lunedì 17 luglio 2017

USA: Con la scusa di battere l’IS, ha fatto un altro genocidio

Liberazione di Mossul: un’altra Falluja”, 
denuncia Global Research.
La ‘liberazione’ di Mossul: un nuovo crimine di guerra di Washington in Medio Oriente”, 
scrive Bill Van Auken, direttore dello storico sito World Socialist Website. https://www.wsws.org/fr/articles/2017/jul2017/pers-j13.shtml
L’America continua ipocriti crimini di guerra in Siria, Irak e altrove
scrive Afra’a Dagher, analista siriana di Lattakia.
Gli Stati Uniti hanno commesso crimini contro l’umanità in Siria, Irak e oltre. Le prove che abbiano fatto qualcosa per combattere il terrorismo sono scarse e  ridicole”.

Persino Amnesty International, in un rapporto dal titolo:
Ad ogni costo – la catastrofe civile a  Mossul Ovest
https://www.amnesty.org/en/latest/campaigns/2017/07/at-any-cost-civilian-catastrophe-in-west-mosul-iraq/ ha denunciato la misura criminosa dei bombardamenti americani su Mossul, con la scusa di “liberare” la città dallo Stato Islamico: i civili sono stati assoggettati

a un diluvio terrificante di armamenti che non dovrebbero mai essere usati in zone fittamente popolate di civili […] “le forze della coalizione diretta dagli Stati Uniti sembrano aver commesso violazioni ripetute del diritto internazionale, di cui alcune possono configurare crimini di guerra”, e invoca  “inchieste indipendenti e trasparenti laddove esistono informazioni credibili secondo cui violazioni hanno avuto luogo”.

Hanno bombardato l’università di Mossul.

Su Mossul, seconda città irachena, che aveva due milioni di abitanti, le devastazioni portate dalle bombe Usa sono senza confronto persino rispetto a quelle dello stesso Stato Islamico.
La città vecchia di Mossul ovest, il cuore di questa città antica, è stata letteralmente schiacciata da missili, bombe aeree e obici americani, sì che quasi nessun immobile residenziale è rimasto in piedi..
 

Circa un milione di persone sono state espulse dalle loro abitazioni. Quelle rimaste intrappolate nella città sono state assoggettate ad un bombardamento continuo dagli aerei da guerra americani, elicotteri d’assalto ed artiglieria pesante”.
Mossul è stata sottoposta ad un assedio di nove mesi, per “liberarla”. Come preliminare a tale liberazione, gli americani
all’inizio dell’assedio” hanno “distrutto le infrastrutture di base, tagliato tutte le strade di approvvigionamento”, privando così “centinaia di migliaia di uomini, donne e bambini di elettricità, acqua potabile, accesso ad alimentazione e cure mediche. Le scene di distruzione di Mossul non sono paragonabili che alla devastazione inflitta alle città europee durante la seconda guerra mondiale”.
Il numero dei morti non sarà mai conosciuto. Gli iracheni che hanno liberato Mossul hanno danzato su macerie da cui usciva il fetore di cadaveri in decomposizione. La cifra di 5.805 morti civili documentata dal sito Airwars, a causa dei bombardamenti lanciati dalla coalizione. Un rapporto ONU ha ventilato la cifra di oltre 17 mila sotto le maceria. Civili. Morti.

Stessa situazione a Raqqa in Siria dove, da nessuno invitata, la US Air Force e le truppe speciali USA hanno partecipato alla “liberazione” della città dall’IS.
in realtà centinaia di civili sono stati vittime di qualcosa che solo può essere chiamata genocidio”, scrive la siriana Afra’a Dagher. “Zone come Al-Manora, Al-Jomalieh e altre nelle campagne di governatorato di Raqqa sono piene di corpi di  assassinati, comprese intere famiglie”.
Anche a Raqqa, con la scusa di contrastare l’IS  occupante, “gli Usa hanno tagliato le condotte d’acqua che rifornivano la città, senza alcuna cura per l’umanità, la salute e l’igiene della gente.  Raqqa ha cominciato per questo a vedere casi di colera.
La coalizione Usa continua a bombardare Raqqa anche adesso: ma contro chi? Come mai il cosiddetto IS non soffre mai altrettanto sotto i bombardamenti aerei della coalizione USA. Sappiamo che la coalizione Usa ha usato fosforo bianco contro la gente a Raqqa e a Mossul”. 
A Raqqa, perché
gli Usa hanno il malvagio progetto di  pulirla etnicamente da siriani per darla, con  la provincia, allo YPG, i combattenti curdi (anti Assad) come premio per aver combattuto al fianco degli Usa
Mattis: “Annichilimento in Siria e Irak”
Gli Usa adottano l’IS come giustificazione per impiantare basi aeree sui confini dell’Irak e in  territorio siriano. L’esistenza dell’IS è diventata un utile strumento per l’America onde arrivare allo scopo finale, occupare e dividere la Siria. Essi sono costantemente aiutati dalle illegali incursioni  aeree dell’aviazione israeliana sulla Siria”.
Bill Van Auken ricorda che lo Stato Islamico era stato ben armato, finanziato e formato per essere utilizzato come forza delle guerre per procura per i cambi di regime orchestrati da Cia e i suoi alleati regionali”, in Irak, Siria e Libia. Ricorda che il generale Mad Dog Mattis, assegnato a Trump come  capo del Pentagono, s’è fatto la sua fama in Irak. Ha apertamente proclamato
una politica di annichilazione in Irak e Siria”. Altri generali e capi della Cia “hanno attuato questa politica  di massacro su grande scala”.
Annichilazione. Dissanguamento dei popoli, della loro forza demografica, usura e attrizione.. Ecco lo scopo dei 20 anni di guerra cominciati l’11 Settembre 2001 con la scusa di combattere “il terrorismo islamico”.


Butaina Sciabaan, consigliera politica di Assad, ha posto – anzitutto agli arabi belligeranti – questa domanda,
l’enormità delle distruzioni commesse da Daesh e dagli aerei americani”:
Qual è questa forza invisibile che cerca la visibile e metodica distruzione dei monumenti  storici arabi, delle fabbriche, dei musei, delle università, delle biblioteche, delle scuole, dei centri di ricerca, delle scuole, dei ponti, dei luoghi di culto, delle infrastrutture di stato – di  tutto ciò che potrebbe testimoniare ancora di una civiltà autentica in Libia, Yemen, Siria e Irak?
Quali sono le forze che cercano di annientare le vestigia della regina Zenobia, il palazzo di Harun el Rashid e il Palazzo della Fanciulle di Raqqa che è probabilmente il primo ospedale per donne della storia? Il minareto di Al-Hadba a Mossul, le vestoigia di Babilonia, Nimrud e Ninive, la più antica sinagoga del mondo a Jobar, i vecchi meravigliosi suk di Aleppo, di Mossul e dello Yemen, il minareto della moschea degli Ommyadi ad Aleppo?
La signora Sciaaban non ha dubbi nell’unire
le oscure forze terroriste delle Daesh, le forze aeree americane e i traditori wahabiti” nonché “l’entità sionista
in questo stesso progetto deliberato di devastazione di ogni infrastruttura, fisica e culturale,
dalle centrali elettriche ai monumenti storici all’assassinio di scienziati e specialisti” allo scopo di “rimandare indietro di secoli i paesi arabi che resistono
Non c’è
il minimo dubbio che l’obbiettivo dell’Occidente guidato da Stati Uniti e Israele, con strumenti come Daesh, Al Nusra, Fratelli Musulmani… è assolutamente lo stesso in Irak, in Siria, in Yemen, in Libia come in Egitto, in Tunisia, in Libano e in Bahrein: far sì che gli arabi si mutino in una popolaglia incapace di edificare delle vere entità politiche e di occupare una dignitosa posizione  internazionale”.
Ma la resistenza eroica dei siriani imbevuta del sangue di centinaia di migliaia di martiri, e il sostegno dei loro alleati, ha cambiato l’equazione. Oggi, benché piangiamo con lacrime di sangue su tutto quel che è stato demolito e distrutto, celebriamo il fatto che il “Fronte del Rifiuto”, dalla Russia all’Iran, dall’Irak alla Siria e al Libano con Hezbollah, sono divenuti più forti e coscienti delle dimensioni di quest’aggressione devastatrice, e che la Federazione di Russia, che ha usato otto volte il suo diritto di veto per scongiurare l’incubo colonialista che minacciava la Siria, sia divenuta il motore essenziale della politica internazionale relativa alla Siria e al Medio Oriente”.
Una accusa chiarissima sullo scopo sterminatore, di genocidio fisico e spirituale, di interi popoli,  unito ad un discorso di vittoria, con lacrime di sangue.

Anche il generale Kasem Soleimani, il comandante iraniano delle operazioni della Guardie della Rivoluzione in Siria, ha tenuto un grave discorso di vittoria. Vittoria di lacrime e sangue.
Sia in Siria che in Irak”, ha detto, “Hezbollah ha svolto un ruolo fondamentale. Io davvero bacio la mano di quest’uomo grande e saggio, discendente del Profeta, Hasan Nasrallah. Ha inviato dei martiri eminenti in Irak, in modo anonimo, a fianco dell’esercito iracheno e delle forze popolari, ed hanno compiuto enormi sacrifici e successi. Il popolo iracheno deve conoscere il loro valore”.
Generale Qasem Soleimani.
Parole alte e nobili. Omaggio ad un eroismo che la storia occidentale non registrerà, e che ha avuto il suo alto prezzo di sangue.

Ma altre orecchie ascoltano con altri sentimenti. Israele tiene golosamente il conto dei morti in battaglia di Hezbollah, per quanto può, cercando avidamente di capire di quanto le forze che tanto teme, siano state diminuite, dissanguate. Spulciando sulle notizie di funerali e altre fonti, Sion  ha identificato dal febbraio 2012 all’aprile 2017, 1.048 combattenti Hezbollah caduti, di cui 60 ufficiali comandanti. “Una ipotesi minima”, dicono le fonti ebraiche. Ma – si rallegrano – “è stato l’alto tasso di morti degli Hezbollah nella guerra prolungata ad obbligare l’Iran a dispiegare in Siria il suo corpo di Guardie della Rivoluzione e le milizie sciite alleate.

Al dissanguamento ha contribuito specificamente Israele,: infinite volte i media hanno segnalato che
la Israeli Air Force ha colpito dal cielo convogli di trasporti d’armi dal Libano alla Siria”: 
con  perfetta sistematicità sono gli Hezbollah che ha colpito ed ucciso. Perché
un indebolimento delle forze Hezbollah può tentare altre milizie libanesi a sfidare la superiorità degli sciiti in Libano”, e “il comando Hezbollah non può sottovalutar il rischio che  la Israeli Defense Force approfitti del fatto che la milizia sciita è impegnata in Siria per attaccare le posizioni Hezbollah in Libano”. 
Insomma
Hezbollah deve bilanciare tra lo spiegamento delle forze in Siria e la necessità di mantenere la sua presenza in patria”, in Libano.
Sono citazioni da testi di centrali neocon americo-israeliane:
http://www.washingtoninstitute.org/policy-analysis/view/hezbollah-fatalities-in-the-syrian-war
http://www.newsweek.com/hezbollah-battlefield-deaths-defending-assad-mount-586320

Le citiamo appunto perché rivelano l’intento di sterminio, la logica genocida di cui i bombardamenti americani sui civili sono un aspetto deliberato: ne muoiano il più possibile, tanto di guadagnato (perché tanto, quella gente è per Assad, specie dopo aver provato Daesh).

L’importante è svenare, dissanguare, impoverire demograficamente, usurare vite, indebolire i  resistenti della loro migliore gioventù che non ha risparmiato il suo sangue, come ha riconosciuto il generale. La guerra di logoramento continua; sconfitto Daesh in Siria e Irak, il suo spettro agisce con attentati-strage, laddove (guarda caso) gli americani hanno impiantato le loro basi illegali.

Israele tiene il conto dei corpi dei combattenti in Siria. I “libanesi” sono gli Hezbollah.
A 72 ore dalla liberazione di Mossul, un attentato suicida ha colpito in pieno un campo delle forze di Mobilitazione Popolare (sciite) Hashd al-Shaabi, a Al Anbar, la provincie dove si è insediato il grosso del contingente americano in Irak. Tre morti e sei feriti – “è la vendetta americana per Mossul”, non dubita Pars Today.

Quel che conta: ammazzarne uno di più, il più a lungo possibile.


Maurizio Blondet


fonte: http://www.maurizioblondet.it/usa-la-scusa-battere-lis-un-genocidio/

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