martedì 28 giugno 2016

Hezbollah combatte la battaglia decisiva in Siria

Group of Hezbollah fighters take position in Sujoud village in south Lebanon 

Il leader di Hezbollah Sayad Hasan Nasrallah ha annunciato l’intenzione per rafforzare le posizioni in Siria, in particolare ad Aleppo. Al-Manar nell’articolo, 
S. Nasrallah: Hezbollah rafforzerà le truppe ad Aleppo per compiere la grande vittoria“, riferisce che: “Il Segretario generale di Hezbollah Sayad Hasan Nasrallah ha confermato che il partito invierà altre truppe ad Aleppo in Siria, dove una grande battaglia continua per sconfiggere il progetto taqfiro-terrorista sostenuto da Arabia Saudita e Stati Uniti”. 
Nasrallah aggiungeva che gli alleati regionali degli Stati Uniti si preparano ad inondare la Siria di migliaia di altri agenti terroristi nel tentativo di occupare Aleppo, sottolineando come il cosiddetto “cessate il fuoco” sia stato utilizzato dai vari gruppi terroristici sostenuti da statunitensi e sauditi per prepararsi ai successivi combattimenti.

Nasrallah avvertì il mondo nel 2007 dell’imminente catastrofe in Siria
Nel 2007 Nasrallah fu intervistato dal giornalista vincitore del premio Pulitzer Seymour Hersh, nell’articolo “Il cambio di direzione: la nuova politica dell’amministrazione avvantaggia i nostri nemici nella guerra al terrorismo?“. Nasrallah affermò, discutendo della guerra civile in Iraq, anni prima della comparsa della crisi siriana:
di ritenere che gli USA volevano anche frammentare Libano e Siria. In Siria, ha detto, il risultato sarà spingere il Paese “nel caos e in scontri interni come in Iraq”. In Libano, “Ci sarà uno Stato sunnita, uno alawita, uno cristiano e uno druso”, ma, disse, “Non so se ci sarà uno Stato sciita”.” 
Credeva che dei tentativi sarebbero stati fatti per scacciare la Shia da Libano, Siria e sud dell’Iraq, spiegando il motivo per cui l’autoproclamato “Stato islamico” (SIIL) opera comodamente in Siria e Iraq come strumento per influenzare geopoliticamente non solo la Siria, ma l’intera regione. 

L’articolo di Hersh del 2007 rivelava anche un altro aspetto importante della politica estera degli Stati Uniti, evidente al momento e profetico in retrospettiva. L’articolo dichiarava che: 
Per minare l’Iran, prevalentemente sciita, l’amministrazione Bush ha deciso in effetti di riconfigurare le sue priorità in Medio Oriente. In Libano, l’amministrazione ha collaborato con il governo dell’Arabia Saudita, sunnita, nelle operazioni clandestine per indebolire Hezbollah, l’organizzazione sciita sostenuta dall’Iran. Gli Stati Uniti presero anche parte ad operazioni clandestine contro l’Iran e l’alleata Siria. Un sottoprodotto di queste attività fu il rafforzamento dei gruppi estremisti sunniti che abbracciano una visione militante dell’Islam ostili agli USA e vicini ad al-Qaida”. 
In sostanza, l’inchiesta di Hersh rivelava già nel 2007 che gli Stati Uniti collaboravano con gli alleati regionali come l’Arabia Saudita per sostenere i gruppi armati e le reti politiche dei terroristi, tra cui i Fratelli musulmani, preparandosi a suddividere e distruggere la regione, tra cui Siria e Libano.

La lotta della Siria è la lotta del Libano e di Hezbollah
 
11236423Le agenzie propagandistiche di spicco di Washington, travestite da giornalismo come il Daily Beast, insistono sul fatto che la lotta di Hezbollah in Siria sia disgiunta dalle presunta finalità dell’organizzazione, che secondo Daily Beast semplicisticamente è “combattere Israele”. Nell’articolo, “I combattenti di Hezbollah sono stufi della guerra che combattono in Siria“, secondo la tipica “moda giornalistica” occidentale, Daily Beast rinvia a una manciata di anonimi aneddoti per sostenere la premessa infondata che promuove tale racconto vacuo. Lo scopo di Hezbollah non è “combattere Israele”, ma proteggere il Libano e la popolazione sciita da ogni minaccia. 

L’articolo di Hersh del 2007 rivelava che, oltre a proteggere le popolazioni sciite, come anche l’ex-operatore della CIA Robert Baer ammise, Hezbollah aveva anche un ruolo primario nel proteggere le altre minoranze della regione, tra cui i cristiani, quando la guerra per procura di al-Qaida guidata da Washington iniziò. Dato che lo scopo reale di Hezbollah è la difesa del Libano, non è difficile capire il motivo per cui ha investito così pesantemente nella guerra che infuria nella vicina Siria. La belligeranza del regime attuale d’Israele è solo una delle tante gravi minacce che incombono sul futuro del Libano. 

L’espansione di gruppi estremisti come al-Nusra, al-Qaida e Stato islamico sostenuti con denaro, armi e supporto politico da Stati Uniti, Arabia Saudita, Turchia, Qatar e Giordania, è un’altra minaccia esistenziale non solo alla Siria, ma ai vicini, tra cui il Libano. Il Libano, infatti, è uno dei tanti canali attraverso cui i combattenti della guerra per procura degli USA ricevono notevole supporto, comportando scontri in Libano tra i gruppi estremisti con Hezbollah ed esercito libanese nel tentativo d’interdire il flusso di uomini e materiali. Ma l’impatto attuale della guerra siriana sul Libano è solo una delle minacce alla nazione che affrontano i suoi difensori. L’altra è la prospettiva del collasso del governo e la diffusione dei gruppi terroristici in Siria sostenuti dall’occidente e dagli alleati regionali.

La Libia avverte i vicini della Siria: “Siete i prossimi”
Come si è visto in Libia, il crollo del governo istigato dell’occidente e il successivo cambio di regime è solo il primo passo delle grosse ambizioni dell’occidente. La Libia fu poi utilizzata come trampolino di lancio per inviare combattenti e armi nelle altre nazioni prese di mira dai “cambi di regime” di Washington, tra cui la Siria. 

Gli osservatori del conflitto siriano possono ricordare che alla fine del 2011 e all’inizio del 2012, la Libia inviò un numero significativo di terroristi ed armi nel conflitto siriano, entrando nel Paese dalla Turchia membro della NATO e con l’assistenza del governo degli Stati Uniti, guidando l’invasione della città più grande della Siria, Aleppo. Nel novembre 2011, il Telegraph, nell’articolo, 
I capi islamisti libici hanno incontrato il gruppo di opposizione dell’ELS“, riferiva: “Abdulhaqim Belhadj, capo del Consiglio militare di Tripoli ed ex-capo del Gruppo combattente islamico libico, “incontrava i capi dell’esercito libero siriano ad Istanbul e al confine con la Turchia”, secondo un ufficiale che lavora per Belhadj. “Mustafa Abduljalil (presidente libico ad interim) ce l’ha mandato”.” 
Va notato che il capo terrorista sostenuto dagli Stati Uniti, Belhadj, ora svolgerebbe un ruolo centrale nella presenza dello SIIL in Libia. Un altro articolo del Telegraph, “I nuovi governanti della Libia offrono armi ai ribelli siriani”, ammetteva: 
I ribelli siriani hanno avuto colloqui segreti con le nuove autorità della Libia, l’obiettivo di garantire armi e soldi all’insurrezione contro il regime del Presidente Bashar al-Assad. Nel corso della riunione, tenutasi ad Istanbul con funzionari turchi, i siriani hanno chiesto “assistenza” ai rappresentanti libici che offrivano armi e forse volontari. “C’è qualcosa in programma per inviare armi e perfino combattenti libici in Siria”, ha detto una fonte libica, parlando sotto anonimato. “C’è un intervento militare in corso. Nel giro di poche settimane si vedrà“.” 
Nello stesso mese, circa 600 terroristi libici sarebbero entrati in Siria avviando i combattimenti e, successivamente, Ivan Watson della CNN accompagnò i terroristi oltre il confine turco-siriano ad Aleppo, rivelando che i combattenti erano in realtà terroristi stranieri, in particolare libici, ed ammettendo che: 
Nel frattempo, i residenti del villaggio dove avevano sede i cosiddetti ‘Falconi’ siriani, avevano detto che vi erano combattenti nordafricani nei ranghi della brigata. Un combattente libico volontario ha anche detto alla CNN che voleva viaggiare dalla Turchia alla Siria in pochi giorni per aggiungere un “plotone” di combattenti del movimento armato libico”. 
La CNN aggiunse: 
l’equipe della CNN ha incontrato un combattente libico che recatosi in Siria dalla Turchia con altri quattro libici. Il combattente indossava la mimetica e aveva un Kalashnikov. Ha detto che altri combattenti libici erano in arrivo. I combattenti stranieri, alcuni dei quali giunti perché cercano chiaramente… una jihad. Quindi ciò è una calamita per i jihadisti che vi vedono la lotta per i sunniti”. 
Ricordando tutto questo, si può solo immaginare quanto maggiore sarebbe la portata di tali gruppi terroristici con una Siria divenuta altro snodo per addestrare, armare e spedire terroristi mentre l’occidente avvia la sua guerra per procura in Libano, Iran, perfino Russia meridionale e Cina occidentale.

Il Libano, senza il governo e i militari della Siria, e con l’Iran che combatte contro una guerra per procura che inevitabilmente arriverebbe nel proprio territorio se la Siria dovesse cadere, non avrebbe possibilità contro gli agenti della multinazionale del terrorismo guidata dagli USA. La battaglia della Siria è una guerra del Libano, come anche di Iran, Russia e persino Cina. Queste nazioni supportano e difendono il governo siriano non solo per obbligo verso un alleato. Lo fanno capendo dove il conflitto arriverebbe dopo, se non terminasse in Siria ora. Perciò Russia, Iran, Libano e in misura minore Cina, non possono permettersi di abbandonare la Siria. 

Questo è anche il motivo per cui le “assicurazioni” degli Stati Uniti che solo col “cambio di regime” in Siria il conflitto finirebbe, non vanno considerate. Il “cambio di regime” non è finito col conflitto in Libia, né col ruolo della Libia nel sostenere altri conflitti all’estero. Non finirà neanche in Siria. Porterà solo a un successivo e molto più grande conflitto. Hezbollah non si batte per “Assad” in Siria, ma combatte per il Libano e la stabilità della regione da cui il futuro del Libano dipende.


Tony Cartalucci, LD, 27 giugno 2016

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Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

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