mercoledì 5 aprile 2017

NO TAP, perchè

 
L'Espresso - All'origine del super-gasdotto che minaccia di perforare le coste del Salento c’è una storia nera. Un intreccio di manager in affari con la mafia, valigie di contanti, oligarchi russi, affaristi italiani legati alla politica, casseforti anonime con la targa offshore. Gli scheletri nell'armadio del Tap.

 
Un'inchiesta de "l'Espresso" svela i retroscena del maxi-progetto partendo dagli interrogativi alla base delle proteste esplose in Puglia contro lo sradicamento dei primi 231 olivi: chi ha scelto l’attuale tracciato? Perché è un consorzio privato svizzero a gestire un'opera dichiarata strategica dalle autorità europee? E' davvero necessario far passare miliardi di metri cubi di gas tra spiagge meravigliose e oliveti secolari, anziché in zone già industrializzate?


L'Espresso ha potuto esaminare documenti riservati della Commissione europea, che svelano il ruolo cruciale di una società-madre, finora ignota: l’azienda che ha ideato il Tap. Si chiama Egl Produzione Italia, ma è controllata dal gruppo svizzero Axpo. Le carte, richieste dall’organizzazione Re:Common, dimostrano che Egl ha ottenuto, nel 2004 e 2005, due finanziamenti europei a fondo perduto, per oltre tre milioni, utilizzati proprio per i progetti preliminari e gli studi di fattibilità del Tap. I ricercatori avevano chiesto altri atti, ma la Commissione li ha negati «per rispettare segreti industriali, sicurezza e privacy» delle multinazionali interessate.

 
 

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