giovedì 29 giugno 2017

Il perché dell’ISIS nelle Filippine


Da circa un mese il governo delle Filippine sta combattendo un gruppo che ha giurato fedeltà all’ISIS. La battaglia si sta svolgendo a Marawi, a circa un’ora dalla città della mia famiglia, dove ho costruito una casa e vivo per parte dell’anno. Abbiamo parenti a Davao, dove il Presidente delle Filippine, Rodrigo Duterte, è stato sindaco per decenni. Abbiamo una buona comprensione generale di ciò che sta accadendo, e grazie ai nostri contatti sui social media a Marawi sapevamo della conquista della città da parte dell’ISIS prima dei notiziari internazionali. Un po’ di storia:
Nel 1521 Magellano arrivò nelle Visayas, le isole delle Filippine meridionali. Incontrò Lapu-Lapu, che era Musulmano, e chiese la conversione al Cristianesimo insieme al pagamento di un tributo, ma Lapu-Lapu rispose uccidendo Magellano. Vorrei che il mio insegnante di scuola elementare mi avesse raccontato la verità su Magellano, invece di affermare che ha navigato in tutto il mondo, perché la verità è una lezione molto migliore.
Gli Spagnoli non hanno mai conquistato le Visayas, né gli USA hanno conquistato il resto delle Filippine dopo la Guerra Ispano-Americana. E non c’è riuscito nemmeno il governo delle Filippine, almeno non completamente, per un totale di cinquecento anni. Quel feroce spirito guerriero e indipendente rimane vivo nella Regione Autonoma nel Mindanao Musulmano (ARMM), con una storia particolare di importanti battaglie intorno a Marawi, sull’isola di Mindanao.

Questa città è la capitale della provincia locale, e si trova su un lago (il Lanao) che fornisce energia idroelettrica all’intera isola. Il Fiume Agus scorre dal Lago Lanao alla città di Iligan, e ha una catena di impianti idroelettrici lungo il suo percorso. Iligan si sta preparando ad un attacco, e non è la prima volta. L’ultimo attacco strategico è stato il bombardamento del ponte Maria Christina sul Fiume Agus nel 2009. Con l’occupazione del corridoio Marawi-Iligan verrebbe stabilito il controllo sull’intera catena idroelettrica.
La serie più recente di guerre di lunga durata iniziò negli anni ‘50, quando Mindanao era ancora Musulmana per oltre il 90%. Il governo nazionale stava affrontando i ribelli in tutte le Filippine, in particolare i precursori del Nuovo Esercito Popolare (NPA) comunista, come gli Huks. Ai contadini senza terra che si trovavano nelle zone dell’insurrezione furono offerti terreni a Mindanao, che pur apparentemente “senza proprietario”, erano stati confiscati senza il consenso del popolo di Mindanao.
I proprietari originari vennero ricollocati con l’aiuto dei militari e dei fondi del governo nazionale, dopo la resa dei ribelli Huks negli anni ‘50. Ci furono schermaglie fin dall’inizio: i nuovi coloni provenienti dal nord erano Cristiani, il loro sistema di diritto, di proprietà e di governo prendeva ad esempio la civiltà occidentale, mentre le persone del luogo seguivano la legge Islamica e i loro governanti erano i tradizionali Datu [capitribù] e i loro Consigli. Divenne un conflitto tra Cristiani e Musulmani, ma in origine era una disputa terriera che alla fine ha portato a conflitti riguardanti la forma di governo.
Non sorprende che ciò abbia portato alla formazione negli anni ’60 del Fronte di Liberazione Nazionale Moro (MNLF), il primo degli attuali eserciti combattenti dei Musulmani. Moro è il nome dato in origine dagli Spagnoli ai Musulmani di Mindanao. Da allora, circa 130.000 persone sono state uccise in battaglie come quella che sta avvenendo ora a Marawi. Diverse centinaia di persone sono state uccise nell’ultimo mese e ci sono diverse centinaia di migliaia di rifugiati in fuga dai combattimenti.
L’MNLF è riuscito a costringere il governo a creare una regione autonoma per i Musulmani nelle Filippine meridionali, concentrati soprattutto a Mindanao: l’ARMM. Ci sono state promesse di maggiore autonomia che non sono mai state messe in pratica. Di conseguenza, è nato un nuovo gruppo di resistenza, latore di rivendicazioni di maggiore indipendenza: il Fronte di Liberazione Islamico Moro (MILF). Il territorio del MILF circonda quello della battaglia attuale, mentre l’MNLF si trova principalmente più ad ovest.
Anche il MILF è riuscito raggiungere un accordo con il governo nazionale nel 2014, chiamato Accordo Globale sul Bangsamoro o “Patria dei Moro”, in base al quale è stata promessa – e non ancora concessa – ulteriore autonomia. Il nuovo accordo raggiunto con il governo nazionale è stato visto come un’offesa dai gruppi indipendentisti all’interno dell’MNLF. Questi gruppi staccatisi dall’MNLF hanno cercato di sabotarlo, e di dichiarare una patria indipendente nel 2013, portando ad un assedio contro le loro forze a Zamboanga.
Anche la pazienza degli altri gruppi dell’ARMM è diminuita col passare degli anni senza ottenere una maggiore autonomia, e un gruppo staccatosi dal MILF si è autodefinito “Combattenti per la Libertà del Bangsamoro Islamico” (BIFF). I gruppi Islamici in passato lavoravano con un sostegno esterno, e fino al 2015 il BIFF teneva a libro paga un terrorista artificiere malese ricercato dagli USA, un certo Zulkifli Abdhir, con una taglia dell’FBI sulla testa di 5 milioni di dollari.
Nell’ottobre del 2015 il Presidente delle Filippine ha ordinato un attacco delle Forze d’Azione Speciali (SAF) contro il BIFF, in coordinazione con le Forze Speciali americane, per catturarlo. Anche se queste erano forze di polizia che in teoria eseguivano un mandato di arresto, fu senza dubbio uno scontro militare che si concluse con la più grande perdita di forze SAF nella storia delle Filippine: 44 agenti. Una volta iniziati i combattimenti, gli elementi di BIFF e MILF attaccarono le forze governative filippine, e ottennero una vittoria tattica con la perdita di 18 uomini e 5 civili. Abdhir rimase ucciso negli “Scontri di Mamasapano”.
Il risultato più grande di questo scontro fu la rabbia dei Filippini settentrionali e il rigetto del nuovo accordo, seguito da un attacco militare su larga scala dell’esercito filippino contro il BIFF, che causò centinaia di vittime e 30.000 rifugiati. Il processo di pace era nel caos. Non sorprende quindi che, in seguito a questi sviluppi, sia cresciuto il numero dei guerriglieri separatisti, e che questi abbiano deciso di unirsi alla crescente potenza e prestigio dell’ISIS.
Finora abbiamo trascurato solo un gruppo, che occupa prevalentemente Tawi-Tawi e Basilan. Queste sono isole vicine alla Malesia, e il gruppo è Abu Sayyaf. È il più brutale di tutti, ed è probabilmente considerato più come un’organizzazione criminale che come un movimento politico. È specializzato in rapimenti a scopo di riscatto ed estorsione. È diventato un problema delle vicine rotte di navigazione, nelle destinazioni turistiche (a causa dei rapimenti) e in passato hanno fatto esplodere una nave passeggeri a causa del mancato pagamento di un riscatto. Il gruppo non dovrebbe essere sottovalutato, perché due attentatori dei due attacchi al World Trade Center [del 1993 e del 2001] – Ramzi Yusuf e Khalid Shaykh Muhammad – erano di Abu Sayyaf.
Infatti, questi due terroristi, nipote e zio, erano impegnati in un piano di dirottamento conosciuto come Bojinka, quando il loro appartamento di Manila prese fuoco a causa delle attrezzature per fabbricare bombe, e fuggirono in Pakistan. Il nipote, Ramzi Yusuf, è stato catturato ed estradato negli Stati Uniti, dove è stato condannato per il primo attentato del World Trade Center. Lo zio Khalid Shaykh Muhammad andò in Afghanistan, dove Osama Bin Laden adottò il suo Piano Bojinka e organizzò gli attentati dell’11 Settembre utilizzando diversi terroristi sauditi.
Questo collegamento tra Abu Sayyaf e l’11 Settembre è praticamente sconosciuto negli Stati Uniti. Una delle ragioni potrebbe essere che il disco rigido del computer contenente il Piano Bojinka è stato passato all’FBI dalla polizia filippina. È piuttosto schiacciante in termini di preavviso per un attacco in stile 11 Settembre. Indipendentemente da ciò, Abu Sayyaf è stato il primo gruppo delle Filippine a dichiarare fedeltà all’ISIS, presto seguito dal BIFF. Uno dei capi del gruppo che ha preso possesso di Marawi è l’ex leader di Abu Sayyaf a Basilan, Isnilon Hapilon, gli altri due sono fratelli che hanno legami col BIFF. È una fusione delle varianti dell’ISIS nelle Visayas orientali e occidentali.
Questo nuovo gruppo si chiama Maute, dal nome dei fratelli Omar e Abdullah Maute, che lo hanno fondato, fondazione alla quale seguì presto la fusione con Abu Sayyaf. Il gruppo ha quindi dichiarato fedeltà all’ISIS e ha fatto questo disperato tentativo di dichiarare una nazione islamica indipendente incentrata sulla città strategica di Marawi.
Uno dei suoi principali mezzi di finanziamento è la droga, in particolare la shabu. Questo è il nome filippino dei cristalli di metamfetamina. La droga è un problema comune anche nell’ARMM, insieme alla violenza perfino tra i politici eletti. Ad esempio, il Sindaco di Maguindanao, Andal Ampatuan Jr., ha guidato personalmente un massacro di oltre 50 persone nel 2009 perché queste avevano osato formare un corteo che tentava di registrare alle elezioni un suo rivale politico.
I fratelli Maute erano già famigerati prima della presa di Marawi: avevano rapito i lavoratori del legname locali per ottenere un riscatto, e li hanno decapitati quando il riscatto non è stato pagato. Come con l’ISIS, l’esecuzione è stata ampiamente diffusa nei social media. Qui abbiamo tutti gli elementi che sembrano favorire il tipo di violenza e di criminalità che attraggono l’ISIS.
Per riassumere questa storia, il retroterra profondo sono 500 anni di rifiuto di sottomettersi al dominio non-Islamico. Il popolamento della loro patria da parte di Filippini Cristiani sotto la protezione dei militari e l’egida un governo, aderente ai principi della civiltà occidentale, hanno gradualmente relegato i Musulmani in una piccola regione. Per un certo periodo di tempo l’Islam era quasi universalmente diffuso a Mindanao, e ora è praticato solo dal 20% della popolazione.
Le insurrezioni armate negli ultimi tre quarti di secolo hanno portato alla creazione di una zona Islamica quasi indipendente, l’ARMM. Ma il governo non ha adempiuto a tutte le promesse fatte e sono nate altre organizzazioni violente e criminali, che si finanziano tramite sequestri, estorsioni e droga, e il tutto in una zona già ricca di violenza. La città più pacifica, Davao, è stata governata dall’attuale Presidente Duterte, famoso a livello internazionale per aver fatto rispettare la legge con gli assassinii.
Purtroppo, il lungo processo dei negoziati di pace è in rovina. Prima che Duterte prendesse il potere, un tentativo tragico e male organizzato di “arrestare” dei terroristi internazionali sotto la protezione di un gruppo ISIS, ha portato all’uccisione di 44 poliziotti delle Forze d’Azione Speciali. Questo scontro ha tolto al governo filippino la volontà di dare un seguito alle promesse sulla Nazione Bangsamoro. Non dovrebbe sorprendere che l’ISIS abbia conquistato Marawi. È già successo, e non molto tempo fa. L’unica domanda era dove e quando sarebbe successo di nuovo.
Infine, il futuro nelle Visayas sembra difficile. Di tutte le persone, Rodrigo Duterte è l’unico qualificato per affrontare i problemi. Egli stesso è in parte Moro, e ha mantenuto con successo i combattimenti fuori della città di Davao per oltre 20 anni quando era sindaco. Il MILF ha dato una mano ad evacuare la città di Marawi. Anche la direzione dell’MNLF si è impegnata a collaborare con lui nell’eradicazione dei gruppi affiliati all’ISIS. Tuttavia, è entrato nella mischia in un momento in cui il processo di pace si è interrotto, e sta attualmente conducendo una battaglia che sta riducendo in rovina un capoluogo di provincia.

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Articolo di Robert Logan pubblicato su Antiwar il 27 giugno 2017.
Traduzione in Italiano a cura di Raffaele Ucci per SakerItalia.
[le note in questo formato sono del traduttore]

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