mercoledì 3 maggio 2017

L'omeopatia funziona? ecco gli studi scientifici


Il tempo si srotola nel suo divenire e ci porta un sacco di notizie. Ve ne racconto qualcuna.

Il dott. Attilio Speciani, allergolo e immunologo clinico, ci racconta in un suo articolo che i farmaci antipiretici e antinfiammatori (da molti conosciuti come FANS) sono tra i prodotti più usati al mondo ma, a dispetto della segnalazione obbligatoria delle avvertenze ministeriali per l’uso dei farmaci contro la febbre, le immagini televisive delle loro pubblicità invitano a ridurre facilmente febbre e malessere per essere subito pronti a ripartire anche meglio di prima.

Abbassando la febbre con un farmaco, anziché accompagnarla in modo fisiologico, invece si riduce l’azione difensiva messa in atto dall’organismo, concedendo così al virus la possibilità di proseguire nella sua opera di diffusione e di trasmissione agli altri esseri viventi. In pratica, durante una stagione influenzale, abbassando la febbre in modo chimico si facilita la progressione dell’epidemia.

A questa conclusione è arrivato un gruppo di ricerca canadese composto da statistici, infettivologi, matematici e neurologi, che ha pubblicato su Proceedings Biological Sciences il risultato della analisi di quanti eventi mortali possano dipendere dall’uso di antipiretici (dal paracetamolo ai salicilati, comprendendo i moltissimi attualmente pubblicizzati su radio e televisione) (Earn DJ et al, Proc Biol Sci. 2014 Jan 22;281(1778):20132570. doi: 10.1098/rspb.2013.2570. Print 2014). La valutazione fatta dai ricercatori canadesi è di forte impatto, perché a fronte di un’epidemia stagionale si ipotizza che il 5% dell’intera mortalità influenzale sia dovuto alla riduzione della febbre ottenuta per via farmacologica. Anche siti e riviste di divulgazione internazionale (come Science) si sono occupati della notizia, che riveste sicuramente un’importanza di carattere sociale.

La cura omeopatica di un quadro acuto febbrile invece rispetta la risposta difensiva dell’organismo incrementandola accelerando quindi il decorso del quadro patologico acuto. Rimedi come Belladonna o Aconitum, i grandi cavalli di battaglia dell’omeopata nel confronto con casi patologici acuti febbrili infatti nella sperimentazione dell’uomo sano inducono febbre e di conseguenza quando usati come farmaci la riducono.

Gli omeopati hanno sempre saputo che il meccanismo cieco della soppressione di un sintomo come la febbre, come avviene in medicina convenzionale, è a dir poco sciocco e controproducente. È  come se quando, sul cruscotto della vostra auto, si illuminasse la spia della riserva della benzina, voi andaste da un elettrauto per farvi staccare i  fili della lampadina senza interpretarne il significato.

Dopo poco vi trovereste a secco. Così il nostro organismo si trova a fronteggiare due elementi contrari: l’aggressione dell’agente infettante e l’impedimento a un giusta difesa indotta dal farmaci antipiretico. Senza considerare gli eventuali effetti collaterali del farmaco in sè. Assurdo!

E che dire del Prof. Joseph L. Biederman, professore di psichiatria presso la Harvard Medical School e direttore dell’Istituto di Psicofarmacologia pediatrica presso il Massachusetts General Hospital di Harvard, uno dei più autorevoli sostenitori al mondo della terapia a base di psicofarmaci sui bambini per problemi della Condotta e Deficit di Attenzione ed Iperattività (ADHD), che è risultato essere a libro paga di una multinazionale del farmaco?

Lo ha denunciato l’autorevole quotidiano americano New York Times secondo cui il Dott. Joseph Biederman, uno dei massimi esperti mondiali sul disturbo bipolare, aveva presentato i risultati dei propri trials clinici sull’efficacia del Risperidone a esponenti della Johnson & Johnson, azienda produttrice dell’antipsicotico ‘Risperdal’, prima ancora di iniziarli.

L’esperto, che ha redatto molte delle linee guida a livello internazionale che regolano la somministrazione di antipsicotici ai bambini, utilizzati anche su bambini iperattivi e distratti, citava apertamente e con certezza – in via anticipata – il fatto che le sperimentazioni di questa molecola sui minori avrebbero dato esito positivo.

Come afferma Andrea Bertaglio autore di Medicina Ribelle. Prima la salute poi il profitto “Dalla Seconda Guerra Mondiale in avanti, negli Stati Uniti, il numero delle malattie psichiche diagnosticate è passato da 26 a 395, e ormai ai bambini si danno psicofarmaci come caramelle.

Oltreoceano hanno superato l’impressionante numero di14 milioni quelli in terapia con psicofarmaci per il controllo delle più svariate sindromi del comportamento: dal miglioramento delle performance scolastiche, al controllo dell’iperattività sui banchi di scuola, alle lievi depressioni adolescenziali. E non è un problema solo americano. In Germania sono stati rilasciati lo scorso anno i dati dei bambini diagnosticati iperattivi e quindi probabilmente destinati a terapie farmacologiche: sono750.000. In Francia, invece, quasi il 12% dei bimbi inizia la scuola elementare avendo già assunto una pastiglia di psicofarmaco. Vi sembra normale?”.

Le multinazionali guadagnano 150.000 dollari al minuto con la vendita di questi farmaci. Anche in Grecia recentemente, dopo il tentato suicidio di un dirigente della multinazionale svizzera Novartis, si è scoperchiato un giro di mazzette per ottenere decisioni favorevoli all’azienda e aumentare le sue vendite con prescrizioni facili che ha coinvolto 4.000 medici, dirigenti Novartis e politici del calibro di Yanis Stournaras, ex ministro delle Finanze con Papademos.

Considerato che circa un quarto di terapie e servizi offerti da medici e ospedali nel mondo è inappropriato perchè inefficace o superfluo, come sostiene la rivista Lancet in una pubblicazione realizzata insieme al Lown Institute di Boston, allora l’omeopatia, definita pseudoscienza dai suoi detrattori (vedi CICAP o l’Oca Sapiens (Sylvie Coyaud) o  Salvo Di Grazia di Medbunker), alla luce di fatti come questi possiamo fare una affermazione apodittica: la vera pseudoscienza è un’altra, quella convenzionale che è una autentica “pecunio-scienza”.

Direbbe Orazio: Est modus in rebus sunt certi denique fines, quos ultra citraque nequit consistere rectum.  (v’è una misura nelle cose; vi sono determinati confini, al di là e al di qua dei quali non può esservi il giusto).

Ma veniamo alla notizia più importante: la rivista Plos One ha recentemente pubblicato un lavoro scientifico di alcuni ricercatori italiani dell’Università di Verona e dell’Università di Milano-Bicocca che hanno provato a dimostrare l’efficacia dell’arnica montana, uno dei medicinali più conosciuti ed usati, in laboratorio applicando il metodo scientifico. Questi ricercatori hanno voluto capire il meccanismo che spinge le ferite a guarire più velocemente in presenza di Arnica omeopatica.

Quindi hanno preso una coltura di macrofagi, cioè hanno preso un particolare tipo di globuli bianchi coltivati in laboratorio. Li hanno trattati con Arnica a diverse diluizioni omeopatiche per 24 ore. Hanno notato che le ferite guariscono più velocemente in presenza di arnica omeopatica. Questo accade perchè i macrofagi arrivano sul posto più velocemente. Sostanze che mantengono pulita la ferita (tipo fibronectina) e che facilitano l’arrivo del sangue (eparina) vengono prodotte in modo maggiore. Quindi l’arnica omeopatica funziona agendo sull’epigenetica e non sui geni della cellula.

Tutto questo con grande disappunto dell'oca sapiens senza piume e infreddolita e il medbunker espugnato e riarredato ad oasi di pace. 


Alberto Magnetti

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