giovedì 15 giugno 2017

Necessità della Terza guerra mondiale

E' tipico dell'uomo rincorrere una palla o una lepre e dimenticare le cose importanti. (B. Pascal)
Molti paventano, vista la precaria situazione degli equilibri planetari, i numerosi focolai e soprattutto i progetti escogitati dalla cricca, lo scoppio di una Terza guerra mondiale. 
 
Ragioniamo: dobbiamo temerla o desiderarla? Non sembri un atteggiamento bellicista, ma siamo inclini ad auspicare una deflagrazione totale, considerata l’irremissibile decadenza del genere umano. 
 
Si pensi alle nuove generazioni che, esclusa una manciata di individui, sebbene non siano del tutto corrotte, sono ormai formate da enfants gâté, da adolescenti viziati che dilapidano il loro vacuo tempo ad armeggiare con i cellulari, a cianciare di demenziali partite o di becere serie televisive. Intorno tutto si deteriora, si sgretola, crolla, ma a chi importa?  
 
E’ questa l’umanità attuale: più spregevole che malvagia, poiché il male può assurgere ad una sua grandezza che oggi ci è negata. 
 
La “civiltà” occidentale non conosce veramente né i morsi della vera fame né l’arsura della vera sete; ignora gli orrori della guerra, rimpiazzati da surrogati catodici che nemmeno sfiorano spettatori annoiati ed insensibili.

Dispiace che, se dovesse abbattersi una sciagura epocale su questa miserabile umanità, anche chi sa ancora apprezzare i valori dell’esistenza, chi si indigna e si amareggia non per la sconfitta subita dalla squadra del cuore, ma per la distruzione del pianeta, della cultura, della dignità, di tutto, sarà colpito, spazzato via come gli altri.

Tuttavia forse - così suggeriscono talune tradizioni - alla fine (o prima della fine), dopo la grande tribolazione, il grano sarà separato dal loglio: il loglio sarà bruciato e, dopo un po’ di tempo, i venti ne disperderanno la cenere. Per sempre.


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