La Cina e la Russia non usano più il
dollaro americano come moneta di scambio nel loro esteso commercio
energetico. La Cina ora sta facendo leva sull’Arabia Saudita per
abbandonare la banconota verde anche nel mercato del petrolio. Nessuna
meraviglia quindi che le politiche statunitense stiano progressivamente
diventando sferzanti.
Il potere globale statunitense dipende
dalla sua supposta abilità economica e dalla sua forza militare.
Con la
sua economia in un declino a lungo termine accelerato dal dollaro
traballante, i governanti USA si affidano sempre più al militarismo per
mostrare il loro potere. Questa tendenza sta spingendo il mondo verso la
guerra.
La sfida è in qualche modo quella di
guidare il mostro militare americano verso un ormeggio sicuro, evitando
una guerra mondiale.
Il declino degli Stati Uniti è di proporzioni storiche – così come per la scomparsa di altri imperi passati – ed è dovuto al crollo imminente [in inglese]
del sistema dei petrodollari, che negli ultimi decenni a partire dalla
Seconda Guerra Mondiale ha dato agli USA dei privilegi senza precedenti.
Non è un caso che l’impennata delle
tensioni mondiali degli ultimi anni coincida con il momento in cui
l’economia americana si trova sull’orlo del baratro. Come sappiamo, la
chiave per la sopravvivenza dell’economia statunitense sta nella
condizione del dollaro americano come moneta di riserva più importante
del mondo.
Il cosiddetto sistema dei petrodollari, quello in cui petrolio e gas, le materie prime
più commercializzate al mondo, sono scambiati principalmente attraverso
la moneta americana, sembra stia arrivando alla sua fine. Quel sistema,
vecchio di decenni, è messo in discussione dalla crescita della Cina,
della Russia, dell’India, dell’Iran e di altri paese. Se il petrodollaro
e i suoi privilegi globali sono deposti, gli Stati Uniti si trovano
quindi ad affrontare un’apocalisse economica.
Va detto che non c’è niente di
illegittimo nello sfidare questo dominio unilaterale americano. Perché i
paesi dovrebbero essere costretti a gestire i propri commerci
internazionali principalmente con il dollaro americano, solo per le
circostanze storiche degli anni ’70 che hanno dato origine al sistema
basato sul petrodollaro? Effettivamente questo sistema funziona come una
tassa mondiale che gli Stati Uniti impongono a tutte le altre nazioni
in quanto costrette ad acquistare banconote americane.
Forse nessun altro paese ha fatto di più
di Cina e Russia per forgiare un ordine globale multilaterale.
La Cina è
il più grande importatore di petrolio e la Russia è il più grande
esportatore di carburanti al mondo. Quando l’anno scorso hanno annunciato [in inglese] che
il commercio del petrolio sarebbe stato da quel momento gestito nelle
rispettive valute nazionali (yuan e rublo), quello sviluppo è stato il
chiodo della bara del dollaro.
Solo poche settimane fa, Cina e Arabia Saudita – il secondo maggior produttore di petrolio al mondo – hanno comunicato [in inglese] di aver dato il via a un serio negoziato per il futuro commercio di combustibile in yuan. I commentatori affermano [in inglese] che
l’Arabia Saudita ha scarso margine in materia, visto che la Cina sta
progressivamente riducendo la quota di mercato saudita con altri
esportatori di petrolio, come la Russia e l’Iran.
Se i Sauditi vogliono
mantenere le esportazioni verso l’economia più grande del mondo, allora
dovranno commerciare usando la moneta cinese, non il dollaro americano
come hanno fatto sempre. Randy Martin, analista politico americano, ha
affermato che la fine prevista da tempo del petrodollaro sta
avvicinandosi.
Il petrodollaro è in declino e di conseguenza l’intero sistema finanziario che sostiene le economie occidentali. La Cina e la Russia hanno posto le basi economiche mondiali per la nuova “Via della Seta” e per il sorgere della nuova economia eurasiatica che emargina gli Stati Uniti e il suo petrodollaro. Tutto questo fa a pezzi il dollaro e l’economia americana fin tanto che gli Stati Uniti insistono nel tentare di mantenere la missione unilaterale per la dominazione dell’economia globale. Per essere chiari: ciò che la Cina e la Russia hanno fatto con successo è disfare la base su cui si fonda l’egemonia globale statunitense.
Tuttavia, la fine storica del potere
statunitense è piena di pericoli: il passaggio da un mondo unilaterale
dominato dall’America a uno multilaterale, porterà una enorme sofferenza
all’economia degli Stati Uniti. Con una montagna di debito da 20
trilioni di dollari e un’inflazione alle stelle causata dalla futura
caduta del dollaro, la società americana affronta un’implosione per
povertà, disoccupazione e crisi sociale. Martin conclude:
Il mondo affronta di conseguenza una superpotenza globale in declino finale che ora sta manifestando le sue paure esistenziali con una smodata aggressività militare in tutto il mondo. Tutto questo si tradurrà in una seria minaccia per l’umanità nel frattempo che gli Stati Uniti lottano per un posto nella nuova economia globale multilaterale.
Il sistema politico statunitense sta
combattendo per la sua stessa sopravvivenza vista l’imminente fine
dell’egemonia del petrodollaro. Non è un caso che la élite dominante
americana stia ricorrendo al militarismo e alla guerra come soluzione
per prevenire le temute turbolenze economiche. In particolare, la
frequenza delle guerre guidate dagli Stati Uniti in tutto il Medio
Oriente è motivata dal mantenimento dell’egemonia americana attraverso
l’imposizione della forza militare.
La guerra per procura [in inglese] in Siria è un complemento degli Stati Uniti per sottomettere quelli che sono percepiti come rivali globali, cioè Iran e Russia.
Rilevante è anche il Qatar, Emirato del Golfo Persico ricco di gas, che ha aperto la strada [in inglese] tra
gli stati arabi per sviluppare il commercio con la Cina sostituendo il
dollaro con lo yuan.
Il Qatar ha inoltre mantenuto relazioni
relativamente amichevoli con l’Iran, con cui condivide un’enorme area
offshore di gas.
In mezzo a queste relazioni mondiali
agitate, gli Stati Uniti stanno cercando di militarizzare il più
possibile questo contesto: garantendo e prolungando i conflitti, gli
Stati Uniti si posizionano per guadagnare dal commercio militare e anche
dal mantenimento della sfera di influenza sulle nazioni subordinate.
Soprattutto, questo è fatto, nel Medio Oriente ricco di petrolio, sotto
forma di sostegno al sistema del petrodollaro.
Come già notato, quando il sistema del
petrodollaro dovesse collassare per l’emergere di un mondo
multilaterale, allora l’economia americana e la società nella sua
interezza si troverebbero sull’orlo del precipizio. L’analista Randy
Martin osserva:
La risposta statunitense alla sua fine imminente è stata la sottoscrizione su larga scala di un’economia su base militare per l’Arabia Saudita osserva l’analista Randy Martin.
La riprova è stato il primo viaggio all’estero [in inglese] che,
il mese scorso, ha fatto il presidente americano Donald Trump in Arabia
Saudita, per annunciare un contratto per la fornitura di armi dal
valore di 350 miliardi di dollari, cioè il triplo di quanto il suo
predecessore Barack Obama ha venduto [in inglese] all’Arabia Saudita durante gli otto anni della sua presidenza.
Il corollario del militarismo americano
in Medio Oriente è l’aumento delle tensioni e della possibilità di una
guerra totale in Siria contro la Russia e l’Iran. Ha aggiunto Martin:
L’intromissione americana in Medio Oriente è poco più di un’offerta esistenziale per salvaguardare laggiù la propria egemonia attraverso la forza militare, in quanto il predominio economico attraverso il petrodollaro svanisce.
L’emergere di un mondo multilaterale non
sembra solo inevitabile ma anche auspicabile in termini della
fondazione di un ordine mondiale più democratico. Un mondo unilaterale
visto in ottica di egemonia statunitense è una formula per la tirannia e
l’illegalità.
La buona notizia è che l’egemonia
statunitense si sta sgretolando. La fine del petrodollaro è il segno
sintomatico di un altro impero che tramonta. Questa transizione verso un
ordine mondiale più ragionevole e sostenibile è però come il negoziare
una via di uscita da un campo minato.
Fortunatamente, la Russia e la Cina
possono avere un forza militare sufficiente per dissuadere il disperato e
declinante impero americano dal tentare di spingersi verso una guerra
catastrofica. Tuttavia, gli spasmi finali sono raramente eventi
razionali.
*****
Articolo di Finian Cunningham pubblicato da Sputnik News il 29 giugno 2017.
Traduzione in italiano a cura di Elvia Politi per SakerItalia
Traduzione in italiano a cura di Elvia Politi per SakerItalia
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