mercoledì 17 agosto 2016

Quello che i giornali ci raccontano – Cosa è accaduto nella prima metà del 2016?


Cosa è accaduto in Italia e nel Mondo nella prima metà del 2016? Cosa ci hanno raccontato le testate giornalistiche italiane sui fatti nel mondo?

Se pensate che le guerre esistano solo per i militari e i terroristi, vi sbagliate.

Le guerre le combattiamo tutti i giorni dalla tavola all’ambiente di lavoro, dalla firma di un contratto commerciale alla scelta di un voto politico. Le nostre scelte, in molta parte, che ci crediate o no, decidono le guerre.

Il 10 aprile del 2016, Repubblica (sezione La Scienza) ci parlava dello scioglimento dei ghiacciai, strabiliandoci a suon di cifre. 278 trilioni di kg di ghiaccio persi dalla Groenlandia ogni anno dal 2003, pari al peso di 1 MILIARDO di camion. 173 trilioni di kg, invece, dall’Antartide Occidentale.

Le nevicate sono aumentate nella parte orientale dell’Antartide, che ha guadagnato 80 trilioni di kg/anno. L’Antartide ha uno spessore di 3 chilometri, se si dovesse sciogliere completamente i mari si alzerebbero di 60 metri.

Il Mattino (Padova), 23 aprile. La notizia è che il caldo torrido è dovuto al disboscamento eccessivo nelle città. 20 condizionatori sono l’equivalente di un grande albero. In città ci sono 4 °C in più proprio a causa del disboscamento urbano.

Se ci pensate, la situazione è davvero ridicola. Contando che tutti ormai sanno che abbiamo bisogno di alberi per fronteggiare il surriscaldamento globale. Ma andiamo avanti.

Uno studio di un gruppo di matematici dell’Università di Leincester rivela che un aumento della temperatura degli oceani di appena 6 gradi potrebbe interferire con la fotosintesi e arrestare la produzione di ossigeno da parte dei fitoplancton. L’articolo (dal titolo: I cambiamenti climatici rischiano di soffocare la terra e i suoi abitanti entro il 2100) continua affermando: “Circa due terzi di tutto l’ossigeno dell’atmosfera viene prodotto dal fitoplancton degli oceani; se smettesse, si esaurirebbe l’ossigeno atmosferico su scala globale”.

Così passiamo ai vertici della Piramide di mister Icke e vediamo che fanno i potenti. Sì certo, c’è stato il summit Cop21 di Parigi, dove sono stati presi accordi tra le nazioni per non far salire il termometro di altri 2 gradi, in cui si è evidenziato che oltre i 1,5° alcune isole potrebbero essere inghiottite dai mari (aggiungo una nota personale: ghiacci che si sciolgono, ossigeno che verrebbe a mancare etc., è tutto collegato), e 100 miliardi di dollari all’anno dal 2020 che i Paesi Ricchi dovranno sborsare per sostenere i Paesi Poveri, per arginare il problema della desertificazione e delle inondazioni. Tutto questo ce lo ha raccontato (in modo più ampio) Repubblica il 23 aprile 2016.

Inoltre ci fa notare che anche seguendo l’accordo di Parigi, il riscaldamento globale andrebbe comunque sopra l’obiettivo da raggiungere. L’articolo racconta la cerimonia avvenuta al Palazzo di Vetro con ben 175 leader che hanno firmato accordi per combattere il cambiamento climatico: “Cina e Usa promettono: ratifichiamo entro quest’anno. Per Matteo Renzi è una giornata in cui – la politica può dare speranza. C’è anche l’attore Leonardo di Caprio che in un intervento appassionato descrive ai leader – Pechino asfissiata, le foreste indonesiane incendiate, i ghiacciai che si sciolgono, le siccità distruttive dalla California all’India-. E gli scienziati avvertono: i piani nazionali non sono ancora sufficienti”.

Appunto.

L’articolo stila la top ten dei paesi per emissioni di gas serra. I peggiori, in sintesi.
  • Cina: 24%
  • USA: 12%
  • UE: 9%
  • India: e Brasile: 6%
  • Russia: 5%
  • Giappone e Canada: 3 e 2%
Corriere della Sera, il 3 aprile ci riporta, in CRONACHE, che in Africa ci sono profondi problemi legati all’acqua. Un trafiletto recita: “Tra il 2010 e il 2012 oltre 250 mila persone morirono nel Paese (intende la Somalia) per una grave carestia. Secondo l’ONU, quest’anno la lista dei paesi africani a rischio di siccità è lunga: in cima Malawi, Zimbabwe, Etiopia, Sud Sudan, Somalia, Sudan, ma l’agricoltura è in ginocchio anche in Nigeria, Ciad etc”. Inoltre: “Più di 300 mila bambini sotto i 5 anni sono gravemente malnutriti”.

E poi, chiaramente, ci sono le basi nucleari e quella tormenta di Fukushima. La testata Internazionale dell’11 Marzo ci spiega che la costruzione di una barriera ghiacciata attorno ai reattori, per bloccare le sostanze radioattive, costerà 312 milioni di dollari. Dai reattori spenti purtroppo, continua a uscire acqua contaminata, e ci sono 700 milioni di metri cubi di terra radioattiva raccolti in sacchi neri ancorati intorno al paesaggio di Fukushima. Ricorda che sono morti nel disastro 16 mila civili, causando lo sfollamento di 350 mila persone.

Sempre Repubblica, il 2 aprile, ci riporta che le basi nucleari ad uso civile in Europa sono 130, e che si temono furti di materiale radioattivo per creare bombe sporche.

La Stampa, il 20 aprile, ci fa notare che in una zona della periferia di Genova, dove risiede un’industria di stoccaggio, un tubo interrato si rompe facendo fuoriuscire 670 metri cubi di petrolio, con conseguente strage di pesci, oche e alati di vario genere.

Per rallegrare la situazione, entriamo a gamba tesa nell’argomento inquinamento menzionando colei (o colui) che è un po’ l’emblema e la cima della cresta dell’onda, ovvero: Monsanto. Cito solo alcuni degli articoli apparsi in merito al controverso GLIFOSATO, il famoso erbicida di cui abbiamo già discusso.

Trento e Provincia, sabato 19 marzo, titola: “Pesticidi, danni al DNA”. Lo studio, esposto nell’articolo, avverte che bambini e donne incinta sono a rischio. “I medici, affiliati ISDE, hanno parlato della relazione tra esposizione cronica ai pesticidi e danni al DNA umano”.

Lunedì 7 Marzo, ho un vago ricordo di quello che stavo facendo, e il fatto di ricordare qualcosa mi sorprende, ma mentre ero intento a fare dell’altro, qualcuno, su Repubblica (Cronache), leggeva un articolo dal titolo altisonante: L’Italia si mobilita contro l’erbicida della discordia. “Ieri l’Italia, per bocca del Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina e del Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, si è schierata contro il rinnovo dell’autorizzazione”. Ovvero: l’autorizzazione dell’UE per l’uso del glifosato in territorio comunitario. L’articolo ci ricorda che a Bruxelles, pochi giorni prima, 32 associazioni ambientaliste italiane si erano impegnate nella campagna “Stop al glifosato”, tra cui FAI (Fondo Ambiente Italiano), Italia Nostra, Legambiente, Slow Food, WWF, Greenpeace etc.
Insomma, glifosate zero.

Ma poi…

Corriere della Sera, 14 aprile, sezione Cronache. Titola: Glifosato, il compromesso di Strasburgo: “Sì al rinnovo ma solo per sette anni”. Invece che 15, insomma. Inoltre si parla di limitazione dell’uso e lontano da luoghi con bambini (giardini, parchi…).

E mi chiedo: quanto lontano è sufficiente affinché possano i nostri figli stare al sicuro?

E poi, tra OMS e UE: cancerogeno o non cancerogeno?

Una vera diatriba. Un vero rompicapo al pari di “essere o non essere” di Shakespeare.

Test Salvagente, in Marzo, fece un articolo in cui esponeva il punto di vista della Monsanto. Ovvero: “Il glifosato non è pericoloso”.

Sì, come no, tra poco ci daranno il permesso di sniffarlo o inventeranno le sigarette al glifosato, gusto menta piperita.

Già Repubblica, in febbraio, recitava: Il diserbante nel piatto – dal cavolfiore ai pompelmi, trovate tracce di glifosato nella frutta e nella verdura. L’appello di 32 associazioni per metterlo al bando in Europa. Secondo le stime della IARC, la sostanza chimica sarebbe contenuta in almeno 750 prodotti disponibili, e la sua presenza nelle zone agricole è riscontrabile non solo nel suolo, ma anche nell’atmosfera, nell’acqua e nell’aria.

Eddai, non può essere! La Monsanto ha detto no, no e no!

E poi, Repubblica 23 aprile, titola ancora: Pasta, farina e fette biscottate. Nei cibi tracce di glifosato. “Ma i valori sono nei limiti”.

Credo che i dati successivi a questa affermazione siano molto sfavorevoli a chi disse che i “valori sono nei limiti”. Allora: sono 8,6 i miliardi di chili di glifosato consumati in 40 anni nel mondo. Le paste contaminate sono (ne cito alcune): Divella, Garofalo, Del Verde, Molino Spadoni, La Molisana, etc.

Il Gazzettino del 14 febbraio, nel suo piccolo, fece un articolo interessante: Campi gialli: paura inquinamento. E sottotitolava: erba completamente bruciata dall’uso di sostanze chimiche.

Questo era a Mogliano, ma è un fatto che accade, purtroppo, in più parti del globo.

Ma per fronteggiare la povertà e la fame, ci stanno pensando i cinesi, intenzionati ad accrescere la coltivazione di patate, portando la produzione (ItaliaOggi del 16 marzo) dall’attuale coltivazione di 5,6 milioni di ettari di terre a 6,7, invadendo le zone più povere del Paese. In più, la scienza delle biotecnologie ci porta verso un nuovo metodo di intervento chiamato “editing genetico”. Riporto le testuali parole di un articolo del Corriere della Sera del 17 aprile: “Immaginiamo che il genoma di ogni specie sia un libro. I biotecnologi hanno imparato a spostare interi paragrafi da un volume all’altro, producendo così organismi transgenici o OGM. Ora sanno editare anche il testo, cambiando solo pochissime lettere, non più ingegneria genetica, ma editing genetico”.

Qualcuno però è convinto che sebbene a livello chimico questo editing sia meno invasivo di un OGM, tanto che lo stesso alimento editato nella sua composizione resta identico, altri pensano sia comunque la stessa cosa. In sostanza, con questo metodo, hanno inventato un fungo che non annerisce.

Non sanno proprio che fare eh.

La lista di articoli sui cibi contraffatti e dannosi diviene lunga. Basti dire che sono apparsi una serie di articoli che suggeriscono un uso minimo e sporadico di zuccheri raffinati, tanto che nella rivista QN (14 febbraio), Salute (medicina/benessere) riporta: “Stimolano infiammazioni e picchi ormonali: condizioni favorevoli al carcinoma al seno”.

E poi arriva La Stampa con un titolo che fa rabbrividire (6 aprile): Non più nemici. La riabilitazione di zucchero e sale.

Benvenuti nel paese dei balocchi.

Nello stesso articolo, in un trafiletto sul bordo destro, un certo medico dietologo di nome Giorgio Calabrese si esprime in merito, vi riporto le sue testuali parole, e rimetto a voi ogni giudizio perché il mio avrebbe le dimensioni di una apocalisse.

“Un anno fa all’ONU ho spiegato che lo zucchero è indispensabile nella dieta e che è meglio delle alternative”. “Non esistono alimenti o bevande che in quanto tali facciano bene o male. Il 10% di zuccheri al giorno non solo non è negativo ma è raccomandato”.

Peccato che hanno prodotto più danni le parole e i pareri di esperti che lo zucchero bianco.

Inoltre l’articolo parla di svolta nel mercato, una svolta già partita dall’America. Dice: “C’è la pepsi cola che nell’ultimo anno ha lanciato tre bibite con scritto grande, sull’etichetta, che contengono zucchero, compresa la spudorata pepsi real sugar, e adesso la pepsi la ripropone pure in bottiglietta con la formula originale del 1893, ancora più zuccherata. Altri marchi, meno noti ma diffusissimi negli USA, mettono sul mercato bibite che seguono questa moda. E c’è anche un’azienda produttrice di tè che lancia una linea di infusi provenienti da ogni parte del mondo e spiega nella pubblicità che – bisogna gustarli con vero zucchero, perché è l’unica maniera di apprezzare la complessità dei loro aromi-.

Dopo lo zucchero, ci sono le aflatossine nel latte e nel formaggio.

Ma vorrei concludere con il Gazzettino del 16 marzo e Libero del 17 marzo. Il primo titola: “La Verità: l’olio di palma non presenta rischi per la salute in una dieta bilanciata”. Il secondo recita: “L’olio di palma sostenibile, aiuta a rispettare l’ambiente”.

Okay ragazzi, qui c’è qualcosa che non quadra. O mi sbaglio?

Entrambi portano la firma dell’Unione Italiana Olio di Palma Sostenibile.

Per fortuna Il Fatto Quotidiano, il 26 Marzo, ci riporta alla realtà e bandisce l’immaginazione sfangando con un titolo da paura: Disboscamento e grassi saturi: tutta la verità sull’olio di palma.

Nell’articolo: “Secondo l’Istituto Superiore della Sanità, l’olio di palma non è né tossico e né velenoso, ma poiché contiene acidi grassi saturi, come latte, uova e carne, e ne contiene tanti – l’equivalente del 50% del suo peso come il burro – è un ingrediente che va consumato con moderazione. Un uso eccessivo di grassi saturi, infatti, fa aumentare la quantità di colesterolo nel sangue ed è associato a un rischio maggiore di malattie cardiovascolari […] Secondo le ultime stime dell’ISS, però, noi italiani di grassi saturi ne mangiamo troppi”.

Ecco appunto, non ci bastano quelli che già mangiamo che ci fanno ammalare più che abbastanza (si vedano i dati e l’affluenza negli ospedali per rendersene conto), ci mettiamo pure l’olio di palma adesso!

Continua: “I maggiori produttori risiedono in Indonesia e Malesia, e l’assenza di controlli permette a chi è senza scrupoli di mandare in fumo migliaia di ettari di foresta per aumentare l’estensione dei terreni coltivabili. – Noi non vogliamo boicottare l’olio di palma, spiega Martina Borghi di Greenpeace Italia, ma vogliamo spingere le aziende a produrre in modo responsabile e sostenibile”.

Proprio ciò che non sta accadendo. Ma voi spingete intanto, forse prima o poi… Nel frattempo, le foreste bruciate, a causa delle ceneri, contribuiscono allo scioglimento dei ghiacciai.

Insomma, dopo che a un giovane britannico è venuto in mente di imbottigliare l’aria della campagna bretone per venderla ai cinesi (sì, sì, è tutto vero), forse immetteranno sul mercato anche le famose conchigliette del film Demolition Man.

La terra è un paradiso. E qualcuno, o qualcosa, la vuole rendere a tutti costi un inferno.

Questi sono solo alcuni degli articoli della prima metà del 2016 che riguardano l’ambiente e l’alimentazione. Vi assicuro che quando parliamo di OGM, stiamo parlando anche della possibilità (forse già realtà) che OGM diverranno gli umani del prossimo futuro. Gli esperimenti sono già in corso. Di questo passo la visione di Asimov potrebbe mutarsi in realtà. In parte la chirurgia farà dei passi avanti, e questo sarà positivo, ma mi chiedo: che tipo di cultura emergerà da tutto questo “lusso”? Se non saremo pronti, se non avremo una morale e un’etica che ci permetta di difenderci e conoscere chi e cosa siamo, prevedo che il progresso porterà solo a una maggiore ignoranza e ingiustizia.

E poi un’ultima curiosità.

ItaliaOggi del 31 Marzo, nella sezione Estero – Le notizie mai lette in Italia -, scrive: I Rockefeller lasciano la loro fortuna: il petrolio. Continua: La famiglia Rockefeller volta le spalle al petrolio che ha fatto la sua fortuna leggendaria, per investire nelle energie rinnovabili.

Questo, se vero, può voler dire tante cose, e una forse è che resterà sempre tutto in mano dei potenti.

Mi chiedo: quanti uomini e donne libere serviranno per far aprire gli occhi alle masse? Quante volte dovremo sbagliare prima di prendere in mano le nostre vite e decidere in che direzione andare?

Non è questione se un alimento faccia bene o male, ma se quello stesso alimento nell’arco di tutta la sua vita, dalla semina alla raccolta, dalla trasformazione al commercio, sia sostenibile. Se un alimento non è sostenibile, non lo è per l’ambiente, e se non lo è per l’ambiente non lo è neppure per il corpo, per quanto buono e gustoso sia.

Spero che questo scritto vi abbia fatto riflettere almeno quanto ha fatto riflettere il sottoscritto.


By M

fonte: http://www.dionidream.com/cambiamento-globale/

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