mercoledì 23 novembre 2016

Sofferenza, resa e consapevolezza

Non bisogna opporre resistenza né fuggire dal problema ma entrare in esso, fare parte di esso, usarlo come elemento di liberazione. - Alejandro Jodorowsky
Leggo molti post come questo che invitano ad “attraversare il proprio dolore” invitano a “non scappare dalle proprie sofferenze”, a restare nel proprio dolore ecc…

Che senso hanno questi “inviti”?

Perché anche personaggi “illuminati” del passato si sono spesi in queste parole così… apparentemente folli?

ho visto e capito che…

Nella sofferenza ci sentiamo piccoli…

In ogni situazione che ci provoca sofferenza noi ci sentiamo ritornare letteralmente bambini…
Perché?

Perché ogni sofferenza é una messa in scena del nostro inconscio e… Perché il nostro inconscio é una serie di ricordi della nostra infanzia, é il nostro bambino interiore.

L’inconscio é memoria dell’infanzia che si ripropone esattamente COME é stata memorizzata.

É INconscio, cioè non riusciamo ad esserne coscienti, perché è memorizzato nella stessa modalità di ragionare di quando eravamo bambini, e noi “adulti”, NON sappiamo comprendere i bambini, non siamo coscienti di cosa ci dicono i bambini, al massimo siamo capaci di portare un bambino a comprendere noi.

Nella sofferenza noi focalizziamo la nostra attenzione su qualche particolare della scena attuale che richiama un ricordo della nostra infanzia, un ricordo di qualcosa che non abbiamo compreso a quella età.

Se proviamo a spostare la nostra focalizzazione mentale, la sofferenza può cambiare in qualcos’altro o, a volte, annullarsi del tutto, ma non è un modo per risolverla.

Si dice che, bisogna attraversare il proprio dolore, la propria sofferenza, ma non ci dicono il perché.

Dobbiamo farlo perché così facendo abbiamo la possibilità di rivedere e rivivere quel momento della nostra infanzia che adesso, attraverso questa sofferenza, sta chiedendo spiegazioni.

Lo ripeto, nella sofferenza ci sentiamo piccoli, ci sentiamo come eravamo all’età che avevamo quando è nato il problema che oggi ci fa soffrire.

Attraversarla, attraversare la sofferenza CONSAPEVOLMENTE, ci permetterà di VEDERE con lo stato d’animo di allora unito alla maturità di oggi quello stesso problema e di comprenderlo.

Però, mentre soffriamo, NON dobbiamo fare “i grandi”, non dobbiamo coprirci con tutte quelle maschere che abbiamo costruito negli anni perché le nostre maschere, prima di mascherare le nostre debolezze e la nostra sofferenza agli altri, la mascherano a noi stessi e, oltre a mascherarci la nostra sofferenza, ci mascherano anche la possibile comprensione e soluzione definitiva cambiando e falsando lo stato d’animo che si sta manifestando.

Ogni sofferenza ci fa sentire piccoli?
E così sia!
Benedetto il Signore!
Benedetto perché ci ha dato un modo spontaneo e naturale per guardarci dentro e rivedere tutto quello che dobbiamo ancora capire, comprendere e correggere!

Però, consapevolmente!!

Consapevoli del fatto che sta emergendo un ricordo dell’infanzia che adesso è il momento di vedere, rivivendolo possibilmente con lo stesso stato d’animo che avevamo nell’infanzia quella prima volta che questo problema si è presentato a noi, cioè…

se questa sofferenza mi fa sentire piccolo, io divento piccolo e mi guardo dentro dalla mia piccolezza che sta emergendo adesso perché solo così, IN QUESTO STATO D’ANIMO DI BAMBINO CHE STO SENTENDO ADESSO, c’è la radice vera e completa del problema che devo ancora risolvere IN ME.

Il sentirsi piccolo ci mette nello stesso stato d’animo che avevamo a quell’epoca, questo stato d’animo é fondamentale per innescare il ricordo spontaneamente, é il sistema naturale di guarigione che Dio ci ha dato.

Nel mondo olistico si parla anche di resa, arrendersi, perché?

Perché nella resa abbandoniamo le maschere, emerge il nostro bambino interiore, riviviamo la sofferenza senza filtri, rivediamo a volte proprio la scena iniziale, ma soprattutto entriamo nello stesso stato d’animo che avevamo quando è nato il problema nella nostra infanzia e, unito alla maturità di oggi ma, una maturità arresa, non prepotente, si comprende qualcosa.

A volte non sappiamo neanche cosa abbiamo capito, ma abbiamo la sensazione certa che qualcosa da quel momento in poi la vivremo in un modo nuovo, sicuramente più consapevole, più maturo.

Questo passaggio permette di raggiungere la maturità emotiva… ed è assolutamente naturale.

Soffrire si, ma consapevolmente.
Arrendersi si, ma consapevolmente.


fonte: http://osservazionequantica.altervista.org/sofferenza-resa-e-consapevolezza/ 

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