lunedì 10 aprile 2017

Non esiste solo il 2 aprile: è doveroso sensibilizzare tutto l’anno


Oggi più che mai ripetiamo alcuni semplici concetti, tanto per far comprendere che razza di Paese è stato costruito intorno ai bambini e ragazzi autistici.

1 – Una volta esistevano i prigionieri di guerra che venivano deportati nei campi di concentramento nazisti; ora invece viviamo prigionieri delle etichette che rendono i nostri figli “socialmente modificati” nelle nostre case e nelle nostre famiglie.
2 – Ognuno comprende ciò che vuole comprendere dell’autismo; certi medici non sanno nemmeno chi sono questi ragazzi, molti altri ancora non sanno come curarli, molti altri dicono che non si guarisce, molti altri ancora dicono che questi ragazzi vanno istituzionalizzati, molti altri discutono sui metodi riabilitativi e molti ancora promettono tutti gli anni che faranno di tutto per indicare le possibile vie di prevenzione di questa allucinante malattia.
3 – Ogni anno, puntualmente, leggiamo pistolotti che superano il limite della INciviltà e si confondono molto bene con l’odore marcio dell’immondizia. Sempre le stesse parole, sempre le stesse cause ipotetiche, sempre le stesse correnti di pensiero, sempre le stesse promesse disattese. E intanto in Italia non si muove nulla da decenni.

4 – Solo un alienato non comprende che l’autismo è l’evidenza più colossale del fallimento della medicina moderna, incapace di prevenire e curare le malattie neurodegenerative; eppure, nel nome della ricerca, sono stati torturati e ammazzati miliardi di topi e milioni di scimmiette per dare un senso a una ricerca “inconcludente“.
5 – Da circa un lustro, il 2 aprile ha assunto le sembianze del “Festival del citrullo“. E nel tempo, questo penoso Festival, colorato di blu, si è arricchito purtroppo di genitori molto confusi [a cui hanno rovinato un figlio o una figlia] che vanno a ballare la zumba nelle piazze, e si dilettano in compagnia di danzatrici del ventre e orchestrine di pifferai da un giorno.
Eppure qui non c’è nulla da festeggiare: aria, acqua, cibo, informazione e vaccini sono tutti inquinati e rappresentano il veleno mortale che sta ammazzando i nostri figli. Bisognerebbe svegliarsi da tutto questo e comprendere che il senso della vita è sfuggito dalle nostre mani, e che certi lacché della politica confezionano una realtà virtuale molto più autistica degli stessi autistici.

E’ inutile pretendere sensibilizzazione oggi, 2 aprile, se i rimanenti 364 giorni all’anno le “persone autistiche” [e le loro famiglie] sono abbandonate alla violenza, al bullismo, alla ghettizzazione, alla intolleranza e – non ultimo – all’acclarato menefreghismo da parte dello Stato.

L’autismo è politica

Si tratta di tutti i tipi di politiche governative: dalla fornitura di servizi educativi e sociali, alla regolamentazione delle associazioni, alla regolamentazione dei Professionisti del settore sanitario, dal finanziamento pubblico della ricerca scientifica nelle sue cause – che mai troveranno e ammetteranno – fino al suo fantomatico trattamento terapeutico e riabilitativo.

I collegamenti tra il Governo e l’autismo raggiungono ambiti così profondi molto più di quanto la maggior parte delle persone conosce e può immaginare. E intanto questa pandemia silenziosa, subdola, progressiva, proseguirà la sua corsa verso la distruzione dell’umanità e del cervello dei nostri figli.

Secondo gli autori di un articolo su The Lancet [in cui si forniva un elenco di 202 sostanze chimiche note per danneggiare il cervello in via di sviluppo] già nel 2006 si poteva stimare che “un bambino su sei presenterebbe danni documentabili al sistema nervoso e problemi funzionali e comportamentali, che vanno dal deficit intellettivo, alla sindrome da iperattività, all’autismo [con costi enormi – sia detto per inciso – anche sul piano economico: si calcola che negli Stati Uniti d’America i costi per i danni neurologici da piombo nei bambini ammonterebbero a oltre 43 miliardi di dollari e per quelli da mercurio a oltre 8.7 miliardi].

Le proiezioni future per il 2032 prevedono il triste traguardo di un bambino su due coinvolto dal problema: in quale genere di società vivremo?  Chi saranno i cosiddetti “normotipici” e chi i cosiddetti “disabili”? Quanto dovremo ancora sopportare di vedere personaggi che non hanno intenzione di rivedere scriteriati programmi vaccinali?

Il film VAXXED ha creato molto rumore non solo perché descrive chiaramente un caso documentato di corruzione massiva in ambito sanitario, avvenuto ai CDC, ma porta anche a conoscenza il pubblico delle previsioni future a causa dell’esistenza del cosiddetto “autismo isolato“. Ovvero, oltre agli effetti significativi di rischio autismo per i maschi afro-americani, in uno studio manipolato del 2004, sono stati trovati effetti di rischio molto importanti che potrebbero interessare qualunque bambino sano al mondo. Infatti, “autismo isolato” significa che in quel gruppo di bambini preso in esame non erano presenti altre patologie sovrapponibili, come per esempio “epilessia”, “ritardo mentale” o “difetti alla nascita“.

Ecco quindi che l’ipotesi futura di 1 bambino autistico ogni 2 rischia di diventare tremenda realtà, qualora i genitori non decidano di darsi una sonora svegliata.



Dev’essere chiaro che sono molte le organizzazioni di lobby politiche che cercano di influenzare ciò che il Governo deve produrre in merito alle questioni che riguardano l’autismo, e anche ciò che il cittadino non deve sapere.

Esemplare è il fatto che la visione del film VAXXED è stata ostacolata anche da coloro che dovevano assicurarne la visione [evitiamo di scendere nei particolari di certi “dietro le quinte” per pura pietà – n.d.r.]. Così come è ancor più esemplare il caso statunitense di Thomas Insel, direttore del National Institute of Mental Health [NIMH] dal 2002 al 2015, quando affermò al giornalista Andrew Solomon: «Riceviamo più chiamate dalla Casa Bianca sull’autismo che tutto il resto combinato.» [Andrew Solomon, Far from the Tree: Parents, Children, and the Search for Identity – http://bit.ly/1mEI8sc]

L’autismo è “politica” nel senso più ampio.


Il conflitto politico coinvolge idee e argomenti per i quali l’informazione è spesso ignara, incompleta, interpretativa, e soprattutto aperta a manipolazioni di ogni genere. [Deborah Stone, Policy Paradox: The Art of Political Decision Making, 3rd ed – http://amzn.to/1MZMH7E]

Tutto ciò che riguarda l’autismo è oggetto di controversia. Cos’è? Quali le cause? Quanti tipi diversi di autismo ci sono? Chi ce l’ha? Che cosa possiamo fare? E’ reale il problema cui stiamo pensando? Tutte queste domande, e molte altre, sono roba da battaglie politiche aspre.

La posta in gioco è alta: secondo una stima, il costo nazionale per sostenere le persone con autismo raggiunge fino a $ 236 miliardi di euro all’anno [“Costs of Autism Spectrum Disorders in the United Kingdom and the United States”, JAMA Pediatrics, 2014, http://bit.ly/2ePUhID]

Naturalmente, questi numeri si espongono alle polemiche ….. Una prospettiva alternativa è che essi non rappresentano il costo per l’autismo, ma piuttosto il costo di discriminazione nei confronti delle persone che lo hanno, e l’incapacità di aiutarli a condurre una vita indipendente. [Interagency Autism Coordinating Committee, meeting transcript, 2010, http://1.usa.gov/1OXYqdF]

E tuttavia, con poche eccezioni, le scienze politiche hanno da pochissimo cominciato ad analizzare la politica per l’autismo e la politica dell’autismo.

Questa disattenzione è molto grave, perché la disciplina può dirci molto su come è emersa la questione e ciò che il Governo sta facendo per l’autismo.

Al contrario, lo studio della politica autismo può contribuire a una comprensione più sofisticata delle varie politiche.

L’autismo è molto di più di un argomento astratto di discussione accademica: modella la vita delle persone che lo hanno, così come le loro famiglie.

Osservatori ben intenzionati a volte si riferiscono all’autismo come una “tragedia”, un termine che connota il destino, una diagnosi misteriosa, un qualcosa che irrimediabilmente è fuori dal controllo di chiunque. Tuttavia, molte persone con autismo possono fare molto di più che assicurare guadagni a case famiglia protette, laboratori di genetica, industrie del farmaco senza scrupoli e sistemi sanitari pigri.

Nelle giuste circostanze, le persone con autismo possono intraprendere una carriera, contribuire attivamente alla società, e condurre una vita positiva. Tali circostanze, tuttavia, sono spesso assenti perché molte persone con autismo non ottengono supporti terapeutici adeguati che possono aiutarli a costruire le loro capacità e migliorare la loro capacità di interazione con il mondo degli altri. Come risultato, molti di loro hanno difficoltà a trovare un buon lavoro, a mantenere delle relazioni, e raggiungere la loro felicità.

Le persone con autismo non hanno bisogno di esibizioni da circo nelle piazze, né tantomeno nei palazzi di Governo, ma hanno bisogno di “partecipare attivamente” [insieme alle loro famiglie] all’ampia portata delle rilevanti questioni politiche che si giocano sulla loro pelle.

Auspichiamo che le Associazioni di settore la smettano di fare le sciacquine della politica diffusa dalle neuropsichiatrie, che, con la complicità di soggetti ad esse collusi, mirano a far apparire “normale” una patologia indotta dalla malvagità dell’uomo a tal punto da appellarla come “NeuroTribù“, ovvero, “una forma di evoluzione che non siamo in grado di comprendere, un modo per la natura per rompere gli schemi“.

Solo dei malati mentali possono pensare una simile sciocchezza: l’autismo è una malattia devastante, in alcuni casi di più e in altri di meno, e non è possibile definirla “una forma di evoluzione“, dandole anche una connotazione positiva, quando si ha a che fare con una vita quasi sempre non autosufficiente e piena di sofferenze per le persone interessate e le loro famiglie.


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