geopolitica del caos


Se dovessimo credere alle fiabe, come dei bravi bimbetti condizionati, diremo che l’orco è l’islam, mentre l’eroe, il buono, è l’occidente neocapitalista del libero mercato e dei diritti umani, in grado di affrontare e sconfiggere l’orco cattivo.

In verità, non essendo bimbi creduloni, sappiamo bene davanti a noi ci sono ben due orchi cattivi che procedono appaiati. Il primo, l’islam, è stato evocato e sostenuto dal secondo, l’occidente neocapitalista prodotto dalla finanza criminale, dal mercato globale, dall’individualizzazione anomica e dai diritti astratti in habitat liberale (concessi a tutti giacché evanescenti, a costo zero).

Se un tempo, la principale libertà capitalistica a detta dei vecchi comunisti, in una semplicistica reductio ad unum, era quella di morire di fame, oggi la libertà, frutto dei diritti umani e civili, è quella di “tenersi a disposizione” delle élite, come un vero e proprio bestiame umano, per lavorare a costi sempre più bassi, per morire di fame, oppure per ingrossare le file dei profughi e degli emigranti per ragioni economiche, fra i quali un numero sempre maggiore d’italiani.

L’orco numero uno della “fiaba” geopolitica, il più potente in assoluto, ha favorito (e addirittura preparato il terreno per) l’avvento dell’orco numero due, sanguinario e integralista, a vocazione globale esattamente come il suo padrino, cioè il sunnismo wahabita e salafita sponsorizzato da sauditi, qatarini, emiratini, turchi, “evolutosi” nel tempo dai fratelli musulmani fino allo stato islamico. 

La gestazione dell’orco numero due, cupamente religioso fino al fanatismo, se non addirittura satanista, ormai ben connotato anche dal punto di vista ideologico, è partita dagli anni ottanta, e il mostro stragista è cresciuto con la sconfitta delle forze panarabe, laiche e socialiste in tutto il mondo arabo (la Siria e forse l’Egitto, nonostante l’avvenuta defenestrazione di Mubarak, sono gli ultimi superstiti).

Basta andare indietro nel tempo di un buon trentennio, per scoprire che gli Usa, con altri occidentali, hanno alimentato la guerra santa in Afghanistan e rifornito di tutto punto i primi gruppi jihadisti (Bin Laden e compari) in funzione anti-sovietica e anti-kabulista, utilizzando l’orco integralista per impantanare ancor di più l’Urss nel suo Vietnam. Erano altri tempi, ovviamente, ma il respiro globale dello scontro fra i blocchi Usa-Urss ha comportato l’appoggio occidentale, capitalistico e in seguito neocapitalistico, alla guerra santa sunnita-wahabita-salafita, dentro e fuori del mondo arabo.

Persino in Pakistan, il generale Zia-ul-Haq, presidente dal 1977 al 1988 che ha impiccato il laico Alì Bhutto, per mantenersi al potere ha “rivitalizzato” il deobandismo delle madrasa deobandi (in pratica, scuole coraniche rigoriste per la diffusione dell’integralismo), molto simile al wahabismo saudita, e così ha islamizzato il paese.

Chi ha contribuito alla diffusione, nel mondo arabo e altrove (anche nello stesso Belgio sconvolto dai recenti attentati!), della peste integralista che oggi contamina l’Europa, è l’infame e oscurantista monarchia saudita, baciata dai petrodollari. Enormi risorse finanziarie impiegate, nei precedenti decenni, per far crescere l’orco jihadista, nelle sue varie forme in altrettanti stadi – da al-qaeda allo stato islamico – ma sicuramente fiancheggiatore dell’Asse del Male, guidata dagli Stati Uniti e partecipata dai sauditi stessi, dai turchi, dai qatarini, dagli israeliani e dagli stati europei sottomessi all’occidente neocapitalista. Ciò ha significato, in pratica, instabilità e persino caos (gestibile e finalizzabile geopoliticamente?), terrorismo, guerra, persecuzione bestiale delle minoranze religiose, eccetera.

Quattro cosette di una certa importanza dobbiamo chiarire, per comprendere fino in fondo la contiguità storica e geopolitica dei due orchi assassini – occidente neocapitalista e sunnismo wahabita-salafita – nonché il fatto che giocano la grande partita del controllo globale dalla stessa parte:
1)    I principi sauditi e i regnati del golfo più in generale, sponsor principali del mostro integralista militarizzato, fanno parte a pieno titolo della classe global-finanziaria neocapitalista, pur essendo costoro il prodotto (marcio) di una cultura diversa da quella che ha prodotto, nel suo disfacimento, le élite euro-americane ed ebraiche. Per tale motivo sono alleati degli Usa e dell’Europa sottomessa, almeno quanto i turchi e gli israeliani.
2)    Il sunnismo, il wahabismo e il salafismo, cioè il radicalismo islamico sunnita, centrano eccome. Senza di loro non vi sarebbero stati almeno quattrocentomila morti in Siria, i morti di Parigi e quelli di Bruxelles e milioni di profughi, spinti come bestiame verso l’Europa. L’operazione di portata storica – ossia la gestazione e crescita del mostro integralista – non sarebbe stata possibile, con il “successo” che costatiamo oggi (ci scommetto!), sfruttando il Buddismo, il Confucianesimo, il Taoismo, lo stanco Cristianesimo cattolico, i testimoni di Geova, i culti Ufologici, eccetera eccetera.
3)    Il secondo orco, quello jihadista, dipende dal primo orco, quello occidental-neocapitalista, quanto a risorse finanziarie, armi, mercenari, tecnologia, media, logistica, cioè non avrebbe potuto crescere motu proprio a dismisura, diventando stato islamico con vasti territori conquistati, sconvolgendo Siria, Iraq, Libia e, infine, l’Europa con l’avvio di stragi di massa come il Bataclan di Parigi e Bruxelles. Fondamentali si sono rivelati gli appoggi dei sauditi, dei turchi, degli americani, degli europei sottomessi (Hollade, Cameron) e persino degli israeliani.
4)    Il primo orco terrà in vita il secondo, nella forma attuale di stato islamico, finché gli servirà, senza badare ai costi umani e alle distruzioni che ciò potrà ancora comportare, in Asia, in Africa e persino in Europa occidentale. Si è parlato della pianificazione di una “caduta a rallentatore” dello stato islamico – diluita nel tempo – nella speranza di dividere l’Iraq, di provocare la caduta di Assad, di terrorizzare l’Europa con stragi indiscriminate di massa, per esaltare il ruolo della Nato (unico baluardo contro il terrore?), per far firmare agli europei il trattato transatlantico per il commercio con gli statunitensi, per accelerare il processo sopranazionale che porta agli “stati uniti d’Europa”, per legare in eterno il vecchio continente agli Usa – tenendo fuori ovviamente la Russia – e mantenere ed espandere l’intera costruzione elitista chiamata occidente.
Dopo gli attentati in Belgio, lo stato islamico è ringalluzzito rivendicandoli e promettendo che arriverà qua, da noi, perché Roma è praticamente circondata o lo sarà fra breve. Continua tutto secondo il copione. Gli Stati Uniti, nonostante i successi russi in Siria, non hanno rinunciato alla politica criminale della destabilizzazione, dell’appoggio più o meno nascosto ai gruppi terroristici di tagliagole e kamikaze – buoni per una strategia della tensione su scala europea! – e alla cosiddetta geopolitica del caos, che è quanto di più criminale e stragista si possa immaginare. O meglio, solo l’elezione alla presidenza di Donald Trump fra alcuni mesi potrebbe, forse, cambiare le cose, mettendo in difficoltà le spietate élite finanziarie (e con loro tutta l’asse del male) nel paese guida dell’occidente neocapitalista.

Non credo che la resistenza della Russia e della coalizione che si è costituita attorno a Putin possa salvarci, così come gli sciiti e i curdi, essendo minoranze, non possono debellare completamente e ovunque i gruppi jihadisti che sconvolgono l’Asia.

A voi raccontano, per imprigionarvi nella loro realtà virtuale, che lo stato islamico è fascista, sfruttando un tabù del politicamente corretto (bisogna essere liberali!), che la sua sconfitta richiederà tempi lunghissimi ai “buoni”, che lo stato di guerra sarà permanente, ma è chiaro che si tratta di menzogne.

Anzitutto, gli islamosunniti di al Baghdadi/al-Samarra non possono in alcun modo essere fascisti perché si tratta di cosa blasfema, cioè un’ideologia europea del novecento (oltretutto defunta), quindi una faccenda per miscredenti che popolano la Dar al-harb. La sconfitta di costoro potrebbe essere rapida se solo la “coalizione internazionale” a guida Usa si impegnasse a fondo e, soprattutto, non avesse il suo nocciolo duro nell’Asse del Male. Lo stato di guerra permanente è una necessità delle élite finanziarie neocapitaliste, non un destino inevitabile per noi tutti, com’è permanente per la stessa ragione l’assetto di crisi economica.

Credetemi, cari bimbi … l’orco numero uno neocapitalista e l’asse del male a guida Usa hanno ancora bisogno dell’orco jihadista numero due, wahabita, salafita, sunnita, sia in Medio Oriente o in Africa sia da noi, nella vecchia Europa. Preparatevi perciò a tante altre stragi, persino a due passi da casa vostra, ma sappiate, almeno, riconoscere il vostro nemico, anzi, i due nemici che agiscono congiuntamente e vi vogliono vedere o morti o schiavi.


Eugenio Orso


fonte:  http://pauperclass.myblog.it/2016/03/23/finanza-mercato-islam-strategia-della-tensione-geopolitica-del-caos-eugenio-orso/

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