giovedì 11 maggio 2017

Resa di conti a Washington e finta invasione della Siria


Tre medi dopo la nomina del generale HR McMaster a consigliere per la sicurezza nazionale, nel febbraio 2017, Trump vi si scontrava apertamente. Secondo il consigliere della Casa Bianca Steve Bannon, McMaster cercava d’ingannare il presidente sulla Siria, mentre il capo dello staff della Casa Bianca, Reince Priebus, impediva a McMaster di compiere una nomina cruciale. 

Trump sarebbe sempre più irritato verso McMaster, che non riesce a dialogare durante i briefing con il presidente. In effetti, Trump, secondo tre funzionari della Casa Bianca, dopo aver letto sul Wall Street Journal che McMaster aveva chiamato la controparte sudcoreana per assicurarla che la minaccia del presidente di fargli pagare il sistema di difesa missilistico THAAD non era la politica ufficiale degli USA, irato avrebbe sgridato McMaster accusandolo di sottovalutare gli sforzi per fare comprare alla Corea del Sud il THAAD. 

Inoltre, Trump si lamentava in un briefing sull’intelligence che, “il generale mina la mia politica“, secondo due funzionari della Casa Bianca. Il presidente ha ridotto gli appuntamenti con McMaster, le cui richieste d’informare il presidente prima di certe interviste venivano rifiutate.

McMaster non aveva neanche accompagnato Trump all’incontro con il primo ministro australiano. In sostanza, nelle ultime settimane Trump avrebbe espresso rammarico per la nomina di McMaster. 

L’ex-ambasciatore degli Stati Uniti alle Nazioni Unite, John Bolton, incontrava Trump per discutere di varie questioni con il Consiglio di sicurezza nazionale, forse con la prospettiva di nominare Bolton vice McMaster. Il primo conflitto tra McMaster e Trump si ebbe già alla fine di febbraio, a una sessione congiunta del Congresso. McMaster chiese al presidente di non usare la frase “terrorismo islamico radicale”, consiglio che Trump ignorò, sottolineando nel discorso le parole “terrorismo”, “islamico” e “radicale”. 

Anche la cerchia di Trump cominciava a scontrarsi con McMaster. Il primo fu Ezra Cohen Watnick, direttore dell’intelligence del Consiglio di Sicurezza Nazionale. McMaster inizialmente si appoggiò alla CIA per rimuovere Watnick, nominato peraltro da Flynn, ma alla fine McMaster cambiò idea su pressione di Bannon e del genero di Trump Jared Kushner. 

In seguito, Bannon e Trump avrebbero imposto a McMaster il licenziamento di coloro che furono nominati da Obama al Consiglio di Sicurezza Nazionale, sospettati di fare rivelazioni alla stampa. 

L’elenco fu compilato da Derek Harvey, ex-colonnello dell’Agenzia d’intelligence della difesa, nominato sempre da Flynn. McMaster si oppose. Infine, il capo dello staff della Casa Bianca impediva a McMaster di nominare il brigadiere-generale Ricky Waddell suo vice. 

Intanto, il segretario alla Difesa degli USA Jim Mattis, secondo un senatore repubblicano, sosterrebbe la decisione dell’amministrazione Trump di fornire ai curdi delle YPG, in Siria, armi pesanti per attaccare la base dello SIIL di Raqqa, a dispetto delle preoccupazioni di Ankara. Il presidente del Comitato per le Relazioni Estere, senatore Bob Corker, affermava che è 
l’unica soluzione corretta in questo momento… Gli interessi della Turchia e nostri non sono allineati, adesso. E a un certo punto va presa una decisione“, concludendo che gli Stati Uniti “per un po’ di tempo si spintoneranno con la Turchia“.
 

E se mentre Trump accoglie il Ministro degli Esteri russo Lavrov, il capo dell’FBI, James Comey, veniva licenziato per aver voluto continuare un’indagine, quella sui presunti legami tra Trump e la Russia, che da gennaio non ha prodotto una sola prova sull’influenza di Putin nell’elezione di Trump. 

Secondo la Casa Bianca, il licenziamento di Comey non è legato alle indagini sui presunti legami Trump-Russia, ma all’inefficienza dimostrata da Comey, nominato da Obama. Comey inoltre chiuse rapidamente l’inchiesta contro Hillary Clinton sulle fughe via posta elettronica di segreti di Stato, oltre che sulle rivelazioni sui suoi traffici con potenze estere (Arabia Saudita). Sempre sul caso di queste indagini, Comey veniva anche accusato di violare le regole, ignorando il dipartimento della Giustizia da cui dipende, 
Il presidente Trump ha licenziato il direttore dell’FBI James B. Comey, su consiglio di alti funzionari del dipartimento della Giustizia, avendo trattato erroneamente il caso Hillary Clinton, in tal modo danneggiando la credibilità di FBI e dipartimento della Giustizia”. 
Dantr’onde, l’ex-direttore dell’Intelligence nazionale James Clapper, nominato da Barack Obama, aveva dichiarato sotto giuramento il 5 marzo che non aveva alcuna prova della collusione tra Trump e il governo russo, ed anche l’ex-procuratrice generale Sally Yates non poté portare alcuna prova a sostegno della tesi sui rapporti tra Trump e i russi. Trump, quando fu eliminato il suo ex-consigliere per la sicurezza nazionale Michael Flynn, non aveva abbastanza forze, ma oggi l’amministrazione Trump ha nominato abbastanza funzionari ai vertici del dipartimento della Giustizia per poter agire contro Comey e i resti dell’amministrazione Obama.

 

Infine, le aziende del magnate israeliano Beny Steinmetz citavano in giudizio George Soros, sostenendo che abbia speso 10 miliardi di dollari per una campagna di diffamazione che le ha private dei diritti su una miniera di ferro in Guinea. 

Soros avrebbe finanziato studi legali, gruppi sulla “trasparenza”, investigatori e funzionari governativi in Guinea per assicurarsi che la BSG Resources Ltd. perdesse i diritti sul giacimento Simandou, nell’aprile 2014, dichiarava la BSGR in una denuncia presentata al tribunale federale di Manhattan. 

La BSGR accusa Soros di aver diffuso le accuse di corruzione che hanno portato alla perdita di Simandou; è la prima volta che viene presa un’azione legale diretta contro Soros. 

Nella denuncia, la BSGR sostiene che Soros fosse guidato da un rancore risalente al 1998, quando non poté acquisire un’impresa in Russia. 
A Soros, il successo di Steinmetz, così come la sua attiva e appassionata promozione della vita, del business e della cultura israeliana, sono un anatema“, dichiarava la BSGR. “Soros è anche noto per il suo animus da lungo tempo avverso allo Stato d’Israele”. 
Simandou è una delle miniere di ferro più grandi del mondo, ed il gruppo Rio Tinto citò in giudizio proprio Steinmetz, accusandolo di aver collaborato con la Vale SA per rubargli i diritti, nel 2015. 

La BSGR chiese miliardi di dollari di danni alla Rio Tinto nel dicembre 2015 dopo che la Rio affermò di aver dato 10,5 milioni di dollari per consulenze ad un amico del presidente della Guinea. 

Anche Steinmetz fu indagato dalle forze dell’ordine svizzere e israeliane per tangenti versate per vincere la gara su Simandou. Steinmetz e BSGR persero i diritti su Simandou, perché il governo guineano scoprì che furono versati milioni in tangenti anche a Mamadie Toure, quarta moglie dell’ex-presidente della Guinea. Tale decisione, secondo BSGR, si basava su rapporti fabbricati dalle società finanziate da Soros. 

Toure avrebbe ricevuto 50000 dollari da un consulente del presidente Alpha Conde e 80000 dollari da un “agente o affiliato di Soros”, secondo la denuncia della BSGR.
Il potere finanziario di Soros gli ha dato potere sul governo della Guinea, abusandone completamente. Soros era motivato esclusivamente dalla malizia, in quanto non ha interessi economici in Guinea“, secondo la BSG Resources.

In conclusione, citiamo il sempre solerte “sito d’informazione filo-siriano” al-Masdar che, va ripetuto per gli ottusi, non è siriano, ma statunitense, e non ha corrispondenti in Siria, ma redattori negli USA; quindi sono più lontani dalla Siria del sottoscritto. Al-Masdar aveva diffuso, con il solito allarmismo che nasconde un’ampia collusione attiva verso la propaganda e la disinformazione islamista e atlantista, la voce dell’ammassamento di migliaia di soldati anglo-giordano-statunitensi che, con il supporto di “400 mezzi da combattimento”, si preparavano a conquistare non meno della metà della Siria, quella orientale, facendone un sol boccone. 

Fatto sta che le foto utilizzate a supporto di tale voce riprendevano un deposito per mezzi abbandonati dell’esercito giordano creato nel 2010 (infatti i mezzi sono malamente allineati, anzi, ammassati e lasciati tutti all’aperto, in mezzo al deserto, ad arrugginire sotto il sole senza teloni di copertura). La base in questione si trova a 50 km dal confine siriano-giordano, ad al-Zarqah. Ebbene, il numero dei mezzi presenti nel deposito, sostanzialmente non è mutato tra marzo e maggio 2017. 

L’unica cosa che cambia nella base di al-Zarqah è la disposizione dei mezzi ammassati nel deposito giordano.


 Comparazione delle foto aeree: rosso gli stessi mezzi, verde i mezzi differenti. Fonte.

Va ricordato che periodicamente nell’area si svolgono le manovre congiunte Giordania-NATO denominate “Eager Lion”, a cui partecipano anche i reparti speciali italiani

 


Alessandro Lattanzio, 10/5/2017 


Fonti:
The Duran
Russie Politics
MSN
Moon of Alabama
McClatchyDC
Bloomberg

https://aurorasito.wordpress.com/2017/05/10/resa-di-conti-a-washington-e-finta-invasione-della-siria/

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